STORIA DI ORDINARIA INGIUSTIZIA

La storia assurda del Maresciallo Lo Zito è in continua evoluzione e si cerca di aggiornarla continuamente.. i Provvedimenti dciplinari aumentano così come i Trasferimenti.. Il Blog contiene numerosissimi articoli e documenti scaricabili a prova dei fatti che vengono denunciati.. basta sfogliare le numerose pagine per rendersi cono...
BUONA LETTURA

martedì 22 gennaio 2013

LETTA FUORI DAL DIRETTIVO.....


LETTA FUORI DAL DIRETTIVO, 

''MA I NUOVI NON INNOVANO''

 

“Dicevano che fosse necessario un cambiamento, ma mi sembra che di innovativo ci sia ben poco. 
Il neo eletto presidente del Comitato regionale della Croce rossa è nell'ente da anni e, per giunta, si è presentato con un programma inesistente”.
Ironica e pungente, Maria Teresa Letta non risparmia critiche a Gabriele Perfetti, già a capo del comitato provinciale di Chieti e adesso suo successore al vertice del Comitato regionale.
Dopo 15 anni di conduzione Letta, infatti, le elezioni dello scorso 13 gennaio hanno segnato una svolta epocale all’interno dell’ente.
Candidata alla vice presidenza nazionale, la sorella dell’ex sottosegretario Gianni Letta si dice “per nulla dispiaciuta” di dover cedere il passo al nuovo arrivato Perfetti, anche se ci tiene togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
“È stato detto che il cambiamento fosse necessario, ma questa affermazione non è stata motivata da nulla di concreto - protesta - Neppure il programma ha nulla di innovativo, si fa solo riferimento alla nuova ‘sfida’ da affrontare nel prossimo anno, e cioè il passaggio da ente pubblico ad associazione privata. Ma oltre questo, nulla di più”.
In base al decreto legislativo numero 178 del 28 settembre 2012, infatti, la Croce rossa italiana dovrà ben presto adattarsi al riordino che la allineerà al movimento internazionale, diventando “un soggetto di diritto privato”, come dice il dl.
“Avrei preferito poter accompagnare il comitato regionale in questo delicato passaggio, ma non me ne hanno dato il tempo. Pazienza, cercherò di impegnarmi a livello nazionale”, sospira la Letta.
Le elezioni per i vertici italiani si terranno a Roma il prossimo 27 gennaio, quando i presidenti locali, provinciali e regionali voteranno la terna nazionale che prenderà in mano le redini dell’ente

Qualche riferimento storico ( Clicca

Il Servizio di REPORT su Rai 3 ( Clicca )

La Macchina del fango e la giustizia trionfa ( clicca )

 

sabato 19 gennaio 2013

Non dire mai " MAI " .....

Dal Socio Attivo 
FRANCESCO CATAPANO
CANDIDATO ALLA 
PRESIDENZA NAZIONALE
CROCE  ROSSA ITALIANA



NON DIRE MAI " MAI "  !!!
Il 27 settembre 2012 il CS , rivolgendosi ad un certo “Catapicchio” , scriveva sulla sua bacheca di FB (divenuto di dominio pubblico, quindi oltre “ gli amici virtuali” fino a giungere a me ) : “omissis… Sono stato in silenzio per lungo tempo.... Per troppo tempo e per amor di croce rossa ho evitato inutili polemiche... Ora la sensazione di liberazione da un ruolo che ormai mi stava stretto mi da libertà di dire e pensare ….omississ..” Dal tono del messaggio sembrava che il CS volesse terminare di occuparsi della CRI con la riforma; a meno che con quelle parole volesse intendere di liberarsi soltanto dal ruolo di Commissario !? Pochi giorni fa di fronte alle insistenti voci di una probabile candidatura del CS alla Presidenza Nazionale ho chiesto al Ministro della salute di intervenire autorevolmente per tentare di far desistere il CS da un’eventuale tentazione di presentare la propria candidatura a Presidente nazionale della CRI, facendo rilevare che la Presidenza di tutti i Comitati CRI e, quindi, anche quella nazionale, cosi come prevista dal DLgs 178/2012 , con pieni poteri ( come lo è il commissario ), è un organo monocratico perché, diversamente da quanto accade negli altri ambiti, in CRI il Presidente non è al vertice di un organo collegiale . Purtroppo i persistenti silenzi del Ministro di fronte alle innumerevoli legittime rimostranze dei Soci diventano complicità politica e, quindi, avallo del sistema che in questi quattro anni il CS ha creato, per nulla diverso da quello trovato all’atto del suo insediamento quando si coartavano ( così da Zingarelli: restringere, limitare entro confini angusti ) i volontari con ordini di scuderia senza una indipendente discussione pubblica . Basta vedere i risultati delle tornate elettorali fin qui svolte. Quanti commissari sono stati eletti presidenti?! Soltanto apparentemente ( solo agli occhi degli estranei alla CRI) è interpretabile come segnale di democrazia la presenza di più candidati in alcune realtà territoriali. E’ un sistema che ha portato inevitabilmente a premiare soltanto chi, per l’esercizio del suo incarico di commissario, ha avuto modo di consolidare nel tempo la propria posizione verticistica , grazie anche alla continua ed unica sua visibilità nell’ambiente di CR. La par condicio non ha sede nella CRI !!! Per quanto riguarda me, le mie candidature a livello regionale e nazionale hanno avuto soltanto lo scopo di mostrare agli altri,senza alcuna velleità personale, la possibilità di cambiare registro e con la convinzione ( è detto nella premessa del programma strategico presentato alle elezioni regionali) di non poter ricevere consensi nel sistema attuale della vita associativa determinatosi a seguito del lungo commissariamento . Quindi il vincitore abbia il buon gusto di non sbandierare di aver ripristinato una sana competizione elettorale, tanto lo sanno tutti i Soci sin d’ora chi sarà eletto e non per spontaneo convincimento. Mi sarei aspettato , e sarebbe stato logico, che il commissario governativo avesse lasciato liberi i volontari di scegliersi il loro rappresentante “volontario doc “ anzicchè ingombrare il campo con la propria presenza , a maggior ragione che l’aspetto lautamente remunerativo della funzione di commissario oscura il suo dichiarato spirito volontaristico, tanto che gli suggerisco di mettere sul sito della CRI tutta la documentazione utile a comprovare l’acquisito status di socio attivo donatore di sangue prima del 30.10.2008( data del DPCM di nomina a commissario straordinario della CRI),prima che gli venga chiesto ai sensi della legge 241/90.

I MIEI MIGLIORI AUGURI PER LA RIUSCITA...... CON LA SPERANZA CHE FINALMENTE SI RISTABILISC TRASPARENZA E LEGALITA' 

sabato 12 gennaio 2013

Le scorte della Croce rossa? Prendono polvere sugli scaffali







     



CASARANO - Coperte, scarpe, pantaloni e biancheria intima. Riposti negli scatoloni o ancora avvolti da cellophane. Stipati a prender polvere, o disordinatamente lasciati negli scatoloni, quando invece potrebbero essere di grande aiuto a tante persone in difficoltà economica.
Succede a Casarano, presso la sede della Croce rossa italiana in corso Roma, ospitata in un immobile di proprietà comunale.
Il signor Mario (nome di fantasia) ci ha riferito che dallo scorso maggio la distribuzione di viveri e beni in generale da parte dell'associazione di volontariato si è interrotta. E per la sua e le altre 500 famiglie in difficoltà economica che ne usufruivano, tirare avanti è diventato molto più difficile.

Hanno ancora il cellophane le coperte inviate dalla Comunità europea e ammassate su un tavolo e su dei ripiani in una delle stanza dell'immobile. 
                                                               
coperte Croce rossa  
 Intatti perché ancora incellophanati i jeans ed i pantaloni disposti sugli scaffali di un'altra stanza della sede.






jeans Croce rossa  

Qui ci sono anche vari capi di abbigliamento 
e diverse paia di scarpe di varia misura.







scarpe e varie croce rossa


Come le scatole di scarpe con il logo Filanto, probabilmente donate dall'azienda casaranese.
         






scarpe Filanto
   
Ancora scarpe riposte in altri scatoloni. 
Ci sono ciabattine per bambini, stivaletti, modelli più sportivi.








scatola scarpe



scatola scarpe 2










scatola scarpe 3

venerdì 11 gennaio 2013

L'ULTIMA INFAMIA C.R.I.

                                                              




L'ULTIMA 
INFAMIA...




Pochi giorni or sono la C.R.I. (a dispetto del suo carattere falsamente umanitario), ha messo in scena l'ennesimo atto infamante nei confronti di alcuni lavoratori (peraltro precari), interrompendone il rapporto di lavoro perché ormai usuratí e logorí e non più necessari ad una societa civile che dovrebbe essere fondata sul lavoro, sul rispetto e sulla tutela dei più deboli.. 
Ma questa è la nuova C.R.I. che avanza!!

Il nuovo volto della C.R.I., sempre più propenso al profitto piuttosto che alla solidarietà, usa un linguaggio freddo e "burocratese" per licenziare i propri Dipendenti, senza preoccuparsi minimamente dei risvolti drammatici a cui saranno soggetti questi lavoratori. Abbiamo il dovere di ricordare che questi due colleghi sono inseriti nei processi di stabilizzazione e, in uno dei due casi, si è addirittura in presenza di una sentenza favorevole di primo grado per la definitiva trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato. Chi ha messo in pratica l”ennesima porcata sa benissimo che si sta prestando ad un gioco sporco e pericoloso che apre le porte ad una serie di procedimenti che rischiano di coinvolgere decine e decine di lavoratori che si trovano nelle stesse identiche condizioni dei due colleghi appena licenziati. Invece di licenziare in maniera spregiudicata ed ingiustificata, dove erano e cosa hanno fatto in tutto questo tempo questi illuminati Vertici a difesa della sicurezza e della salute dei propri Dipendenti nei luoghi di lavoro?? NULLA!!
Ancora oggi i servizi del Comitato Provinciale di Roma (C.O.S.P., C.E.M. e lo stesso Provinciale), sono sprowisti dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (R.L.S.) unico vero strumento per monitorare le condizioni e la sicurezza di lavoro dei Dipendenti. Questo artificio (penalmente rilevante), ha permesso a questa Amministrazione di eludere qualsiasi controllo sui carichi di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori del Comitato Provinciale, a cominciare dalle recenti aberranti turnazioni imposte e “ideate” al C.O.S.P. da qualche genio assunto attraverso contratto di somministrazione (ma non avevamo nessun Dipendente in grado di fare quel lavoro??) senza passare, peraltro, attraverso alcun accordo con le parti sociali (OO.SS. e R.S.U.). Ma questo nessuno se lo è chiesto; l'importante e sbarazzarsi, al più presto, del più alto numero possibile di Dipendenti (meglio se precari) per rendere la Nuova C.R.I. libera da “zavorre” inutili e fastidiose; poco importa se dietro ci sono persone e famiglie, ormai lo sguardo del “nuovo che avanza” è rivolto al business, al mercato, alle carriere personali e alle svendite immobiliari .... .. Purtroppo per loro, abbiamo ancora saldi i principi di solidarietà, di tutela dei più deboli e vulnerabili, in funzione del mantenimento dei livelli occupazionali; questo ci permette, e ci da la forza, di continuare a combattere contro queste vere e proprie ingiustizie sociali. Metteremo in campo tutte le nostre forze per scongiurare altri episodi del genere e per ripristinare quanto illegittimamente messo in pratica nei confronti dei due colleghi appena licenziati. Avremmo voluto sentire, forti e chiare, le posizioni delle altre OO.SS. in merito alla vicenda, ma ci attendiamo anche un pronunciamento di solidarietà, altrettanto forte, da parte di tutti gli altri lavoratori, perché è solo così che si sconfiggono i regimi e la paura ..... ..








lunedì 7 gennaio 2013

"CATTIVA GESTIONE": LA CROCE ROSSA FINISCE IN BARELLA


DOPO L'INDAGINE DEL SENATO CHE PARLAVA DI "OPACITA' DEI FLUSSI FINANZIARI" INTERVIENE LA CORTE DEI CONTI: 
14 MILIONI DI BUCO, 
A UN PASSO DALLA PRIVATIZZAZIONE

Per i giudici contabili le perdite più consistenti, 10 milioni, derivano dal Lazio. E pende un contenzioso con la Sicilia da 50 milioni


 Negli ultimi 34 anni la Croce Rossa Italiana è stata commissariata per 24 e ora si avvia verso la privatizzazione decisa dal governo nell'ottobre scorso con un buco di 14 milioni. L'obiettivo è quello di rendere l'ente un'associazione autonoma come negli altri paesi e soprattutto far risparmiare soldi allo Stato. Perché la gestione non sempre ha funzionato bene, anzi e stata negli ultimi anni al centro di vari scandali. Parentopoli compresa.

NEL DICEMBRE 2010 Report dedica un'intera puntata al lato oscuro dell'organizzazione: dal patrimonio immobiliare lasciato andare in rovina, ai pacchi di Natale per i terremotati dell'Abruzzo che sarebbero stati trasformati in gentile omaggio per i donatori di sangue. Con tanto di lettera firmata da Maria Teresa Letta, ( IL SERVIZIO SULL'ABRUZZO )al tempo commissario della CRI in Abruzzo e sorella di Gianni, ex sottosegretario alla presidenza del consiglio: "Accompagno questo piccolo dono con gli auguri fervidi e sinceri per una sana e serena...". Alle cannonate di Report seguono i rilievi sollevati a gennaio 2012 dalla Commissione Sanità del Senato, al termine di un'indagine conoscitiva sulla CRI durata un anno. Dopo un migliaio di documenti cartacei depositati, una decina Ie audizioni, a partire dal commissario straordinario, Francesco Rocca, il verdetto è impietoso: mancata approvazione nei tempi dovuti dei rendiconti, opacità dei flussi finanziari, mancanza di criteri trasparenti e obiettivi sul reclutamento, assenza di pianta organica, attribuzioneai dipendenti di emolumenti non dovuti, eccesso di consulenti esterni. E poi: mancanza di controlli interni, carenza di una esatta rendicontazione di beni mobili, diseconomicità della gestione dei beni immobili. Le attività svolte in convenzione per il Pronto soccorso? Anche queste antieconomiche, con casi limite oggetto di segnalazione nel Lazio e in Puglia. 


Ora ad accendere i riflettori sulla Croce Rossa è la Corte dei Conti che già a gennaio 2011 aveva condannato in primo grado l'ex commissario straordinario Maurizio Scelli e altri due funzionari a versare 3 milioni di euro a beneficio dell'ente per compensare i danni causati dalla loro gestione. Fra le motivazioni di quella sentenza, il "totale disprezzo di qualsiasi canone di sana ammi nistrazione, in totale noncuranza degli equilibri finanziari della Croce Rossa Italiana".
Il giudizio della Corte è cambiato? Non proprio. Certo, l'attività ha dato segnali di ripresa e qualche passo avanti c'è stato. Ad esempio, si legge nella relazione sull'esercizio 2011, "il consuntivo 2011 è stato approvato nei termini di legge".
Un'eccezione, non la regola per la CRI che nemmeno nel 2011 è riuscita a determinare la dotazione organica del personale militare. Problema che però verrà presto risolto, grazie al decreto legislativo del settembre 2012 secondo cui il Corpo militare, costituito esclusivamente dal personale volontario, transiterà in un 'ruolo ad esaurimento' nell'ambito del personale civile della Croce Rossa. 


Restano comunque da sciogliere i nodi relativi alla "notevole complessità organizzativa e gestionale conseguente all'esistenza di circa 600 comitati con propria autonomia di bilancio" che determina ancora "alcune discrasìe gestionali derivanti, principalmente, dalla mancanza di figure professionali adeguate".

Il tallone d'achille di quella che fra qualche anno diventerà una vera e propria azienda privata restano i conti: le Unità territoriali registrano un disavanzo complessivo di 6.554.770 euro cui si aggiungo altri 7,4 milioni del Comitato centrale (7.431.074). Totale: quasi 14 milioni di rosso nel 2011.


A zavorrare il bilancio sono soprattutto i Comitati provinciali di Roma, Latina (che sono incrementati, rispetto al 2010 di 10.109.057 euro) e Perugia. 
Colpa di convenzioni in perdita, di ritardi con cui vengono pagati i servizi da parte delle Aziende sanitarie locali e delle spese di gestione di alcune strutture socio sanitarie. Ma non si possono dimenticare i recenti fatti di cronaca come la bufera scoppiata a novembre sul caso dell'affidamento della gestione delle ambulanze in subappalto a gruppi privati.

NON SOLO. "Persistono ancora scrive la Corte dei Conti - alcune convenzioni in perdita, in particolare per i servizi di pronto soccorso e trasporto infermi, a causa dell'alto costo del personale rispetto a quello delle strutture privatistiche. Così come non risulta concluso il complesso contenzioso con la società SI.S.E , incaricata di gestire le convenzioni in Sicilia, che rischia di costare 50 milioni di euro alle sempre più pallide casse della Croce Rossa.

da : Il Fatto Quotidiano del 4 Gennaio 2013

domenica 6 gennaio 2013

SCANDALO CROCE ROSSA/ La Corte dei Conti certifica un buco da 14 milioni: “Manca il controllo”

Gli scandali nella Croce Rossa Italiana non finiscono mai e stavolta continuano le denunce della Corte dei Conti. Disagi e deficit economici indeboliscono ancora di più il più importante Ente umanitario: la CRI ha un buco economico di quasi 14 milioni di euro; non ha la capacità interna di controllare la contabilità; non esiste una tesoreria unica a cui attingere denaro in modo vigilato e le commissioni hanno troppa autonomia. Un sistema ‘anarchico’ che, oltre ai scandali del passato, crea troppe lacune economiche. E così la Croce Rossa si avvia alla privatizzazione.

 

 LO ZITO-LETTA - Nel 2008 il maresciallo Vincenzo Lo Zito denuncia le troppe irregolarità interne nella sezione Abruzzo della CRI dove il presidente era Maria Teresa Letta. Un cognome di prestigio quello del presidente; sorella del politico Gianni Letta. Lo Zito denuncia movimenti economici sospetti della signora Letta, usando i fondi della CRI: assegni con firme false; doni natalizi per i terremotati abruzzesi e riciclati per i donatori di sangue accompagnati dagli auguri della Letta; trasferimenti di denaro verso conti bancari non autorizzati; il tutto senza giustificazioni. Insomma manovre economiche poco chiare che sono sinonimo di scandali economici. A seguito dei controlli sulla gestione finanziaria della Croce Rossa Abruzzo, nonostante tutto, non ci fu nessuna denuncia ma solo una querela. Il pm Erminio Amelio ancora non scrive nessuno nel registro degli indagati. Era il 2008, siamo nel 2013.

SCELLI-SMOLIZZA-PANDOLFI - Nel 2011 la Corte dei Conti condanna Maurizio Scelli, ex commissario della CRI, e i due funzionari Aldo Smolizza e Virgilio Pandolfi. Scelli  è condannato a risarcire l’Ente con 900 milioni di euro. 3 milioni di euro in totale per l’accusa di  ‘disprezzo di qualsiasi canone di sana amministrazione in totale noncuranza della Croce Rossa Italiana’. Insomma i tre, nel 2004, avevano firmato contratti informatici pur sapendo che la CRI non aveva la disponibilità economica. Bilanci incongrui e non necessari. Lo stesso Scelli parlò di accanimento dei giudici nei suoi confronti, sentendosi attaccato ingiustamente dalla magistratura come era accaduto a Silvio Berlusconi. Eppure l’ex commissario era già stato accusato, ma poi assolto, per aver sottratto fondi interni pari a 17 milioni di euro destinati alla missione umanitaria  ‘Antica Babilonia’.

Ora torna un nuovo resoconto della Corte dei Conti che denuncia altre lacune che rischiano sempre più d’indebolire la CRI: una criticità organizzativa e gestionale. C’è da dire che rispetto al fondo nero toccato in più casi, negli ultimi anni la situazione della CRI è migliorata lievemente pur rimanendo ancora negativa. Nonostante la politica dei tagli - riduzione delle auto blu, autovetture di servizio, da 29 a 9; i ‘benefits’ non sono presenti nella struttura; gli organi collegiali sono diminuiti da 7 a 3- comunque la Croce Rossa si avvia alla privatizzazione decisa dal Governo Monti.  Infatti è in corso di approvazione il decreto di riforma  che prevede una parziale privatizzazione soprattutto delle strutture periferiche. Secondo l’Annual Report 2011 la CRI possiede ben 981 immobilimolti di cui andranno in mano a privati, distribuiti soprattutto in Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Friuli.

Un altro grave problema è il buco economico che ammonta a quasi 14 milioni di euro: infatti 6.554.770 euro è il disavanzo dei comitati regionali e 7.400.000 euro ammonta lo scompenso del comitato centrale. Un triennio finanziario in dissesto a causa di una poca liquidità dell’Ente e da un’organizzazione interna, disorganizzata che rallenta le approvazioni di bilancio. La Croce Rossa non ha mai avuto una Tesoreria Unica, ovvero un macro fondo nazionale a cui, tutte le rappresentanze possano attingere in modo controllato e questo sarebbe uno dei provvedimenti urgenti da prendere. Inoltre la Corte dei Conti ha rilevato un abnorme buco economico con problemi finanziari per la CRI sezione Molise, Lazio, Friuli, Toscana ed Umbria. Mentre a livello provinciale il default economico è per Roma, Latina e Perugia.
Dulcis in fundo la discrasia organizzativa: la CRI ha un ordine interno che con difficoltà permette di tenere sotto controllo i livelli di responsabilità finanziaria perché i comitati: centrale, provinciali (103), regionali (20) e locali (448) hanno una loro organizzazione autonoma che rende difficile anche controllare gli spostamenti di denaro.