sabato 23 luglio 2011

CROCE ROSSA : dichiarato il crac finanziario del comitato provinciale di Roma

Un'ordinanza commissariale del Comitato    centrale della Croce    rossa italiana (CRI) del 15 luglio 2011, firmata dal commissario straordinario avvocato Francesco Rocca, ha dichiarato il crac finanziario del comitato provinciale di Roma;


 Atto n. 4-05676
Pubblicato il 21 luglio 2011, Seduta n. 585
LANNUTTI 
- Ai Ministri della salute, dell'economia e delle finanze e della difesa. -
Premesso che:

un'ordinanza commissariale del Comitato centrale della Croce rossa italiana (CRI) del 15 luglio 2011, firmata dal commissario straordinario avvocato Francesco Rocca, ha dichiarato il crac finanziario del comitato provinciale di Roma;
in particolare l'ordinanza determina di prendere atto del rilevante stato di crisi in cui versa, sotto il profilo economico, il comitato provinciale CRI di Roma per questi motivi: il comitato provinciale CRI di Roma non è riuscito ad approvare il bilancio di previsione in considerazione del previsto disavanzo finanziario di 9.313.215,32 euro; dall'analisi del bilancio consuntivo 2010 emerge un disavanzo di amministrazione di circa 16.086.067,41 euro; l'ARES 118 della Regione Lazio non ha inteso rinnovare la convenzione per servizio 118 di trasporto di emergenza in ambulanza, attività principale del comitato provinciale CRI di Roma (COSP), che impiega la maggioranza delle risorse umane e strumentali del Comitato, limitandosi ad una proroga fino al 31 dicembre 2011 e manifestando l'intenzione di procedere all'assegnazione di tale servizio - a decorrere dal 1° gennaio 2012 - previo espletamento di una gara europea; nel corso delle trattative condotte con ARES 118 della Regione Lazio per il rinnovo della predetta Convenzione è emerso, grazie ad un'analisi condotta con i nuovi criteri a seguito dell'ordinanza commissariale n. 90 del 5 marzo 2010 dal dirigente preposto al comitato provinciale CRI di Roma, che la predetta convenzione per il servizio 118 sottoscritta con ARES non era comunque in equilibrio finanziario; il Centro di educazione motoria del comitato provinciale CRI di Roma presenta una grave situazione deficitaria derivante da oneri di gestione estremamente superiori al finanziamento previsto dall'accreditamento con la Regione Lazio; il piano di risanamento della Sanità regionale del Lazio non consentirebbe un adeguamento del contributo, finalizzato alla copertura integrale dei costi; le perdite gestionali di entrambe le strutture, COSP e CEM, sono la principale causa dello squilibrio finanziario del comitato provinciale CRI di Roma; il comitato centrale è costretto a concedere continue anticipazioni di cassa al Comitato di Roma per consentire pagamento delle spese obbligatorie. Le attività sanitarie promosse dal COSP (attività di 118) rientrano, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, tra le attività di principale competenza delle Regioni; le cause del predetto squilibrio economico dovranno trovare soluzione entro l'esercizio finanziario corrente poiché le proiezioni per l'esercizio 2012 consentono sin d'ora di prevedere che non vi saranno risorse finanziarie sufficienti affinché il comitato centrale possa ripianare il deficit del comitato provinciale CRI di Roma; l'unica possibilità di ripianare il deficit 2012 del comitato provinciale di Roma consisterebbe in un prelievo forzoso di risorse economiche da altre unità territoriali sull'intero territorio nazionale, soluzione, questa, assolutamente non percorribile in quanto non equa, profondamente avversata dalle unità CRI che negli anni hanno dimostrato una gestione economicamente sana e che rischia di provocare difficoltà economiche in altre unità dell'associazione con gravi riflessi sui servizi resi ai cittadini; vi è dunque la necessità di intervenire con urgenza per interrompere una gestione diseconomica suscettibile di ulteriore aggravamento, per ristrutturare le attività del comitato provinciale CRI di Roma al fine di riportarle nel quadro della sostenibilità di bilancio, per porre in sicurezza le attività del comitato provinciale CRI di Roma che presentano un equilibrio entrate/uscite e per avviare un processo virtuoso di riorganizzazione delle attività della sede di Roma;

considerato che:

la CRI è l'unica organizzazione del suo genere, almeno in Europa, che dipende politicamente ed economicamente dal Governo, il quale versa nelle casse dell'organizzazione oltre 160 milioni di euro l'anno (l'80 per cento del quale è destinato alle spese per il personale). La storia recente dice che la CRI è stata commissariata quattro volte dal 1995 a oggi e ha vissuto 18 degli ultimi 25 anni in gestione straordinaria, con commissari nominati per cercare di sanare i deficit delle precedenti gestioni. L'ultimo commissario straordinario è il dottor Francesco Rocca;
da troppo tempo vengono denunciate irregolarità, poca trasparenza nella gestione dell'associazione, nonché una situazione di caos organizzativo con mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, assunzioni «facili» e senza concorso nel Corpo militare;
è sintomatico che già nel 2008, il "Corriere della sera", in un articolo di Gian Antonio Stella del 27 settembre, titolava: "Sprechi, dossier dello Stato alla Corte dei Conti. La Croce rossa raddoppia i Centri. Ma per sole nove pratiche all'anno. Dopo l'ispezione partita richiesta alla Difesa di bloccare “il contributo per l'incapacità di spesa dimostrata”". Nell'articolo si fa riferimento ad un Rapporto firmato da Fabrizio Valenza dei Servizi ispettivi di finanza pubblica nel quale, tra l'altro, relativamente alle verifiche fatte su stipendi, rimborsi e promozioni, si denuncia «l'"irregolare riconoscimento al personale di assistenza di gradi non previsti dalla legge", l'"illegittima presenza di personale militare in servizio continuativo in assenza di una norma che lo consenta", la "necessità di annullare promozioni effettuate" grazie alla laurea in materie non previste dalla legge, l'assenza di copertura finanziaria dei provvedimenti con cui erano stati distribuiti molti aumenti in busta paga, "l'erogazione di buoni pasto per importi superiori al dovuto" e così via»;
e ancora il 10 dicembre 2009, il quotidiano "la Repubblica" riporta un articolo dal titolo "Assunzioni facili e conti fuori controllo. Il crac Croce Rossa". L'articolo riferisce ancora una volta di una Croce rossa «alle prese con i mali della pubblica amministrazione italiana: conti incerti, organici sovraffollati, gestioni instabili, influenza della politica». E ancora: «Otto ufficiali superiori sono stati chiamati a restituire i gradi, ottenuti in seguito a promozioni giudicate illegittime da un ispettore ministeriale, e cento dipendenti hanno fatto ricorso al giudice del lavoro dopo l'annullamento di generosi benefici economici»;
l'articolo sottolinea come la Croce rossa sia «un ente costretto a muoversi al confine fra solidarietà e spreco, fra volontariato entusiasta e lavoro assistito. La grana più grossa rimane quella della riorganizzazione del corpo militare, una delle sei componenti della Croce rossa (le altre sono i volontari del soccorso, i donatori di sangue, i giovani pionieri, le pie donne e le crocerossine) che, a leggere il j'accuse dell'ispettore del ministero, si è trasformata in un carrozzone. Ben 670 degli 877 militari in servizio continuativo nel corpo sono stati di fatto stabilizzati "senza che alcuna norma lo prevedesse". E due terzi del personale, a fine 2007, risultavano impiegati in servizi civili, per lo svolgimento di attività in convenzione con enti pubblici e organismi privati (...). Per le emergenze come alluvioni e terremoti, insomma per la funzione istituzionale del corpo, la Croce rossa ha fatto soprattutto ricorso ai precari, che oggi sono 375, tutti arruolati senza concorso. Il personale militare a tempo determinato, dal 2001 al 2007, è cresciuto del 77 per cento. Quello civile in sette anni è addirittura triplicato»;
più recentemente, il 23 marzo 2010, il settimanale "L'espresso" riportava un articolo di Fittipaldi e Soldano dal sottotitolo chiarificatore "Vertici strapagati. Boom di consulenti. Debiti in aumento. Sprechi. Anche un ex terrorista a fianco del commissario. Ecco come funziona l'associazione";
il medesimo articolo sottolinea come «Non stupisce che in Italia, unico caso in Occidente, l'ente invece di essere indipendente è sotto il controllo ferreo dei partiti. Che da sempre usano la Croce rossa per fare assunzioni di massa (migliaia di precari militari e civili sono stati chiamati senza concorso e senza criteri): le emergenze e le calamità sono eventi secondari. I bilanci non vengono approvati dal 2005, e i commissari straordinari vanno e vengono». Nell'articolo si legge inoltre che, nel 2008, «un'ispezione del Ministero dell'economia (...) stilò una lista di ben 54 rilievi che denunciavano gravi irregolarità degli ausiliari: promozioni illegittime, benefici economici non dovuti, sprechi senza fine». Successivamente, gli ispettori del Ministero della difesa verificavano per il periodo che va dal 2005 al 2009, «le storture della gestione di presidenti e commissari: 17 milioni destinati dalla Difesa per le esigenze del Corpo (medicinali, automezzi, attrezzature da campo) non sarebbero stati mai spesi, le esposizioni con le banche sarebbero "ormai stabilmente sopra i 55 milioni di euro nelle sue punte massime", mentre oltre 15 milioni di euro avuti dalla Cri per l'operazione Antica Babilonia in Iraq sono "ancora da impegnare"»;
ancora "L'espresso", in un articolo del 30 luglio 2010 dal titolo «Croce Rossa conti al verde» riporta come il 12 luglio, la Banca nazionale del lavoro ha scritto al servizio amministrazione e finanza della CRI per lanciare l'allarme: è stata superata la soglia di fido e di extrafido di 53 milioni di euro e non sarà possibile effettuare i pagamenti giacenti per 11 milioni. In gran parte, oneri previdenziali e fiscali in scadenza;
la CRI sta attraversando ormai da tempo una situazione di disordine organizzativo e funzionale con mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, nonché stabilizzazione di migliaia di precari, come segnalato dall'interrogante negli atti di sindacato ispettivo 4-02926, 4-04108 e 4-05304;
la CRI è un costo per i contribuenti: finanziata da 4 Ministeri percepisce circa 170 milioni di euro all'anno (184.437.664 nel 2004, 180.021.377,55 nel 2005, 174.219.737 nel 2006, 166.305.527,22 nel 2007), anche se non mostra un bilancio alla Corte dei conti dal 2005. Un fiume di denaro pubblico affluisce nelle sue casse a cui si aggiungono le donazioni dei privati;
una recente inchiesta televisiva condotta dai giornalisti di "Report" dedicata all'ente di soccorso dal titolo "la croce in rosso" denunciava proprio gli sprechi, le clientele durante le ultime campagna elettorali, il caos che regnava con le donazioni dei cittadini, specie dopo i terremoti dell'Abruzzo e di Haiti. E poi la confusione nell'amministrazione del cespite più grande in mano alla CRI: le proprietà immobiliari. Donati o comprati negli anni da generosi benefattori. Immobili, in molti casi, lasciati andare in rovina;
anche in questo caso il funzionario del settore vendite del patrimonio immobiliare dell'ente pubblico, che aveva rilasciato un'intervista al programma di Milena Gabanelli, è stata vittima di un durissimo provvedimento disciplinare con due mesi di sospensione e interruzione dello stipendio. Un provvedimento che equivale all'anticamera del licenziamento;                 

considerato inoltre che:

l'interrogante aveva sollevato il caso di Vincenzo Lo Zito, il militare dipendente della CRI che, nel 2008, aveva denunciato irregolarità amministrative e contabili compiute dall'allora presidente del comitato regionale CRI Abruzzo, Maria Teresa Letta, e per questo ha subito denunce e la sospensione dello stipendio (atto 4-04108);
il giudice Anna Maria Fattori del Tribunale ordinario di Roma ha disposto il non luogo a procedere nei confronti del maresciallo Lo Zito per il reato di calunnia;
inoltre il giudice ha deciso di trasmettere il fascicolo alla Procura perché indaghi su eventuali ipotesi di reato, facendo attenzione in particolare alla nota 22/08 del 5 gennaio 2008, indirizzata al direttore nazionale del Corpo militare della CRI, colonnello Piero Ridolfi, con cui la dottoressa Letta richiedeva l'immediato allontanamento del militare;
in più, il giudice Antonio Lepore del Tribunale militare di Roma ha assolto il maresciallo Lo Zito dal reato di diserzione aggravata perché il fatto non sussiste;
sarà il sostituto procuratore Assunta Cocomello a condurre le indagini ora, dopo che la Procura ordinaria di Roma ha aperto un fascicolo (n. 431 del 2011) per capire quali siano state le ragioni per cui, dopo le denunce di irregolarità fatte dal maresciallo Lo Zito, si è ritenuto di doverlo sottoporre a denunce e alla sospensione dal servizio,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga che un'ordinanza del calibro di quella esposta in premessa non possa essere stata fatta appositamente per dichiarare il crac finanziario del comitato provinciale di Roma, poter chiudere i comitati provinciali e licenziare personale al fine di fine di rimediare a una gestione dissennata dell'organizzazione per le inadempienze degli amministratori con conti incerti, organici sovraffollati, gestioni instabili e influenza della politica;
se non intenda intervenire con fermezza per porre fine alle irregolarità nella gestione della CRI nonché agli innumerevoli sprechi, riportando la necessaria indispensabile trasparenza nell'organizzazione e gestione di questa storica associazione.

venerdì 22 luglio 2011

IL MARCIO DELLA C.R.I. GIA' DIMENTICATO ....


Siamo tutti impegnati a verificare gli effetti sui bilanci familiari della stangata da 70 miliardi di euro di Tremonti e quasi nessuno si occupa delle notizie che riguardano la Croce Rossa abruzzese e nazionale. Non è una cosa di secondaria importanza se nella prima stesura del documento economico-finanziario, approvato venerdì scorso dal Parlamento, la riforma della Croce Rossa occupava ben cinque pagine poi fatte frettolosamente scomparire. 
Resta il fatto che Berlusconi e la sua maggioranza vogliono privatizzare la Croce Rossa, scaricando sulle tasche dei cittadini l’enorme debito accumulato dall Ente negli ultimi anni. In tale contesto nessuno più si ricorda del maresciallo Lo Zito: il militare che due anni or sono ebbe il coraggio di segnalare le procedure anomale e le spese non corrette della Cri? Le sue denunce contribuirono a togliere il coperchio all’allegra finanza della Croce Rossa ed a produrre l effetto del commissariamento (sul tema anche un servizio molto puntuale della Gabanelli a Report). Soltanto che a fare i commissari, sia a livello nazionale che regionale, furono chiamate le stesse persone che avevano la responsabilità dello sfascio.  
E sempre quelle stesse persone probabilmente saranno chiamate a liquidare la Croce Rossa pubblica per renderla privata e scaricare i debiti sui contribuenti. Avendo cura, subito dopo, di mettersi alla guida del nuovo carro privato, pronti a mungere la vacca di sempre. Ma Lo Zito, il diligente funzionario pubblico militare di carriera che denunciò il marcio, che fine ha fatto? Ha poi trovato giustizia? C’è stato un giudice a Berlino anche per lui?  
Lo Zito per aver fatto il proprio dovere si è preso una denuncia per diserzione e una per calunnia. In entrambi i processi è stato assolto, ma le procure si sono appellate e si dovrà attendere ancora gli appelli. Nel frattempo Lo Zito ha avuto la riduzione al minimo dello stipendio, con moglie e due figli a carico e tre bypass al cuore. Non ha più soldi per campare la sua famiglia e per pagare gli avvocati, in tanti gli hanno voltato le spalle e gli è rimasta solo la dignità del servitore dello Stato, con cui però non si vive. E gli altri? Gli altri che avrebbero, secondo Lo Zito, approfittato del loro ruolo preminente alla testa della Cri? 

Per costoro la partita da Roma viene trasferita nel nostro capoluogo di regione. Di fatti, sarà la Procura dell Aquila ad occuparsi d’ora in avanti delle denunce del maresciallo Lo Zito.

 Cesare D'ALESSANDRO
Vice capogruppo IDV

CROCE ROSSA: SCELLI (PDL), UN ENTE PUBBLICO ANOMALO

Stato d'agitazione per il personale della Croce Rossa Italiana che lamenta un depauperamento dell'Ente, del quale, ultimamente, si è parlato anche di 'privatizzazione'. “Quella che viene chiamata 'privatizzazione della Cri' ha destato molto allarme – spiega all'AgenParl Maurizio Scelli, deputato Pdl, già Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana dal 2003 al 2005 - perchè nella prima stesura della manovra economica c'era una bozza che in effetti che, se approvata, avrebbe creato un sacco di problemi in quanto privatizzava l'ente, mettendo a rischio circa 2000 precari e in liquidazione il patrimonio immobiliare. Insomma, ha creato parecchio panico. Poi, però, anche il Ministro Tremonti ha ritenuto di stracciare quella norma, quindi ad oggi non è cambiato nulla, né vedo all'orizzonte un ritorno su quell'argomento, quanto meno a quelle condizioni. La Croce Rossa Italiana non è un ente pubblico come gli altri.
In che senso?
E' un ente pubblico anomalo perchè ha dalla sua parte tutte le strutture di un'ente pubblico, tutto quello che concerne una gestione pubblica di una realtà che opera spesso in emergenza. L'ente, per le sue caratteristiche, deve avere necessariamente una procedura diversa da quelle di un elefante pubblico che vive di tutta una serie di burocrazie, cosa che la Croce Rossa non ha benché faccia parte di una realtà internazionale, appunto la Croce Rossa Internazionale, le cui associazioni sono quasi tutte private. Quella italiana ha un ulteriore motivo che l'appesantisce, cioè il fatto che lo Stato, nel momento in cui attribuisce alla Croce Rossa qualcosa come 180 milioni di euro l'anno, ripartiti tra Ministero dell'Economia, Ministero della Difesa e Ministero della Salute, per pagare i dipendenti, deve necessariamente esercitare una forma di controllo di come vengano utilizzati quei soldi. Questo di fatto blocca qualsiasi tipo di attività. Peraltro accanto a questa struttura di tipo prettamente pubblico, l'anomalia dove sta? Sta nel fatto che dal vertice nazionale a quello locale, vengono posti i volontari, perchè la Croce Rossa Internazionale impone a tutte le associazioni affiliate di essere gestite dal volontariato. E spesso cosa accade? Che proprio in questo conflitto tra tutti i dirigenti si crei tensione e, puntualmente, non sarà un caso, ma la Cri viene commissariata, viene messa nelle mani di un soggetto che ha tutti i poteri di straordinaria amministrazione per superare questi vincoli di carattere burocratico. Bisogna poi tenere conto del fatto che i volontari vengono tutti eletti, non c'è alcun concorso pubblico.
Quale potrebbe essere la soluzione a questa situazione?
Io l'avevo trovata anni fa. Una soluzione che prevede l'ente pubblico da una parte che mantiene le sue strutture e una società, pubblica ma privata, al centro. Proprio per il discorso per cui la Cri è soggetta a concorrere negli appalti nel momento in cui la Cri si propone le perde tutte le gare, perchè propone un costo per l'aggiudicazione dell'appalto che è fuori logica rispetto a tutti gli altri. Questo problema si risolve con una società di diritto pubblico ma privata, e partecipata dalla Cri al 100 %, poi accanto a queste due realtà metterci l'associazione vera e propria dei volontari. L'ente pubblico mette a disposizione le strutture, la società acquista le commesse, e quindi poi i volontari faranno quanto gli spetta. Ma si tratterebbe di tre realtà che dialogano tra di loro, e non che cozzano. Auspico vivamente che invece di stare troppo a piangersi addosso, si armino di orgoglio e di forza, perchè siamo i migliori.
 
(AGENPARL) - Roma, 21 lug

giovedì 21 luglio 2011

CROCE ROSSA ITALIANA...... ANTICHIZZATA !!

RAGIONAMENTI 

DA TARDO MEDIOEVO 

Dall’incontro di Sabato 16 Luglio presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Tor Vergata, che ha visto la partecipazione del Commissario Straordinario della CRI Francesco Rocca con i Commissari Regionali ed i Vertici delle Componenti Volontaristiche, è emerso un documento che propone al Governo ed al Parlamento una privatizzazione dell’ente con l’obbiettivo finale di eliminare totalmente ma con gradualità i dipendenti civili;  e tutto in nome della vecchia e tramontata Convenzione di Ginevra dalla quale nacque la Croce Rossa Internazionale.
La nostra OS ritiene che tale presa di posizione non offenda soltanto i lavoratori dell’ente ma mortifichi tutto il mondo  del lavoro e dei servizi; e questa la chiamano moralità? E questa  la chiamano solidarietà nei confronti delle persone più deboli?
 Sentire il Commissario Rocca gridare a gran voce (subito dopo aver ascoltato il comunicato di protesta da parte di alcuni sindacati) che i veri proprietari della Croce Rossa sono i volontari (come se un ente morale avesse dei proprietari ) e sentire interventi di volontari che parlano di solidarietà nei confronti dei dipendenti ci fa pensare ad una cultura da tardo medioevo; altro che moderne riforme!
Con vera moralità rispondiamo che i lavoratori pretendono rispetto e non si accontentano di solidarietà o beneficenza; in quanto il lavoro non è un regalo che si fa! ma è l’ossatura della Costituzione italiana, e a chi ritiene che la Costituzione italiana sia vecchia e tramontata rispondiamo che la Convenzione di Ginevra è molto più antica e di fatto è sostituita dalle Nazioni Unite e dalla Unione Europea.
Noi al contrario pensiamo ad una riforma della Croce Rossa che rilanci i servizi, rivalutando la professionalità del personale medico e paramedico, salvaguardando il patrimonio immobiliare al fine di utilizzarlo per gli scopi che competono all’Ente Pubblico Croce Rossa Italiana ivi compreso quel patrimonio immobiliare che per sciaguratezza di questa e delle precedenti amministrazioni è stato abbandonato ed ora si trova in degrado. 
Ma a differentemente da quanto deciso nella assemblea tra Rocca ed i Vertici delle Componenti Volontaristiche noi riteniamo che tale patrimonio vada ripristinato e rivalutato e non svenduto a noti palazzinari italiani. 

Per questi motivi:
1) La nostra Organizzazione Sindacale rilancerà lo stato di agitazione
2) La nostra Organizzazione Sindacale promuoverà iniziative di dialogo e confronto con tutte le realtà Politiche e Parlamentari
USB 



 

lunedì 18 luglio 2011

Interrogazione Parlamentare : Gestione dell'emergenza post-sisma in Abruzzo da parte della Croce Rossa

DI STANISLAO. - 
Al Presidente del Consiglio dei ministri. 
- Per sapere - 
premesso che:


8 Giugno 2011 
nota 22/08 del 5 gennaio
In un articolo AgenParl del 26 maggio 2011 si legge che «il Giudice Anna Maria Fattori del tribunale ordinario di Roma ha disposto il non luogo a procedere nei confronti del maresciallo della Croce Rossa Vincenzo Lo Zito, difeso dall'avvocato Carlo Visconti, per il reato di calunnia e ha ritenuto di trasmettere il fascicolo alla Procura per indagare su eventuali ipotesi di reato e in particolare sulla nota  protocollo 22/08 del 5 gennaio 2008, indirizzata al Direttore Nazionale del corpo militare della Croce Rossa Italiana, colonnello Piero Ridolfi; 


Nel blog di Vincenzo Lo Zito si legge «Nella Croce Rossa Abruzzese avvengono delle irregolarità amministrativo-contabili. A denunciarle è il maresciallo Vincenzo Lo Zito, dipendente CRI, a compierle è la Presidente Maria Teresa Letta la quale ha anche provveduto al 2° trasferimento per incompatibilità ambientale dello stesso. I fatti contestati dal maresciallo, toccano diverse sfere, dell'agire nella pubblica amministrazione ma attengono sempre alla stessa persona che vuole tutto sotto il suo controllo e la sua direzione» -:
  • se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;
  • se intenda predisporre una verifica sull'attività e i bilanci della Croce Rossa abruzzese che ha gestito la delicata fase dell'emergenza post sisma del 6 aprile 2009.

venerdì 15 luglio 2011

Sparano sulla Croce Rossa.......

Dopo 150 anni l’ente si avvia ad una controversa privatizzazione. Per alcuni è un colpo mortale, per il commissario Rocca la sua salvezza. La lunga e tortuosa strada verso il rilancio.


 Scongiurato il rischio di una privatizzazione totale, come previsto nell’articolo 2 del progetto di riforma finanziaria voluto da Tremonti, poi ritirato, non appare ancora chiaro il futuro della Croce Rossa. Quello che sembra certo è che non resterà come ora un ente di diritto pubblico a carattere non economico, e che con tutta probabilità sarà privatizzato per gran parte delle sue componenti.
 
 Nel progetto di riforma discusso, nell’incontro di sabato scorso, tra i vertici nazionali e quelli regionali emerge un quadro indefinito: il comitato centrale e i comitati regionali dell’ente rimarrebbero pubblici (in sostanza la testa dell’organizzazione), mentre i comitati locali verrebbero privatizzati, anche per snellire e garantire una maggiore efficienza degli stessi. E i comitati provinciali? Non una parola sulla loro sorte, nonostante siano il cuore pulsante dell’attività della Croce Rossa, il comparto dove lavora il più alto numero di dipendenti sia di ruolo che precari.
Per intenderci, nel Lazio il comitato centrale di Cri conta circa cento dipendenti, quello regionale una ventina, mentre il comitato provinciale è formato da quasi cinquecento unità. Che fine farebbe? Facile immaginare che una parte del livello provinciale sarebbe assorbito dal regionale (non molti), un’altra dal centrale (pochissimi, essendo questo già saturo), ma il grosso sarebbe ‘tagliato’.
Il rischio che la vecchia Cri venga messa in liquidazione, il personale civile a tempo indeterminato vada in mobilità, i precari spediti a casa e il personale militare trasferito al ministero della Difesa, quindi, resta. Se si affianca il problema relativo al cambio di status giuridico ad un buco di bilancio non irrilevante, oltre alle condizioni operative sempre più ardue in cui lavorano il personale fisso, quello precario e i volontari, si comprende che il futuro non è certo roseo.
Francesco Rocca
 “Se la Croce Rossa versa in queste condizioni è anche colpa delle politiche attuate dal commissario Rocca”, denunciano i lavoratori aderenti all'Unione Sindacale di Base. Secondo Massimiliano Gesmini (Usb), infatti, se la Cri perde le convenzioni è anche a causa di un sistema ‘truffaldino’. In breve, il costo delle convenzioni stipulate con la Croce Rossa ricade sulle Regioni. Rocca, a detta dei rappresentanti Usb, metterebbe in carico alla Regione non solo il costo del personale a tempo determinato (assunto per supportare l’opera del personale fisso) ma anche quello del personale a tempo indeterminato, che in questo modo costa il doppio alle casse pubbliche. Ci si chiede come sia possibile che la Regione (dotata di un’apposita commissione bilancio) non abbia mai chiesto le specifiche dei costi.
Questo modus operandi sarebbe anche uno dei motivi per cui, ad esempio, il costo della convenzione tra Cri e l’Ares del Lazio (il numero d’emergenza sanitaria 118) è lievitato dai 12 milioni di euro del 2008 ai 19 milioni chiesti dal commissario Rocca per il rinnovo della stessa nel 2011. La convenzione scadeva il 31 maggio, l’Ares ha mal digerito la richiesta. Si è dunque arrivati all’emanazione di due proroghe (l’ultima termina il 31 dicembre dell’anno in corso) dopo l’intervento del Prefetto.

Cosa replicano i vertici della Croce Rossa a queste accuse? 
Raggiunto dalla nostra redazione il commissario Francesco Rocca smentisce totalmente la tesi dei sindacati di base. Per Rocca queste sono accuse strumentali, l’impiego del personale, che sia fisso o precario, per mansioni ‘extra funzionali’ ha un costo che deve essere rimborsato dalle Regioni. Alla nostra domanda su cosa pensa del progetto di riforma di Cri, Rocca ci ha risposto che “la Croce Rossa è dei volontari, non dei comitati. L’idea dei volontari è quella di abolire i comitati provinciali, una struttura ormai barocca. In alcuni casi - ha proseguito - questi sono affetti da gigantismo come nel caso di Roma, dove si perdono 10 milioni di euro l’anno”. Una voragine non da poco.
 Il commissario sostiene quindi che “una parte dei dipendenti dei comitati non possa condizionare la riforma per il rilancio dell’associazione”. Sul progetto di privatizzazione Rocca si dichiara favorevole in toto: “la salvezza della Croce Rossa passa attraverso la privatizzazione dei comitati. La strada da seguire sono le regioni in cui si manifestano esempi virtuosi. In queste regioni (Liguria, Lombardia, Toscana), il numero dei volontari è nettamente superiore a quello del personale. Lo scopo di Cri è di guardare gli ultimi e fare cassa affinché gli utili vengano spesi per le necessità dei più poveri".
Infine, sul rinnovo della convenzione nel Lazio con l’Ares 118, Rocca si dichiara pessimista: “L’Ares è intenzionata a bandire una gara europea, e quindi Cri, in questo caso, sarebbe spacciata a causa dei costi troppo alti del servizio che offre”, ha concluso il commissario. 

 In attesa di capire se l’articolo della finanziaria sulla privatizzazione dell’ente, buttato dalla finestra, non rientri dalla porta tramite un emendamento, rimangono molte ombre e poche luci sul futuro della Croce Rossa e sul suo ammodernamento.



venerdì 8 luglio 2011

NO Alla PRIVATIZZAZIONE DELL’ENTE E AL SACCHEGGIO DEL PATRIMONIO C.R.I.

Le OO.SS. riunite oggi, 8 luglio 2011,
DICONO NO 
Alla PRIVATIZZAZIONE DELL’ENTE e AL SACCHEGGIO DEL PATRIMONIO C.R.I.



La nostra piattaforma di lotta é:
 
· La difesa ad oltranza della natura pubblica dell’Ente e l’imprescindibile coinvolgimento delle parti sociali in qualsiasi progetto di riforma della Croce Rossa Italiana;
 
· La difesa dei posti di lavoro sia dei dipendenti di ruolo chedei precari. Ci impegniamo unitariamente a portare avanti le seguenti azioni:
 
· Campagna stampa che informi la cittadinanza sul progetto di privatizzazione dell’Ente e il conseguente rischio occupazionale di tutti i lavoratori CRI;
 
· Contatti con tutti i gruppi parlamentari per ribadire i punti della nostra piattaforma;
 
· Petizione Nazionale a difesa dello status giuridico dell’Ente;
 
· Manifestazione nazionale.
Clicca sulla foto per ingrandire

 

giovedì 7 luglio 2011

CRI: 145 anni al servizio dei bisognosi


Roma 5 luglio 2011
Con queste parole  il Ministro della Difesa Ignazio La Russa è intervenuto alla cerimonia per l’annuale della fondazione del Corpo Militare e del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana.


All’evento, che si è svolto a Roma nello splendido scenario di piazza del Campidoglio, hanno partecipato numerose Autorità, tra le quali i Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, il Sottosegretario di Stato alla Difesa Guido Crosetto, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate, il Commissario straordinario della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca, l’Ispettore nazionale del Corpo Militare della CRI Maggiore Generale Gabriele Lupini, l’Ispettrice nazionale del Corpo delle Infermiere Volontarie Sorella Mila Brachetti Peretti.


I due Corpi ausiliari delle Forze Armate, che costituiscono il nucleo originario della CRI, hanno celebrato congiuntamente  il 145° anniversario del Corpo Militare ed il 103° anniversario del Corpo delle Infermiere Volontarie.


La manifestazione è stata l’occasione per ripercorre l’evoluzione del Corpo Militare e del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana: dai primi eventi che li hanno visti portatori di valori umanitari universali, in guerra e in pace, fino ai più attuali impegni nazionali e internazionali.


ALLA CERIMONIA, PRESENTE IL COMMISSARIO STRAORDINARIO CRI AVV. FRANCESCO ROCCA CHE HA ELOGIATO L'OPERATO DI QUESTI DUE GLORIOSI CORPI. 

MA LEGGENDO QUELLO CHE E' SUCCESSO POCHI GIORNI PRIMA....




Roma 24 maggio 2011,
Il Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Guido Crosetto, delegato a trattare dal Signor Ministro le materie attinenti la Croce Rossa Italiana, ha ricevuto in data odierna il Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Jakob Kellenberger accompagnato dal Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana, Avv. Francesco Rocca.
Hanno partecipato all’incontro anche  il  Min. Plenipotenziario Gabriele Checchia, Consigliere Diplomatico del Ministro della Difesa e i Dottori Lorenzo Redaliè e Alexadre Liebeskind, rispettivamente consigliere giuridico e consigliere politico  del Presidente Kellenberger.
L’Onorevole Sottosegretario ha ascoltato con attenzione le argomentazioni esposte dal Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa tese, nell’ambito di una Riforma legislativa che riguarderà l’intera Associazione  e tutti gli appartenenti, alla possibilità di scioglimento delle componenti Ausiliarie delle Forze Armate, con possibilità di impiego del relativo personale ancora da studiare e da definire, nell’ambito dell’Associazione o del pubblico impiego.
Tali iniziative sarebbero auspicate dal Presidente Kellenberger in considerazione del fatto, che conservando lo status militare, a suo dire,  sarebbe impossibile assicurare la neutralità e l’indipendenza, che sono due dei Principi fondamentali della Croce Rossa.
Con la massima trasparenza l’Onorevole Crosetto, complimentandosi con il Presidente del Comitato Internazionale della C.R.,  " …per quanto questa nobile Istituzione fa nel Mondo per lenire le sofferenze di chi soffre…" ha rammentato agli interlocutori come nel Mondo ogni Nazione abbia una propria e differente struttura di Croce Rossa, regolamentata in modo diverso di Paese in Paese e con natura giuridica differente. In Italia, in particolare, si va dalla peculiarità di avere i Corpi Ausiliari delle Forze Armate alla nomina governativa di un Commissario Straordinario al vertice dell’Associazione, in luogo di un Presidente eletto dalla base, elemento quest‘ultimo che sembra negli ultimi trenta anni essere diventato, ad eccezione di un brevissimo intervallo di tempo, una consuetudine evidentemente da interrompere.
"In Italia - ha precisato l’Onorevole Sottosegretario - il Corpo Militare è nato con l’Unità del Paese, ha 146 anni ed insieme al Corpo delle Infermiere Volontarie, che due anni orsono ha festeggiato il secolo di vita, rappresenta la componente Ausiliaria delle Forze Armate, al fianco delle quali e con le quali opera da sempre nel territorio nazionale e nei vari Teatri Operativi.
È indubbio - ha proseguito l’Onorevole Crosetto - che le richieste di Ginevra vanno esaminate con attenzione ma non posso dire che a cuor leggero possono essere accolte senza tenere conto sia di quanto questi uomini e queste donne hanno fatto e fanno per il Paese, sia della comodità del loro status, che permette al Commissario Rocca di mobilitare velocemente migliaia di uomini e donne proprio grazie al loro status e alle loro caratteristiche sono pronti a raggiungere nell’immediatezza qualunque destinazione nazionale ed internazionale come sempre hanno fatto.
Inoltre, al di là dell’indubbio  valore dei due Corpi, non posso non evidenziare come l’ipotesi rappresentata dal Presidente Kellenberger provocherebbe un enorme contenzioso con risvolti amministrativi da parte di quanti, presumibilmente la totalità, si vedrebbero privati del proprio status e della ragione per la quale hanno deciso di sposare gli ideali di Croce Rossa e di entrare a farvi parte.
Certamente - ha concluso il Sottosegretario - valuteremo con la massima obiettività le Sue richieste ma per onestà ho voluto rappresentarLe che l’alta considerazione dei due Corpi e le ripercussioni sociali, economiche e pratiche, non mi portano a considerare la richiesta facile da accogliere e, soprattutto, vantaggiosa per il Paese e per la stessa Croce Rossa Italiana che - ha concluso il Sottosegretario Crosetto - proprio avvalendosi  di personale di ruolo sia militare sia civile oltre che di un enorme stuolo di volontari che supportano il personale dipendente, riesce sempre a rispondere ad ogni emergenza nazionale ed internazionale con prontezza e specificità diverse a seconda dei casi. In ultimo tengo ad evidenziare come gli articoli 24 e 26 del Diritto di Ginevra, chiariscano inequivocabilmente e i compiti di C.R. e la legittimità, anche relativamente ai principi di neutralità e di indipendenza, di chi in Italia porta le stellette nel nome della benemerita Croce  Rossa".

mercoledì 6 luglio 2011

IL COMMISSARIO ROCCA STA CERCANDO DI ACCELERARE I TEMPI DELLA PRIVATIZZAZIONE


CHI CREDE, INGENUAMENTE, CHE IL PEGGIO SIA PASSATO TEMIAMO AVRÀ, A BREVISSIMO, DA RICREDERSI!
IL COMMISSARIO ROCCA STA CERCANDO DI ACCELERARE I TEMPI DELLA PRIVATIZZAZIONE, PER RIGUADAGNARE QUEL TERRENO POLITICO, PERSO CON LA “FIGURACCIA” DEL 30 GIUGNO SCORSO.
PROVA NE È LA LETTERA DEL 01/07/2011 CON CUI CONVOCA URGENTEMENTE TUTTI I VERTICI DELLE COMPONENTI E TUTTI I COMMISSARI REGIONALI, PROVINCIALI E LOCALI PER UN “CONFRONTO E UNA CONDIVISIONE DELLA VARIE IPOTESI DI RIFORMA”

TALE INCONTRO AVVERRÀ NELLA GIORNATA DEL 16/07/2011 PRESSO L’AULA MAGNA DELLA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA DI VIA OSTIENSE 234 A ROMA, E NON PREVEDE LA PRESENZA DELLE PARTI SOCIALI CHE, A NOSTRO AVVISO, DOVREBBERO ESSERE LE PRIME COINVOLTE NEL CONFRONTO SU UN’EVENTUALE RIFORMA.

PREMETTIAMO CHE QUESTO IPOTETICO CONFRONTO, PER QUELLO CHE CI RIGUARDA, NON PUÒ PRESCINDERE DAL FATTO CHE LA C.R.I. DEBBA RIMANERE ENTE PUBBLICO E CHE TROVI SOLUZIONI PERCORRIBILI A SALVAGUARDIA DI TUTTI I LIVELLI OCCUPAZIONALI DELLA C.R.I.

CI PREME SOTTOLINEARE CHE QUESTA NOSTRA PRESA DI POSIZIONE, NON CI VEDE CONTRAPPOSTI AL MONDO ASSOCIATIVO, DI CUI RISPETTIAMO LE GIUSTE ASPETTIVE E AMBIZIONI, MA SCHIERATI CONTRO CHI “SFRUTTA” LA C.R.I. PER MERI TORNACONTI PERSONALI INFISCHIANDONESE DEI RISVOLTI SOCIALI, ASSOLUTAMENTE NEFASTI, E A DIFESA DEI CIRCA 5000 LAVORATORI CHE NON POSSONO ESSERE PENALIZZATI E LE CUI ASPETTATTIVE E PROSPETTIVE DI VITA E LAVORO, SOPRATTUTTO SE PRECARI, SONO ALTRETTANTO GIUSTE E DA TUTELARE IN PRIMA BATTUTA.

DOBBIAMO FERMARE UNA RIFORMA/PRIVATIZZAZIONE, CHE PRIMA O POI POTREBBE CONCRETIZZARSI (DA VOCI SEMPRE PIÙ INSISTENTI) E NELLA MANIERA PEGGIORE CON UN EMENDAMENTO DA INSERIRE NEL TESTO APPENA APPROVATO (PER IL 25 LUGLIO PROSSIMO?).

PER QUESTI MOTIVI CI SEMBRA DOVEROSO APRIRE UNA DISCUSSIONE SERRATA CON TUTTI I LAVORATORI, CHE PORTI AD INDIVIDUARE DEI PERCORSI DI LOTTA E MOBILITAZIONE CHE SI CONTRAPPONGANO A QUESTO SCELLERATO PROGETTO.

VI INVITIAMO PERTANTO A PARTECIPARE NUMEROSI ALLE ASSEMBLEE CHE SI TERRANNO NELLA GIORNATA DEL 6 LUGLIO 2011 PRESSO IL C.E.M. (DALLE ORE 12:00 ALLE ORE 15:00) E PRESSO IL C.O.S.P. (DALLE ORE 15:30 ALLE 19:00)

SIATE PARTE DEL VOSTRO DESTINO!
MOBILITIAMOCI E PARTECIPIAMO NUMEROSI

sabato 2 luglio 2011

Dubbi sulla privatizzazione della Croce Rossa. Sindacati all'erta


 Come se non bastasse, c'è un fascicolo aperto da parte della procura di Roma a proposito della gestione in Abruzzo da parte di Maria Teresa Letta, sorella di Gianni....




«Non siamo ancora sicuri che il testo - di cui eravamo entrati in possesso - che sanciva la privatizzazione della Croce Rossa sia stato definitivamente stralciato dalla manovra finanziaria di Tremonti. Comunque noi sindacati, con i lavoratori precari e non del corpo, continuiamo a mantenere lo stato di agitazione e siamo pronti a scendere in piazza in ogni momento». Antonio Crispi, segretario nazionale Fp-Cgil, non è ancora certo che sulla trasformazione dell'ente da diritto pubblico a privato, auspicata dal ministro Romani, sia scesa una pietra tombale.



Ma cosa si nasconde dietro 
la Croce rossa italiana? 
E a chi conviene la privatizzazione?


L'ente è un'anomalia da sempre in Italia. Commissariamenti di stampo governativo che poco hanno a che fare con l'Indipendenza - uno dei sette principi dell'ente -, un patrimonio immobiliare immenso sul quale ci sono molti punti oscuri, un finanziamento pubblico da parte di ben quattro ministeri (per circa 160-180 milioni di euro l'anno), storture che riguardano i Comitati a tutti i livelli, da quello centrale a quelli regionali a quelli locali; la gestione dei Cie che, secondo molti, è in palese contrasto con il principio di Umanità, altro punto saldo della Croce rossa internazionale. Come se non bastasse, c'è un fascicolo aperto da parte della procura di Roma a proposito della gestione in Abruzzo da parte di Maria Teresa Letta, sorella di Gianni. E ancora, i dubbi a proposito di un uso strumentale della componente volontaristica e, più in generale, di chi collabora a vario titolo con l'ente: un enorme bacino di consenso politico - emblematico, in tal senso, il caso della Sicilia dove la gestione del 118 da parte della Sise Spa ha generato un debito da parte della Cri nei confronti della Regione Sicilia di 60 milioni di euro. Poi c'è la questione dei bilanci approvati dalla Corte dei Conti solamente fino al 2005, e di un disavanzo di cassa di 50 milioni di euro evidenziato dalla Bnl il 1° luglio 2010 e di cui non si sa più nulla. Senza dimenticare il fatto che la Croce rossa può diventare anche strumento di politica estera.

In questo calderone apparentemente senza soluzione arriva l'ipotesi di privatizzazione, che comunque non esclude il commissariamento - per garantire continuità, si dice - e che non esclude nemmeno i finanziamenti pubblici. A farne le spese sarebbero per primi i 1600 dipendenti precari civili dell'Ente, i cui contratti, spesso rinnovati per anni, verrebbero chiusi a partire dal 2012. Poi ci sarebbero i 300 militari che verrebbero messi a disposizione del ministero della Difesa. È bene ricordare, comunque, che la componente militare è una delle più discusse all'interno della Cri, avendo fra l'altro generato un'ispezione ministeriale che ha rilevato ben 54 eccezioni nella gestione. Infine, il personale di ruolo: 1300 dipendenti che verrebbero messi in mobilità.

Una serie di tagli che, in qualche modo, attraverso la privatizzazione, darebbero una mano a risanare il bilancio disastrato dell'Ente ma genererebbero, di fatto, un'emergenza sociale fra i lavoratori, mettendo a rischio tutti i servizi forniti. Ma nella bozza della manovra si parlava anche di «liquidazione» del patrimonio immobiliare, che vale svariati milioni di euro. Secondo Antonio Crispi, le ipotesi di trasformazione dell'ente contenute nella prima bozza della manovra erano due: la completa privatizzazione dell'intero corpo oppure quella delle sole strutture territoriali mantenendo di carattere pubblico la struttura nazionale. «Per quel che ci risulta, l'operazione è stata al momento rinviata. Ma noi siamo sempre all'erta».

Alberto Puliafito

venerdì 1 luglio 2011

I VERTICI DELLA CROCE ROSSA......... ORA DIMISSIONI !!!!

SCAMPATO (PER ADESSO) PERICOLO?
E ORA? 
DIMISSIONI!!! 
Francesco Rocca
Ritirato (per ora) il provvedimento che avrebbe portato la C.R.I. alla privatizzazione con la conseguenza di mettere alla porta 1600 lavoratori precari e 1300 dipendenti di ruolo alla mercé della messa in mobilità selvaggia.

        Questo evento non ci rassicura, anzi consolida in noi la convinzione che bisogna accrescere la vigilanza e tenere alto lo scontro con questo Governo e con il suo (??) “pupillo” Avv. Francesco Rocca & Co, mantenendo, contemporaneamente, alta la mobilitazione.

        Quella mobilitazione che, messa in campo da U.S.B. e dai lavoratori C.R.I., ha sensibilizzato il mondo politico ed ha indotto a più miti consigli il Governo e lo stesso Commissario ideatore e promotore, insieme ad altri soggetti interni alla C.R.I., del provvedimento capestro.

        Dopo l'attuale stop è stato un rincorrersi di dichiarazioni all’insegna del “io non c’entro, io non ne sapevo nulla!”, che puzza tanto di bruciato e di ennesima presa in giro e offesa all’intelligenza di tutti i lavoratori e al mondo associativo della C.R.I.

        Delle due l’una: o il Commissario di Governo Rocca era all’oscuro di quanto si stava decidendo sull’Ente/Associazione che da più di due anni gestisce o ha volutamente nascosto un simile disastroso progetto.

        Nella prima ipotesi se il Governo che l’ha imposto non l’ho prende nemmeno in considerazione su una cosi' importante scelta dovrebbe dare le dimissioni per dignita' e rimettere il proprio mandato (fallimentare) nelle mani del Governo!

Patrizia Ravaioli
Parimenti dovrebbe comportarsi anche il Direttore Generale che, ne siamo consapevoli, ha le stesse identiche responsabilità in questa triste vicenda. Ma il fatto che in tutti questi mesi, nonostante le numerose e anche estreme sollecitazioni della nostra sigla a smentire i timori di privatizzazione e i segnali di smantellamento chiedendo un tavolo con il Governo, si e' sempre evitato di affrontare seriamente il tema del futuro di C.R.I., ci fa credere che ci sia sempre stata malafede. E il fatto che in questi giorni non una parola è stata spesa in difesa dei lavoratori da parte di Rocca e Ravaioli, ci fa dire che chi tace acconsente…e visto che questi Vertici faranno ancora solo del tutto per rimanere incollati alla prestigiosa poltrona (imbottita dai denari dei contribuenti), siamo noi a chiedere con forza che si facciano da parte!

        Se, come si millanta, si ha veramente interesse che nessuno perda il posto di lavoro e che la C.R.I. si riordini in direzione di un potenziamento dei propri compiti e dei servizi, è ora che chi ha, maldestramente, cercato di svendere e liquidare un Patrimonio (immobiliare e umano) orgoglio di questo sgangherato Paese, faccia un passo indietro e lasci il campo a chiunque abbia il coraggio di confrontarsi lealmente con i lavoratori e le parti sociali con il solo fine di non disperdere quanto fino ad ora, faticosamente, si è costruito.

        La mobilitazione deve continuare e allargarsi per evitare che quello che oggi e' stato ritirato, rientri dalla finestra alla prima occasione.




Il Comunicato 
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