Venerdì gli ispettori dell’Ares (l’azienda della Regione che gestisce le
emergenza e il 118) hanno controllato un’ambulanza della Croce rossa
convenzionata. E hanno scoperto che non aveva fatto la revisione da un
anno e che l’assicurazione era scaduta.
L’Ares ha presentato denuncia ai carabinieri. Ieri mattina è stata la
stessa Croce rossa a comunicare che in un mezzo medicalizzato era finito
l’ossigeno. Sono solo due episodi che raccontano il rapporto complicato
tra l’Ares e la Croce rossa, che a Roma e nel Lazio gestisce 46
postazioni in convenzione. Ma proprio su questo contratto, che risale
all’estate scorsa, in questi giorni è iniziato un braccio di ferro.
LO SCONTRO
La direzione generale dell’Ares ha scoperto che la Croce rossa stava subappaltando il servizio ai privati. E ha fatto scrivere dall’avvocato una lettera di fuoco alla Cri per spiegare: questo non si può fare. Anche perché, come dice il buon senso, se il servizio doveva essere appaltato ai privati, allora poteva farlo direttamente l’Ares, che avrebbe così risparmiato dei soldi.
La storia comincia quest’estate. L’Ares in parte gestisce il servizio di emergenza con proprie ambulanze e proprio personale, in parte affida all’esterno la gestione di decine di postazioni delle ambulanze. Nel 2011 la Croce rossa aveva interrotto la precedente convenzione spiegando che non era sostenibile economicamente.
La direzione generale dell’Ares ha scoperto che la Croce rossa stava subappaltando il servizio ai privati. E ha fatto scrivere dall’avvocato una lettera di fuoco alla Cri per spiegare: questo non si può fare. Anche perché, come dice il buon senso, se il servizio doveva essere appaltato ai privati, allora poteva farlo direttamente l’Ares, che avrebbe così risparmiato dei soldi.
La storia comincia quest’estate. L’Ares in parte gestisce il servizio di emergenza con proprie ambulanze e proprio personale, in parte affida all’esterno la gestione di decine di postazioni delle ambulanze. Nel 2011 la Croce rossa aveva interrotto la precedente convenzione spiegando che non era sostenibile economicamente.
LA SPESA
Per alcuni mesi l’Ares, in forma provvisoria, chiede aiuto, senza un vero appalto, a società private che gestiscono ambulanze. Poi prepara un bando di gara per assegnare le 46 postazioni in maniera stabile ai privati. Valore del bando 19,3 milioni di euro, ma è chiaro che in una gara quella cifra può pure scendere. Interviene però la Regione e decide di fermare tutto: firma una convenzione diretta con la Croce rossa per 19,5 milioni di euro all’anno per sei anni, per 21 postazioni a Roma e provincia, più altre 25 nel resto del Lazio. La cifra riconosciuta alla Cri appare alta, se confrontata con quanto scritto inizialmente nel bando e anche con quanto, nei mesi di transizione, l’Ares ha pagato ai privati (almeno il 30-40 per cento in meno). Già su questa scelta ci sono perplessità e interrogazioni in consiglio regionale ad esempio dei Radicali. Non tornano i numeri.
Il problema, comunque, sembra risolto con l’affidamento del servizio alla Croce rossa. Fino a quando, a ottobre, la dirigenza del Ares 118 si accorge che sui siti internet dei vari comitati provinciali della Croce rossa italiana vengono pubblicati i bandi di gara per l’affidamento in subappalto della gestione delle ambulanze. Insomma, la Croce rossa affida il servizio a gruppi privati, facendo ciò che, puntando sui risparmi assicurati da una gara, avrebbe potuto fare direttamente l’Ares. Ad esempio, il comitato provinciale di Roma del Cri, il 19 ottobre, scrive un capitolato d’appalto per l’affidamento del servizio per un mese delle postazioni di Casal Palocco, Casilino, Cassia, Civitavecchia, Umanesimo, Eur, Fonte Nuova, Frattocchie, Guidonia, Lariano, Policlinico, piazza del Popolo, Prenestino, piazza della Repubblica, Santa Severa, Tor Pignattara, Vicovaro. Base d’asta 153 mila euro. La cosa divertente è che nel bando la Cri sottolinea l’assoluto divieto, per la ditta che si aggiudicherà il servizio, di subappaltarlo.
Per alcuni mesi l’Ares, in forma provvisoria, chiede aiuto, senza un vero appalto, a società private che gestiscono ambulanze. Poi prepara un bando di gara per assegnare le 46 postazioni in maniera stabile ai privati. Valore del bando 19,3 milioni di euro, ma è chiaro che in una gara quella cifra può pure scendere. Interviene però la Regione e decide di fermare tutto: firma una convenzione diretta con la Croce rossa per 19,5 milioni di euro all’anno per sei anni, per 21 postazioni a Roma e provincia, più altre 25 nel resto del Lazio. La cifra riconosciuta alla Cri appare alta, se confrontata con quanto scritto inizialmente nel bando e anche con quanto, nei mesi di transizione, l’Ares ha pagato ai privati (almeno il 30-40 per cento in meno). Già su questa scelta ci sono perplessità e interrogazioni in consiglio regionale ad esempio dei Radicali. Non tornano i numeri.
Il problema, comunque, sembra risolto con l’affidamento del servizio alla Croce rossa. Fino a quando, a ottobre, la dirigenza del Ares 118 si accorge che sui siti internet dei vari comitati provinciali della Croce rossa italiana vengono pubblicati i bandi di gara per l’affidamento in subappalto della gestione delle ambulanze. Insomma, la Croce rossa affida il servizio a gruppi privati, facendo ciò che, puntando sui risparmi assicurati da una gara, avrebbe potuto fare direttamente l’Ares. Ad esempio, il comitato provinciale di Roma del Cri, il 19 ottobre, scrive un capitolato d’appalto per l’affidamento del servizio per un mese delle postazioni di Casal Palocco, Casilino, Cassia, Civitavecchia, Umanesimo, Eur, Fonte Nuova, Frattocchie, Guidonia, Lariano, Policlinico, piazza del Popolo, Prenestino, piazza della Repubblica, Santa Severa, Tor Pignattara, Vicovaro. Base d’asta 153 mila euro. La cosa divertente è che nel bando la Cri sottolinea l’assoluto divieto, per la ditta che si aggiudicherà il servizio, di subappaltarlo.
L’EPILOGO
Analoghe gare sono state preparate dai comitati provinciale della Cri del resto del Lazio. A quel punto, la direzione generale dell’Ares decide di intervenire e invia una lettera alla Croce rossa per bloccare questa operazione. Il caso è destinato ad esplodere.
I gestori privati
delle ambulanze hanno anche presentato ricorso al Tar contro
l’affidamento diretto alla Croce rossa.
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