IL PROTAGONISTA DI QUESTA VICENDA NON E’ RIUSCITO AD AVERE RICONOSCIUTO I
PROPRI DIRITTI NONOSTANTE IL TAR LAZIO E IL CONSIGLIO DI STATO GLI
ABBIANO DATO RAGIONE. FORSE DIETRO QUESTA INGIUSTIZIA DAL SAPORE
KAFKIANO SI POTREBBERO CELARE ‘INFESTAZIONI MASSONICHE’…
Veniamo brevemente ai fatti.
Il primo capitano Mario Martinez è stato
per anni ufficiale del corpo militare della Croce rossa italiana (Cri).
Corpo formato
da militari volontari, come del resto quasi tutto l’organico della Cri,
In questo ruolo ha svolto compiti di grande responsabilità e con
successo, tanto da meritare formale elogio per il servizio prestato.
Quella che qui raccontiamo non è una novità perché si di una storia
che si trascina da una decina d’anni. La sua originalità è proprio in
questo trascinarsi senza conclusione per un lungo periodo, senza che vi
sia un motivo apparente, tranne la dichiarazione del presidente della
Croce Rossa italiana, Francesco Rocca, secondo la quale il Primo Capitano Mario Martinez faceva parte di una corrente clientelare all’interno della Cri, sistema che egli ora combatte.
Quanto precede è la sintesi di un caso che non ha altre spiegazioni, ma che ha tenuto impegnati il Tribunale amministrativo del Lazio ed il Consiglio di Stato
nel tentativo di dirimere una lunga controversia amministrativa e
giudiziaria. Al fine di richiamare in servivio il suddetto capitano
Martinez, messo in congedo d’ufficio nel settembre 1991.
Tuttavia dalla data del suo congedo non è mai più stato richiamato in
servizio, fatta eccezione per un breve incarico – tra il giugno e il
luglio 2003 – presso l’ospedale di Bagdad in occasione del conflitto in
Iraq.
Nonostante due richieste formali da parte dei Comitati Cri di Parma e
di Bari, i quali in forza di una circolare del Comitato centrale Cri,
avessero chiesto nominativamente l’assegnazione ai loro servizi il
capitano Martinez, il commissario della Croce Rossa non ha mai risposto a
tale richiesta e del richiamo in servizio del Nostro non se n’è fatto
nulla.
La questione presenta oscuri motivi di esclusione ad personam, in
quanto negli oltre dieci anni di cui è segnata tutta questa vicenda, di
richiami in servizio, anche di militari in congedo, ve ne sono stati
tanti. Né vale la scusa di appartenenza ‘clientelare’ del Mertinez
addotta dal presidente di Cri, in quanto lo stesso informa che egli ha
chiamato in servizio ed assunto in via definitiva soltanto i precari che
prestavano servizio presso l’Associazione Cri. Come se i precari
fossero li in forza di un concorso pubblico regolarmente superato e non
perché chiamati nominativamente in forza di qualche segnalazione
personale! Altrimenti non si spiegherebbe il loro status di precari.
Questa circostanza fa giustizia della pretestuosità della
dichiarazione del presidente di Cri sulla lotta al clientelismo. Forse a
quello degli altri!
Il capitano Martinez, che in quanto a combattività appare abbastanza
deciso, a fronte di questa immotivata ed ostinata esclusione ha
intrapreso un’insistente battaglia giudiziaria che lo ha visto
vittorioso in ogni sede della Giustizia amministrativa, dal Tar del
Lazio – sezione 3^ quater – al Consiglio
di Stato, il quale con sentenza 2141/12 ha affermato che “l’Ente aveva
proceduto negli anni ad assumere personale nelle ipotesi e nelle aree
geografiche in cui aveva negato di avere effettuato richiami e che nel
periodo 2005-2010 aveva effettuato numerosissimi richiami (circa 370) in
sostanziale assenza di criteri univoci e prefissati”.
In altri termini, aveva mentito e quale ente di diritto pubblico
aveva operato con discrezionalità e senza procedure di rilievo pubblico.
Per queste ragioni il ricorso della Cri a ben due sentenze del Tar del
Lazio (quella del 2010 n.38855 e quella del 2012 n.236) veniva rigettato
e pertanto l’ente veniva condannato al pagamento delle spese
processuali.
Per effetto di questa sentenza il Consiglio di Stato emetteva
un’ordinanza tesa ad indennizzare il capitano Martinez dei danni subiti
ed il Prefetto di Roma, nel dare seguito all’ordinanza, nell’agosto di
quest’anno, nominava un commissario ad acta affinché provvedesse di
conseguenza. Cosa questa che, pare, sia già avvenuta, ma che al capitano
Martinez interessa poco.
Infatti, la sua determinazione è orientata ad essere richiamato in
servizio in quanto fisicamente efficiente ed intellettualmente lucido.
Uno dei paradossi di questa vicenda è appunto questo: la legislazione
italiana in materia di pensioni tende ad aumentare oltremisura l’età in
cui matura il diritto alla quiescenza, nel caso del capitano Martinez,
benchè il Nostro sia in perfetta efficienza fisica e psichica, deve
rimanere in congedo per forza. Ma guarda un po’ quali stranezze la vita
ci riserva!
Ancora un’ultima stranezza da segnalare su questo caso. Lattuale
presidente della Croce rossa italiana, l’avvocato Francesco Rocca, è
stato nominato del governo Berlusconi, quindi si potrebbe pensare che al
fondo dell’ostinata resistenza al richiamo periodico in servizio del
capitano Mario Martinez potrebbero esserci ragioni politiche. Alla luce
dei fatti, però, la questione sembra non essere di questa natura.
Infatti, la vicenda Martinez ha attraversato gestioni dell’ente Cri
di diverso colore politico e amministrativo. Qualunque sia stato
l’orientamento degli amministratori dell’Ente il risultato della vicenda
Martinez non è mai cambiato. Niente niente, come si usa dire dalle
nostre parti, la faida anti-Martinez va magari ricercata nell’apparato
amministrativo della Croce Rossa Italiana?
Non sarebbe il primo caso dell’influenza nefasta di massonerie
interne agli apparati pubblici che ne determinano gli orientamenti senza
mai apparire e, purtuttavia, ne condizionano le gestioni. E poiché sono
organizzazioni segrete le loro influenze sono difficili da individuare e
da indagare.
Una questione non secondaria è la privatizzazione di Croce rossa
italiana. A decorrere dall’inizio del prossimo anno Cri sarà
un’associazione privata e da quella data la sua gestione non sarà più,
amministrativamente parlando, sindacabile.
Ci viene, però, il dubbio che la sua attività sarà comunque
finanziata col denaro pubblico: non si spiegherebbe altrimenti la sua
funzione se non nello spirito del servizio pubblico. La domanda che
avanziamo, pertanto, è la seguente: che senso ha questa privatizzazione
che ci sembra volere assegnare alla Cri la stessa funzione della Rai,
cioè una riserva destinata alla fruizione esclusiva in materia di
reclutamento del personale, delle forniture da parte dei partiti, senza
incorrere nei vincoli procedurali cui sono obbligati i soggetti
pubblici?
Anche questa è una delle tante eredità lasciateci dallo sciagurato Governo Monti.
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