Atto Camera
Interpellanza urgente 2-01545
Interpellanza urgente 2-01545
presentata da
ALDO DI BIAGIO
martedì 12 giugno 2012, seduta n.648
martedì 12 giugno 2012, seduta n.648
sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana (CRI) è un'associazione che si configura come ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale, avente per scopo l'assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto;
nello specifico l'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995, n. 390, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1995, n. 490, definisce la Croce rossa italiana come ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico soggetta pertanto alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici;
la natura giuridica pubblica è ulteriormente definita dall'articolo 5 dello statuto dell'associazione approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n. 97;
il ruolo svolto negli anni dalla Croce rossa italiana, dalle donne e uomini che con abnegazione svolgono il loro compito a servizio dell'assistenza sociale, è stato di indiscussa capacità ed operatività come tra l'altro i recenti eventi calamitosi hanno confermato;
attualmente le strutture della Croce rossa italiana, coinvolgono circa 145 mila soci attivi sul territorio nazionale, circa 4 mila dipendenti, suddivisi in lavoratori civili e militari, di cui oltre 1500 risultano precari anche da un decennio;
un elemento non trascurabile della struttura della Croce rossa italiana, va ricercato nell'ammontare degli immobili: da una ricognizione del patrimonio immobiliare aggiornata al 2008 ammonterebbero a circa 35 milioni di euro i beni immobili a disposizione di Croce rossa italiana per lo più inutilizzati;
le risorse destinate alla Croce rossa italiana dai Ministeri vigilanti ammontano a circa 180 milioni di euro annui, in buona parte destinati al sostentamento delle risorse umane, in particolar modo del corpo dirigenziale, a cui si aggiungono i fondi di provenienza privata configurabili in donazioni e lasciti di beni mobili ed immobili;
appare opportuno evidenziare che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del novembre 2010 la Croce rossa italiana è stata commissariata «considerate le gravi carenze e irregolarità di gestione dell'Associazione, in particolare emerse dalla verifica amministrativo-contabile effettuata dall'ispettorato generale di Finanza della Ragioneria generale di Stato (...)» e «considerata (...) la necessità di nominare un commissario straordinario con il compito di garantire una corrente ed efficiente gestione anche in vista della riorganizzazione dell'ente»;
malgrado il commissariamento si configuri come procedimento straordinario appare di fatto come una pratica gestionale particolarmente frequente presso la Croce rossa italiana: per buona parte della sua storia recente l'ente è stato gestito da commissari straordinari designati dall'esecutivo piuttosto che da presidenti eletti;
il commissariamento ha avuto luogo dal 1980 e ha previsto lo spostamento delle competenze degli organi ordinari ai commissari straordinari di nomina governativa fino al 1998, anno in cui è stato emanato un nuovo statuto dell'Ente che prevedeva la possibilità di svolgere l'elezione degli organi di governo interni che ha di fatto condotto al superamento del commissariamento e all'elezione di un Presidente ordinario;
la seconda fase di commissariamento avviene nel 2003, interrotta successivamente nel 2005 anno in cui avviene l'emanazione di nuovo statuto, e la successiva elezione di un presidente nazionale in carica fino all'ottobre 2008. A decorrere da tale data è stata inaugurata l'attuale fase commissariale;
malgrado la ventennale esperienza commissariale della Croce rossa italiana, reiteratamente prevista per far fronte al risanamento del bilancio, paradossalmente - stando ad un documento riassuntivo del disavanzo di cassa della Croce rossa italiana apparso on line - il disavanzo totale di cassa della Croce rossa italiana ammonterebbe a 335,7 milioni di euro;
ne emerge di fatto una gestione alquanto complessa dell'ente che ha suscitato non poche perplessità tanto da condurre alla formulazione nel corso degli anni di diversi atti di sindacato ispettivo finalizzati a fare chiarezza sulle reali dinamiche operative dell'ente oltre che ad un'indagine conoscitiva presso la Commissione sanità del Senato della Repubblica ancora non conclusa;
in questo scenario di complessità finanziaria ed organizzativa si inserisce il portato dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183 che dispone la delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, prevedendo anche il riordino della Croce rossa italiana secondo i criteri e principi direttivi della semplificazione, razionalizzazione amministrativa e delle risorse e della ridefinizione del rapporto di vigilanza;
ai sensi dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183, la scadenza della citata delega era prevista per il 24 novembre 2011 ma il comma 2, ultimo periodo del citato articolo 2 ha previsto un meccanismo di scorrimento della delega disponendo che «qualora il termine per l'espressione del parere parlamentare di cui al presente comma scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine per l'adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1, quest'ultimo è prorogato di due mesi», prorogando di fatto la scadenza della delega al 24 gennaio 2012. Proroga legittimata da una nota del dipartimento affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri;
lo schema di decreto legislativo recante riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce rossa (atto Governo 424) è stato sottoposto all'esame della commissioni competenti di Camera e Senato nel novembre 2011;
successivamente ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 24 febbraio 2012, n. 14, il termine dell'esercizio della suddetta delega è stato differito al 30 giugno 2012, operando di fatto un differimento di un termine già scaduto in data 24 gennaio 2012, non essendo originariamente previsto nel decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito in legge 24 febbraio 2012, n. 14;
risulta che il Ministero interpellato starebbe lavorando a un nuovo schema di decreto legislativo di riorganizzazione dell'Associazione italiana di Croce rossa di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183, che dovrebbe sostituire l'atto del Governo n. 424 precedentemente sottoposto all'esame delle competenti Commissioni del Senato e della Camera dei deputati già discusso anche alla presenza dei rappresentanti del Governo attuale, e in merito al quale le Commissioni si erano già pronunciate;
stando alle informazioni a disposizione degli interpellanti il suddetto schema dispone la costituzione di un'associazione privata, nella quale confluiranno, a decorrere dal 1o gennaio 2014, le funzioni esercitate dalla Croce rossa italiana «pubblica», a cui si andrebbe ad affiancare in funzioni di supporto tecnico e logistico, un ente pubblico non economico denominato «ente di pronto intervento umanitario»; dal 1o gennaio 2017 si dovrebbe verificare la soppressione dell'«Ente» e successiva messa in liquidazione;
le disposizioni contenute nel nuovo schema differirebbero sostanzialmente da quanto già sottoposto alle Commissioni parlamentari a partire dal 2011;
in considerazione dei nuovi termini di delega di cui alla legge 24 febbraio 2012, n. 14, risulta alquanto complessa l'ipotesi che il «rinnovato» schema di decreto possa nuovamente essere sottoposto alle Commissioni parlamentari, alla conferenza unificata Stato-regioni e del Consiglio di Stato;
alla luce dell'opacità che condiziona i termini di delega, emerge - secondo gli interpellanti - il rischio di violazione del termine di cui al combinato disposto di cui agli articoli 76 della Costituzione e 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183;
per quanto riguarda il portato del «rinnovato» schema di decreto, è opportuno ulteriormente evidenziare che «l'innovativa» riformulazione organizzativa, consentirebbe alla dirigenza di poter operare scelte discutibili sul versante della gestione delle risorse economiche ed umane legittimate dall'esigenza di riordino;
sul versante immobiliare, appare immaginabile che la nuova configurazione privatistica possa facilmente incorrere in una gestione affaristica di beni che sono il frutto soprattutto di lasciti e donazioni della società civile;
sul versante della gestione delle risorse umane risulterebbero a rischio circa 4500 posti di lavoro di cui 1400 precari entro dicembre 2013 e 3100 lavoratori verranno messi in mobilità per 24 mesi;
inoltre il suindicato schema di provvedimento prevede che i militari della Croce rossa permanentemente in servizio transitino in un ruolo civile ad esaurimento e che il Corpo militare sia costituito solo da personale volontario in congedo, andando completamente a sfaldare la struttura dell'ente inficiandone le potenzialità e l'immagine;
sebbene tale provvedimento rechi una rivoluzionaria riorganizzazione dell'ente, non risulta agli interpellanti alcun tipo di coinvolgimento o confronto - sulle questioni di nuova introduzione - con le parti sociali rappresentative del personale attualmente operativo presso la Croce rossa italiana;
sarebbe auspicabile consentire almeno il superamento della gestione commissariale consentendo l'elezione democratica degli organi collegiali, come condizione propedeutica all'avvio delle dinamiche di riordino dell'ente;
quanto evidenziato sul versante delle dinamiche di riordino, unito alle discutibili quanto ancora poco chiare dinamiche di gestione decennale della Croce rossa italiana dovrebbero indurre il Governo ad operare un controllo di quanto posto in essere - con conseguenti riconoscimenti di responsabilità - oltre a favorire un procedimento di riorganizzazione della Croce rossa italiana oltre che di rimodulazione delle risorse ad essa destinate senza che ne venga intaccata l'attuale struttura pubblicistica, anche in considerazione del ragguardevole patrimonio di risorse umane, mobiliari ed immobiliari che, se correttamente utilizzate ed investite, rappresenterebbero un valore aggiunto per l'ente oltre che per il Paese -:
se alla luce delle criticità espresse in premessa - intenda fare chiarezza sull'esercizio della delega di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183, e sulla gestione complessa e deficitaria della Croce rossa italiana negli ultimi anni;
se - alla luce delle criticità evidenziate in premessa - intenda rivedere l'attuale progetto di riordino della Croce rossa italiana e quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare l'attività ed il futuro dei lavoratori attualmente operativi nella Croce rossa italiana.
(2-01545)
«Di Biagio, Paglia, Muro, Barbaro, Della Vedova».
la Croce rossa italiana (CRI) è un'associazione che si configura come ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale, avente per scopo l'assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto;
nello specifico l'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995, n. 390, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1995, n. 490, definisce la Croce rossa italiana come ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico soggetta pertanto alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici;
la natura giuridica pubblica è ulteriormente definita dall'articolo 5 dello statuto dell'associazione approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n. 97;
il ruolo svolto negli anni dalla Croce rossa italiana, dalle donne e uomini che con abnegazione svolgono il loro compito a servizio dell'assistenza sociale, è stato di indiscussa capacità ed operatività come tra l'altro i recenti eventi calamitosi hanno confermato;
attualmente le strutture della Croce rossa italiana, coinvolgono circa 145 mila soci attivi sul territorio nazionale, circa 4 mila dipendenti, suddivisi in lavoratori civili e militari, di cui oltre 1500 risultano precari anche da un decennio;
un elemento non trascurabile della struttura della Croce rossa italiana, va ricercato nell'ammontare degli immobili: da una ricognizione del patrimonio immobiliare aggiornata al 2008 ammonterebbero a circa 35 milioni di euro i beni immobili a disposizione di Croce rossa italiana per lo più inutilizzati;
le risorse destinate alla Croce rossa italiana dai Ministeri vigilanti ammontano a circa 180 milioni di euro annui, in buona parte destinati al sostentamento delle risorse umane, in particolar modo del corpo dirigenziale, a cui si aggiungono i fondi di provenienza privata configurabili in donazioni e lasciti di beni mobili ed immobili;
appare opportuno evidenziare che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del novembre 2010 la Croce rossa italiana è stata commissariata «considerate le gravi carenze e irregolarità di gestione dell'Associazione, in particolare emerse dalla verifica amministrativo-contabile effettuata dall'ispettorato generale di Finanza della Ragioneria generale di Stato (...)» e «considerata (...) la necessità di nominare un commissario straordinario con il compito di garantire una corrente ed efficiente gestione anche in vista della riorganizzazione dell'ente»;
malgrado il commissariamento si configuri come procedimento straordinario appare di fatto come una pratica gestionale particolarmente frequente presso la Croce rossa italiana: per buona parte della sua storia recente l'ente è stato gestito da commissari straordinari designati dall'esecutivo piuttosto che da presidenti eletti;
il commissariamento ha avuto luogo dal 1980 e ha previsto lo spostamento delle competenze degli organi ordinari ai commissari straordinari di nomina governativa fino al 1998, anno in cui è stato emanato un nuovo statuto dell'Ente che prevedeva la possibilità di svolgere l'elezione degli organi di governo interni che ha di fatto condotto al superamento del commissariamento e all'elezione di un Presidente ordinario;
la seconda fase di commissariamento avviene nel 2003, interrotta successivamente nel 2005 anno in cui avviene l'emanazione di nuovo statuto, e la successiva elezione di un presidente nazionale in carica fino all'ottobre 2008. A decorrere da tale data è stata inaugurata l'attuale fase commissariale;
malgrado la ventennale esperienza commissariale della Croce rossa italiana, reiteratamente prevista per far fronte al risanamento del bilancio, paradossalmente - stando ad un documento riassuntivo del disavanzo di cassa della Croce rossa italiana apparso on line - il disavanzo totale di cassa della Croce rossa italiana ammonterebbe a 335,7 milioni di euro;
ne emerge di fatto una gestione alquanto complessa dell'ente che ha suscitato non poche perplessità tanto da condurre alla formulazione nel corso degli anni di diversi atti di sindacato ispettivo finalizzati a fare chiarezza sulle reali dinamiche operative dell'ente oltre che ad un'indagine conoscitiva presso la Commissione sanità del Senato della Repubblica ancora non conclusa;
in questo scenario di complessità finanziaria ed organizzativa si inserisce il portato dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183 che dispone la delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, prevedendo anche il riordino della Croce rossa italiana secondo i criteri e principi direttivi della semplificazione, razionalizzazione amministrativa e delle risorse e della ridefinizione del rapporto di vigilanza;
ai sensi dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183, la scadenza della citata delega era prevista per il 24 novembre 2011 ma il comma 2, ultimo periodo del citato articolo 2 ha previsto un meccanismo di scorrimento della delega disponendo che «qualora il termine per l'espressione del parere parlamentare di cui al presente comma scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine per l'adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1, quest'ultimo è prorogato di due mesi», prorogando di fatto la scadenza della delega al 24 gennaio 2012. Proroga legittimata da una nota del dipartimento affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri;
lo schema di decreto legislativo recante riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce rossa (atto Governo 424) è stato sottoposto all'esame della commissioni competenti di Camera e Senato nel novembre 2011;
successivamente ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 24 febbraio 2012, n. 14, il termine dell'esercizio della suddetta delega è stato differito al 30 giugno 2012, operando di fatto un differimento di un termine già scaduto in data 24 gennaio 2012, non essendo originariamente previsto nel decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito in legge 24 febbraio 2012, n. 14;
risulta che il Ministero interpellato starebbe lavorando a un nuovo schema di decreto legislativo di riorganizzazione dell'Associazione italiana di Croce rossa di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183, che dovrebbe sostituire l'atto del Governo n. 424 precedentemente sottoposto all'esame delle competenti Commissioni del Senato e della Camera dei deputati già discusso anche alla presenza dei rappresentanti del Governo attuale, e in merito al quale le Commissioni si erano già pronunciate;
stando alle informazioni a disposizione degli interpellanti il suddetto schema dispone la costituzione di un'associazione privata, nella quale confluiranno, a decorrere dal 1o gennaio 2014, le funzioni esercitate dalla Croce rossa italiana «pubblica», a cui si andrebbe ad affiancare in funzioni di supporto tecnico e logistico, un ente pubblico non economico denominato «ente di pronto intervento umanitario»; dal 1o gennaio 2017 si dovrebbe verificare la soppressione dell'«Ente» e successiva messa in liquidazione;
le disposizioni contenute nel nuovo schema differirebbero sostanzialmente da quanto già sottoposto alle Commissioni parlamentari a partire dal 2011;
in considerazione dei nuovi termini di delega di cui alla legge 24 febbraio 2012, n. 14, risulta alquanto complessa l'ipotesi che il «rinnovato» schema di decreto possa nuovamente essere sottoposto alle Commissioni parlamentari, alla conferenza unificata Stato-regioni e del Consiglio di Stato;
alla luce dell'opacità che condiziona i termini di delega, emerge - secondo gli interpellanti - il rischio di violazione del termine di cui al combinato disposto di cui agli articoli 76 della Costituzione e 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183;
per quanto riguarda il portato del «rinnovato» schema di decreto, è opportuno ulteriormente evidenziare che «l'innovativa» riformulazione organizzativa, consentirebbe alla dirigenza di poter operare scelte discutibili sul versante della gestione delle risorse economiche ed umane legittimate dall'esigenza di riordino;
sul versante immobiliare, appare immaginabile che la nuova configurazione privatistica possa facilmente incorrere in una gestione affaristica di beni che sono il frutto soprattutto di lasciti e donazioni della società civile;
sul versante della gestione delle risorse umane risulterebbero a rischio circa 4500 posti di lavoro di cui 1400 precari entro dicembre 2013 e 3100 lavoratori verranno messi in mobilità per 24 mesi;
inoltre il suindicato schema di provvedimento prevede che i militari della Croce rossa permanentemente in servizio transitino in un ruolo civile ad esaurimento e che il Corpo militare sia costituito solo da personale volontario in congedo, andando completamente a sfaldare la struttura dell'ente inficiandone le potenzialità e l'immagine;
sebbene tale provvedimento rechi una rivoluzionaria riorganizzazione dell'ente, non risulta agli interpellanti alcun tipo di coinvolgimento o confronto - sulle questioni di nuova introduzione - con le parti sociali rappresentative del personale attualmente operativo presso la Croce rossa italiana;
sarebbe auspicabile consentire almeno il superamento della gestione commissariale consentendo l'elezione democratica degli organi collegiali, come condizione propedeutica all'avvio delle dinamiche di riordino dell'ente;
quanto evidenziato sul versante delle dinamiche di riordino, unito alle discutibili quanto ancora poco chiare dinamiche di gestione decennale della Croce rossa italiana dovrebbero indurre il Governo ad operare un controllo di quanto posto in essere - con conseguenti riconoscimenti di responsabilità - oltre a favorire un procedimento di riorganizzazione della Croce rossa italiana oltre che di rimodulazione delle risorse ad essa destinate senza che ne venga intaccata l'attuale struttura pubblicistica, anche in considerazione del ragguardevole patrimonio di risorse umane, mobiliari ed immobiliari che, se correttamente utilizzate ed investite, rappresenterebbero un valore aggiunto per l'ente oltre che per il Paese -:
se alla luce delle criticità espresse in premessa - intenda fare chiarezza sull'esercizio della delega di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183, e sulla gestione complessa e deficitaria della Croce rossa italiana negli ultimi anni;
se - alla luce delle criticità evidenziate in premessa - intenda rivedere l'attuale progetto di riordino della Croce rossa italiana e quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare l'attività ed il futuro dei lavoratori attualmente operativi nella Croce rossa italiana.
(2-01545)
«Di Biagio, Paglia, Muro, Barbaro, Della Vedova».
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