Il Tar aveva bocciato il commissariamento
PESCARA. Era illegittimo il siluramento di Luigi Sigismondi
dall'incarico di commissario provinciale della Croce Rossa dell'Aquila.
Lo ha deciso il Consiglio di Stato, per il
quale «il provvedimento è carente sotto il profilo di una compiuta
indagine in ordine agli elementi contestati e della conseguente
motivazione», confermando la sentenza di primo grado del tribunale
amministrativo regionale.
Sigismondi deve tornare al suo posto dopo esser stato defenestrato nell'agosto del 2009 quando il commissario straordinario nazionale Cri, Francesco Rocca, aveva mosso una serie di addebiti tra cui «la precarietà del parco automezzi del comitato provinciale, la richiesta di copertura di spese non legate all'emergenza terremoto, l'eccessivo presenzialismo, l'assenza dalla gestione dell'emergenza, l'assunzione di iniziative proprie, solitarie e scoordinate e il disinteresse per le attività dei volontari».
Le controdeduzioni formulate per difendersi dalle accuse e il piano di rilancio inviato da Sigismondi a Roma erano state respinte: di qui la sua destituzione e la nomina, al suo posto, dell'avvocato aquilano Carla Lettere proposto della responsabile regionale della Cri, Maria Teresa Letta, sorella dell'ex sottosegretario Gianni Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi.
La cacciata è stata impugnata davanti al Tar Lazio, che ha bocciato il commissariamento, e confermata in secondo grado dal Consiglio di Stato. In sua difesa Sigismondi ha portato una lettera del maggio 2009 indirizzata dalla Letta ai responsabili provinciali come ringraziamento per quanto era stato fatto in occasione del sisma, nonché le dichiarazioni di apprezzamento rilasciate dallo stesso commissario straordinario in un'intervista su un quotidiano locale. La Croce rossa, nei due gradi di giudizio, è stata condannata al pagamento complessivo di 5 mila euro di spese legali.
Sigismondi deve tornare al suo posto dopo esser stato defenestrato nell'agosto del 2009 quando il commissario straordinario nazionale Cri, Francesco Rocca, aveva mosso una serie di addebiti tra cui «la precarietà del parco automezzi del comitato provinciale, la richiesta di copertura di spese non legate all'emergenza terremoto, l'eccessivo presenzialismo, l'assenza dalla gestione dell'emergenza, l'assunzione di iniziative proprie, solitarie e scoordinate e il disinteresse per le attività dei volontari».
Le controdeduzioni formulate per difendersi dalle accuse e il piano di rilancio inviato da Sigismondi a Roma erano state respinte: di qui la sua destituzione e la nomina, al suo posto, dell'avvocato aquilano Carla Lettere proposto della responsabile regionale della Cri, Maria Teresa Letta, sorella dell'ex sottosegretario Gianni Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi.
La cacciata è stata impugnata davanti al Tar Lazio, che ha bocciato il commissariamento, e confermata in secondo grado dal Consiglio di Stato. In sua difesa Sigismondi ha portato una lettera del maggio 2009 indirizzata dalla Letta ai responsabili provinciali come ringraziamento per quanto era stato fatto in occasione del sisma, nonché le dichiarazioni di apprezzamento rilasciate dallo stesso commissario straordinario in un'intervista su un quotidiano locale. La Croce rossa, nei due gradi di giudizio, è stata condannata al pagamento complessivo di 5 mila euro di spese legali.
E la sentenza arriva ad un anno esatto dall’assoluzione, per il reato di calunnia, del maresciallo Vincenzo Lo Zito, dipendente della Croce Rossa Italiana che, nel 2008 aveva denunciato irregolarità amministrative e contabili compiute dall’allora presidente del comitato regionale Croce Rossa Italiana Abruzzo Maria Teresa Letta, sorella di Gianni Letta. E per questo si era beccato denunce e sospensione dello stipendio. Il giudice ha deciso di trasmettere il fascicolo alla Procura perchè indaghi su eventuali ipotesi di reato, facendo attenzione in particolare alla nota 22/08 del 5 gennaio 2008, indirizzata al direttore nazionale del Corpo militare della Croce Rossa Italiana, colonnello Piero Ridolfi, con cui il la dottoressa Letta richiedeva l’immediato allontanamento del militare.
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