STORIA DI ORDINARIA INGIUSTIZIA

La storia assurda del Maresciallo Lo Zito è in continua evoluzione e si cerca di aggiornarla continuamente.. i Provvedimenti dciplinari aumentano così come i Trasferimenti.. Il Blog contiene numerosissimi articoli e documenti scaricabili a prova dei fatti che vengono denunciati.. basta sfogliare le numerose pagine per rendersi cono...
BUONA LETTURA

martedì 31 luglio 2012

Il CO.CE.R della CROCE ROSSA abbandona !!



Per la perdita di certe persone si prova più rimpianto che afflizione, 
mentre altre ci lasciano afflitti, 
ma senza rimpianti.

giovedì 26 luglio 2012

CROCE ROSSA : SI CONTINUA A PROCEDERE NELL'ILLEGALITA'

      
COMUNICATO 

STAMPA 

USB



E' gravissimo, dichiara Massimiliano Gesmini del Coordinamento Nazionale U.S.B.- C.R.I., quanto è avvenuto ieri nella prima Commissione (Affari Costituzionali) della Camera dove, nonostante l'indicazione di incostituzionalità formulata dal Comitato per la Legislazione, i componenti del PD e del PDL hanno votato compatti contro l'unico emendamento, a firma deputato Maurizio Turco (Radicali), volto a sopprimere la proroga al 30 giugno del temine dell’esame del Decreto, già inserita al Senato con un emendamento presentato all'ultimo minuto dal senatore Ceccanti (PD). 
Nel corso dell'esame del decreto legge 79/2012 sui Vigili del fuoco, il Comitato per la Legislazione ha espresso parere negativo alla Prima Commissione sull’ipotesi di inserire nel citato decreto anche il rinvio al 30 settembre 2012 del termine della delega "per riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero della salute", di cui all'articolo 2, comma 1, della legge n. 183 del 2010 (decreto sul riordino della Croce Rossa Italiana), prosegue Gesmini. 
Il parere non conforme, espresso dal Legislativo, tiene conto della sentenza della Corte Costituzionale n. 22 del 2012 e di quanto più volte richiamato dal Presidente della Repubblica in termini di utilizzo improprio di strumenti atti a prorogare o differire il termine di esercizio di una delega (come sancito dalla legge n. 400 del 1988). 
Ancora più grave, conclude il sindacalista, è verificare che la Costituzione e i richiami del Presidente della Repubblica siano ignorati proprio dai deputati PD e PDL membri della 1^ Commissione che, attraverso un atto di illegittimità costituzionale, vogliono sanare una situazione di assoluta illegalità che produrrà il licenziamento di più di 4000 Dipendenti Pubblici pur di garantire la svendita della Croce Rossa Italiana e del suo patrimonio.
 
 

martedì 24 luglio 2012

Croce rossa : Il Consiglio di Stato da ragione al capitano Martinez e condanna la cri al risarcimento


 INTERROGAZIONE PARLAMENTARE (4-17077)
Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa.
Per sapere – premesso che: 
  
 Con la Sentenza n. 4166 del 26 giugno – 
16 luglio 2012 il Consiglio di Stato ha giudicato sul ricorso proposto dalla Cri – Croce rossa italiana, in persona del legale rappresentante pro-tempore, rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale dello Stato, contro il Signor M.M., per la riforma della sentenza del T.A.R. LAZIO – ROMA: SEZIONE III QUATER n. 236/2012, resa tra le parti, concernente 
ESECUZIONE SENTENZA TAR LAZIO SEZ. III QUATER N. 38855/2010
CORRESPONSIONE SOMME A TITOLO DI EMOLUMENTI RETRIBUTIVI E CONTRIBUTIVI; 


 Il supremo Consesso ha respinto l'appello proposto dalla Croce rossa italiana e ha condannato la parte soccombente alla refusione delle spese di lite nei confronti dell'appellato Martinez –: 


  • quali siano le ragioni della mancata ottemperanza; 
  • se intenda segnalare ove ne ricorrano i presupposti i fatti alla Corte dei conti per il risarcimento dell'eventuale danno erariale.

Croce Rossa, interrogazione sui contratti di lavoro e sperpero


Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze
Per sapere  premesso che: 

 Il contratto di lavoro a tempo determinato, o contratto a termine, costituisce una vera e propria forma di assunzione del lavoratore, che si differenzia dalla formula a tempo indeterminato per avere una scadenza temporale. Nato più come eccezione, che come regola, per andare incontro alle esigenze di flessibilità dei datori di lavoro, è diventata una delle tipologie contrattuali più diffuse; 

 i datori possono ricorrervi solo per ragioni specifiche: 

    a) tecniche, ad esempio bisogno di personale con qualifiche non presenti tra i dipendenti dell'azienda; 

    b) produttive ed organizzative, ad esempio a seguito di temporanei picchi di richiesta da parte del mercato, o per lavori stagionali; 

    c) sostitutive, nei confronti di dipendenti in ferie o in maternità; 

il ricorso a tale tipo di contratto non è consentito, invece, nelle unità produttive in cassa integrazione ordinaria o dove ci sono stati licenziamenti collettivi nei sei mesi precedenti, salvo che non sia specificato diversamente negli accordi sindacali;

anche le pubbliche amministrazioni possono ricorrere ai contratti a tempo determinato, ma solo per rispondere ad esigenze di carattere temporaneo ed eccezionale;

il contratto a tempo determinato non può avere una durata superiore ai 3 anni, ad eccezione dei contratti per i dirigenti, che può durare fino a 5 anni e può essere prorogato una sola volta, a patto che la proroga sia riferibile a ragioni oggettive (le stesse che possono giustificare il tempo determinato) e alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto a termine è stato inizialmente stipulato. Se il rapporto di lavoro prosegue dopo lo scadere del termine, il datore ha l'obbligo di corrispondere al lavoratore, per ogni giornata di prosecuzione, una maggiorazione della retribuzione pari al 20 percento, fino al decimo giorno successivo, e pari al 40 per cento per ogni giorno ulteriore;

a determinate condizioni, si verifica automaticamente la conversione a tempo indeterminato del rapporto stesso:
    a) se il contratto è di durata inferiore a 6 mesi, la conversione si verifica quando il rapporto prosegue oltre il ventesimo giorno dopo la scadenza;
    b) se il contratto è di durata pari o superiore a 6 mesi, la conversione si verifica quando il rapporto prosegue oltre il trentesimo giorno dopo la scadenza; 

in base al «Collegato Lavoro» (Legge n. 183 del 2010), il lavoratore che intende contestare la legittimità del termine apposto al proprio contratto di lavoro è tenuto a impugnarlo entro 60 giorni dalla scadenza del contratto stesso, a pena di decadenza del diritto ad agire;

la Croce rossa italiana ha tra i suoi dipendenti un rilevante numero di lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo determinato il cui termine risulterebbe essere stato superato senza che il datore abbia provveduto alla loro stabilizzazione o gli abbia corrisposto le dovute maggiorazioni della retribuzione previste dagli accordi collettivi di lavoro o dalla normativa vigente;

consta agli interroganti che il contenzioso in materia del rapporto di lavoro, promosso nel tempo dai dipendenti e dalle organizzazioni sindacali di categoria della croce rossa Italiana abbia raggiunto livelli preoccupanti e che le sentenze di condanna a carico dell'amministrazione soccombente rappresentino quasi la totalità dei giudizi promossi e che esse non siano state integralmente eseguite, ovvero lo siano state a seguito della nomina giudiziale del commissario ad acta –: 

se i fatti in premessa corrispondano al vero e in tale caso quali siano le ragioni della mancata stabilizzazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato che siano proseguiti senza soluzione di continuità oltre il termine in premessa e le ragioni del mancato pagamento delle maggiorazioni economiche spettanti ai lavoratori della Croce rossa italiana;

quante siano state le cause promosse negli ultimi 10 anni contro la Croce rossa italiana, quante quelle in cui la parte citata in giudizio sia risultata soccombente e quante le sentenze che siano state integralmente eseguite;

a quanto ammonti complessivamente l'eventuale danno alle casse dello Stato cagionato dall'inadempienza della Croce rossa in applicazione delle normative vigenti in materia di lavoro e quali immediate azioni per il suo integrale ristoro da parte dei responsabili siano state poste in essere;

quali immediate azioni intendano avviare per dare puntuale applicazione alla vigente normativa in materia di lavoro dipendente nell'ambito dell'amministrazione della Croce rossa italiana. (4-17076)

giovedì 19 luglio 2012

Croce Rossa Corpo Militare INTERROGAZIONE !!



  Interrogazione a risposta scritta 4-17010 presentata da
GIANFRANCO PAGLIA
mercoledì 18 luglio 2012, seduta n.668
 
 
 
 PAGLIA e DI BIAGIO. -
Al Ministro della difesa, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:

la Croce rossa italiana, è un ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale che svolge importanti ruoli nell'ambito dell'assistenza sanitaria e sociale, in molti versanti connessi alla protezione civile, nei compiti ausiliari alle Forze Armate dello Stato ed in attività sanitarie e socio assistenziali, configurandosi come riferimento indiscusso sul versante dell'assistenza e al sostegno sociale;

la componente più antica dell'Associazione della Croce rossa italiana è il Corpo militare della Croce rossa italiana che per legge è un corpo militare speciale volontario ausiliario delle Forze armate, la cui costituzione risale al 1866;

il suddetto corpo militare svolge attività in tempo di guerra provvedendo all'assistenza, allo sgombero e alla cura dei feriti e delle vittime, militari e civili, organizza ed esegue misure di difesa sanitaria antiaerea, disimpegna il servizio di ricerca e assistenza dei prigionieri di guerra, degli internati, dei dispersi, dei profughi, dei deportati e dei rifugiati, svolge attività di assistenza sanitaria in relazione alla difesa civile. In tempo di pace, provvede al mantenimento e alla gestione dei Centri di mobilitazione e delle basi operative, cura la custodia e il mantenimento delle dotazioni sanitarie, provvede all'addestramento e all'aggiornamento del proprio personale ed organizza corsi qualificativi di primo soccorso e di auto protezione sanitaria a favore del personale delle Forze armate, concorre al servizio di assistenza sanitaria nel caso di grandi manifestazioni ed eventi e per esercitazioni militari, fornisce assistenza e supporto sanitario alle Forze armate e alle forze di polizia nei poligoni di tiro, si occupa della diffusione del diritto internazionale umanitario, è impiegato in caso di calamità naturali o disastri per operazioni di protezione civile;

l'uniforme in uso è obbligatoria ed il suo personale è sottoposto all'ordinamento disciplinare e penale militare e la sua organizzazione ed il suo funzionamento sono regolati dal «Codice dell'ordinamento militare», di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, che ha assorbito quasi interamente il regio decreto n. 484 del 10 febbraio 1936 e successive modificazioni, rimaste in vigore per oltre 70 anni;

il Corpo militare della Croce rossa italiana coinvolge 1.300 dipendenti militari, tra personale in servizio continuativo e personale precario, che costituisce l'ossatura portante per garantire una prima risposta nel caso di attivazione per grandi emergenze o pubbliche calamità, ed attinge ad un vasto serbatoio di oltre 22.000 riservisti, prontamente mobilitabili grazie ai precetti di richiamo in servizio spiccati dai centri di mobilitazione (comandi periferici) nei cui elenchi del personale in congedo vi sono innumerevoli professionisti appartenenti a svariate categorie lavorative (medici, ingegneri, giornalisti, e altro) e specialisti di ogni settore (infermieri, barellieri, autisti, idraulici, e altro);

il personale in congedo iscritto nei suddetti centri di mobilitazione in qualità di cittadini della Repubblica italiana, viene arruolato con atto volontario e giura fedeltà alla patria e alle istituzioni repubblicane, quando richiamato in servizio temporaneo tramite precettazione soggiace alle rispettive leggi e regolamenti militari ed assume a tutti gli effetti lo status di «militare», riveste la peculiare veste giuridica di pubblico ufficiale ed indossa una uniforme analoga a quella dell'Esercito italiano, provvista dei necessari emblemi (distintivo di appartenenza al Corpo Militare e bracciale simbolo di neutralità);

in relazione al grave sisma in Emilia Romagna che ha provocato vittime e danneggiamenti estesi ad una zona vastissima, tale da interessare una grande porzione di popolazione che per ragioni di sicurezza non ha potuto rientrare nelle proprie abitazione, la Croce rossa italiana si è mobilitata anche attraverso i suoi volontari, compresi quelli del Corpo militare, che gratuitamente e generosamente si sono posti a disposizione e si sono premuniti prima di dare assistenza alle vittime e, successivamente, in una seconda fase, di installare e gestire campi per l'accoglienza;

in quello scenario di calamità il Corpo militare della croce rossa, come di consueto, ha dato prova di prontezza ed efficienza con i suoi volontari che si sono distinti anche quando si è trattato di correre dei rischi personali, visto che molteplici sono stati gli atti di coraggio documentati anche dal TG1 del giorno 2 giugno ed in altri servizi giornalistici, allorquando si è trattato di mettere in salvo la popolazione all'atto del verificarsi delle scosse e per dare poi quei servizi in varie situazioni di disagio e di bisogno, sia con personale medico e paramedico, sia con varie professionalità;

nel mezzo di tale emergenza, come si può evincere da molti richiami mediatici, in data 15 giugno 2012 è stata disposta con lettera a firma del responsabile della protezione civile Marilena Campisi la cessazione di tutte le prestazioni del personale militare della Croce rossa italiana, senza alcuna giustificazione plausibile, viste le copiose richieste in loco dettate dalle impellenti necessità e dalle gravi situazioni in cui versa la popolazione terremotata;

i suddetti articoli di stampa, oltre a sottolineare i sentimenti più ampi di riconoscenza e gratitudine di enti, istituzioni, autorità civili, militari e religiose per l'opera svolta dal personale militare volontario Croce rossa italiana fin dalle prime fasi di soccorso e di assistenza, anche per effetto delle numerose lamentele da parte delle persone assistite, sortivano una prima versione ufficiale del commissario regionale della Croce rossa - Antonio Scavuzzo - che si giustificava, in un'intervista, dando conto che si trattava di una questione normativa; ovvero la Croce rossa poteva restare ma con volontari civili;

paradossalmente, in un ente dove, per principio, le forme discriminatorie vengono combattute perché si lavora in modo interdisciplinare ed intercomponente, si decideva di escludere militari Croce rossa italiana;

in tal senso in data 19 giugno 2012 è stata presentata interrogazione a risposta scritta da parte di alcuni consiglieri della regione Emilia Romagna dove, in premessa, si ricordava l'intervento in corso di svolgimento del benemerito Corpo militare Croce rossa italiana con le strutture sanitarie e logistiche, quello dei suoi militari volontari impiegati per lenire le sofferenze e le necessità dei più deboli e più bisognosi, pur nel prendere atto della richiesta urgente pervenuta da parte della protezione civile di smobilitare il raggruppamento Croce rossa italiana, osservava che la decisione presa dalla stessa protezione civile si rilevava inopportuna, anche a fronte delle dichiarazioni rilasciate da Antonio Scavuzzo della Croce rossa italiana il quale ribadiva, che «chi lo deciderà potrà tornare tranquillamente in abiti civili e il servizio non sarà interrotto»;

inoltre, tenuto conto delle iniziative poste in essere dalle popolazioni che richiedevano il ritorno dei militari Croce rossa italiana per dare assistenza e aiuto, nella predetta interrogazione si chiedeva esplicitamente al suddetto commissario (autorità civile non deputata ad assumere simili decisioni sul personale militare) a che titolo e per quale motivo lo stesso ribadiva che l'unico intervento possibile da parte dei militari volontari Croce rossa italiana fosse da civili e in tenuta borghese, non tenendo in assoluto conto i bisogni delle persone più sfortunate e bisognevoli di assistenza e cure;

anche la protezione civile nazionale, interessata per competenza, su alcuni articoli di stampa, al titolo «contrordine: torni la Croce rossa militare» riportava la versione del prefetto Gabrielli - Capo della protezione civile nazionale - che nell'interpretare la decisione iniziale di rinunziare all'aiuto del Corpo militare, precisava che si trattava di una rimodulazione iniziale e che - a suo giudizio - collocava questa vicenda nella «problematica» che vive all'interno la stessa Croce rossa italiana sul proprio futuro e assumeva l'impegno di riprendere in servizio i militari volontari Croce rossa italiana «dove vogliono e come vogliono»;

in tal senso non si integra il comportamento del commissario Rocca poiché, nell'ambito dei campi impiantati e gestiti dalla Croce rossa dove sono utilizzati nel loro funzionamento moltissimi militari della Croce rossa italiana in servizio continuativo che ricoprono delicati ed importanti incarichi di responsabilità, di gestione e di buon funzionamento della parte logistica e sanitaria, senza indugio ha imposto che i dipendenti militari fossero impiegati senza la prescritta uniforme militare Croce rossa italiana, senza distintivi di grado e senza i relativi simboli di appartenenza all'istituzione militare, imponendo loro di indossare una «tuta rossa» che è prevista quale dotazione per il solo personale volontario civile, facendo ingenerare il dubbio, nei confronti degli interlocutori interni e in quelli esterni istituzionalmente preposti, che tali dipendenti militari fossero volontari e non già dipendenti militari in servizio continuativo;

appare utile sottolineare che tale prassi - ad avviso degli interroganti disdicevole - imposta e ribadita più volte con circolari secondo gli interroganti in contrasto con la normativa vigente, è stata più volte origine di confusione per il personale militare Croce rossa italiana in servizio continuativo e del personale militare Croce rossa italiana volontario che, come si vuole ricordare, svolge attività a titolo gratuito e volontaristico;

il personale militare della Croce rossa italiana viene continuamente posto al centro da questi continui interventi del commissario che impone spesso il rinunciare all'uso dell'uniforme, ovvero incentiva - secondo gli interroganti - l'abiurare dei simboli di appartenenza allo status militare e all'associazione, svilendo il giuramento vincolante e non ponendo nessun riguardo dovuto a quello che rappresenta l'uniforme per tutti gli italiani, ovvero il simbolo dell'unità nazionale e il rispetto nei confronti di coloro che si sono sacrificati, sul territorio nazionale ed estero, anche con la loro vita, per fare il loro dovere di cittadini, di militari e di uomini di croce rossa;

contestualmente con lettera del 19 giugno 2012 il commissario Rocca, come ultimo atto, ha ritenuto utile porre fine anche alla possibilità di «richiamare senza assegni» il personale militare volontario della Croce rossa, palesando un contrasto con la norma cogente, ponendo per scontato che quasi tutto il personale richiamato appartiene al pubblico impiego e per questo riceve in caso di richiamo il trattamento economico dalla propria amministrazione, ritenendo in ciò la confutabile tesi del generarsi di una spesa per il sistema pubblico;

nella suddetta comunicazione, il commissario della Croce rossa italiana ha minimizzato i danni legati ad una prima fase di rallentamento, di talune «attività marginali» (vengono ritenute tali dal commissario tutte le attività ausiliarie alle Forze armate, di soccorso, di protezione civile, di organizzazione di corsi formativi e informativi così come previsto dalla legge, di interventi di protezione civile);

in tale circolare si desume in modo incontrovertibile che la possibilità di essere richiamati con tale procedura di richiamo senza assegni è possibile solo al personale autonomo, pensionato e senza reddito, con grave pregiudizio costituzionale, ribadendo che l'unica possibilità per il rimanente personale escluso per poter essere impiegato è quello di indossare la «tuta rossa» in tutte le attività dell'ente, con l'unica concessione sovrana quella di apporre eventualmente sulla stessa, e non in tutti i casi, esclusivamente il distintivo di corpo -:

quali iniziative si intendano predisporre al fine di riportare la gestione e la configurazione dell'impiego del personale militare in servizio continuativo e senza assegni entro parametri di legittimità, al fine di chiarire i ruoli, i gradi, i livelli di responsabilità e che non vengano ingenerati nei confronti di terzi confusioni sullo status militare rivestito, in modo che non siano scambiati e fraintesi anche i ruoli tra dipendenti, soci e volontari civili della Croce rossa per i livelli di responsabilità, le competenze e le attribuzioni ad ognuno di essi dovuto.(4-17010)
 

Croce Rossa : il partito democratico: fa un'altra figuraccia e ignora i richiami di Napolitano



Evviva il partito democratico: 
fa un'altra figuraccia sulla vicenda “Croce rossa” 
e ignora i richiami di Napolitano


 
Che il governo aveva toppato la scadenza della delega sul riordino della Croce Rossa e che si era inguaiato è ormai palese. Noi del Pdm lo avevamo detto fin dall’inizio di questa vicenda denunciando la persistente illegalità della sua azione già dalla fine dello scorso mese di maggio. L’impasse su cui è scivolato il Governo, a seguito del mio intervento del 2 luglio sui Presidenti Fini e Schifani, ha determinato uno stallo della discussione proprio sul punto del termine della delega, che di rimando ha poi coinvolto le commissioni parlamentari, Affari sociali (Camera) e Salute (Senato), che ne hanno investito nuovamente i Presidenti delle Camere chiedendogli lumi sulla materia.

Insomma un “io lo dico a te, tu lo dici a lui  che poi lo ridice nuovamente a me”, come se gli staff di fini giuristi di cui si circondano i presidenti delle commissioni e dei due rami del Parlamento non siano stati capaci di leggere semplicemente quello che dispone la legge. Ma è leggendo i resoconti proprio delle commissioni interessate che poi ci si rende conto dell’esistenza della solita “trattativa sottobanco”, che rende evidente come PD abbia offerto il suo aiuto al Governo per toglierlo dall'impiccio presentando un emendamento in cambio di aggiustamenti al decreto legislativo.

Il classico e italico modo di gestire le cose: “Io faccio una cosa per te, tu una per me”. E la legalità dove la lasciamo? Mica siamo al mercatino! Qui si parla di una associazione storica che è stata distrutta dagli interessi politici bipartisan con decenni di squallidi commissariamenti. Qui si parla del futuro dei servizi che vengono svolti dai soci e dai volontari della Croce Rossa a vantaggio di tutta la collettività, dai suoi dipendenti civili e militari. Qui si parla di un gruppo di potere che vuole mettere le mani sull’ingente patrimonio dell’Associazione, smembrandola. Qui si parla di oltre 180 milioni di finanziamento pubblico che dovrebbero finire in una fondazione assieme a tutto il patrimonio immobiliare della Croce Rossa.

Quando la partitocrazia si è resa conto che noi del Pdm con i parlamentari Radicali potevamo rischiare di vincere la nostra battaglia di legalità – per la seconda volta consecutiva -, condotta sul rispetto delle norme e quindi del termine entro il quale il Governo avrebbe dovuto esercitare la delega per mettere le mani sulla Croce Rossa (30 giugno 2012), ecco che sono arrivati i colpi dei “cecchini”. Il primo colpo-emendamento è partito dalla commissione Affari sociali della camera ad opera della deputata Miotto (PD), per fortuna (o per coscienza) subito dichiarato inammissibile per estraneità alla materia: voleva infilare la proroga del termine scaduto dentro il decreto-legge di proroga degli organismi del Ministero della salute (la CRI non è parte del ministero, è un ente vigilato) ma ha soltanto dimostrato scarsa mira attirandosi la giusta protesta delle Organizzazioni sindacali.

Fallito il primo sciocco tentativo ecco che invece il colpo mortale alla legalità arriva proprio dentro l’Aula del Senato, dal senatore Ceccanti, anche lui manco a farlo apposta del pd. Il suo emendamento 1.0.109, presentato all'ultimo minuto in Aula al disegno di legge di conversione del decreto legge 79 del 2012 (Vigili del fuoco), è stato approvato dall'Assemblea. Cosi facendo il termine per l'esercizio della delega al Governo per riorganizzare la Croce Rossa, prevista dalla legge n. 183 del 2010 e scaduto il 30 giugno scorso, a meno di una cancellazione della modifica apportata da parte della Camera, sarà prorogato al 30 settembre prossimo quando la legge di conversione del predetto decreto-legge entrerà in vigore.

Evviva il Partito Democratico che con l'emendamento a firma di Ceccanti, ignorando il richiamo del Presidente della Repubblica del 23 febbraio scorso in merito alla sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale in materia di decretazione d'urgenza, ha voluto sanare una illegalità con un'altra ancora peggiore e incostituzionale, prorogando un termine estraneo alla materia del decreto-legge e comunque scaduto, sancendo così di fatto la sua ormai profonda distanza dai lavoratori e l'assoluta vicinanza a coloro che voglio solo mettere le mani sul patrimonio della Croce Rossa Italiana. In ogni caso, fino a quando la legge di conversione del decreto-legge n. 79 del 2012 non sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, le Commissioni parlamentari continueranno ad operare nell'illegalità determinata da un termine scaduto.

Mentre la partitocrazia fa scempio della legalità, a noi non resta che appellarci, anche per questi fatti, al Presidente della Repubblica che certamente, se non troppo preso dalle questioni palermitane, vorrà tenere fede al contenuto della sua lettera inviata ai presidenti delle Camere lo scorso 23 febbraio: Presidente questa volta faccia rispettare i principi della decretazione d’urgenza e rinvii alle Camere ogni tentativo di aggirare la legalità che le viene sottoposto. Per una volta tanto ascolti la richiesta di legalità che le rivolge un cittadino, lo faccia nell’interesse del paese. 
 

domenica 15 luglio 2012

Croce Rossa, LETTERA DI RISPOSTA AL COMMISSARIO STRAORDINARIO


Dr. Francesco Catapano
 LETTERA (  di risposta 
AL COMMISSARIO STRAORDINARIO CRI

( riferimento alla lettera indirizzata ai soci e ai dipendenti pubblicata sul sito della CRI )

e per conoscenza al Ministro della salute, Roma


Se Lei ha preferito attendere qualche giorno prima di scrivere ai Soci e ai Dipendenti, avrei preferito che si fosse rivolto ai destinatari sin dal 2008, dando ascolto alle numerose ed insistenti invocazioni e proposte che Le sono pervenute anche dalla mia modestissima persona, tese a prospettare ipotesi di lavoro per una seria e condivisa riforma. O forse pensa che tra i volontari non ci siano intelligenze e preparazione pari a quelle di un manager della sanità? Non siamo soltanto ambulanza e opere sociali ! Molti rivestono ruoli importanti e taluni anche di vertice nei propri ambienti di lavoro!
Essendo volontario mi esimo dal muovere considerazioni sui problemi occupazionali che possono sorgere dal Dlgs all’esame delle commissioni parlamentari, perché spetta alle rappresentanze sindacali, ai lavoratori. Però non posso non evidenziare il suo atteggiamento che crea l’amaro in bocca allorquando nei confronti dei dipendenti se da una parte manifesta loro quasi la solidarietà, da un’altra parte decreta la fine del rapporto lavorativo , o almeno lo fa capire, quando dice “ la quasi totalità del contributo statale ( 96%) è assorbito dagli oneri stipendiali con un conseguente rischio di prossima paralisi di ogni attività emergenziale, regionale ed internazionale…” In sostanza è come se avesse detto loro ( mi consenta l’espressione dialettale): “uagliù ( ragazzi, rivolto ai lavoratori) qua o ve ne andate voi o si chiude bottega ! “. Per mitigare il senso della sua espressione su virgolettata a nulla vale quanto poi ha affermato” qualcuno all’interno magari coglie l’occasione per tentare di far ricadere le colpe ad un incolpevole personale dipendente a qualsiasi titolo e magari premere sull’acceleratore per licenziamenti di massa o chissà cosa….” . Ciò alimenta piuttosto la divisione che è il netto contrario di quella “ unità “ tra volontari e dipendenti da Lei invocata.
Per andare ai temi di fondo che investono direttamente i volontari ,di cui Lei in questi anni ha voluto disconoscerne la competenza della trattazione ( i 350 firmatari del famoso documento erano un pezzetto del volontariato CRI, tutti, o quasi , commissari da Lei nominati, dunque rappresentativi di sé stessi e del Commissario straordinario ) , nella lettera Lei ha toccato il problema della scelta della natura giuridica dell’Associazione più rispondente alle esigenze di operatività del volontariato .Dal 2008 su face book e sul Forum CRI, luoghi che hanno sostituito solo in minima parte i tradizionali incontri di studio tra i soci, si dibatte vivacemente sull’argomento con proposte interessanti . Da più parti si considera il problema della scelta della natura giuridica strettamente connessa con la Indipendenza dell’Associazione. Se molti hanno sempre sostenuto in maniera ( oserei dire ! ) pappagallesca che la ns. Società CRI è l’unica al Mondo a non essere indipendente dal potere pubblico, senza comprovare l’affermazione, ebbene dal documento parlamentare allegato alla relazione illustrativa dello schema del DLgs. di riordino della CRI è venuto fuori che tutte le Società ricevono cospicui finanziamenti dai Governi ,pur avendo natura giuridica privata, e che talune come la Spagna hanno una dipendenza più che funzionale con lo stesso potere politico, prevedendone i rappresentanti in alcuni organismi della Società di CR, come era previsto dal nostro precedente Statuto. Voglio significare che ciò è la dimostrazione della esigenza , da sempre segnalataLe senza alcun Suo cenno di riscontro , di un dibattito approfondito sul tema che è delicato perché la dipendenza finanziaria, sia pure sotto forma di elargizione di contributi statali negli altri Paesi mette ugualmente a repentaglio quella Indipendenza che reclamiamo in Italia.
Nella lettera Lei invoca l’unione tra “ volontari e dipendenti di buona volontà “, mentre in questi anni non mi pare che il suo comportamento sia stato proprio teso al riconoscimento della valenza dei due apporti. Per raggiungere l’unione è indispensabile che ci sia prima il confronto delle idee, delle proposte . Abbiamo chiesto sin dal 2008 ( anno di inizio del suo mandato ) la formazione di una assemblea costituente. Avremmo avuto tutto il tempo per sviscerare e prospettare possibili soluzioni alle innumerevoli problematiche che il riordino pone . Invece avendo commissariato i Comitati e le componenti “ civili “ ( tranne i Giovani ) ha contribuito ad “ ammazzare “ quella Democrazia di cui Lei paradossalmente ora invoca il ripristino. Sono molte le osservazioni che la sua missiva “ informatica “ meriterebbe, molte le incongruenze dello schema del DLGS all’esame delle commissioni parlamentari che Lei manifestamente approva,infischiandosene se i Soci lo condividono o meno. Sarebbe piaciuto, invece, che fosse stata data la possibilità nelle sedi di competenza,anche in audizione nelle Commissioni parlamentari, di dimostrare come il prospettato disegno governativo non risolve affatto il problema di ridare in Italia un ruolo importante alla più grande associazione umanitaria presente nel mondo, relegandola dal 2017 invece ad una qualsiasi altra associazione di volontariato, dimenticando quel ricco patrimonio culturale di cui siamo eredi ,cominciatosi a formare sin dalla costituzione a Milano ( 15 giugno 1864) del primo Comitato dell’Associazione Italiana per il soccorso ai feriti ed ai malati in guerra. Come sarebbe stato giusto riconoscere , in sede di riordino, per la specificità dell’impegno e per la professionalità di tutti gli operatori della CRI ( volontari e dipendenti), il carattere di servizio sanitario essenziale ad alcune attività ( una volta ?!)di istituto,….. Ma non è qui la sede per dilungarmi nella esposizione della potenzialità delle idee e delle proposte dei Soci della CRI sugli argomenti che l’emanando provvedimento governativo tenta di affrontare.
Senza alcun tono irriverente nei suoi confronti, ritengo che Lei si debba astenere dalla trattazione di tutte quelle problematiche, alcune qui soltanto accennate, che riguardano esclusivamente i Soci, unici legittimati a discuterle ( natura giuridica, statuto, regolamento elettorale,sovvenzionamento, Indipendenza, utilizzazione del patrimonio,….). Penso che con l’approvazione dell’ultimo bilancio sia venuto il termine del commissariamento. Ogni suo altro intervento costituirebbe soltanto una indebita ingerenza . Chieda al Ministro di potersene andare dopo aver convocato e svolto le elezioni a beve termine introducendo solo un’innovazione ( in attesa del nuovo Statuto ) e cioè lo svolgimento soltanto della elezione del Presidente e dei Consiglieri , senza quindi prevedere le elezioni dei cd.membri di diritto ( vertici delle componenti ), considerato che ai Soci spetta di stabilire la riduzione delle componenti civili, restando così anche in linea con la spending review che impone di assottigliare la composizione dei Consigli direttivi.

Con molta cordialità. 

CROCE ROSSA, LA NOTA SULL' INTERPELLANZA DISCUSSA IN AULA CON IL MINISTRO BALDUZZI


CROCE ROSSA, DI BIAGIO (FLI): 
LA NOTA SULL'INTERPELLANZA DISCUSSA IN AULA CON 
IL MINISTRO BALDUZZI
Di Biagio: "Il Ministro in chiusura ha evidenziato che, si procederà a valutare insieme alla funzione pubblica e alle parti sociali, l'individuazione di iniziative volte a garantire tutte le risorse attualmente operative presso la Cri."

“Ci tengo a trasmettere alla Vostra attenzione alcune riflessioni in merito alla discussione dell’interpellanza testé discussa in aula con il Ministro Balduzzi in merito al riordino della Cri. – Ha dichiarato in una nota l’On. Aldo Di Biagio (Fli). La nota prosegue - Devo sottolineare l’atteggiamento di profonda disponibilità mostrato dal Ministro che di certo non ha celato una significativa difficoltà per quanto da me evidenziato soprattutto nella replica. Segnale questo di consapevolezza di tutte le “opacità” che purtroppo continuano a condizionare la Cri. Al di là di quella che è stata la spiegazione – già a tutti nota – delle ragioni discutibili che hanno condotto il Governo alla graduale riorganizzazione, il Ministro ha evidenziato che la questione è rimandata alle prossime sedute di Senato e Camera presso le Commissioni competenti che dovranno dare il loro parere in proposito, oltre che della Conferenza Unificata. Ovviamente sarà forte il nostro intervento  in quella sede, in primis presso la Commissione sanità del Senato presso la quale già la prossima settimana verrà audito lo stesso Ministro. – Di Biagio conclude - Il Ministro in chiusura ha evidenziato che, si procederà a valutare insieme alla funzione pubblica e alle parti sociali, l'individuazione di iniziative volte a garantire tutte le risorse attualmente operative presso la Cri. Ovviamente procederemo con il monitorare attentamente anche questo aspetto del provvedimento. A tal riguardo a breve provvederò anche a trasmettere il resoconto di quanto verificatosi in aula.”



venerdì 13 luglio 2012

Croce rossa, caos sulla riforma


Croce rossa, caos sulla riforma

 
Il piano del ministro Balduzzi per la privatizzazione della Cri prevede la creazione di un'associazione autonoma e il trasferimento dei debiti in una sorta di "bad company" pubblica da liquidare. Sul modello Alitalia. Ma il progetto incontra resistenze in Parlamento e la prossima settimana potrebbe essere decisiva
(13 luglio 2012)


La privatizzazione della Croce rossa voluta dal governo e presentata dal ministro Renato Balduzzi è arenata in Parlamento anche per le molte opposizioni che incontra proprio tra i partiti che sostengono l'esecutivo Monti. L'operazione, criticata sia sul metodo sia sui contenuti, ha l'obiettivo di riordinare l'ente commissariato da più di vent'anni, ancora sotto la lente della Corte dei Conti e passata attraverso vari scandali, non ultimo la parentopoli.

Lo schema di decreto è di fine giugno e privatizza la Cri dal 2017 scindendola in un due (per semplificare, una bad e una good company), con l'obiettivo è quello di rendere l'ente un'associazione autonoma come negli altri paesi e far risparmiare. La parte pubblica - dal 2017 soppressa a favore della parte privata - si terrebbe i debiti da sanare e gestirebbe la liquidazione di circa 4000 tra dipendenti e precari, civili e militari; quella privata diverrebbe un'associazione di promozione sociale. La good company si approprierebbe dell'ingente patrimonio della Cri, circa 350 milioni di euro, e avrebbe in dote le convenzioni con i 118 d'Italia, un giro da 183 milioni di euro che CGIL e sindacati di base danno per 800 milioni di euro. Sarebbe quindi una privatizzazione modello "Alitalia", con tutte le incertezze che impediscono di comprendere come sarà la Cri privata: con i suoi soli 500 comitati locali e i volontari, o anche qualche "capitano coraggioso"?


Con il decreto, il ministero ha pensato di ridurre da subito il suo contributo da 12 milioni per la Cri per l'anno in corso; avendo l'ente ricevuto dai tre ministeri vigilanti, 180 milioni nel 2011. Lo stato comunque destinerà da qui al 2016, 140 milioni di euro circa sia per la good che per la bad company - senza un Criterio preciso - con una riduzione di 18 e 8 milioni nel 2013 e nel 2014. Un risparmio da meno di 30 milioni di euro. Ma fino a che punto?


La somma dei tre disavanzi - comitati locali, quello centrale e quello della sede provinciale romana - ammonta a 93 milioni di euro, i debiti a 112 milioni di euro. E il rischio di dover pagare alla ex SISE, spa in house della Cri che gestiva le convenzioni in Sicilia, 50 milioni di euro è reale.


Anche in merito al personale, i risparmi si fanno magri o addirittura ci si rimette. Lo schema prevede di salvare solo 20-30 per cento dei tempi indeterminati, con una ricollocazione presso altre p.a., di mandare tutti gli altri in mobilità e tenere nell'associazione - pagati dalle convenzioni - i 1430 contratti a termine. Ma non è chiaro il motivo per cui l'associazione dovrebbe assumerli. I 9 milioni per i contenziosi che la Cri deve pagare ai 208 precari, è invece più che evidente. A questi, vanno ad aggiungersi altri 50 o 70 milioni per le cause in corso. Per i contenziosi da stabilizzazione, invece si ipotizzano solo altri 26 milioni.


Intanto ai tempi determinati della Cri al tavolo con i sindacati, Balduzzi ha parlato chiaro: "di questi tempi, non possiamo promettere gran ché." Ed anche il personale militare (1200 unità in riduzione con forme di disincentivazione, secondo il decreto), si prepara a portare in giudizio la Cri per i 7 milioni non erogati per avanzi di grado e spettanze.


La commissione sanità al Senato ha deciso di non incardinare lo schema di decreto per una questione procedurale (violazione di legge) e di rinviare il da farsi al presidente Renato Schifani che dovrà decidere entro il 18 luglio. Il giorno seguente Balduzzi sarà infatti in audizione al Senato e solo allora, al di là della violazione di legge nella proroga, attuata con il Milleproproghe del febbraio scorso, si entrerà nel merito del provvedimento. Che qualcuno, in Parlamento, vorrebbe fosse un disegno di legge, emendabile, e non un decreto legislativo con cui il governo chiede un parere alle Camere.


Intanto gira voce che il commissario straordinario della Cri Francesco Rocca, da più parti contestato, stia per lasciare l'incarico. A Rocca il decreto non dispiace ed ha iniziato a portarsi avanti con il lavoro, vendendo alcuni beni della Cri a prezzi ribassati. Ma lui ribatte: "Non è un sistema per fare cassa! Anche se la Cri rischia di morire se senza norme o senza soldi. Io invece, resisto."

giovedì 12 luglio 2012

Croce Rossa Interpellanza urgente dell' Onorevole Di Biagio al ministro Balduzzi




LEGISLATURA 16^ SEDUTA 665 DI GIOVEDÌ 12 LUGLIO 2012

 Chiarimenti e iniziative in merito al progetto di riordino 

della Croce Rossa Italiana

 

 

 

   La Trascrizione (clicca qui)

mercoledì 11 luglio 2012

CROCE ROSSA.. STOP COMMISSIONI SENATO E CAMERA


Croce rossa, Pdm:  stop Commissioni 
Senato e Camera su riorganizzazione 
e richieste chiarimenti a Presidenti Schifani e Fini. 
Prevale nostra richiesta legalità 


Ieri l'ufficio di presidenza della XII Commissione (Igiene e sanità) del Senato ha incaricato il presidente della Commissione, senatore Tomassini, di richiedere al Presidente del Senato indicazioni sull'atto di governo 491 (riorganizzazione della Croce Rossa), valutando che la delega il Governo l'abbia esercitata fuori dai termini previsti dalla legge. L'ufficio di presidenza ha inoltre deciso di non incardinare il provvedimento a meno che il Presidente Schifani non lo imponga, motivandolo con ragioni istituzionali e con precedenti o ragioni legalmente valide, perché gli esempi e le prassi citate dal governo non sono state ritenute valide.

Oggi invece è stata la volta della XII Commissione (Affari sociali) della Camera a decidere di richiedere al Presidente Fini chiarimenti sulla questione del termine entro cui il governo avrebbe dovuto esercitare la delega per l'emanazione del medesimo decreto legislativo. 
La Commissione ha tuttavia deliberato di procedere con la discussione nel merito dello schema di provvedimento sottoposto al suo parere con l'eccezione della deputata radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, segretario della medesima Commissione, che alla luce di quanto fino a oggi emerso nel dibattito ha dichiarato "di non voler partecipare ai lavori della commissione sull'atto di governo 491 fino a quando il Presidente della Camera non avrà fornito una risposta in merito alla situazione di illegalità che è in atto a causa della perenzione del termine per l'esercizio  della delega da parte del Governo".

Sulla questione sono convinto che verranno fatte prevalere le ragioni della legalità, del diritto e dei diritti come ho espressamente chiesto ai Presidenti Schifani e Fini lo scorso 2 luglio, con una lettera che gli stessi hanno partecipato ai presidenti delle Commissioni parlamentari interessate sull'atto di governo 491.
Non posso comunque fare a meno di invitare il Ministro Balduzzi a procedere al ritiro dell'atto 491 e a dare piena e puntuale attuazione all'Ordine del Giorno (9/4865-AR/10 - Farina Coscioni) con cui il Governo si è impegnato a far eleggere gli organi statutari della Croce Rossa entro lo scorso 1 giugno, perché, a nostro avviso, l'indispensabile riorganizzazione dell'Associazione deve essere decisa dai soci, dai volontari e dai lavoratori civili e militari che ne sono i legittimi proprietari.

Dichiarazione Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia (Pdm):

martedì 10 luglio 2012

CROCE ROSSA, SENATO, UFFICIO DI PRESIDENZA COMMISSIONE SANITA' FA SUA NOSTRA RICHIESTA LEGALITA'.


CROCE ROSSA, 
COMELLINI (PDM): 
SENATO, UFFICIO DI PRESIDENZA COMMISSIONE SANITA' FA SUA NOSTRA RICHIESTA LEGALITA'.





Roma 10 luglio 2012

  "Ho appreso da pochi minuti, e con particolare soddisfazione, che l'ufficio di presidenza della 12^ Commissione (Igiene e sanita') del Senato ha incaricato il presidente della Commissione, senatore Tomassini, di richiedere al Presidente del Senato indicazioni sull'atto di governo 491 (riorganizzazione della Croce Rossa), valutando che la delega il Governo l'abbia esercitata fuori dai termini previsti dalla legge. L'ufficio di presidenza ha inoltre deciso di non incardinare il provvedimento a meno che il Presidente Schifani non lo imponga, motivandolo con ragioni istituzionali e con precedenti o ragioni legalmente valide, perché gli esempi e le prassi citate dal governo non sono state ritenute valide."

 
  Lo scorso 2 luglio, con una articolata lettera, ho voluto rivolgere ai Presidenti del Senato e della Camera un accorato appello segnalando che per la seconda volta che il Governo sta tentando di far passare la riforma della Croce Rossa senza osservare il termine stabilito della legge delega, quindi questa notizia  ci da ragione e conferma la correttezza della nostra azione e l'illegalità che abbiamo denunciato."

Voglio quindi rivolgere al senatore Tomassini, Presidente della 12^ Commissione, un sentito ringraziamento e un invito a proseguire sulla strada intrapresa, cioè a difendere la legalità e quelle prerogative e alte funzioni che la Commissione che presiede è chiamata a svolgere nell'interesse dei cittadini e dello Stato.


Sulla questione Croce Rossa domani sarà la volta della XII^ Commissione (Affari sociali) della Camera e mi auguro che sull'atto di governo 491 possano prevalere le stesse ragioni del diritto e della legalità che hanno trovato attenzione e condivisione da parte dei membri dell'ufficio di presidenza della paritetica commissione senatoriale.


Non posso comunque fare a meno di invitare il Ministro Balduzzi a procedere al ritiro dell'atto 491 e a dare piena e puntuale attuazione all'Ordine del Giorno 9/4865-AR/10 con cui il Governo si è impegnato a far eleggere gli organi statutari della Croce Rossa entro lo scorso 1 giugno, perché, a nostro avviso, l'indispensabile riorganizzazione dell'Associazione deve essere decisa dai soci, dai volontari e dai lavoratori civili e militari che ne sono i legittimi proprietari.

La riorganizzazione della Croce Rossa deve quindi, necessariamente, passare da una gestione ordinaria e non da quella commissariale o dalle decisioni, o imposizioni, o interessi di natura politica."  


fonte PDM 

domenica 8 luglio 2012

CROCE ROSSA, VIVERI SEQUESTRATI DAI N A S ..... IN UN MAGAZZINO


 Viveri abbandonati nel magazzino della CRI
 I  NAS 
fanno scattare il sequestro

 




CREMONA - Chili e chili di viveri - formaggio grana in particolare - stoccati in un magazzino della Croce Rossa sono stati sequestrati sabato mattina dai Nas. Le derrate alimentari, destinate alle famiglie bisognose, avrebbero dovuto essere conservate nelle celle frigorifere.
E' un episodio incredibile quello che ha coinvolto la sede cittadina della CRI: gli alimenti giacevano abbandonati nei rispettivi scatoloni da circa due settimane. Ora ai vertici dell'associazione spetterà chiarire il perché di una negligenza tanto grave.

giovedì 5 luglio 2012

CROCE ROSSA e la società immobiliare del Commissario Straordinario

 presentata da
ENZO RAISI
mercoledì 4 luglio 2012, seduta n.660
 
 
 RAISI, DI BIAGIO e MURO. -Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:

la Croce rossa italiana, ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale, svolge importanti ruoli nell'ambito dell'assistenza sanitaria e sociale, configurandosi come riferimento indiscusso sul versante dell'assistenza e del sostegno sociale;

a conferma della sua rilevante presenza e della sua struttura capillare, attualmente le strutture della CRI coinvolgono circa 145 mila soci attivi sul territorio nazionale, 4.000 dipendenti, civili e militari, di cui oltre 1.500 con contratti precari, ed è dotata di un importante patrimonio immobiliare, per lo più frutto di lasciti e donazioni. Stando ai dati aggiornati al 2008 il patrimonio immobiliare della CRI è stimabile attorno ai 35 milioni di euro, sebbene inchieste giornalistiche e rivelazioni di ex dipendenti abbiano sottolineato l'esistenza di un patrimonio immobiliare «sommerso»;

le risorse destinate alla CRI dai Ministeri vigilanti ammontano a circa 180 milioni di euro annui, buona parte destinati al sostentamento delle risorse umane, in particolar modo del corpo dirigenziale, a cui si aggiungono i fondi di provenienza privata configurabili in donazioni e lasciti di beni mobili ed immobili;

appare importante evidenziare che a seguito del riscontro di «gravi carenze e irregolarità di gestione dell'Associazione, in particolare emerse dalla verifica amministrativo-contabile effettuata dall'ispettorato generale di Finanza della Ragioneria generale di Stato», la Croce rossa italiana è stata sottoposta a commissariamento più volte negli ultimi trent'anni. Dall'ottobre 2008, il commissariamento è stato affidato all'avvocato Francesco Rocca;

nonostante i commissariamenti che si sono avvicendati negli ultimi anni, la Croce rossa italiana versa in una situazione economico-amministrativa ancora complessa. A conferma di tale trend, secondo un documento riassuntivo del disavanzo di cassa della CRI apparso on line - il disavanzo totale di cassa della CRI ammonterebbe a 335,7 milioni di euro;

alla suddetta criticità, si aggiunge la volontà del Governo di operare un riordino della Croce rossa italiana secondo i criteri e principi direttivi della semplificazione, razionalizzazione amministrativa e delle risorse e della ridefinizione del rapporto di vigilanza di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183;

in data 28 giugno 2012 è stato approvato in via preliminare, per essere immediatamente trasmesso al parere delle Camere, uno schema di decreto legislativo per la riorganizzazione della Croce rossa italiana attraverso un processo di «graduale trasformazione in associazione privata di interesse pubblico»;

le dinamiche gestionali e finanziarie unite al discutibile progetto di riordino rischiano di creare una cornice operativa alquanto complessa tale da mettere in seria discussione non solo il lavoro di migliaia di donne e uomini, ma le stesse potenzialità dell'ente;

in questo scenario contraddistinto da molteplici criticità su più versanti a cui si aggiungono opacità circa il futuro dell'ente si aggiungono alcuni aspetti, privi di chiarezza, attinenti alla dirigenza dell'Ente stesso che rischiano - a detta dell'interrogante - di creare ulteriore confusione;

 
stando alle informazioni a disposizione dell'interrogante, l'avvocato Rocca sarebbe proprietario - stando a quanto riportato dai media - del 99 per cento delle quote della società Ciak srl, operante nel settore immobiliare;

il fatto che il commissario della Croce rossa - ente su cui pesano difficoltà di ricognizione del ragguardevole patrimonio immobiliare all'interno del quale, secondo un'inchiesta di Report del 2010, sarebbero circa 68 gli immobili «di cui si sono perse le tracce» - lascerebbe emergere - secondo l'interrogante - un potenziale conflitto di interessi, segnatamente alla luce di quelle che sono le prospettive di riordino dell'ente in una cornice privatistica e dunque alla luce della potenziale gestione privatistica del patrimonio immobiliare;

la suddetta società immobiliare risulta avere ulteriori collegamenti con la CRI: infatti amministratore unico della Ciak servizi srl risulta essere Mauro Maritati, che è stato nel collegio sindacale della società SISE spa, società siciliana della Croce Rossa che gestisce il servizio ambulanze nell'isola, le cui storture gestionali sono non sono di certo sfuggite tanto da condurre anche la Corte dei conti ad evidenziare, la presenza nella società di «personale volontario, lavoratori socialmente utili, precari a vario titolo, senza l'esperimento di alcuna procedura selettiva»;

malgrado le suddette difficoltà, nel marzo 2010 il tribunale di Palermo ha notificato alla Croce rossa italiana un decreto ingiuntivo di 49.391.660,17 euro in favore della società SISE spa, elemento questo che sottolinea con maggiore forza le difficoltà finanziarie in cui versa l'ente -:

se, nell'ambito delle proprie competenze, intenda fare chiarezza sui legami esistenti tra il commissario Rocca e le società citate in premesse, e se non ritenga opportuno fare ulteriore chiarezza sui punti ancora oscuri delle gestione commissariale, come l'assenza di bilanci analitici, il presunto patrimonio immobiliare sommerso, la sussistenza di insolvenze e altre storture di cui in premessa, come elemento preliminare di qualsivoglia progetto di riordino dell'ente.
 

Croce Rossa Italiana, Interrogazione sul Commissario Straordinario Francesco Rocca

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16769

 presentata da

ANTONIO BUONFIGLIO
giovedì 28 giugno 2012, seduta n.658
 
 

 Dal 1980 la Croce rossa italiana è stata riconosciuta quale ente privato di interesse pubblico e da questa data è stata soggetta a periodi di commissariamento;

la riorganizzazione della Croce rossa è all'esame del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, Renato Balduzzi e, secondo quanto comunicato dalla Presidenza del Consiglio al termine del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2012, ne « - ha rinviato l'approvazione definitiva in attesa di alcuni approfondimenti tecnici»;

nel 1998, in ragione del nuovo statuto è stato nominato il suo Presidente nazionale, nella persona della dottoressa Maria Pia Garavaglia;

nel 2003, così come previsto dall'articolo 51 del sopra citato statuto, con decreto dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, su proposta del Ministro della salute, la Croce rossa italiana è stata nuovamente commissariata ed è stato nominato commissario straordinario il dottor Maurizio Scelli, che ha assunto i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione dell'ente medesimo;

nel 2005, a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n. 97, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2005, è stato approvato il nuovo statuto dell'ente citato in premessa che porta alla nomina di un nuovo presidente nazionale nella persona del dottor Massimo Barra il quale resterà in carica fino al 30 ottobre del 2008;

con decreto del Presidente del Consiglio, successivamente a tale data è nominato commissario straordinario l'avvocato Francesco Rocca a tutt'oggi in carica;

con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 novembre 2009, n. 171, registrato alla Corte dei conti il 26 novembre 2009 Ministeri istituzionali, registro n. 10, foglio n. 161, viene così modificato l'articolo 51 dello Statuto della Croce rossa italiana del 2005 citato in premessa:

1. Il comma 2 dell'articolo 51 dello statuto della Croce Rossa Italiana, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 maggio 2005, n. 97, è così sostituito:

«2. il Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana può essere nominato per non più di ventiquattro mesi entro i quali dovranno essere ricostituiti gli organi statutari» -:

per quali ragioni l'attuale commissario straordinario della Croce rossa italiana ricopra, ancora a tutt'oggi dal 2008, il suo ruolo, malgrado quanto recitato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 novembre 2009, n. 171, e successive modificazioni e non si sia proceduto alla ricostituzione degli organi statuari.

martedì 3 luglio 2012

Croce Rossa, autisti precari incatenati in via d'Aquino

















 
 
NAPOLI - Un gruppo di autisti precari della Croce Rossa Italiana, questa mattina, si è incatenato in via San Tommaso d'Aquino. 

Il gruppo di autisti militari precari è a rischio licenziamento per l'imminente riorganizzazione e riassetto della Croce Rossa Italiana.

"Dopo 20 anni di onorato servizio a Napoli - si legge su uno dei cartelli - i vertici romani prima ci hanno trasferito al nord e ora vogliono licenziarci". 

Ai lavoratori in lotta è arrivata la solidarietà del sindacato Polizia Nuova.