giovedì 31 maggio 2012

Il SENATO sullo scempio della Croce Rossa Italiana


Legislatura 16 

Atto di Sindacato 

Ispettivo n° 4-07534 

 

Pubblicato il 23 maggio 2012, nella seduta n. 729


LANNUTTI
- Ai Ministri della salute, dell'economia e delle finanze, della difesa e del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che:
da notizie circolate negli ultimi giorni si apprende che sia decisa da parte del Governo l'approvazione dello schema di decreto legislativo relativo alla riorganizzazione dell'Associazione della Croce Rossa Italiana (CRI) per la "privatizzazione" dell'Ente (atto del Governo n. 424);
sembrerebbe che la bozza del decreto legislativo faccia riferimento alla legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio sanitario nazionale (SSN), un riferimento incompleto dato che non si farebbe menzione del decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980;
alla luce di dette indiscrezioni è opportuno ripercorrere gli ultimi decenni della storia della CRI e dei diversi provvedimenti legislativi che hanno portato all'attuale situazione di ingovernabilità, di impoverimento dei suoi beni materiali e immateriali;
la legge 23 dicembre 1978, n. 833, all'art. 1, stabilisce che "l'attuazione del Servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle regioni, agli enti locali territoriali". Pertanto, poiché si trattava di un ente di diritto pubblico, fu disposto dalla legge, oltre che il "riordinamento dell'Associazione", lo "scorporo dei servizi sanitari della CRI"; si dispone che sono trasferiti ai Comuni competenti per territorio per essere destinati alle unità locali i servizi di assistenza sanitaria dell'Associazione CRI, nonché i beni mobili e immobili (Scuole per infermiere e Assistenti sanitarie, Ospedali, Navi Ospedale, Centri trasfusionali, Ambulatori) che erano destinati ai predetti servizi ed il relativo personale ad essi adibito, previa indicazione del relativo contingente. Per il trasferimento dei beni e del personale si attuano, in quanto applicabili, le disposizioni di cui agli art. 65 e 67 (cioè le disposizioni relative agli enti inutili soppressi);
sempre all'art. 70 della legge n. 833 del 1978, al terzo comma, si dispone che "Il Governo, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, è delegato ad emanare, su proposta del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro della difesa, uno o più decreti aventi valore di legge ordinaria per il riordino dell'Associazione della CRI, con l'osservanza dei seguenti criteri direttivi": 1) il carattere volontaristico dell'Associazione; 2) la determinazione dei compiti in relazione alle finalità statutarie e agli adempimenti commessi dalle vigenti convenzioni e risoluzioni internazionali e dagli organismi della CR internazionale alle società nazionali di CR; 3) l'articolazione delle strutture su base regionale, ferma restando l'unitarietà dell'Associazione; 4) l'elettività e la gratuità delle cariche;
imprevedibilmente, e inaspettatamente, nell'esercizio della predetta delega, viene emanato il decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980 che, eccedendo la delega stessa, che non prevedeva alcun cambiamento della natura giuridica della CRI, la configura come "ente privato di interesse pubblico", figura che non aveva riscontro nella normativa concernente le persone giuridiche;
l'attribuzione alla CRI della natura di "ente privato di interesse pubblico" destò non poche perplessità, poiché l'art. 70 della legge n. 833 del 1978 nulla disponeva in ordine alla sua natura giuridica; infatti, in quanto ente pubblico, aveva subito lo scorporo di beni e attività sanitarie, trasferiti alle Regioni, mentre si delegava al Governo solo la ristrutturazione dell'Associazione. Pertanto, in sede di attuazione della delega, non si sarebbe potuto valicare legittimamente la delega stessa;
si ravvisò inoltre una notevole contraddizione tra i penetranti poteri di vigilanza spettanti al Governo (ad esempio art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1998: rappresentanti ministeriali nel Consiglio, Collegio dei revisori dei conti costituito da rappresentanti ministeriali; art. 4 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica: controllo sulla gestione) e la natura privata della CRI;
la vigilanza si spiega in rapporto all'esigenza di assicurare il soddisfacimento di scopi rilevanti per l'apparato pubblico (vigilanza in funzione di manovra e di efficienza) mentre la natura privata postula l'autonomia del soggetto. In base a tale autonomia esula dalla vigilanza quanto attiene agli scopi specifici del titolare dell'autonomia, alla organizzazione, alla gestione economica e finanziaria;
ulteriore causa di contraddizione è identificabile nella imposizione di uno schema organizzativo della CRI che si giustifica solo in rapporto alla necessaria preordinazione dell'Ente al perseguimento di fini, dei quali dispone lo stesso Stato;
se lo "scorporo", che è un atto amministrativo, avesse seguito, e non preceduto, la ristrutturazione, per uniformarsi ai principi legislativi stabiliti, la CRI, divenuta ente privato di interesse pubblico, per il decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980 (ex art. 70 della legge n. 833 del 1978), in quanto organismo associativo privato, avrebbe mantenuto i beni mobili e immobili, il personale, e avrebbe continuato a svolgere quelle funzioni che la legge n. 833 aveva trasferito al SSN, mediante lo "scorporo";
il decreto del Presidente della Repubblica n. 613 stabiliva, come strumento attuativo, un nuovo statuto, per la cui elaborazione (art. 8) provvede un comitato nazionale composto da un socio della Croce Rossa che lo presiede, prescelto di concerto tra il Ministro della difesa e il Ministro della sanità, e da altri componenti designati, tra gli attuali soci, dai Presidenti delle Giunte regionali in numero due per ciascuno, tenendo conto di tutte le componenti volontaristiche;
ebbe così inizio la tragicommedia di un comitato per lo statuto, presieduto da un Presidente che si rivelò incapace di far rispettare le regole, di arginare prevaricazioni, di gestire le votazioni; in breve, si verificò una situazione caotica dalla quale emersero due "correnti" contrapposte: a favore della privatizzazione della CRI, l'una, l'altra per la definizione della CRI ente di diritto pubblico e il superamento della sua divisione nelle sei componenti;
i lavori del comitato furono lunghissimi ed estenuanti. Infine lo statuto fu votato e approvato a maggioranza di 17 contro 12, un astenuto e molti assenti. Il Presidente trasmise al Ministro della sanità lo statuto, dichiarandolo approvato all'unanimità;
la minoranza, che non aveva ottenuto che il proprio documento fosse trasmesso, lo presentò autonomamente al Ministro della sanità che, peraltro, aveva chiesto al Presidente del Comitato di soprassedere e tentare di arrivare ad un unico documento. Il documento di minoranza era in dissenso dal decreto del Presidente della Repubblica che, tra l'altro, non restituiva alla CRI privata ciò che le era stato sottratto dallo scorporo in quanto pubblica;
la disciplina della CRI quale ente pubblico fu ristabilita dall'art. 7 del decreto-legge n. 390 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 490 del 1995, che ha modificato come segue l'art. 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980: "l'Associazione Italiana della Croce Rossa ha ad ogni effetto di legge qualificazione e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e, in quanto tale, è soggetta alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici";
ed è singolare che dal 1978 al 1995 la CRI sia stata un ente di diritto privato, pur avendo un Corpo Militare e il Corpo "militarizzato" delle Crocerossine;
la disciplina della CRI come ente pubblico fu motivata dal dover essa rispondere con criteri di doverosità (necessità, ufficialità) ai compiti tipici derivanti dalle convenzioni internazionali in tema di emergenza internazionale e interna, in tempo di pace e in tempo di guerra, e per assicurare la necessità dell'azione della CRI quale "ausiliaria dei Poteri pubblici", condizione prevista dagli statuti delle società di Croce Rossa;
è comunque opportuno rammentare che, sia per l'Associazione ente di diritto pubblico sia per l'ente di diritto privato, gli adempimenti commessi dalle vigenti convenzioni e risoluzioni acquistano obbligatorietà dall'essere sottoscritti dai delegati dei Governi in sede di Conferenza internazionale, che è la più alta autorità della CRI, le cui deliberazioni sono sottoscritte dai suoi membri (i delegati delle Società nazionali, i delegati degli Stati firmatari della Convenzione di Ginevra, i delegati del Comitato Internazionale, i delegati della Federazione delle Società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa);
alla CRI, quale entità (sia pure delegata) dell'organizzazione dello Stato, nella sua articolazione centrale e periferica, e garantita dalle norme del diritto internazionale, alla cui osservanza lo Stato è tenuto, possono essere attribuiti compiti specifici da attuare secondo criteri di ufficialità;
peraltro, l'ente pubblico (Stato, Regioni, Comuni) non può utilizzare, come elementi permanenti della propria organizzazione, entità private che possano essere identificate come entità tenute sempre e comunque ad assolvere dei compiti affidati da enti pubblici, a meno che non siano a ciò delegate per compiti specifici;
secondo lo statuto in vigore, le Regioni ed altre pubbliche amministrazioni avrebbero potuto affidare specifici compiti alla CRI, delegarla a determinate incombenze umanitarie, mediante convenzioni, ma tale "possibilità" non ebbe risposta adeguata, sufficiente, e, nemmeno uniforme su tutto il territorio nazionale. È stata persa l'occasione di usufruire di una "forza" operativa di appoggio ai servizi pubblici, cioè di riconoscere la ausiliarità dei Poteri pubblici, requisito istituzionale di ogni Società nazionale di Croce Rossa;
lento e inesorabile ebbe inizio il decadimento della CRI che, pur essendo la maggiore Associazione di volontariato nel mondo, non può beneficiare di aiuti e vantaggi concessi alle associazioni di volontariato, in quanto ente di diritto pubblico, sebbene in essa operino migliaia di volontari;
i "mali" della CRI, il 5 novembre 1996, indussero ad istituire un'indagine conoscitiva il cui documento conclusivo fu approvato all'unanimità;
la Commissione si era posta l'obiettivo di evidenziare i problemi che si erano accumulati all'interno della CRI nei 16 anni di commissariamento. La Commissione, pur riconoscendo la straordinaria capacità, i valori, lo spirito di servizio che caratterizzano una grande parte delle persone che lavorano nell'associazione, riconosceva che la CRI si trovava di fronte a una crisi permanente e a un governo caratterizzato da microconflittualità centrali e periferiche;
per rispettare la storia e soprattutto dare, in sintonia con i valori, le motivazioni agli aderenti, la Commissione esprimeva la necessità di un vero, profondo cambiamento dei suoi aspetti, con umiltà e con il rispetto che si deve alla CRI, che deve essere considerata un importante patrimonio sociale dell'intero Paese: era maturo, pertanto, il tempo di avviare una verifica severa e progettuale in funzione dei valori e degli obiettivi prioritari che la CRI doveva assumere nel campo sociale, sanitario e della protezione civile;
nel corso dei decenni, altri Statuti tentarono di definire l'organizzazione della CRI: tra tutti, fra buoni propositi elencati nei "Compiti" e la realtà formale,"normata", i Comitati locali rappresentano la più evidente incapacità di quella rifondazione di cui necessita la CRI. Così l'ultimo statuto, nonché la legge delega;
considerato che a giudizio dell'interrogante:
l'inaccettabile configurazione dei Comitati locali era già evidente nella proposta di statuto presentata all'Assemblea dei soci della CRI dal commissario Scelli, in cui si ipotizzava la costituzione di società per azioni. Con la conversione del decreto-legge, scomparve la CRI SpA, ma non le anomalie relative ai Comitati locali, non più strutture operative della SpA, ma abbandonati a se stessi. I Comitati locali gestiscono quei servizi e quelle attività che costituiscono i compiti istituzionali (cioè commessi dalle convenzioni e dalle risoluzioni internazionali), ma devono auto-finanziarli, debbono trovare risorse economiche per mantenere se stessi, le attività e i servizi, ormai irrinunciabili e fortemente radicati sul territorio;
i molti, troppi commissariamenti sono stati fallimentari, anzi nocivi, all'Associazione perché la scelta dei commissari è sempre stata una scelta strumentale al soddisfacimento di qualche personaggio politico, alla premiazione di chi avesse bene meritato, non della CRI, ma di qualche partito politico;
l'anomalia più stridente nella prefigurata organizzazione della CRI è il mantenimento del Corpo militare e delle Crocerossine "militarizzate" esse pure;
tutte le società di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa sono "ausiliarie dei Pubblici poteri" e, in tempo di guerra, "ausiliarie delle Forze armate". Per questo compito devono preparare e formare volontari, in tempo di pace;
in età fascista, in Italia, Spagna e Grecia, le rispettive società di Croce Rossa avevano costituito un Corpo militare. L'assurdità di un corpo militare dipendente dal Ministero della guerra (poi "della difesa") in un'Associazione per definizione, per storia, per statuto, assolutamente neutrale, fu avvertita dagli altri Stati, non dall'Italia che li mantenne ed anzi donò alle Crocerossine la "Bandiera di Guerra";
pertanto la riorganizzazione della CRI non può mantenere l'Associazione unica al mondo ad avere dei Corpi militari, con stellette, gradi, compiti presso l'esercito spesso prevalenti su quelli della CRI;
come affermò un Presidente della Croce Rossa Internazionale, tutte le società nazionali di Croce Rossa hanno delle infermiere, loro vanto è la Croce Rossa sulla bianca divisa e non le spalline con le stellette militari;
considerato che:
la Cisl Fp dice no al ridimensionamento della CRI, un progetto che il Governo Monti vorrebbe attuare e che, per il sindacato, metterebbe a rischio qualità dei servizi ed i posti di lavoro;
dopo l'incontro con il Ministro della salute, Renato Balduzzi, la federazione del pubblico impiego della Cisl esprime forte preoccupazione sul piano di riordino della CRI che prevede la soppressione dell'attuale ente pubblico ed il trasferimento delle funzioni ad una associazione di interesse pubblico con personalità giuridica di diritto privato. Si legge sul quotidiano della Cisl "Conquiste del lavoro": «"Abbiamo manifestato al ministro il nostro dissenso - spiega Giovanni Faverin, segretario generale della Cisl Fp - rispetto ad una scelta che può tradursi facilmente in un ridimensionamento del livello della qualità e quantità di servizi. Prestazioni che, interessando l'assistenza sociale ed il soccorso sanitario, sono vitali per le persone e le comunità. Siamo i primi a chiedere la riqualificazione della spesa pubblica e la riorganizzazione della Croce Rossa. Ma diciamo no ad operazioni draconiane, a tagli lineari di spesa e di posti di lavoro che finiscono per pesare sulla collettività più di quanto promettono di risparmiare: perché non tagliano costi inutili ma carne viva". Il piano del ministro pone seri problemi sul versante della occupazione, attacca la Cisl Fp. "L'eventuale passaggio della Croce Rossa - aggiunge Faverin - ad associazione privata consentirà infatti alla nuova dirigenza di stabilire le dotazioni organiche senza discutere i criteri di scelta e senza garanzie per i lavoratori in esubero. Per molti di loro si profilerebbe la mobilità. Mentre i lavoratori a tempo determinato finirebbero addirittura per rimanere a casa alla scadenza del contratto e comunque entro la fine del prossimo anno. Tutto questo è inaccettabile. Sono a rischio 3.000 posti di lavoro". La protesta non si ferma. La Cisl Fp rilancia. Vengono confermate tutte le iniziative in programma, a partire dal presidio di oggi davanti alla sede del Ministero della Salute. "Dal ministro ci aspettiamo una nuova convocazione per la prossima settimana - conclude Faverin -. E una modifica sostanziale ad un progetto che così com'è è inaccettabile"»;
i coordinatori nazionali dei sindacati CGIL e USB, Pietro Cocco e Massimo Gesmini, hanno rivolto un appello al Ministro della salute Renato Balduzzi in relazione alle notizie e alla bozza di decreto legislativo sulla riorganizzazione della Croce Rossa circolate negli ultimi giorni, affinché nell'emanare il testo definitivo del provvedimento normativo il Governo tenga conto di quanto le organizzazioni sindacali hanno già rappresentato nel corso degli incontri svoltisi nelle sedi istituzionali e cioè che la privatizzazione dell'Associazione deve necessariamente essere il frutto di una gestione ordinaria e non commissariale;

 il segretario del Pdm (Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia), Luca Marco Comellini, si è associato alla richiesta delle  organizzazioni sindacali augurandosi che da parte del Ministro vi sia massima attenzione e che la legalità e la trasparenza siano il centro della questione. Comellini ha inoltre ricordato al Ministro Balduzzi che occorre evitare che si ripeta quanto avvenuto lo scorso mese di dicembre 2011 in occasione del maldestro tentativo, conclusosi con un nulla di fatto, di far passare dalle Commissioni parlamentari un decreto viziato ab origine;
lo scorso 26 gennaio accogliendo l'ordine del giorno 9/4865-AR/10 il Governo si è assunto l'impegno di far eleggere entro il 1° giugno i nuovi vertici della Croce Rossa, 
si chiede di sapere:
Quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di garantire alla CRI un ordinamento di giustizia, di rigore e trasparenza amministrativa nonché di valorizzazione di quanti vogliono contribuire disinteressatamente alla crescita culturale, morale ed operativa dell'ente, ponendo fine ad ogni forma di gestione clientelare e personalistica, che garantisce impunità ai "favoriti";
Se non ritenga che dovrebbero essere i soci della CRI a decidere il futuro dell'Associazione e non la politica degli interessi e che il Corpo militare potrebbe utilmente essere accorpato nella Protezione civile, ai fini della cui attività, il Corpo militare dispone di notevolissime attrezzature e di una certa preparazione, ma non nella sanità, o comunque che il Ministro della difesa se ne faccia carico, assumendo ogni utile iniziativa per una adeguata collocazione degli appartenenti nei corrispondenti ruoli delle Forze armate;
Quali iniziative intenda intraprendere al fine di avviare immediatamente nuove elezioni per organi collegiali democraticamente eletti fino al riordino della CRI, riportandola ai compiti istituzionali, considerato che, a giudizio dell'interrogante, in questi anni di commissariamento non è stato prodotto alcun miglioramento gestionale dell'ente;
Quali iniziative, alla luce delle preoccupazioni esplicitate dalla Cisl Fp in relazione al piano di riordino della CRI, intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per salvaguardare l'attività dei lavoratori in questione.

 

 

venerdì 18 maggio 2012

CROCE ROSSA, PDM: PRIORITARIO ELEGGERE NUOVI VERTICI


NO 

A RIORGANIZZAZIONE 

IMPOSTA DALLA POLITICA 

 "Il Ministro della salute Balduzzi si ricordi che la Croce Rossa è una associazione di volontari e che tale deve restare quindi onori l’impegno assunto lo scorso 26 gennaio con l’accoglimento  dell’ordine del giorno 9/4865-AR/10 presentato dal deputato radicale Maria Antonietta Farina Coscioni. Accogliendo quell'atto di indirizzo Il Governo si è assunto l’impegno di far eleggere entro il primo giugno i nuovi vertici della Croce Rossa,  quindi qualsiasi altra azione, compresa la presentazione al Parlamento dello schema di riorganizzazione dell’associazione significherebbe volerlo eludere lasciando campo e mani libere ai furbetti del quartierino che non vedono l’ora di arraffare il patrimonio dell’Ente.

Devono essere i soci della Croce Rossa a decidere il futuro dell’Associazione e non la politica degli interessi a imporre le soluzioni calate dall'alto.


Per quanto riguarda il Corpo militare della CRI  è il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, che dovrebbe farsene carico,  assumendo ogni utile iniziativa per una adeguata collocazione degli appartenenti nei corrispondenti ruoli delle Forze armate."

 

fonte 

martedì 15 maggio 2012

Bufera sul comitato della Croce rossa di Vasto

 



Autista licenziato 

firma esposto alla 

Guardia di finanza:

«gravi irregolarità»

 C’è un esposto alla Guardia di finanza per il licenziamento frettoloso di un volontario da parte del comitato della Croce rossa di Vasto. Già in servizio come autista di ambulanza all’ospedale di Guardiagrele, questo volontario racconta nell’esposto i motivi per cui, secondo lui, sarebbe stato cacciato. Il licenziamento è arrivato dopo le sue lamentele per le condizioni in cui si svolge il servizio ambulanze che la Cri di Vasto si è aggiudicato vincendo una gara appalto della Asl di Chieti per affiancare i mezzi di soccorso del 118.
L’entrata in servizio della Croce rossa all’ospedale di Guardiagrele è avvenuta infatti a seguito alla riforma regionale della rete dell’emergenza urgenza: in questo quadro sono stati rivisti i rapporti e le tariffe con le varie strutture di soccorso (dalla Croce rossa alle varie Misericordie e Croci gialle o verdi), come deciso a suo tempo dall’ufficio del Commissario alla sanità a suon di tagli ai costi dei servizi. Di qui le gare di appalto e l’arrivo del Comitato Cri di Vasto guidato da Maria Luisa Del Forno. Anche se vincitore della gara la Cri non aveva il personale a sufficienza, tanto che si è rivolta ai volontari in servizio a Lanciano, come appunto Maurizio Spagone, l’autista licenziato in tronco, che non ci sta a subire quella che ritiene una «vendetta»: «Non mi hanno rinnovato il contratto dopo che ho denunciato all’interno della Croce rossa tutti i motivi del mio disagio nell’espletare il servizio in condizioni disumane – ha dichiarato a PrimaDaNoi.it - ad esempio 12 ore di lavoro giornaliero pagate però con un contratto da 20 ore settimanali. Naturalmente mi riservo iniziative sindacali ed ho preparato un dossier che ho allegato alla denuncia presentata alla GdF. Di tutto però ho già informato Michele Montanari, direttore regionale della Cri Abruzzo».
Ma rispondendo alle segnalazioni di queste irregolarità, in sostanza la Cri regionale ha addossato la responsabilità del licenziamento all’agenzia interinale Obiettivo lavoro, che fornisce la manodopera alla Cri di Vasto e che è subentrata alla Lavorind di Ortona. Invece «per ciò che attiene alle condizioni di utilizzo del personale e dei volontari – scrive Montanari nella nota ufficiale allegata alla denuncia - si è già provveduto ad un fermo richiamo di tutti i comitati, compreso quello di Vasto, al rispetto delle regole, del buon senso e soprattutto delle condizioni di massima sicurezza».
 Raggiunto telefonicamente, il direttore regionale conferma di essere a conoscenza delle irregolarità segnalate, ma ritiene che si deve «analizzare il disagio complessivo, separando i comportamenti individuali e quelli della struttura. Intanto confermo che il rapporto di lavoro è stato interrotto dall’Agenzia interinale e quindi la Cri non c’entra. Per le altre segnalazioni si sta monitorando il problema».
 Di più forse il direttore regionale non poteva dire.
Si tratta ora di controllare la gestione del comitato di Vasto, fotografata da un bilancio di circa 400 mila euro l’anno, di cui la metà provenienti dall’appalto Asl per il 118. Tra le tante cose denunciate anche quella del trasporto delle bombole di ossigeno. «Dove non esiste in loco una ditta che fornisce l’ossigeno», ha detto l’ex autista, «alcuni dipendenti portano le bombole nella propria autovettura per farle ricaricare. Il che non è regolare, perché l’ossigeno è un materiale pericoloso e va trasportato con mezzi idonei e con una patente speciale. Tutte cose che io ho denunciato inutilmente. Poi sono stato licenziato, altro che la solidarietà della Croce rossa…»
A questo punto la finanza dovrà verificare le cose scritte nell’esposto ed eventualmente sanzionare illeciti.

Fonte 

sabato 12 maggio 2012

CROCE ROSSA, PDM: GOVERNO RESPINGA SPECULAZIONI FURBETTI DEL QUARTIERINO


PDM :
GOVERNO RESPINGA SPECULAZIONI 
FURBETTI DEL QUARTIERINO

 "Se la bozza dello "schema di decreto di riorganizzazione dell'Associazione Italiana della Croce Rossa (C.R.I.)" che circola in queste ore dovesse essere quella definitiva allora invitiamo il Governo a restituire il documento ai "furbetti del quartierino" che, non contenti della sconfitta già subita in occasione del precedente tentativo di farlo approvare, lo hanno voluto nuovamente ripresentare peggiorandolo oltre ogni più sadica immaginazione.
Approvare questo decreto significherebbe mettere la Croce Rossa in mano a speculatori di ogni razza, figli della partitocrazia più abietta, che non avrebbero scrupoli nel distruggerla per mettere le mani sull'ingente patrimonio che è, e deve, restare dei soci. 

  Come abbiamo ampiamente dimostrato lo scorso mese di dicembre 2011 in Commissione Affari sociali della Camera, tramite la concreta azione del deputato radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, la ragione del diritto e dei diritti e della la legalità ha prevalso sugli interessi di bottega di alcuni impedendo, anche grazie all'attenzione dello stesso Ministro della salute Balduzzi, che fosse emanato un decreto oltre i termini previsti dalla legge delega.


I "furbetti del quartierino" sono quindi avvisati perché  vigileremo attentamente su questo ennesimo tentativo di mettere le mani sulla Croce Rossa e sul suo patrimonio e, intanto, vogliamo ricordare al Governo che ha accolto un nostro ordine del giorno (9/4865-AR/10) (nel dettaglio )impegnandosi a dare completa e puntuale attuazione a quanto abbiamo chiesto, tra cui assume particolare rilievo e urgenza l'elezione degli organi statutari ai vari livelli da effettuarsi entro il primo giugno 2012.".


venerdì 11 maggio 2012

Croce Rossa, Consiglio Stato: «illegittimo stop a Sigismondi»

Maria Teresa Letta



Il Tar aveva bocciato il commissariamento

PESCARA. Era illegittimo il siluramento di Luigi Sigismondi dall'incarico di commissario provinciale della Croce Rossa dell'Aquila.
Lo ha deciso il Consiglio di Stato, per il quale «il provvedimento è carente sotto il profilo di una compiuta indagine in ordine agli elementi contestati e della conseguente motivazione», confermando la sentenza di primo grado del tribunale amministrativo regionale.
Sigismondi deve tornare al suo posto dopo esser stato defenestrato nell'agosto del 2009 quando il commissario straordinario nazionale Cri, Francesco Rocca, aveva mosso una serie di addebiti tra cui «la precarietà del parco automezzi del comitato provinciale, la richiesta di copertura di spese non legate all'emergenza terremoto, l'eccessivo presenzialismo, l'assenza dalla gestione dell'emergenza, l'assunzione di iniziative proprie, solitarie e scoordinate e il disinteresse per le attività dei volontari».
Le controdeduzioni formulate per difendersi dalle accuse e il piano di rilancio inviato da Sigismondi a Roma erano state respinte: di qui la sua destituzione e la nomina, al suo posto, dell'avvocato aquilano Carla Lettere proposto della responsabile regionale della Cri, Maria Teresa Letta, sorella dell'ex sottosegretario Gianni Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi.
La cacciata è stata impugnata davanti al Tar Lazio, che ha bocciato il commissariamento, e confermata in secondo grado dal Consiglio di Stato. In sua difesa Sigismondi ha portato una lettera del maggio 2009 indirizzata dalla Letta ai responsabili provinciali come ringraziamento per quanto era stato fatto in occasione del sisma, nonché le dichiarazioni di apprezzamento rilasciate dallo stesso commissario straordinario in un'intervista su un quotidiano locale. La Croce rossa, nei due gradi di giudizio, è stata condannata al pagamento complessivo di 5 mila euro di spese legali.

  E la sentenza arriva ad un anno esatto dall’assoluzione, per il reato di calunnia, del maresciallo Vincenzo Lo Zito, dipendente della Croce Rossa Italiana che, nel 2008 aveva denunciato irregolarità amministrative e contabili compiute dall’allora presidente del comitato regionale Croce Rossa Italiana Abruzzo Maria Teresa Letta, sorella di Gianni Letta. E per questo si era beccato denunce e sospensione dello stipendio. Il giudice ha deciso di trasmettere il fascicolo alla Procura perchè indaghi su eventuali ipotesi di reato, facendo attenzione in particolare alla nota 22/08 del 5 gennaio 2008, indirizzata al direttore nazionale del Corpo militare della Croce Rossa Italiana, colonnello Piero Ridolfi, con cui il la dottoressa Letta richiedeva l’immediato allontanamento del militare.
 
 

C.R.I. rendere pubblico il conto consuntivo consolidato 2011.



CROCE ROSSA ITALIANA

COMITATO CENTRALE

COMMISSARIO STRAORDINARIO

SEDE

Alla c.a. Avv. Francesco ROCCA

CROCE ROSSA ITALIANA

COMITATO CENTRALE

DIREZIONE GENERALE

SEDE

Alla c.a. Dott.ssa Patrizia RAVAIOLI

A TUTTE LE OO.SS.

LORO SEDI

OGGETTO: conto consuntivo consolidato 2011.

Questa Organizzazione Sindacale con nota del 4 maggio u.s. aveva chiesto all’Amministrazione C.R.I., di rendere pubblico il conto consuntivo consolidato 2011.
Appena 24 ore dopo, si è avuto riscontro di quanto richiesto. Nel mettere in risalto la inconsueta celerità con cui ci si è apprestati a dare conto di quanto richiesto dalla U.S.B., non possiamo sottrarci dal muovere alcuni appunti:
1. la pubblicazione di quanto in oggetto è sì avvenuta, ma ci si è limitati a fornirla ad un numero ristretto di soggetti; infatti tale divulgazione ha avuto luogo all’interno di un’Area riservata del Sito Istituzionale della C.R.I. (Area Intranet), il cui accesso è limitato ai detentori di adeguata Login e Password, precludendo, di fatto, l’accesso dall’esterno;

2. il documento contabile pubblicizzato è fornito in “forma abbreviata”, forma prevista dal "Regolamento per l'amministrazione e la contabilità degli enti pubblici non economici di cui alla legge del 20 marzo 1975, n.70", solo per gli Enti Pubblici di minore rilevanza. 

Questa O.S. spera che quanto accaduto sia un mero errore formale e che non sia immaginabile considerare la C.R.I. un Ente Pubblico di “minore rilevanza”. Pertanto, per quanto sopra evidenziato, si torna a chiedere ai soggetti in indirizzo, di predisporre la massima divulgazione del conto consuntivo consolidato 2011 utilizzando tutte le forme di pubblicità previste per Legge.
Si chiede inoltre che tale documento contabile sia pubblicizzato in “forma analitica” e che ne sia prodotta, ufficialmente, copia conforme all’originale a tutte le Rappresentanze Sindacali.
Nel rimanere in attesa di quanto richiesto, si porgono distinti saluti.

U.S.B. Pubblico Impiego C.R.I.
Massimiliano Gesmini

giovedì 10 maggio 2012

L'AQUILA: BUFERA GIUDIZIARIA SULLA CROCE ROSSA



  CONSIGLIO DI STATO
ILLEGITTIMA
CACCIATA 
DI SIGISMONDI





L'AQUILA - Burrasca nella Croce rossa dell'Aquila: i vertici attuali rischiano di saltare in favore dell'ex commissario provinciale Luigi Sigismondi, defenestrato dal suo incarico nell'agosto del 2009.
L'incarico di Sigismondi è stato poi assunto da Carla Lettere, avvocato aquilano, dietro suggerimento della responsabile regionale della Cri, Maria Teresa Letta, sorella dell'ex sottosegretario Gianni Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi.
  Sigismondi ha ottenuto definitivamente dal Consiglio di Stato una sentenza che stabilisce che il suo allontamento dall'organismo, deciso dal commissario straordinario nazionale, Francesco Rocca, era illegittimo.
Per i giudici amministrativi "il provvedimento è carente sotto il profilo di una compiuta indagine in ordine agli elementi contestati e della conseguente motivazione", perciò Sigismondi deve tornare al suo posto.

La vicenda ha origine all'indomani del terremoto dell'Aquila, nel luglio 2009: con una nota Rocca aveva mosso una serie di addebiti a Sigismondi tra cui "la precarietà del parco automezzi del comitato provinciale, la richiesta di copertura di spese non legate all’emergenza terremoto, l’eccessivo presenzialismo, l’assenza dalla gestione dell’emergenza, l’assunzione di iniziative proprie, solitarie e scoordinate e il disinteresse per le attività dei volontari".
Accuse molte pesanti, ma per il Tar e per il Consiglio di Stato immotivate, in seguito alle quali il commissario nazionale aveva avviato un procedimento necessario alla verifica della sussistenza delle condizioni minime perché Sigismondi potesse continuare a guidare la Croce rossa dell'Aquila.
Le controdeduzioni formulate a riguardo e il piano di rilancio inviato dall'ex commissario provinciale a Roma erano state respinte, da qui la destituzione di Sigismondi e la nomina, al suo posto, della Lettere.
Una decisione impugnata davanti al Tar Lazio, che ha bocciato il commissariamento, e confermata dal Consiglio di Stato.
In sua difesa Sigismondi ha portato una lettera del maggio 2009 indirizzata dalla Letta ai responsabili provinciali come ringraziamento per quanto era stato fatto in occasione del sisma, nonché le dichiarazioni di apprezzamento rilasciate dallo stesso commissario straordinario in un'intervista su un quotidiano locale.


La Croce rossa, 
nei due gradi di giudizio, 
è stata condannata 
al pagamento complessivo 
di 5 mila euro di spese legali.

Fonte

Quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di verificare la congruità delle dichiarazioni del commissario Rocca;


Legislatura 16 Atto 

di Sindacato Ispettivo 

n° 4-07406

 

Pubblicato il 8 maggio 2012, 

nella seduta n. 718

  LANNUTTI - Ai Ministri della salute, dell'economia e delle finanze e della difesa. - Premesso che:

L'associazione della Croce rossa italiana (CRI), ente di diritto pubblico, svolge la sua opera su tutto il territorio nazionale grazie agli oltre 150.000 dipendenti volontari e soci attivi appartenenti all'organizzazione, e oltre 5.000 dipendenti;
la gestione del personale militare volontario comporta periodici richiami in servizio attivo del medesimo personale iscritto nei ruoli del corpo militare della CRI, per essere quindi riassegnato ai comitati provinciali della medesima;

premesso altresì che a quanto risulta all'interrogante:

 il capitano Mario Martinez è iscritto nei ruoli degli ufficiali del Corpo militare CRI dall'11 novembre 1983, ed ha ricoperto, sino al 1991, numerosi incarichi di elevata responsabilità, mediante richiami periodici (con una media di 3 o 4 volte all'anno), ottenendo anche un elogio formale per il servizio prestato;
senza alcuna apparente motivazione, a decorrere dal 26 settembre 1991, il Capitano veniva stabilmente posto in congedo, ad eccezione di un breve periodo compreso tra il giugno e luglio 2003, nel quale veniva richiamato per partecipare alla missione umanitaria in Iraq, presso l'ospedale di Baghdad;
dopo anni di congedo, resosi conto di essere stato in qualche modo "dimenticato" dall'amministrazione della CRI, nonostante il servizio meritoriamente prestato, il capitano Martinez presentava numerose istanze per chiedere di essere richiamato in servizio;
istanze di pari contenuto venivano, peraltro, inoltrate anche, direttamente ed autonomamente, dai Direttori dei Comitati di Parma e di Bari, i quali, in ottemperanza all'espresso invito del Comitato centrale di indicare i nominativi dei soggetti da richiamare (circolare del 10 novembre 2004 prot. n. 0072844/04), indicavano espressamente il capitano Martinez quale scelta preferenziale, in considerazione della esperienza e della professionalità posseduta, rilevando che il richiamo dello stesso sarebbe stato del tutto indispensabile quale fondamentale supporto d'ordine amministrativo e per la gestione dell'autoparco:
tutte le istanze inoltrate ai vertici della CRI, sia da parte di Martinez che dei due Comitati territoriali, venivano evase con risposte negative e/o evasive e contraddittorie, mentre, contestualmente, venivano richiamati in servizio dal Comitato centrale altri militari;
pertanto, nel 2006, iniziava, su impulso del Capitano, un lungo contenzioso volto ad accertare la legittimità del congedo sine die al quale lo stesso era stato costretto, nonché la legittimità del reiterato e protratto richiamo in servizio costantemente limitato ad una stretta cerchia di militari;
occorre precisare che i dubbi di legittimità avanzati da Martinez venivano confermati e rafforzati dall'ispezione condotta dall'Ispettorato generale di finanza presso il Ministero dell'economia e delle finanze, conclusa con la relazione del 6 agosto 2008, che accertava come il vertice amministrativo della CRI, in spregio ai principi che sorreggono l'ordinamento dell'ente, abbia sistematicamente violato il principio di rotazione del personale, dando luogo di fatto all'illegittima stabilizzazione del personale che da anni viene richiamato senza soluzione di continuità;
tuttavia, nonostante l'espressa denuncia dell'organo ministeriale, con ordinanza n. 142 del 17 aprile 2009 (annullata in parte qua con sentenza n. 38855/2010 del Tar Lazio, confermata con sentenza n. 2141/2011 del Consiglio di Stato), il commissario straordinario, pur richiamando in premessa la suddetta ispezione, disponeva (nuovamente) la proroga in servizio sino al 31 dicembre 2009 del medesimo personale già richiamato;
ed ancora, scaduto il periodo di efficacia della predetta ordinanza, la CRI, ancora una volta in spregio alle indicazioni impartite dall'organo ministeriale di controllo ha ancora una volta adottato l'ordinanza n. 417/2009 con la quale sono stati nuovamente prorogati in servizio i medesimi militari, escludendo ancora una volta il primo capitano Martinez;
con due ricorsi, successivamente riuniti, si impugnavano le due citate ordinanze;
con sentenza n. 38855/2010, il Tar Lazio, in accoglimento dei superiori ricorsi, annullava i provvedimenti impugnati nella parte in cui il capitano Martinez non era inserito nell'elenco dei richiamati, ordinando l'immediato richiamo in servizio dello stesso, condannando la CRI al pagamento della spese legali;
la superiore sentenza veniva appellata dalla CRI innanzi al Consiglio di Stato, il quale, preliminarmente, rigettava l'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza, condannando la CRI al pagamento delle spese legali relative alla fase cautelare e, successivamente, con sentenza n. 2141/2012, respingendo definitivamente l'appello proposto dalla CRI, affermava che gli atti in questione (il cui effetto era stato nel senso di consentire la stabilizzazione di fatto di circa 370 unità di personale per un periodo ultraquinquennale) si ponevano in contrasto con il tendenziale principio della concorsualità dell'accesso agli impieghi e del carattere paradigmatico delle assunzioni a tempo indeterminato per far fronte ad esigenze di servizio di carattere non temporaneo della CRI; ulteriori profili di incongruità e contraddittorietà erano ravvisabili in capo all'operato dell'amministrazione la quale, nel dichiarato intento di superare un assetto palesemente contra legem (rilevato dagli Ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze), aveva - per un verso - apposto un termine (a sanatoria ed ex post) ai numerosissimi richiami a suo tempo disposti; ma aveva - per altro verso - contestualmente disposto l'ulteriore proroga di tali richiami per altri due anni, in tal modo palesando un comportamento di fatto elusivo dei medesimi princìpi cui - pure - affermava di volersi conformare; l'operato dell'amministrazione era, altresì, caratterizzato da palesi profili di contraddittorietà in relazione alle numerose istanze di richiamo in servizio avanzate dall'odierno appellato. Ed infatti, per un verso, l'amministrazione aveva più volte affermato l'inesistenza di esigenze operative le quali giustificassero i richiami, mentre - per altro verso - risultava che l'ente avesse disposto richiami in servizio - peraltro prorogati nel corso degli anni - relativi alla medesima sede e al medesimo periodo cui si riferiva l'istanza del primo capitano Martinez; più in generale, le modalità con cui la CRI aveva nel corso degli anni disposto i richiami in servizio e le successive proroghe risultavano illegittime per la mancata, previa, fissazione di criteri univoci volti ad orientare ex ante il potere di richiamo;
per tali motivi, il Consiglio di Stato confermava la sentenza di primo grado, condannando la CRI al pagamento delle spese legali anche del secondo grado di giudizio;
ciò nonostante, la CRI continuava a non provvedere al richiamo del primo capitano Martinez, costringendolo a proporre, altresì, ricorso per l'ottemperanza;
successivamente, con ordinanze n. 148/12 e, da ultimo, n. 186/12, la CRI, ancora uno volta in spregio ai principi di cui alle sentenze sopra citate del Tar Lazio e del Consiglio di Stato, proroga in servizio sempre i medesimi soggetti;
si evidenzia come la CRI, continui, inspiegabilmente e pervicacemente, ancora oggi a disattendere le indicazioni della ricordata ispezione ministeriale, nonché i puntuali precetti impartiti dalle autorità giudiziali con le indicate pronunce;
peraltro, come in più occasioni, l'attuale commissario straordinario della CRI ha rilasciato dichiarazioni pubbliche sul Capitano CRI Mario Martinez, in particolare l'intervista riportata dal giornale "Epolis Palermo" all'avvocato Rocca: «"Non sembrerebbe se analizziamo il caso Martinez. Ha vinto tutti i ricorsi al Tar, si è rivolto a Bruxelles ma non è stato reintegrato. Non le sembra un'ingiustizia?" "Il Tar ha dato ragione a Martinez sostenendo che in passato c'è stato un sistema poco trasparente nel sistema dei richiami nel corpo militare con assegni. Non mi ha obbligato a richiamarlo e non ho intenzione di farlo. Da quando ci sono io non ho fatto alcun nuovo richiamo con assegni, ho semplicemente confermato i vecchi precari del corpo militare che legittimamente attendono una risposta. I richiami con assegni presuppongono alcuni elementi che allo stato non vi sono. Richiamare chiunque, compreso Martinez, che anche prima veniva richiamato su base clientelare e dunque sulla base di un sistema di cui lo stesso era vittima e carnefice costituirebbe motivo di danno erariale e nessuno potrà chiedermi di farlo»;
l'interrogante in un precedente atto di sindacato ispettivo, che ad oggi non ha ricevuto risposta, ha portato all'attenzione del Governo la vicenda che vede coinvolta la CRI nelle puntuali disattese indicazioni impartite dalle autorità giudiziali (4-05304),

si chiede di sapere:

 Quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di verificare la congruità delle dichiarazioni del commissario Rocca;
se non ritenga che, al contrario di quanto affermato dal commissario straordinario, non comporti un danno per l'erario proprio il non porre in esecuzione le sentenze di cui in premessa, ostinandosi nel non richiamare il Capitano della CRI Martinez in servizio;
se a giudizio del Governo l'attuale commissario straordinario della CRI possa avvalersi del diritto di offendere la reputazione, calpestandone la dignità ed i diritti, di un ufficiale del Corpo militare della CRI che con il suo servizio, da quasi 30 anni di appartenenza, ha onorato l'operato e l'immagine del Corpo militare della CRI;
Quali risultino essere i motivi per cui l'attuale commissario straordinario perseveri nel richiamare sempre lo stesso personale militare continuando a disattendere le indicazioni della ricordata ispezione ministeriale del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché i puntuali precetti impartiti dalle autorità giudiziali con le indicate pronunce;
Quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di garantire l'immediato richiamo in servizio del capitano Mario Martinez da parte della CRI, come disposto dalla sentenze del Tar e del Consiglio di Stato;
se non intenda intervenire con fermezza per porre fine alle irregolarità nella gestione della CRI, riportando la necessaria indispensabile trasparenza nell'organizzazione e gestione di questa storica associazione.

sabato 5 maggio 2012

Conto Consuntivo Consolidato 2011.

 Ci sembra inutile ricordare 
che la pubblicazione dei bilanci, 
quindi anche quello in oggetto, 
è un obbligo di Legge.