giovedì 30 agosto 2012

Croce Rossa, occupata sede regionale in Umbria



Da stamattina, 30 agosto, la sede del comitato regionale della Cri, in via Fanti a Perugia, è stata occupata ad oltranza da un gruppo di lavoratori, sostenuti da Fp-Cgil e Fp-Cisl. Il prossimo 11 settembre scade infatti la convenzione tra Croce Rossa e Asl 2 per il trasporto dei pazienti dialitici e in mancanza di una proroga, i lavoratori attualmente in servizio, altamente professionalizzanti seppure precari, si ritroverebbero disoccupati.

“Questa mattina - spiega Fabio Stivala, rappresentante sindacale Fp-Cgil dei lavoratori della Croce Rossa - ho contattato personalmente il direttore Claudio Iocchi, chiedendogli un incontro ufficiale per chiarire le nostre prospettive e le intenzioni della Croce Rossa, ma lui non si è reso disponibile. Per questo abbiamo deciso l'occupazione ad oltranza della sede, fino a che non otterremo un tavolo ufficiale tra Croce Rossa e organizzazioni sindacali”.

Intanto, per il 6 settembre è in programma l'incontro tra Asl2 e parti sociali, incontro nel quale l'azienda sanitaria annuncerà probabilmente, nel caso in cui la Cri non riveda la sua posizione, il ricorso ad altri soggetti per continuare il servizio del trasporto dei dialitici. Un'ipotesi che penalizzerebbe fortemente i lavoratori precari della Cri e contro la quale si stanno impegnando le organizzazioni sindacali. Nei giorni scorsi, Fp-Cgil e Fp-Cisl hanno chiesto ufficialmente alla  presidente della giunta regionale e all’Ufficio di presidenza del Consiglio Regionale di “vigilare e intervenire nella  problematica e di mettere in campo ogni azione utile alla salvaguardia delle  professionalità e dell’occupazione dei lavoratori e delle  lavoratrici della Croce Rossa, che significa anche garanzia di qualità per i servizi dei cittadini”.


martedì 14 agosto 2012

Prorogato il termine per l'esercizio della delega per la riorganizzazione della Croce Rossa





 
povera Costituzione

 Lo scorso 9 agosto sulla Gazzetta Ufficiale n. 185 è stato pubblicato il testo della legge 7 agosto 2012, n. 131, di conversione in legge del decreto legge 79/2012 che, al comma 2 dell'articolo 1, proroga il termine per l'esercizio della delega per la riorganizzazione della Croce Rossa. Il decreto legge originario riguardava dei provvedimenti ritenuti urgenti per il Corpo dei vigili del fuoco ma nel corso dell'iter parlamentare ha raccolto una lunga serie di “esigenze” della partitocrazia che, a prescindere dalla loro estraneità alla materia oggetto della decretazione d'urgenza, sembrano essere solamente il pagamento di volgari mazzette”.

La norma sulla "Croce rossa italiana”, inserita al Senato con un emendamento del senatore Ceccanti (PD), è palesemente estranea alla materia oggetto della decretazione d'urgenza, e ha prorogato un termine già scaduto. Di questo avevo già scritto in un precedente articolo, così come in passato ho scritto più volte sulle stranezze della Croce rossa. Avevo anche scritto della scelta imposta a Giorgio dalla partitocrazia, cioè “se essere coerente con i propri richiami alla legalità oppure assecondare ancora una volta gli interessi della partitocrazia e le sue norme illegittime, con buona pace della Costituzione”. La promulgazione della Legge 131 mi conferma che l'Italia e gli Italiani non hanno più nessuna difesa contro le continue violazioni dello stato di diritto e dei diritti, che ormai è paragonabile a quello del ventennio fascista. 

E' quindi lecito domandare se il Presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano già presidente della Camera dei deputati nell'XI Legislatura - subentrando nel 1992 a Oscar Luigi Scalfaro, salito al Quirinale - e ministro dell'Interno nel Governo Prodi I, nonché deputato dal 1953 al 1996 e senatore a vita dal 2005 - nominato da Carlo Azeglio Ciampi - fino alla sua elezione alla prima carica della Repubblica) nel momento di esercitare una delle sue due prerogative possibili in questo caso, scegliendo quella della promulgazione della legge, abbia forse e inspiegabilmente dimenticato la sua ultima lettera dello scorso 23 febbraio ai Presidenti del Parlamento con la quale li ha richiamati alla più scrupolosa osservanza dei principi costituzionali in merito all'ammissibilità degli emendamenti ai decreti legge.

Se così fosse allora è chiaro che il problema non è solo di natura istituzionale e quindi – probabilmente sollecitata proprio dai dipendenti della Croce rossa - toccherà nuovamente alla Corte Costituzionale dover ripristinare la legalità violata come ha già fatto in occasione della pronuncia della Sentenza n. 22 del 16 febbraio 2012. Già leggendo la sentenza della Corte Costituzionale è immediatamente evidente che Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica avrebbe potuto, e dovuto, chiedere alle Camere una nuova deliberazione e in questo caso il Parlamento avrebbe avuto tutto il tempo di riesaminare il testo censurato, considerando che il termine di 60 giorni per la conversione del decreto legge in legge sarebbe scaduto il prossimo 20 agosto.

Forse il periodo in cui il giovane Giorgio ha militato nel GUF (gruppo universitario fascista) ha inciso sul suo modo essere il garante della Costituzione, interpretandola. Una cosa è certa: questa poteva essere una buona occasione per dimostrare che la Costituzione viene prima degli interessi della partitocrazia (e delle loro ferie).

venerdì 10 agosto 2012

Croce Rossa.. Differimento di termine per l'esercizio della Delega Legislativa



Socio attivo CRI  F. Catapano
 DIFFERIMENTO DI TERMINE PER L'ESERCIZIO DI DELEGA LEGISLATIVA La legge 7 agosto 2012 , n. 131 ( promulgata dal Presidente della Repubblica ) di conversione del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, reca misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalita' del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonche' in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile.
Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa. (12G0151).
L’art. 1 comma 2 recita: “Al fine di coordinare la riforma dell'associazione della Croce Rossa Italiana (CRI) con gli interventi per la funzionalita' del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e con il riordino del Servizio nazionale della protezione civile, nell'intento di realizzare un compiuto sistema nazionale di gestione delle emergenze, il termine di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 24 febbraio 2012, n.14, e'differito al 30 settembre 2012.”

Lo schema dell’Atto del Governo, sottoposto a parere parlamentare ( Atto Camera dei Deputati n. 491), è composto di 8 articoli così titolati: 
  • Art. 1 ( Trasferimento di funzioni alla costituenda Associazione della Croce Rossa italiana); 
  • Art. 2 ( Riordino della CRI fino alla liquidazione) ;
    Art. 3 (Disposizioni sui tempi e sulle modalità di applicazione delle disposizioni degli articoli 1 e 2); 
  • Art. 4 ( Patrimonio ); 
  • Art. 5 ( Corpi militari ausiliari delle Forze armate ); 
  • Art. 6 ( Personale ); 
  • Art. 7 ( Modalità di vigilanza sulla CRI e sull’Ente); 
  • Art. 8 ( Norme transitorie e finali ). 
Malgrado una attenta lettura dell’atto di Governo non si riesce ad individuare negli articoli citati disposizioni, che per la materia che trattano, possano connettersi con gli interventi per la funzionalità del Corpo nazionale dei VV.F ovvero con il riordino del Servizio nazionale della protezione civile “ nell'intento di realizzare un compiuto sistema nazionale di gestione delle emergenze “. Secondo il diritto costituzionale ( vedasi qualsiasi manuale ) in sede di promulgazione delle leggi il Presidente è tenuto a svolgere un controllo di costituzionalità e di merito ed ha il potere di rinviare la deliberazione alle Camere per un riesame. 
Forse è sfuggito agli Uffici della Presidenza della Repubblica di verificare se effettivamente esiste una connessione per materia tra gli atti normativi su citati.

mercoledì 8 agosto 2012

La Croce Rossa Italiana entra nel mirino dello Stato come ente da “chiudere”


Sono Rossano Alberto Rosso.

Ho servito e servo la Croce Rossa Italiana in vari ruoli: dal 1957 come socio; dal 1980 come dipendente militare e civile. Sono recentemente andato in pensione. Mi sento in dovere sia come socio di questa Associazione, che come dirigente sindacale, di portare a conoscenza di chi tiene ed ama l’Idea che in Italia è rappresentata ed organizzata nella Croce Rossa Italiana, alcuni pensieri che non posso più trattenere nel mio intimo.
Per molti sono il Comandante Rosso, il papà degli OPSA e delle altre attività speciali (per qualcuno, è bene segnalare che prima di servire in Croce Rossa ero un ardito incursore della Marina Militare Italiana, da cui mi derivano determinate ampie competenze). Sono anche il funzionario della CRI che di recente è stato condannato dal Tribunale dell’Aquila per appropriazione indebita in quanto, in nome e per conto della Croce Rossa Italiana, mi sarei appropriato di medicinali veterinari per il valore di 2.500 € ovviamente cosa non vera ma già utilizzata dalla “squadra di governo dell’Ente per screditarmi”; non tratterò oltre questo argomento, in quanto è in corso l’appello. Chi volesse acquisire ulteriori notizie sul sottoscritto o togliersi qualche curiosità, può cercare su internet.
Come avviene ciclicamente da decenni, nel 2012 torna in auge la “riforma della Croce Rossa Italiana”, Associazione di cui non è necessario approfondire storia e importanza.
Ma facciamo un passo indietro. Il Governo della Repubblica Italiana, con la superficialità che lo caratterizza da quando al potere sono saliti i sessantottini, individua un inaccettabile consumo di denaro e di risorse economiche in capo ad un ente pubblico privo di una specifica delega operativa alle dipendenze politiche del governo stesso.
La Croce Rossa Italiana entra nel mirino dello Stato come ente da “chiudere” in quanto consumatore di denaro così da ottemperare sia alle promesse elettorali che alle indicazioni dell’Europa.
Per portare a termine questo compito viene selezionato l’avvocato Francesco Rocca, giovane “rampante”, nonché uomo “di destra”.
La storia CRI dell’avv. Rocca inizia anni addietro, come candidato a direttore generale, poi accantonato dall’allora Presidente Nazionale e/o dal Governo che invece lo investono della reggenza di uno dei vari dipartimenti della CRI (ottima idea! In quella posizione, l’avvocato Rocca accumula un ingente tesoretto di informazioni preziose per le successive operazioni di revisione/demolizione).
Dopo una breve parentesi al Comune di Roma, dove Rocca viene trasferito “d’ufficio a domanda” dai politici in carica, il cursus honorum di Croce Rossa del nostro prosegue.
Quando il Governo sancisce il commissariamento dell’ente C.R.I., Rocca, guarda il caso, vi ritorna, ma stavolta in qualità di Commissario Straordinario (nazionale).
Mandato di Rocca: “eliminazione totale delle spese per la C.R.I.”.
La contestuale nomina a direttore generale della (vera o presunta tale) artefice della privatizzazione dell’ente Nazionale per i Tumori, tale dottoressa Patrizia Ravaioli, fuga ogni dubbio sulle le effettive intenzioni del governo circa le sorti della C.R.I..
Lo zelo e la fedeltà dell’avvocato Rocca alla missione (impossibile?) affidatagli sono ormai facilmente valutabili alla luce di una serie di azioni ed atteggiamenti che propongo di seguito, senza pretesa di esaustività.
Smantellamento del Corpo Militare:
attacco diretto all’immagine del personale del Corpo, blocco delle attività, annichilimento del personale e tutta una serie di azioni svolte in modo sportivo ed arbitrario per ridurre ed anzi sfaldare la compattezza del personale del Corpo ed, in particolare, ostracizzare il pluriqualificato personale in congedo.
Ripristino, da un lato, di quella nomenclatura che guarda al Corpo Militare come la branca di una forza armata, e dall’altro, allontanamento di quel personale militare che “sente” il Corpo Militare come parte integrante della C.R.I..
Ciò allo scopo precipuo di creare separazione tra i volontari militari da un lato e tutti gli altri volontari dall’altro, evidenziando, tra l’altro, solo le negatività del personale militare dipendente incaricato di compiti civili di istituto. Azione mitigata solo da alcuni interventi da parte del Ministero della Difesa.
Neutralizzazione del Corpo delle Infermiere Volontarie:
azione analoga a quella svolta per il C.M., ma diversamente approfondita in quanto la reazione da parte delle IIVV è stata immediata e massiccia ed inoltre la componente bersaglio è numericamente inferiore rispetto al C.M. ed a tutte le altre.
Anche in questo caso sono state svolte azioni tese prevalentemente ad allontanare dal Corpo delle II.VV. le persone giovani ed operative, così da ridurre l’importanza e l’attualità stessa del Corpo.
Imbavagliamento del Personale dipendente:
emarginazione del patrimonio direttivo dell’Associazione estromettendo e sostituendo anziani dirigenti profondi conoscitori dell’ente con giovani appena transitati al livello corrispondente (facilmente manipolabili) e con soggetti provenienti da enti locali ed altri enti pubblici. Demotivazione ed emarginazione dei cosiddetti “senatori”, quei dipendenti anziani profondi conoscitori dell’Associazione che avrebbero potuto contribuire “seriamente” ad una riforma e non ad una liquidazione. Smantellamento diretto e/o indiretto di attività di eccellenza nel settore sanitario socio-sanitario e dell’emergenza.
Ipnotizzazione dei Volontari, del Soccorso, Donatori di Sangue, Sezione Femminile, Pionieri:
demagogica e sistematicamente condotta strategia di “imbonimento” per convincerli che ogni sua iniziativa è esclusivamente animata da un nobile intento: “ridare la CRI ai volontari” quali unici titolari e proprietari.
Alcune delle tattiche utilizzate per costruire la suddetta immagine benemerita:
  • I giovani vengono misteriosamente posizionati fuori dal commissariamento e graziati del privilegio di una gestione autonoma e democratica. Quale migliore strategia per evitare di ritrovarsi con dei giovani che protestano? E ancora, massima cura nel soddisfare, o mostrare di soddisfare, tutte le loro aspirazioni; creandosi un velo di “verginità” con gli organismi internazionali; 
  • Inserimento di non-Volontari ai vertici della componente VdS e assegnazione agli stessi di tutte le attività di rilievo senza tener conto delle professionalità e di eventuali danni per l’ente; un esempio per tutti: i soccorsi speciali, un tempo attività di livello altissimo e immagine prestigiosa, sono oggi affidati a personaggi che palesemente non dispongono di provate capacità professionali di eccellenza; tutti i professionisti del settore, anche se volontari, sono stati emarginati con l’evidente obiettivo di ridurre l’efficacia e di conseguenza l’immagine della C.R.I.; 
  • esternalizzazione di aspetti formativi tradizionalmente vanto e prerogativa della Croce Rossa con la conseguente perdita del know how interno e soffocamento di molte attività che trovavano un riconoscimento normativo esterno; 
  • deliberato e sistematico “sterminio” di tutti i “personaggi” rilevanti a livello culturale e politico, nonché ferventi soci dell’Associazione.
Tutto ciò per abbattere l’immagine pubblica dell’Associazione, per impedire alle organizzazioni sindacali e agli organi di rappresentanza, di difendere lo status di ente pubblico dell’Associazione, per innalzare un
muro tra le istanze del personale dipendente e quelle del personale volontario, così che non vi sia un fronte unico e compatto.
Ritengo che i volontari in possesso di una discreta conoscenza dell’Associazione e del mondo della Croce Rossa a livello pubblico nazionale ed internazionale possano agevolmente rendersi conto che perdere totalmente lo status pubblico è un danno irreversibile al loro volontariato.
Non è vero che negli altri paesi la Croce Rossa è privata, non tutti i paesi dispongono di leggi che identificano l’ente pubblico che è una categoria giuridica squisitamente italiana.
Non è vero, come surrettiziamente e abbondantemente divulgato, che negli altri paesi la Croce Rossa non dispone di personale inquadrato come la forza armata per operare a fianco della stessa; piuttosto gli altri paesi, rispetto al nostro, non dispongono di un’unica normativa. Nella nostra normativa le stellette asseverano il personale allo status militare, ma questo è infine ben altro dall’essere Forza Armata (si vedano le Convenzioni di Ginevra).
Non è vero che gli organismi internazionali della Croce Rossa hanno intimato che la C.R.I. cessi di essere quanto prima un ente pubblico; hanno semplicemente preteso che la C.R.I. non perda la sua indipendenza e che non venga arbitrariamente commissariata per ragioni politiche. Anzi nella recente Conferenza Internazionale del Movimento della Croce e Mezzaluna Rossa le Società Nazionali sono state invitate a ricercare sempre di più lo status di ausiliarietà ai pubblici poteri e servizi.
Sfugge anche alla nostra competenza la ragione giuridica precipua che ha portato il Consiglio di Stato ad esprimere un parere che dichiara il patrimonio dell’ente Croce Rossa Italiana “non pubblico”, parere la cui logica conseguenza è che la Croce Rossa Italiana oggi non è affatto un ente pubblico, ma bensì un ente speciale. Un ente speciale che gode, per certe funzioni quali come la gestione del personale, la gestione amministrativa, ecc. delle prerogative di un ente pubblico, ma che ente pubblico non è! E quindi il Governo non può “svendere” il patrimonio della C.R.I. per “aggiustare” i danni creati dai vari commissari nominati dal Governo stesso!
E questo parere forse ci indica l’essenza della vera strada da percorrere, un percorso peraltro già tracciato nelle norme di legge che hanno preceduto queste ultime:
Un ente CRI con un contratto specifico per il personale civile (come i Vigili del Fuoco) che non sia legato ad alcun altro contratto collettivo di lavoro/o comparto legato ad una pianta organica tabellare di cui una parte sempre in tabella organica di status militare per i Servizi di Mobilitazione, con un’amministrazione mista, dove la periferia venga gestita in modalità privatistica e le parti regionali e centrali con funzioni pubbliche e di controllo, vale a dire il controllo sia sull’amministrazione periferica che sull’eventuale gestione di fondi pubblici.
Certo è, che se si lascia “mano libera” ad un giovane rampante che cerca un futuro politico, la Croce Rossa Italiana verrà sacrificata sull’altare quale offerta votiva per tale aspirante al successo.
Sarà forse il caso che il futuro della Croce Rossa Italiana venga, almeno per tentativo, tracciato da tutti coloro che sono la Croce Rossa Italiana. Certamente una commissione che veda tutti rappresentati, formulerebbe soluzioni equilibrate e giuridicamente corrette, nonché di pubblico interesse.
 
Rossano Alberto Rosso




lunedì 6 agosto 2012

Non sparate sulla CROCE ROSSA ....


Conferenza stampa: 

Non “sparate” sulla Croce Rossa

 Lunedì 6 agosto ore 11,30

Partecipano : 

Massimiliano GESMINI, coordinatore nazionale Unione Sindacale di Base USB, dipendenti CRI; 

Lorena GUIDI, coordinatrice nazionale CGIL precari CRI; 

Graziella MARACCHIONI, coordinatrice nazionale FIALP-CISAL CRI; 

Luca Marco COMELLINI, Segretario PDM partito per la tutela dei diritti dei militari e delle forze di polizia; 

Maria Antonietta FARINA COSCIONI, deputata radicale e segretaria della Commissione Affari Sociali; 

Maurizio TURCO, deputato radicale e membro della Commissione Affari costituzionali.



giovedì 2 agosto 2012

Croce Rossa, La partitocrazia mette all’angolo Napolitano


 Il 31 luglio la Camera dei deputati ha approvato il decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, nonostante l'articolo 1, comma 2, del testo della legge di conversione (proroga al 30 settembre il termine già scaduto per l'esercizio della delega per la riorganizzazione della Croce Rossa) sia palesemente contrario ai principi richiamati dal Presidente Napolitano nella sua lettera del 23 febbraio scorso ai Presidenti delle Camere.
Non solo il Comitato per la legislazione della Camera nei giorni scorsi aveva espresso il parere fortemente contrario alla bravata fatta dal senatore Ceccanti con il suo emendamento dell’ultimo secondo volto a prorogare il termine per l’esercizio della delega governativa per riorganizzare la Croce Rossa, scaduto lo scorso 30 giugno, inserito in un decreto legge – quello sui vigili del fuoco - che con gli enti vigilati dal Ministero della salute non ha proprio nulla a che vedere, ma fu proprio lo stesso Giorgio Napolitano, in quell’occasione moralizzatore severo, a richiamare il Parlamento alla scrupolosa osservanza dei principi su cui poggia la decretazione d’urgenza, riaffermati per l’ennesima volta dalla Corte costituzionale che con la sentenza 22/2012 con cui ha giudicato incostituzionale un analogo emendamento approvato al milleproroghe del 2010.
Nel corso del dibattito parlamentare sono state molte le autorevoli voci che si sono dichiarate contrarie alla specifica norma, ma poi con la scusa del senso di responsabilità (verso chi e verso cosa non è chiaro) la maggioranza ha allegramente mandato a puttane la Costituzione.
Tutti i gruppi parlamentari - tranne ovviamente il PD/PDL - si sono dichiarati contrari alla palese incostituzionalità contenuta del testo della legge di conversione e alla prova del voto solo 79 deputati si sono espressi a favore dell'emendamento presentato dal deputato radicale Maurizio Turco volto a sopprimere la norma palesemente incostituzionale introdotta dal Senato.
La dichiarazione di voto più allegorica e marcatamente ispirata all’elevato senso di ipocrisia istituzionale che ha caratterizzato la discussione parlamentare è stata quella della deputata PD, intervenuta per la dichiarazione di voto finale. Uno sproloquio senza senso, tranne quello di rassicurare gli speculatori che ambiscono a mettere le mani sul patrimonio della Croce rossa, fatto per giustificare la presa di posizione del PD contro la legalità e la Costituzione, contro Napolitano e contro i lavoratori della CRI.

Nel tentativo di rassicurare i dipendenti che ora vedono il loro posto di lavoro sempre più a rischio, la deputata del Partito democratico “salva Croce rossa” ha dichiarato: “voglio sottolineare, invece, l'impegno che con il voto favorevole a questo decreto-legge noi assumiamo anche nei confronti delle migliaia di volontari che fanno parte di Croce rossa italiana”.
Peccato che proprio grazie a questo decreto legge ora il Governo è rimesso in termini per emanare il famigerato decreto legislativo di riordino della CRI su cui tutte le organizzazioni sindacali, la ragioneria Generale del Ministero dell’economia e finanze, la conferenza Stato-Regioni e perfino i militari - il cui organismo di rappresentanza Cocer si è dimesso resosi conto dell’impossibilità di far ascoltare la propria voce - hanno espresso netta contrarietà, proprio perché eliminerà definitivamente 4000 posti di lavoro, eliminerà il Corpo militare e permetterà la svendita del patrimonio sul quale la parlamentare del PD è stata categorica: “Non è pensabile che la vendita del patrimonio debba essere fatta semplicemente per coprire i buchi di bilancio”. A mio avviso quest’affermazione suona come un chiaro invito a fare affari.
È chiaro che il progetto di riordino/speculazione di natura governativa è stato scritto a più mani, alcune molto sporche. Per renderci conto di cosa si tratta basta pensare che il “bottino” è composto da 981 proprietà immobiliari con un valore catastale complessivo di euro 2.191.554,65 e 432 terreni con una rendita dominicale di euro 9.223,92.
È chiaro che adesso il Presidente della Repubblica dovrà scegliere se essere coerente con i propri richiami alla legalità oppure assecondare ancora una volta gli interessi della partitocrazia e le sue norme illegittime, con buona pace della Costituzione.

Croce Rossa, Governo taglia 1.200 posti di lavoro e 22.000 riservisti militari volontari


  L'Associazione Nazionale Cremona, 

presieduta dalla ternana Sandra Zacaglioni, 

scrive a Napolitano

 

 


Il 28 giugno scorso il Governo ha dato il via ad un Decreto Legislativo inviato alle Commissioni di Camera e Senato riguardante il “Riordino della Croce Rossa Italiana”, per avere il parere previsto riguardate la privatizzazione totale dell’Ente, che comporterà gravissimi riflessi occupazionali anche in Umbria.
L’Associazione Nazionale Cremona, presieduta dalla ternana Sig.ra Sandra Zacaglioni (che è anche infermiera Volontaria CRI presso il Comitato Provinciale di Terni), si prefigge, tra gli altri scopi anche quello di tutelare gli interessi morali e materiali dei soci militari delle Forze Armate e dei Corpi Ausiliari, dei simpatizzanti e dei loro familiari.
Recentemente la Presidente ha inviato una lettera aperta al Capo dello Stato per evidenziare che, nell’ambito di questo decreto, è stata prevista anche la smilitarizzazione del personale militare del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana (circa 1.200 tra effettivi e precari, coadiuvati da oltre 22.000 riservisti militari volontari che sono anche umbri ed intervengono gratuitamente in caso di necessità).
Il Corpo Militare della CRI esiste da oltre 150 anni e si è sempre distinto in tempo di guerra, di gravi conflitti armati e in operazioni di soccorso e di protezione civile in territorio nazionale o estero (si veda l’ultimo evento sismico in Emilia Romagna) riscuotendo consensi, plausi e onorificenze nazionali ed internazionali.
Si profila quindi una lenta agonia per il personale in servizio che è direttamente coinvolto in un negativo quadro occupazionale poiché nel Decreto è previsto, prima la mobilità verso altri soggetti pubblici, in caso di mancato accoglimento, entro breve, la cessazione di ogni rapporto lavorativo, con gravi ripercussioni sulle loro famiglie in caso di perdita del posto di lavoro, ed il conseguente delinearsi di uno scenario tale da creare nuovi “esodati”.
Le angosce e le preoccupazioni di cui sopra sono condivise anche dalle famiglie dei militari della Croce Rossa che in modo silenzioso e defilato hanno sempre sostenuto moralmente i loro cari, nei momenti bui ed anche quando alcuni di loro si sono gravemente ammalati e sono anche deceduti a fronte di patologie contratte in servizio, per tenere alti gli ideali della Nostra Nazione con gesti di generosità, nel rispetto dei sette principi di Croce Rossa.
La Presidente dell’Associazione Nazionale Cremona, dopo alcuni incontri istituzionali con Senatori e Deputati e con Alte Cariche Militari, ha inviato una proposta di emendamento al suddetto decreto che consentirebbe di porre tutto il personale alle dipendenze del Dicastero della Difesa, salvaguardando i livelli occupazionali e tutelando le famiglie degli stessi.

fonte 


da leggere anche :

Lettera Aperta per la CRI agli Onorevoli interessati all’esame del Decreto Legislativo di riordino della CRI

 

Croce Rossa, Il Volontario Francesco Catapano replica all'Onorevole Miotto


Riflessioni su alcuni passaggi della dichiarazione di voto favorevole, dell'O.le Margherita Miotto (PD) .  anche sul comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che riguarda la proroga dei termini per l'esercizio della delega per il riordino della Croce rossa.
Francesco Catapano:
Gent.ma On. Anna Margherita Miotto
mi consenta di offrirLe alcune informazioni e di esprimere alcune riflessioni su alcuni passaggi della Sua dichiarazione di voto favorevole anche sul comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che riguarda la proroga dei termini per l'esercizio della delega per il riordino della Croce rossa.
In particolare:
“ma voglio sottolineare, invece, l'impegno che con il voto favorevole a questo decreto-legge noi assumiamo anche nei confronti delle migliaia di volontari che fanno parte di Croce rossa italiana.”
E’ sicura che le “migliaia di volontari “ sono favorevoli al decreto legge all’esame del Parlamento ? Lo sa che dal 2008 i volontari, attraverso anche lo strumento della rete informatica ( face book) e del sito istituzionale della CRI ( Forum CRI ), reclamano al Commissario Rocca un confronto attivo, mediante anche la costituzione di un organismo a ciò preposto, sulle proposte di riordino della CRI e che tali richieste di coinvolgimento non mi risultano siano state mai ascoltate? Malgrado lo stesso CS abbia invitato a Legnano, ove si è svolta nel decorso anno una riunione regionale, tutti i volontari d’Italia, a chiedere a propri Commissari regionali di indire incontri per discutere sulla precedente bozza di riordino, l’ invito medesimo è stato disatteso ( nientepopodimeno, come diceva l’indimenticabile pioniere della RAI TV Mario Riva ) dallo stesso avv. Rocca. Infatti la richiesta da me formulata al mio commissario regionale della Campania , che è pur sempre l’avv.Rocca (giacchè ha avocato da molto tempo a sé anche tale funzione in attesa di individuare, come è detto nel suo provvedimento, nel territorio campano una personalità in grado di svolgere tale incarico), di indire una riunione con la finalità di discutere la problematica del riordino della CRI, un tale evento non è stato mai appositamente organizzato! Sì , a onor del vero , qualche volta il CS è piombato anche recentemente nella regione in occasione di alcune manifestazioni ove ( mi è stato riferito) ha parlato del riordino; tali incontri però non sono stati organizzati appositamente per favorire il confronto, né comunicati preventivamente sul sito del Comitato regionale CRI Campania per porre in grado persone come me, fortemente motivate ad offrire un contributo attivo alla discussione, di intervenire .
C’è da aggiungere che la segreteria del Ministro della salute ad una mia richiesta di coinvolgere( rectius: di sentire) i rappresentanti legittimi dei volontari ( da non confondersi con gli attuali molteplici commissari di componenti volontaristiche e dei comitati periferici che sono pura espressione del Commissario straordinario in quanto dallo stesso nominati,segno tangibile, evidente di assenza di democrazia dal 2008!!!) ha risposto come segue: 
Da: noreplay@governo.it A:  
Data: 04/05/2012 13:34
“Gentile cittadino, Abbiamo letto con attenzione la sua lettera. Qualora il governo decidesse di intervenire sulla riforma della Croce Rossa Italiana, si procederà senzaltro alla consultazione di tutte le parti interessate.
Nel ringraziarla per averci scritto, le inviamo cordiali saluti.


Ufficio stampa e del Portavoce”
Alla data odierna non mi risulta che sia stato richiesto dal Ministro di sentire i legittimi rappresentanti dei soci attivi. E’ inaudito non coinvolgere nel confronto i titolari della futura Associazione. Forse il Ministro ed i Parlamentari hanno una percezione di uno spessore culturale scadente dei volontari, buoni solo ad offrire una manovalanza utile alla collettività per i momenti del bisogno? ( continua)
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Francesco Catapano (continua)

"Occorre, tuttavia, salvaguardare la funzione che essa ha, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale, la capacità di essere presente non solo nelle emergenze, come tutti sappiamo, ma anche nelle missioni internazionali, e, accanto a questo, la capacità di essere presente con servizi che sono integrativi del Servizio sanitario nazionale. Quindi, su questo punto, credo che non vi sia dubbio alcuno che il decreto di riordino dovrà fare un'opzione molto chiara."
Non mi sembra che la futura strutturazione che si vuole dare all’Associazione sia tale da consentire ( anche con adeguati sostegni finanziari che verranno meno dal 2017) alla stessa di essere presente con servizi che sono integrativi del SSN. Anzi il riordino prevederà, come denunciato più volte dalle forze sindacali, la soppressione del CEM ( Centro di rieducazione motoria ) di Roma che da più parti è ritenuto una struttura che è il fiore all’occhiello della CRI per la professionalità degli operatori.Sarebbero lunghe le precisazioni ancora da farLe ma ora queste espresse sono sufficienti a rendere il significato della debolezza dell’impianto strutturale proposto.
“cari colleghi, in questi giorni, in questi mesi, si è proceduto e si procede alla vendita del patrimonio. Non è pensabile che la vendita del patrimonio debba essere fatta semplicemente per coprire i buchi di bilancio, che pure esistono, questioni che vanno comunque affrontate, ma non si può pensare di utilizzare il patrimonio per fare queste operazioni. Penso che nessuno di voi converrà con queste modalità. E allora, anche da questo punto di vista, si rende necessaria un'operazione di riordino.”
L’art. 4 dello schema del Decreto all’esame del Parlamento sottolinea unicamente la finalità di utilizzare la vendita del Patrimonio per ripianare i debiti della CRI. Le chiedo allora ( sinceramente non è una domanda dal tono provocatorio ma nasce dall’interesse di pura cognizione) Le risulta qualche parere espresso dal Commissario straordinario , in sede di audizione, di non condivisione di tale inaudito disegno ?
“Ecco, oggi non è così, nel senso che se il decreto decadesse, se fossero cioè scaduti i termini per l'esercizio della delega, la salvaguardia del posto di lavoro non vi sarebbe.
È solo con una discussione, che mi auguro raccolga ampi consensi nelle Commissioni parlamentari di Camera e Senato, che sarà possibile modificare l'attuale bozza di decreto legislativo che ci ha inviato il Governo per poter salvaguardare i livelli occupazionali. “
Sono sicuro che la decadenza del decreto ovvero la scadenza dei termini dell’esercizio della delega potrebbe indurre a modificare totalmente la metodologia di approccio usata fino ad ora nel disegnare il riordino della CRI: il Governo farebbe certamente meglio se consentisse margini di ascolto delle riflessioni e delle proposte sull’argomento provenienti da legittimati rappresentanti del volontariato oltre che dai sindacati dei lavoratori, le due anime che comunque continueranno a convivere anche nell’eventuale regime privatistico dell’Associazione.
“In questo senso, l'ordine del giorno che abbiamo presentato, e sul quale il Governo ha dato parere favorevole, è una piccola garanzia di esprimere un parere che salvaguardi la funzione essenziale di Croce rossa italiana, che ne risani il bilancio, ne riordini le funzioni, dia luogo - devo dire con grande ritardo, ahimè, - anche ad una gestione democratica, quindi con organi democraticamente eletti e…”

Quando si dice che” l'ordine del giorno..omisss.. è una piccola garanzia di esprimere un parere che salvaguardi la funzione essenziale di Croce rossa italiana, che ne risani il bilancio” vi è la consapevolezza che ha il Parlamento della dimensione del proprio apporto,oramai vano, rispetto alla forza della volontà del Governo, intesa a ridurre la CRI di una parte importante di risorse umane oltre delle risorse materiali, del patrimonio in nome della spending review. Vi è la constatazione dello stesso legislatore che i circa quattro anni di commissariamento dal 2008 non siano valsi molto a risanare il bilancio della CRI ma (io aggiungo ) hanno costituito un ulteriore ed inutile aggravio di spesa per l’erario, per la collettività con la erogazione di notevoli compensi all’attuale Direttore Generale e allo stesso Commissario straordinario. L’impegno del governo ,su una richiesta dei Radicali , a ridurre il compenso al CS del 50% è stato effimero giacchè non risulta che sia stato dato attuazione. Stride molto con questa epoca di grandi sacrifici che gli italiani stanno sopportando che i massimi vertici della Associazione umanitaria siano beneficiari di più che laute remunerazioni . Come si giustifica inoltre il taglio del 20% dei Dirigenti statali ( attenzione non appartengo a tale categoria ) e non si riducono, invece, laddove è possibile i manager ?Nella fattispecie, sarebbe più conveniente per l’Erario , visti i risultati attualmente raggiunti dalla gestione commissariale, affidare l’incarico di Commissario e DG della CRI ad alti dirigenti del Dicastero della Salute(al quale più volte è stata avanzata la proposta) o dei Ministeri dell’Economia e delle Finanze oppure dell’Interno. Non Le sembra?