venerdì 30 dicembre 2011

EVITARE PROROGHE DI PROROGHE


MILLEPROROGHE – IL PARTITO PER LA TUTELA DEI DIRITTI DEI MILITARI SUGGERISCE AL GOVERNO DI EVITARE PROROGHE DI PROROGHE COME QUELLA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE
E DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA CROCE ROSSA ITALIANA

"I membri della “rappresentanza” militare hanno già usufruito di due proroghe annuali del loro mandato iniziato nel lontano 2006, il cui termine naturale scadeva nell’aprile del 2010. Non abbiamo memoria di iniziative particolari, né grandi né piccole, in compenso hanno attirato l’attenzione delle autorità giudiziarie.

Sulla Croce Rossa siccome non vi è alcuna certezza sui bilanci, né risulta se siano in passivo o attivo, in caso di una nuova proroga dell'attuale Commissario straordinario, con due bilanci negativi si violerebbe il disposto dell'articolo 15 (Liquidazione degli enti dissestati e misure di razionalizzazione dell'attivita' dei commissari straordinari) , comma 1bis del DECRETO-LEGGE 6 luglio 2011, n. 98. Si torni alla vita ordinaria dell’Ente e il Governo eviti i vizi dei partiti di Commissariare gli Enti. La Croce Rossa ha risorse interne in grado di governarla."

Nella foto il segretario Luca Comellini e l'onorevole Maurizio Turco coofondatore del Partito per la Tutela dei Diritti di Militari e Forze di Polizia (PDM)


giovedì 29 dicembre 2011

venerdì 23 dicembre 2011

Intervento in commissione sullo schema decreto Croce Rossa


 Maria Antonietta 
FARINA COSCIONI (PD),

facendo riferimento alla relazione del presidente Palumbo, intende ribadire che il termine per l'esercizio della delega è trascorso inutilmente e l'ulteriore proroga di sessanta giorni non può essere legittimamente invocata in quanto il comma 2 dell'articolo 2 della legge delega stabilisce che «qualora il termine per l'espressione del parere parlamentare di cui al presente comma scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine per l'adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1, quest'ultimo è prorogato di due mesi». Fa presente che lo schema di decreto legislativo in esame è stato trasmesso il 21 novembre scorso, mentre il termine di dodici mesi è scaduto il 24 novembre. Pertanto il termine dei quaranta giorni per l'espressione del parere parlamentare sarebbe comunque scaduto oltre il termine per l'esercizio della delega e non invece, come prescrive la norma, nei trenta giorni antecedenti il medesimo termine per l'esercizio della delega. Di conseguenza, non può logicamente ritenersi sufficiente a modificare l'interpretazione letterale della legge delega l'affermazione del presidente Palumbo, secondo cui, «se il legislatore ha voluto introdurre la previsione di proroga di due mesi, al fine di consentire al Governo di adeguarsi ai pareri delle Commissioni parlamentari e quindi di approvare, successivamente, il provvedimento, per la medesima ratio si potrà usufruire di tale proroga nel caso in cui il termine per l'espressione del parere scada successivamente all'originario termine di delega». La proroga del termine in questione non può essere invocata nemmeno in via analogica con la procedura adottata per il codice dell'ordinamento militare, che, comunque, fa riferimento a una scadenza anticipata rispetto al termine di esercizio della delega.
Osserva, quindi, che il presidente Palumbo, nella sua relazione, rivela un vizio che, se lamentato in sede giurisdizionale, potrebbe portare alla dichiarazione di inesistenza del Codice dell'ordinamento militare.
Fa presente, inoltre, che i pareri legali formulati, che le sono stati trasmessi dagli avvocati Pagliaro e Napoli, affermano correttamente l'impossibilità di procedere all'espressione del parere, che sarebbe comunque superfluo attesa l'impossibilità di esercizio della delega.
Infatti, il legislatore, fissando il termine entro il quale il Governo deve adottare il decreto, prevede la possibilità di proroga al solo scopo di permettere al Governo di adottare il decreto. Se, pertanto, il termine per l'espressione del parere parlamentare scadesse il giorno precedente, o addirittura lo stesso giorno di scadenza del termine per l'esercizio della delega, il Governo non avrebbe materialmente il tempo di adeguare lo schema sottoposto al parere agli eventuali rilievi delle Commissioni.
Osserva, quindi, che se la Commissione dovesse esprimere un parere, questo sarà fortemente negativo, con la raccomandazione di disporre immediate verifiche da parte dei ministeri vigilanti sullo stato attuale dell'ente, che non sembra, dopo quasi tre anni di gestione commissariale, essersi risollevato dal grave dissesto economico che ne ha determinato negli anni diverse gestioni commissariali.
Conseguentemente, non avendo nessun riscontro positivo sullo stato di salute economica dell'ente Croce rossa, propone di sospendere l'emanazione del decreto e affidare all'associazione stessa la nomina di un presidente con compiti straordinari finalizzati esclusivamente al risanamento dell'ente medesimo, direttamente sotto la vigilanza dei ministeri competenti, da compiersi entro ventiquattro mesi a decorrere dalla cessazione dell'incarico dell'attuale commissario straordinario, ovvero dal 31 dicembre 2011.

sabato 17 dicembre 2011

Schema di decreto legislativo recante riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce rossa. Atto n. 424 Governo. (Parere alla XII Commissione).

Comitato per la legislazione
SOMMARIO
Martedì 13 dicembre 2011


Schema di decreto legislativo recante 
Riorganizzazione dell'Associazione italiana della 
Croce Rossa. Atto n. 424 Governo

....ritiene che, per la conformità ai parametri stabiliti dall'articolo 16-bis del Regolamento, 
debbano essere rispettate le seguenti condizioni:
   
sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente:
in termini generali, si proceda ad effettuare l'opportuno coordinamento delle disposizioni recate dallo schema di decreto all'esame con il decreto legislativo di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980, recante il riordinamento della Croce rossa italiana, considerato anche che la relazione per l'analisi tecnico-normativa afferma al paragrafo 3 della parte I che "Il provvedimento sul vigente apparato normativo incide operando delle abrogazioni implicite di disposizioni di rango inferiore" e al paragrafo 4 della parte III precisa che "l'effetto abrogativo implicito è riferito al solo dPR 31 luglio 1980, n. 613", che peraltro non è una fonte di rango inferiore rispetto allo schema in esame;
all'articolo 3, comma 2 - che demanda ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la definizione dei criteri e delle modalità di equiparazione fra i livelli di inquadramento previsti dai contratti collettivi relativi ai diversi comparti di contrattazione delle altre pubbliche amministrazioni e quelli previsti dal contratto collettivo applicabile al personale della Croce rossa - sia riformulata la disposizione in questione nel senso di demandare la definizione della disciplina in oggetto ad un regolamento di attuazione nella forma di decreto del Presidente della Repubblica da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge n. 400 del 1988.

.....Il Comitato osserva altresì:
sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente:
si dovrebbe valutare l'opportunità di riformulare le disposizioni indicate in premessa, che incidono in via non testuale su previgenti disposizioni legislative, in termini di novella alle medesime;
si dovrebbe altresì valutare l'opportunità di effettuare un adeguato coordinamento tra le disposizioni indicate in premessa e le vigenti disposizioni sul cui ambito di applicazione esse incidono;
per quanto detto in premessa in ordine al profilo dei rapporti tra lo schema di decreto legislativo e la relativa legge di delega, si dovrebbe valutare la congruità delle disposizioni recate dall'articolo 1, comma 1, laddove si modifica la natura giuridica delle articolazioni territoriali della Croce rossa italiana, e delle disposizioni recate dall'articolo 3, comma 2, secondo periodo, che dispongono la privatizzazione del rapporto di lavoro, con i principi e criteri direttivi contenuti nella legge di delega.
sotto il profilo della chiarezza e della proprietà della formulazione:
all'articolo 1, comma 4, lettera g), che - in difformità rispetto a quanto previsto dalla circolare sulla formulazione tecnica dei testi legislativi - opera un riferimento all'attività di "advocacy", si dovrebbe valutare l'opportunità di sostituire il termine in questione con un sinonimo in uso nella lingua italiana».

Il Comitato approva la proposta di parere.
La seduta termina alle 15.15.




mercoledì 14 dicembre 2011

CROCE ROSSA, PDM: RIFORMA ENTE IMPOSSIBILE OLTRE TERMINE LEGGE DELEGA.


 
 "Le Commissioni Parlamentari chiamate a esprimere il parere sullo “Schema di decreto legislativo recante riorganizzazione dell’Associazione italiana della Croce rossa (CRI)
Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 424.”, stanno inutilmente lavorando ad un provvedimento che se emanato verrebbe certamente dichiarato 
non valido.  


Il ritardo, nell’assegnazione dell’Atto del Governo alle Commissioni Parlamentari «ha comportato lo spirare del termine originario di un anno, per l’emanazione del decreto legislativo, a decorrere dal 24 novembre 2010, giorno di entrata in vigore della legge 4 novembre 2010, n. 183. Ne consegue che laddove il Governo emanasse il decreto legislativo di cui si discute, sottraendo alle Commissioni il termine previsto ex lege per l’espressione del parere di competenza, incorrerebbe nella violazione del termine di cui al combinato disposto di cui agli artt. 76 Cost. e 2, legge 4 novembre 2010, n. 183. Parimenti, le Commissioni, rendendo il parere tardivamente, opererebbero in deroga al dettato della legge delega senza però che, a monte, vi siano provvedimenti che autorizzino a tanto. Né, a valle, il Presidente della Repubblica potrebbe emanare il decreto legislativo, senza incorrere nelle medesime violazioni di legge come pure dell’art. 14, Legge 23/08/1988, n. 400, art. 14.».  
Maria Antonietta Farina Coscioni

Questo è quanto si legge nell’articolato parere che l’avvocato Marco Napoli, consulente per le questioni amministrative e militari del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), ha trasmesso al deputato radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, membro della Commissione Affari sociali, attualmente impegnata nell’esame dello schema di decreto riguardante la Croce Rossa."


Schema di decreto legislativo recante riorganizzazione
dell’Associazione italiana della Croce rossa (CRI).
Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 424.

* * *
Parere in merito al rispetto dei principi di cui all’art. 76 Cost. e di cui alla Legge 4 novembre 2010, n. 183, art. 2.
Il quadro normativo di riferimento.

Art. 76 Cost. “l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti”;
Legge 4 novembre 2010, n. 183, art. 2: Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi finalizzati alla riorganizzazione degli enti, istituti e società vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute nonché alla ridefinizione del rapporto di vigilanza dei predetti Ministeri sugli stessi enti, istituti e società rispettivamente vigilati…
2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono emanati su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali ovvero del Ministro della salute, ciascuno in relazione alla propria competenza, di concerto, rispettivamente, con il Ministro della salute e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonché con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, con il Ministro dello sviluppo economico, nonché con il Ministro della difesa limitatamente al decreto legislativo relativo alla riorganizzazione della Croce rossa italiana, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e previo parere della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, che si esprime entro trenta giorni dalla data di trasmissione dei relativi schemi; decorso tale termine, il Governo può comunque procedere. Successivamente, gli schemi sono trasmessi alle Camere per l'acquisizione del parere delle competenti Commissioni parlamentari, che si esprimono entro quaranta giorni dall'assegnazione; decorso tale termine, i decreti legislativi possono essere comunque emanati. Qualora il termine per l'espressione del parere parlamentare di cui al presente comma scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine per l'adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1, quest'ultimo è prorogato di due mesi.
Legge 23/08/1988, n. 400, art. 14: 1. I decreti legislativi adottati dal Governo ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione sono emanati dal Presidente della Repubblica con la denominazione di "decreto legislativo" e con l'indicazione, nel preambolo, della legge di delegazione, della deliberazione del Consiglio dei ministri e degli altri adempimenti del procedimento prescritti dalla legge di delegazione.
2. L'emanazione del decreto legislativo deve avvenire entro il termine fissato dalla legge di delegazione; il testo del decreto legislativo adottato dal Governo è trasmesso al Presidente della Repubblica, per la emanazione, almeno venti giorni prima della scadenza.
CONSIDERAZIONI IN FATTO.
Per effetto di quanto sopra, il Governo, investito della funzione legislativa, dovrà sempre rispettare a) il dettato dell’art. 76 Cost. e b) le indicazioni contenute nella legge delega.
Nel caso specifico della legge 183/2010, il Governo avrebbe dovuto adottare i decreti legislativi nel termine di un anno, a far data dal 24/11/2010, data di entrata in vigore della legge delega.
Nel testo di legge, come visto, è però fatta salva la possibilità di una proroga, laddove “il termine per l'espressione del parere parlamentare … scada nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine per l'adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1”. Termine, quest’ultimo, coincidente - per quanto sopra - con il giorno 24/11/2011. Nell’ipotesi predetta, la scadenza del termine per l’adozione dei decreti legislativi sarebbe prorogato di due mesi.
Venendo ora all’iter dello schema di decreto legislativo de quo, lo stesso può essere così riassunto:
Iniziativa
Presentato da: Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Governo Monti-I), il 18 novembre 2011; annunciato nella seduta n. 638 del 29 novembre 2011
Assegnazioni
Assegnato alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in sede osservazioni il 21 novembre 2011; annuncio nella seduta pom. n. 638 del 29 novembre 2011
Assegnato alla 3ª Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione) in sede osservazioni il 21 novembre 2011; annuncio nella seduta pom. n. 638 del 29 novembre 2011
Assegnato alla 4ª Commissione permanente (Difesa) in sede osservazioni il 21 novembre 2011; annuncio nella seduta pom. n. 638 del 29 novembre 2011
Assegnato alla 5ª Commissione permanente (Bilancio) in sede osservazioni il 21 novembre 2011; annuncio nella seduta pom. n. 638 del 29 novembre 2011
Assegnato alla 11ª Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale) in sede osservazioni il 21 novembre 2011; annuncio nella seduta pom. n. 638 del 29 novembre 2011
Parere richiesto alla 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità') il 21 novembre 2011; annuncio nella seduta pom. n. 638 del 29 novembre 2011.
CONSIDERAZIONI IN DIRITTO.
A norma di legge, per aversi la proroga, lo schema di decreto avrebbe dovuto essere trasmesso alle Commissioni, per i richiesti pareri, entro la data ultima del 15/10/2011. In tal modo, i quaranta giorni previsti dalla legge delega per il parere delle Commissioni, sarebbero scaduti in data 24/11/2011, data ultima per l’adozione dei decreti legislativi. Ed in tal caso, Il Governo avrebbe avuto diritto alla proroga del termine di ulteriori mesi due (art. 2, comma 2, ultimo periodo, Legge 183/2010).
In tema di limiti temporali concessi al Governo per l’emanazione dei decreti legislativi, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 184 del 10 dicembre 1981, ha avuto modo di osservare che “tale esercizio deve ritenersi completato con la emanazione del provvedimento legislativo, rispetto alla quale la successiva pubblicazione rappresenta condizione di efficacia e non requisito di validità”. Con ciò affermando senza possibilità di equivoci che, in ogni caso, affinché il termine previsto nella legge delega sia rispettato, il decreto legislativo deve, in ogni caso, essere emanato.
La questione è stata affrontata, dal Giudice delle Leggi, in altra risalente pronuncia (sentenza 6 dicembre 1963, n. 163, cui si rimanda per l’integrale lettura) laddove il Supremo Consesso, nel ritenere non necessaria l’indicazione, nella legge delega, di una data specifica per l’emanazione dei decreti legislativi, al fine del rispetto dell’art. 76 Cost., ha comunque ritenuto che” valida prefissione vi sia quando, come nella specie, il dies a quo sia fatto coincidere con la data di entrata in vigore della legge di delegazione”. Ugualmente certo è però che, allorquando si adotti un tale criterio di determinazione, debba esigersi un rigoroso adempimento dell'obbligo, imposto al potere esecutivo dall'art. 73 della Costituzione, di procedere alle operazioni necessarie a rendere efficace la legge medesima subito dopo che sia intervenuta la promulgazione, senza altro indugio oltre quello richiesto dall'espletamento delle attività materiali necessarie per la pubblicazione. Se altrimenti si ritenesse (,) l'esercizio della funzione delegata non risulterebbe più limitata al tempo stabilito dal legislatore, come prescrive il citato art. 76, ma prolungabile ad arbitrio dell'organo cui è affidato l'esercizio stesso.
In particolare, circa le sanzioni conseguenti all’inosservanza dei termini stabiliti con legge delega, seppure circa un caso diverso, si legge il seguente principio di diritto, ad avviso di chi scrive valido per la presente fattispecie: “l'arbitrario ritardo interposto per la pubblicazione della legge delegante, quando abbia per effetto l'emanazione del decreto legislativo al di là dei limiti temporali stabiliti dalla legge delegante con riferimento alla data della propria entrata in vigore, non può non importare l'invalidità del decreto medesimo.
In conclusione: il Governo ha inviato lo schema di decreto legislativo, per i previsti pareri richiesti alle Commissioni, ben oltre la data ultima del 15 ottobre 2011, il cui rispetto avrebbe consentito di godere della proroga di ulteriori due mesi per l’adozione dei provvedimenti finali. In tal caso, infatti (si torna a ripetere) il termine di giorni quaranta sarebbe scaduto nei trenta giorni precedenti la scadenza del termine per l’adozione dei decreti legislativi.
Ma così non è stato e, peraltro, per quanto noto allo scrivente, il legislatore ordinario, perito il termine originario, non ha concesso al Governo ulteriori proroghe.
Il ritardo, pertanto, ha comportato lo spirare del termine originario di un anno, per l’emanazione del decreto legislativo, a decorrere dal 24 novembre 2010, giorno di entrata in vigore della legge 4 novembre 2010, n. 183.
Ne consegue che laddove il Governo emanasse il decreto legislativo di cui si discute, sottraendo alle Commissioni il termine previsto ex lege per l’espressione del parere di competenza, incorrerebbe nella violazione del termine di cui al combinato disposto di cui agli artt. 76 Cost. e 2, legge 4 novembre 2010, n. 183.
Parimenti, le Commissioni, rendendo il parere tardivamente, opererebbero in deroga al dettato della legge delega senza però che, a monte, vi siano provvedimenti che autorizzino a tanto.
Né, a valle, il Presidente della Repubblica potrebbe emanare il decreto legislativo, senza incorrere nelle medesime violazioni di legge come pure dell’art. 14, Legge 23/08/1988, n. 400, art. 14.
Reggio Emilia, 13/12/2011
Avv. Marco Napoli

 fonte

lunedì 5 dicembre 2011

NIENTE FARMACI PER I RANDAGI AQUILANI, CONDANNATA LA CROCE ROSSA ITALIANA

NELLA TENDOPOLI DI CENTI COLELLA 

UN CAPO CAMPO NON CONSEGNO' MEDICINE
LA DENUNCIA DI UNA VETERINARIA CHE SI OCCUPAVA DELLA CURA DEGLI ANIMALI 

 L'AQUILA - Il Tribunale dell'Aquila ha condannato a tre mesi di reclusione, pena sospesa, R.R.A., comandante della Croce rossa italiana presso la tendopoli di Centi colella, per il reato di appropriazione indebita di medicinali a uso veterinario.
Lo riferisce Cristiana Graziani, medico veterinario che opera nel comune dell'Aquila e che si occupa della cura degli animali randagi.
"I fatti - racconta la Graziani - risalgono all’aprile 2009, quando un’associazione di volontariato, l'Unione democrativa corpo di polizia ecozoofila A.U.D. di Milano, aveva donato medicinali per un valore di circa 2.500 euro affinché venissero usati per la cura dei randagi nella fase post-sisma".
"La merce, stoccata in 32 imballaggi - ricorda la veterinaria - era arrivata all’Aquila nel campo di accoglienza di Centi colella, gestito dalla Cri, ma non mi era mai stata consegnata, benché nella bolla di accompagnamento fossero espressamente riportati i dati del destinatario e nonostante le reiterate insistenze".
"La merce, nel frattempo - aggiunge la Graziani - veniva utilizzata per la cura degli animali di propietà presenti nell’ambulatorio veterinario del campo di accoglienza".
Nella fase predibattimentale il difensore della parte civile, Fabio Cassisa, del Foro dell'Aquila, aveva chiesto e ottenuto la citazione in giudizio della Cri quale responsabile civile, in quanto l’imputato aveva operato quale responsabile del Reparto soccorsi speciali unità cinofile, struttura che fa capo direttamente al comitato centrale della Croce rossa.
Al termine dell'udienza, il giudice, oltre a pronunciare la sentenza di condanna nei confronti dell’imputato, ha ritenuto fondata la richiesta avanzata dalla parte civile e ha condannato la Cri, rappresentata dall'avvocatura dello Stato, in solido con l’imputato al risarcimento dei danni materiali e morali subiti dalla veterinaria, quantificando gli stessi in 3 mila euro.

"Il terremoto - sottolinea la Graziani - ha colpito non solo migliaia di persone, ma anche numerosi cani e gatti che sono morti o scappati, perdendo nella maggior parte dei casi il proprio padrone. Vagando tra le macerie hanno cercato di nutrirsi per sopravvivere, e io e altri volontari avevano grande necessità di quei farmaci per la cura degli animali vaganti".
"Sono soddisfatta e felice del risultato ottenuto dal nostro legale - concldue - finalmente a pagare non sono sempre gli esseri viventi senza voce, ma anche un ente conosciuto come la Croce rossa italiana. Mi auguro che per il futuro si possa porre fine alle irregolarità, come nel mio caso, della Cri e riportare la necessaria e indispensabile trasparenza nell’organizzazione e gestione di questa storica associazione".

venerdì 2 dicembre 2011

Arrestati i responsabili della Croce rossa........

dal Corriere della sera

Ciro Fiorenza e Antonio Panella sono accusati di aver falsificato atti delle gare di servizi sanitari per 2 milioni 

BENEVENTO - Ciro Fiorenza e Antonio Panellla, rispettivamente responsabile e vice-responsabile del Comitato provinciale di Benevento della Croce Rossa Italiana, sono stati arrestati dagli uomini della Guardia di Finanza in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Benevento, su richiesta della locale Procura della Repubblica. L'accusa per entrambi è di turbativa degli incanti che - per l'accusa - ammonterebbe a circa due milioni di euro.

LE CARTE FALSE - Le indagini che hanno portato all'arresto risalgono al 2008. I due arrestati - secondo la Procura di Benevento che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza - in concorso con i responsabili di alcune cooperative sannite operanti nel settore dell'assistenza sociale, hanno fraudolentemente falsificato gli atti relativi ad alcune gare di affidamento dei servizi sanitari di medici specialisti in anestesia e rianimazione e del servizio di conduzione delle ambulanze del servizio di emergenza «118» dell'Azienda Ospedaliera «Rummo» di Benevento e della «Fondazione Salvatore Maugeri Istituto Scientifico» di Telese Terme.
LE COOPERATIVE AMICHE - In particolare, nel 2008, i due arrestati hanno fatto in modo che ad aggiudicarsi il servizio fossero due cooperative compiacenti, mentre nella gara di aggiudicazione per il medesimo servizio nel 2010, essi hanno addirittura costituito una loro cooperativa - riferibile ai rispettivi coniugi - che si è aggiudicata il servizio. L'importo delle gare fraudolentemente aggiudicate ammonta a poco meno di due milioni di euro. 

  IL COMMISSARIO DELLA CROCE ROSSA - «Ci auguriamo che venga fatta piena luce su questo oscuro episodio che avevo segnalato alla guardia di finanza dopo un'ispezione interna». Sono queste le prime parole del commissario straordinario di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, commentando la notizia dell'arresto di due dipendenti di vertice della Cri a Benevento. «L'indagine della guardia di finanza era partita proprio da una mia segnalazione, - ha ricordato Rocca - dopo che avevo ordinato un'ispezione a Benevento, in seguito alla segnalazione di alcune irregolarità. Tra l'altro, uno dei due dipendenti arrestati aveva anche già avuto una sanzione disciplinare nel passato». «Al di là della rilevanza penale dei fatti, - ha evidenziato Rocca - continueremo nell'opera di pulizia e trasparenza che abbiamo avviato con questa nuova governance negli ultimi tre anni». «Notizie di questo tipo sottolineano ancor di più quanto sia urgente e importante la riforma della Croce Rossa Italiana, per riorganizzare e razionalizzare un'Associazione che opera 365 giorni all'anno, 24 ore su 24, opera in Italia e nel Mondo al fianco di chi ha bisogno e che non deve essere rallentata o addirittura lesa da situazioni di questo tipo», ha concluso Francesco Rocca.


LA RISPOSTA ALLE DICHIARAZIONI 
DEL COMMISSARIO ROCCA
DA PARTE DELL'USB 






sabato 5 novembre 2011

CROCE ROSSA ITALIANA... IL SENATO CERCA DELLE RISPOSTE

Legislatura 16 

Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06207 

Pubblicato il 3 novembre 2011
Seduta n. 635


- Ai Ministri della salute, dell'economia e delle finanze e della difesa. -
Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

il Consiglio direttivo della Croce rossa italiana (CRI), eletto nel 2005, ereditava dalla passata gestione commissariale circa 70 milioni di euro di debiti e un bilancio con moltissimi crediti inesigibili;
con un attento taglio alle spese, pur senza far diminuire l'occupazione del personale civile e militare a tempo indeterminato e determinato o richiamato, riusciva a cancellare molti dei crediti inesigibili ed attestare il debito a circa 20 milioni di euro;

gli stessi comitati territoriali votavano un contributo di solidarietà verso il comitato centrale di circa 17 milioni di euro;
successivamente al nuovo commissariamento, avvenuto nel 2008, con l'avvocato Francesco Rocca, il debito è cresciuto moltissimo, attestandosi intorno ai 350 milioni di euro;

questo è accaduto nonostante le assicurazioni dell'enorme parco automezzi siano ora totalmente a carico dei comitati territoriali. La relativa somma incideva per circa 8 milioni di euro sul bilancio del comitato centrale. Questo anche non più garantendo la continuità lavorativa di molto personale precario già assoggettato a copertura economica da parte dei comitati territoriali e non del comitato centrale;
sono aumentati di diverse decine i consulenti al comitato centrale (a carico del bilancio nazionale), mentre sono stati cancellati i contratti che i comitati territoriali pagavano con i propri fondi. Non esiste pubblicità dei consulenti assunti a qualunque livello se si eccettua la pubblicazione dell'informazione, sul sito CRI nazionale, che alla data odierna risultano oltre 50 prestazioni esterne per circa un milione di euro;

è stato richiesto ai comitati periferici anche il rimborso degli stipendi del personale a tempo indeterminato (pianta organica nazionale), finanziato con un contributo di 190 milioni di euro dal Ministero dell'economia e delle finanze, dal Dipartimento della pubblica amministrazione e dell'innovazione e dal Ministero della difesa e messo a carico dei comitati territoriali, oltre ai costi dei revisori dei conti che il comitato centrale ha individuato tramite convenzione con il Ministero dell'economia, gravando di un ulteriore balzello le unità locali;

sono aumentate le cause di contenzioso tra il comitato centrale e il personale dipendente a qualunque titolo;

il patrimonio immobiliare non vede investimenti da tempo, molte strutture sono in fatiscente stato di manutenzione come ha dimostrato una recente indagine giornalistica e l'unica soluzione individuata dal commissario straordinario è la vendita del patrimonio immobiliare anziché la sua valorizzazione;

recentemente il Ministero dell'economia ha autorizzato la vendita di alcuni immobili per pagare alcuni debitori. Ma pare che il commissario attenda un'autorizzazione più ampia per pagare i debiti che a giudicare dalle cifre sembrerebbero derivare da una sua malagestione;

durante l'emergenza Abruzzo sono stati pagati al personale dipendente, sia civile che militare, 200 ore di straordinario al mese, per diversi mesi, con oneri a carico del bilancio CRI;

la stessa procedura sarebbe stato utilizzata per pagare il personale inviato ad Haiti, nonché quello presente presso la struttura di Protezione civile di Legnano ed il personale impegnato nelle attività di accoglienza dei migranti in Sicilia;

nella sala operativa di Legnano e sul campo allestito in Tunisia vengono autorizzati pagamenti di straordinario con oneri a carico del bilancio CRI fino a 200 ore a persona al mese;

una recente norma prevede che il rimborso ai datori di lavoro per i volontari CRI possa essere anche a carico del bilancio dell'ente, e tale norma è stata applicata ad esempio per l'emergenza immigrazione nel 2011;

inoltre è stato inviato personale dipendente, anziché quello volontario, a partecipare ad una missione di monitoraggio in Turchia per verificare l'attività che la società nazionale di Mezzaluna rossa faceva a favore dei profughi siriani, spesa che poteva essere evitata visto l'impegno che l'Italia ha già sul fronte degli sbarchi. Inoltre altro personale dipendente CRI è stato di recente inviato in Kenia per valutare la possibilità di invio di strutture sanitarie e socio-assistenziali per fronteggiare la locale emergenza umanitaria;

inoltre sono stati banditi numerosi concorsi per nuovi dirigenti sia amministrativi che medici, ciò in una grave situazione di dissesto economico; è altresì entrata in servizio una nutrita schiera di tecnici informatici, e ci si domanda come il Dipartimento della pubblica amministrazione e dell'innovazione impedisca le assunzioni in tutti gli enti pubblici tranne che nella CRI;

sono stati aperti nuovi centri per l'emergenza invece di potenziare quelli vecchi;

mezzi e materiali donati da privati, enti anche stranieri destinati all'emergenza Abruzzo sono stati destinati all'intervento ad Haiti e lì abbandonati. Cosi come il materiale destinato al potenziamento di alcune realtà territoriali è stato distratto per altre situazioni e non più restituito o rimborsato;

nonostante il Ministero della salute abbia vietato gli incarichi ad interim , lo stesso commissario straordinario ha assunto l'interim di tre Regioni (Lazio, Campania e Puglia);

incarichi statutariamente previsti sono coperti da dipendenti anziché da volontari, sopratutto nell'area emergenza; infatti, l'art. 11 dello statuto prevede il principio di incompatibilità con altri incarichi retribuiti dalla CRI e il principio di gratuità delle cariche associative;

tale principio di gratuità non è garantibile, in quanto gli stessi dipendenti (a tempo indeterminato, determinato, interinali, consulenti sia civili che militari) svolgono tale attività in orario di lavoro percependo anche lo straordinario e le indennità di missione;

i comitati territoriali per garantire le convenzioni con il Servizio sanitario nazionale per il 118 assumono personale precario interinale attraverso le agenzie di somministrazione, con ciò aggravando le spese di gestione e rendendo la CRI meno competitiva;

sono stati banditi concorsi per assumere personale per gestire i campi rom di Roma, mentre molto personale CRI già assunto o richiamato in servizio (militari) non ha nulla da fare o è sotto utilizzato. Ormai circola notizia che questi come altri concorsi siano stati organizzati ad hoc;

il personale dipendente con qualifiche dirigenziali (civili e militari) viene impiegato per lavori di manovalanza, mentre personale senza qualifiche dirigenziali è incaricato in uffici, servizi, centri di mobilitazione, emergenze;
molti dipendenti assunti o richiamati per servizi convenzionati (118, aeroporto e centri per immigrazione clandestina) sono utilizzati in altre attività, impiegati in Abruzzo e Haiti. Spesso i loro stipendi sono rimborsati dal Ministero dell'interno attraverso le Prefetture. Non si comprende la necessità di tale personale, visto che le persone possono essere distratte per lunghi periodi dalla loro assegnazione, e, di conseguenza, perché non dovrebbe essere possibile la loro sostituzione con personale volontario;

non sono stati resi pubblici tutti i dati dei contributi ricevuti dalla CRI per l'emergenza Abruzzo e Haiti né come questi sono stati spesi. I dati pubblicati sul sito sono parziali. Il commissariamento è stato prorogato a tutto il 2011, modificando lo statuto dell'associazione. La motivazione della proroga era che l'avvocato Rocca era stato impegnato per l'emergenza Abruzzo e ciò l'aveva distolto dall'opera di risanamento dell'ente; in concomitanza tuttavia assumeva l'incarico di commissario di un'Azienda sanitaria locale napoletana e per tutto febbraio 2011 risulta all'interrogante che abbia continuato a fare il commissario ASL nonostante il TAR Campania avesse disposto la revoca dell'incarico;

l'inserimento della CRI nella sala Italia presso il Dipartimento della Protezione civile ha di fatto raddoppiato il personale impegnato nelle sale operative; infatti tra la sala Italia e la sala nazionale CRI (Legnano) operano circa 30 dipendenti con notevole spreco di risorse. Tale attività di presidio è svolta per 24 ore in tutte e due le strutture, anche quando non c'è emergenza;

a seguito dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3924 del 2011, che prevede la nomina del commissario straordinario per l'emergenza sbarchi in Sicilia, la CRI è stata autorizzata ad assumere 100 interinali e a pagare 150 ore di straordinario al mese ai propri dipendenti con oneri a carico del bilancio CRI;

con circolare del direttore generale, veniva chiesto a tutti i comitati CRI d'Italia: di utilizzare gli avanzi di amministrazione per fronteggiare l'emergenza (ossia pagare gli straordinari, eccetera); si ricorda che i comitati territoriali non hanno contributi dallo Stato o dal comitato centrale. I loro bilanci devono l'attivo o il pareggio alle attività convenzionali svolte quali il 118 e altri servizi; inoltre, di mettere a disposizione il materiale di protezione civile in possesso (sempre acquistato con fondi propri per fronteggiare le emergenze locali); alla luce di tutto ciò, un sottufficiale del Corpo militare ha gli stessi benefit di un comandate di Corpo quale un generale;

durante una riunione con i commissari regionali CRI, l'avvocato Francesco Rocca comunicava che il debito accertato è di circa 350 milioni di euro e che il Ministero dell'economia non solo non coprirà tale buco di bilancio, ma, nel bilancio 2012, prevedrebbe un taglio di circa 30 milioni al contributo ordinario;

nel corso del suo mandato il commissario straordinario ha sciolto tutti gli organismi dell'associazione democraticamente eletti dai soci volontari, come previsto dallo statuto;

l'art. 2, comma 1, n. 4), del decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980, come modificato dall'art. 4 del decreto-legge n. 276 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 1 del 2005, recante "Disposizioni urgenti per snellire le strutture ed incrementare la funzionalità della Croce rossa italiana", prevede che le cariche associative sono gratuite ed incompatibili con qualsiasi incarico retribuito dall'associazione stessa e al di fuori di casi previsti dal presente statuto con la titolarità di altre cariche associative;

l'art 11 dello statuto dell'associazione approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 6 maggio 2005, n. 97, fa proprio quanto previsto dal citato decreto-legge n. 276 del 2004 cioè che le cariche associative sono gratuite ed incompatibili con qualsiasi incarico retribuito dall'associazione stessa e, al di fuori di casi previsti dal presente statuto, con la titolarità di altre cariche associative. Lo stesso art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980 dà facoltà di opzione entro 10 giorni in caso di assunzioni di nuove cariche elettive o di nomina e prevede che tale incarico è efficace solo dopo l'avvenuta opzione. Lo stesso articolo esclude la cumulabilità di cariche tra presidente nazionale, ora commissario, e presidente regionale, provinciale o locale salva la facoltà di opzione dell'interessato;

secondo quanto emesso attraverso ordinanze del commissario straordinario, detta norma è stata ampiamente violata. In particolare lo stesso commissario straordinario Francesco Rocca mantiene la carica di vertice nazionale della CRI mentre in contemporanea si è autonominato vertice regionale del comitato CRI della Campania e della Puglia. Lo stesso commissario Rocca risulta anche direttore generale dell'ASL NA2 e insieme commissario regionale della CRI Campania;

lo stesso si dica per il maresciallo CRI Roberto Antonini, dipendente di ruolo militare della CRI, che svolge anche l'incarico di commissario nazionale dei volontari del soccorso, delegato nazionale alle emergenze, direttore del museo CRI di Castiglione delle Stiviere, commissario regionale per volontari del soccorso della Campania, delegato nazionale truccatori, commissario regionale per volontari del soccorso della Sicilia, commissario regionale per volontari del soccorso della Sardegna e della Sicilia;

lo stesso si dica per il maresciallo CRI Ignazio Schintu, dipendente di ruolo militare, che risulta essere comandante del Centro operativo emergenze del Piemonte e comandante del 1° Centro di mobilitazione CRI del Corpo militare; il secondo incarico, secondo le stesse norme emanate dal commissario Rocca, dovrebbe essere ricoperto da almeno un maggiore CRI;

lo stesso si dica per il maggiore CRI Roberto Baldassarelli, dipendente di ruolo militare, che risulta essere comandante del Centro operativo emergenze per l'Italia Nord Est e commissario provinciale del comitato CRI Verona;

lo stesso si dica per Pier Luigi De Ascentis, collaboratore a contratto (di cui non risulta pubblicazione sul sito nazionale) della CRI, che risulta essere anche commissario del comitato di Teramo; allo stesso modo: Fabio Carturan, che risulta essere dipendente di ruolo civile e commissario del comitato locale CRI Legnano; Tomaso Boccone, dipendente di ruolo civile e commissario del comitato locale della CRI Genova ponente;

risulterebbe che la CRI abbia perso una serie di cause sia presso i TAR regionali che presso i Tribunali ordinari contro ex amministratori (volontari) (ad esempio Fiorella Caminiti, Paolo Nicoli, Luigi Sigismondi, Gugliemo Stagno d'Alcontras ed altri), accusati ingiustamente dal comitato centrale CRI di diverse irregolarità;

altre cause sarebbero state intentate dal commissario contro altri vertici volontari (ex presidenti democraticamente eletti e vertici nazionali di componente) presso i tribunali ordinari e dinanzi alla Corte dei conti;

risulterebbe inoltre che il commissario avvocato Francesco Rocca utilizzi due pesi e due misure, perché in alcuni casi i responsabili CRI territoriali, che risultano denunciati presso la magistratura ordinaria o la Corte dei conti, sono stati rimossi dal loro incarico, mentre altri risultano tuttora in carica: un esempio per tutti il caso della dottoressa Maria Teresa Letta, attuale commissario regionale della CRI Abruzzo, indagata dalla Procura della Repubblica di Roma per il crac finanziario del comitato provinciale della CRI di Roma gestito dall'amico del commissario dottor Flavio Ronzi e ancor prima dal dottor Squicciarini promosso commissario regionale della CRI Lazio;

sono cospicue le spese di trasferta del personale dipendente in servizio presso il comitato centrale inviato dal commissario straordinario sia a lavorare con continuità presso la struttura CRI di Legnano che in altre parti d'Italia;

non è sottoposta a controllo la spesa sostenuta per le spese telefoniche dei cellulari assegnati nominativamente dal comitato centrale;

ci sarebbe un uso indiscriminato di auto blu da parte di molti vertici volontari e di dipendenti che, con la giustificazione di un'emergenza permanente, utilizzano ad uso proprio le autovetture di servizio;

non è ancora chiaro quale azione svolga la CRI a Lampedusa, dove a fronteggiare i continui sbarchi sono presenti decine di associazioni di volontariato competenti in materia e risulta potenziato il servizio sanitario locale, mentre la CRI impiega personale dipendente e volontario (ma sotto precetto e quindi soggetto a rimborso) per tenere aperta una struttura attendata sul molo del porto turistico;

inoltre risulterebbe che alcune recenti riunioni assembleari di persone nominate e non elette (esclusa la componente giovanile che ha potuto fare regolari elezioni) siano state convocate a Roma (circa 1.000 persone) per discutere sul debito CRI e sulla privatizzazione e il risultato di tali riunioni è stato pubblicizzato come espressione della volontà dei soci di tutta Italia; in realtà i soci non sono stati minimamente interpellati, in quanto i rappresentanti non erano stati eletti ma nominati dallo stesso commissario Rocca;

a quanto risulta all'interrogante, la vicenda della CRI è una storia che ha interessato personalità che periodicamente si presentano nel panorama delle cronache italiane,
si chiede di sapere:
se corrisponda al vero che la CRI abbia una gestione clientelare e poco trasparente;
se il Governo abbia assunto iniziative atte ad accertare le cause del dissesto dell'ente, e, in caso negativo, quando intenda provvedere, considerato che da oltre due anni diversi giornali a carattere nazionale hanno pubblicato articoli e sono stati scritti alcuni libri che hanno trattato dello scandalo CRI e in particolare della gestione familiare dell'avvocato Rocca, che a quanto risulta all'interrogante amerebbe circondarsi di una squadra di fedelissimi provenienti dall'estrema destra o da una parte di Forza Italia;
se intenda provvedere alla revoca dell'incarico del commissario Rocca e di tutte le persone dallo stesso nominate;
se intenda intraprendere le opportune iniziative al fine di avviare un rapido processo elettorale per ridare democrazia alla CRI prevedendo l'interdizione delle suddette persone a candidarsi;
se intenda promuovere un'ispezione amministrativa nei confronti del comitato centrale, dei suoi vertici e dirigenti, nonché di tutti i dipendenti CRI che hanno assolto a compiti non propri, ponendo fine alle irregolarità nella gestione della CRI e riportando la necessaria indispensabile trasparenza nell'organizzazione e gestione di questa storica associazione al di fuori di ogni lottizzazione politica.

venerdì 23 settembre 2011

Lady Letta e i fondi della Croce Rossa: nuova indagine

A ROMA APERTO UN FASCICOLO 
PER ABUSO D’UFFICIO: 
CON UNA LETTERA SI CHIEDEVA 
DI RIMUOVERE UN MARESCIALLO 
“SCOMODO”
 
Per allontanare Vincenzo Lo Zito, lo scomodo maresciallo che da anni denuncia le irregolarità della Croce Rossa, Maria Teresa Letta, presidentessa del comitato regionale Croce Rossa Abruzzo, aveva pensato di rivolgersi a qualcuno che potesse intervenire, facendo il lavoro al posto suo. Così aveva mandato una lettera a Pietro Ridolfi, ispettore nazionale corpo militare Cri, che a lei doveva anche un favore. Un comportamento questo che potrebbe essere penalmente rilevante secondo la Procura di Roma, tanto che è stato aperto un fascicolo per abuso d’ufficio. Il titolare è il pm Erminio Amelio, che fino ad ora non ha scritto alcun nome nel registro degli indagati. Tuttavia qualora fossero verificate le responsabilità penali, potrebbero finire nel mirino degli inquirenti alcuni dirigenti, oltre che la stessa Letta firmataria delle lettere oggetto di interesse da parte dei magistrati. O me o lui. Quindi me. È questo il senso della lettera di Maria Teresa Letta. Era infatti il 7 gennaio del 2008 quando la presidentessa scriveva a Ridolfi: “Siccome l’avvocato mi dice che c’è incompatibilità tra me e lui (Vincenzo Lo Zito, ndr) data la denuncia stessa, prego di provvedere all’allontanamento immediato del dipendente militare che ha già tanto danneggiato il nostro comitato regionale.” E POI SEMBRA ricordare all’amico qualche favore fatto in passato, del quale la Letta chiedeva ora il conto: “Resto in attesa di comunicazioni urgenti al riguardo facendo presente che a una richiesta di mio intervento in favore di un militare Cri da lei segnalatomi, la mia risposta è stata concreta e immediata! Buon anno e faccia in modo che anche per noi possa essere un buon anno”. E con questa sorta di augurio che somiglia a un sollecito ad agire si chiude la lettera, alla quale ne è seguita una seconda appena 10 giorni dopo, ossia il 18 gennaio, dove si sottolineava ancora l’u urgenza di un trasferimento per Lo Zito. Documenti questi che adesso sono finiti nel fascicolo del procuratore Amelio, aperto su richiesta del gip Anna Maria Fattori che ha dovuto decidere, solo pochi mesi fa, su un procedimento proprio a carico di Vincenzo Lo Zito. Il maresciallo infatti era stato denunciato dai revisori dei conti della Croce Rossa per calunnia in seguito alle dichiarazioni fatte a loro riguardo. Era stato lui a chiamarli per fare alcune ispezioni sui conti. Ma, secondo Lo Zito, pur riscontrando una serie vistosa di lacune amministrative, non si preoccuparono di infliggere una sanzione o di segnalare la cosa a chi di dovere, ovvero la Corte dei conti. L’unica conseguenza dell’ispezione fu appunto una querela. Il Maresciallo dichiarò infatti che i tre avrebbero conservato il verbale con mesi di ritardo lasciandolo incompleto, e inoltre non sarebbero tornati mai più a controllare la situazione. E fu sempre Lo Zito a dire di averli visti quel giorno stesso dopo un pranzo con la Letta. Per questo è stato denunciato, ma nei suoi confronti il gip Anna Maria Fattori, nonostante la richiesta di rinvio a giudizio del pm Francesco Caporale, ha emesso una sentenza di non luogo a procedere, e disposto alla procura di Roma la trasmissione di quegli atti che secondo lei potevano essere penalmente rilevanti. E infatti nelle motivazioni della sentenza del gip si ribadisce che: “La missiva dell’8.1.2008 sottoscritta dal presidente del comitato regionale Abruzzo Maria Teresa Letta al colonnello Pietro Ridolfi è prova evidente di come i rapporti tra Lo Zito e la Letta si fossero a tal punto logorati da determinare quest’ultima a sollecitare con modalità, termini e richiami (che invero paiono meritare attenzione al fine di valutarne la penale rilevanza) “l’allontanamento immediato del dipendente militare”, ricordando al destinatario della richiesta come “un suo intervento in favore di un militare ” già segnalato alla Letta dal colonnello Ridolfi “avesse avuto concreta e immediata risposta”. E ANCORA: “Talmente alto era il grado di esasperazione dei rapporti tra la Letta e Lo Zito da indurre la prima a nuova missiva ad alte autorità militari della cri alle quali si rivolgeva con termini assolutamente non consoni se non palesemente irrispettosi del grado e della gerarchia militare”. Ed ora, proprio partendo da questa, che gli inquirenti cercheranno di fare chiarezza sulla gestione della Croce Rossa in Abruzzo oltre che sui tentativi di spostare i propri funzionari un po’ come le pedine di una scacchiera.

Fonte: IL FATTO 

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sabato 23 luglio 2011

CROCE ROSSA : dichiarato il crac finanziario del comitato provinciale di Roma

Un'ordinanza commissariale del Comitato    centrale della Croce    rossa italiana (CRI) del 15 luglio 2011, firmata dal commissario straordinario avvocato Francesco Rocca, ha dichiarato il crac finanziario del comitato provinciale di Roma;


 Atto n. 4-05676
Pubblicato il 21 luglio 2011, Seduta n. 585
LANNUTTI 
- Ai Ministri della salute, dell'economia e delle finanze e della difesa. -
Premesso che:

un'ordinanza commissariale del Comitato centrale della Croce rossa italiana (CRI) del 15 luglio 2011, firmata dal commissario straordinario avvocato Francesco Rocca, ha dichiarato il crac finanziario del comitato provinciale di Roma;
in particolare l'ordinanza determina di prendere atto del rilevante stato di crisi in cui versa, sotto il profilo economico, il comitato provinciale CRI di Roma per questi motivi: il comitato provinciale CRI di Roma non è riuscito ad approvare il bilancio di previsione in considerazione del previsto disavanzo finanziario di 9.313.215,32 euro; dall'analisi del bilancio consuntivo 2010 emerge un disavanzo di amministrazione di circa 16.086.067,41 euro; l'ARES 118 della Regione Lazio non ha inteso rinnovare la convenzione per servizio 118 di trasporto di emergenza in ambulanza, attività principale del comitato provinciale CRI di Roma (COSP), che impiega la maggioranza delle risorse umane e strumentali del Comitato, limitandosi ad una proroga fino al 31 dicembre 2011 e manifestando l'intenzione di procedere all'assegnazione di tale servizio - a decorrere dal 1° gennaio 2012 - previo espletamento di una gara europea; nel corso delle trattative condotte con ARES 118 della Regione Lazio per il rinnovo della predetta Convenzione è emerso, grazie ad un'analisi condotta con i nuovi criteri a seguito dell'ordinanza commissariale n. 90 del 5 marzo 2010 dal dirigente preposto al comitato provinciale CRI di Roma, che la predetta convenzione per il servizio 118 sottoscritta con ARES non era comunque in equilibrio finanziario; il Centro di educazione motoria del comitato provinciale CRI di Roma presenta una grave situazione deficitaria derivante da oneri di gestione estremamente superiori al finanziamento previsto dall'accreditamento con la Regione Lazio; il piano di risanamento della Sanità regionale del Lazio non consentirebbe un adeguamento del contributo, finalizzato alla copertura integrale dei costi; le perdite gestionali di entrambe le strutture, COSP e CEM, sono la principale causa dello squilibrio finanziario del comitato provinciale CRI di Roma; il comitato centrale è costretto a concedere continue anticipazioni di cassa al Comitato di Roma per consentire pagamento delle spese obbligatorie. Le attività sanitarie promosse dal COSP (attività di 118) rientrano, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, tra le attività di principale competenza delle Regioni; le cause del predetto squilibrio economico dovranno trovare soluzione entro l'esercizio finanziario corrente poiché le proiezioni per l'esercizio 2012 consentono sin d'ora di prevedere che non vi saranno risorse finanziarie sufficienti affinché il comitato centrale possa ripianare il deficit del comitato provinciale CRI di Roma; l'unica possibilità di ripianare il deficit 2012 del comitato provinciale di Roma consisterebbe in un prelievo forzoso di risorse economiche da altre unità territoriali sull'intero territorio nazionale, soluzione, questa, assolutamente non percorribile in quanto non equa, profondamente avversata dalle unità CRI che negli anni hanno dimostrato una gestione economicamente sana e che rischia di provocare difficoltà economiche in altre unità dell'associazione con gravi riflessi sui servizi resi ai cittadini; vi è dunque la necessità di intervenire con urgenza per interrompere una gestione diseconomica suscettibile di ulteriore aggravamento, per ristrutturare le attività del comitato provinciale CRI di Roma al fine di riportarle nel quadro della sostenibilità di bilancio, per porre in sicurezza le attività del comitato provinciale CRI di Roma che presentano un equilibrio entrate/uscite e per avviare un processo virtuoso di riorganizzazione delle attività della sede di Roma;

considerato che:

la CRI è l'unica organizzazione del suo genere, almeno in Europa, che dipende politicamente ed economicamente dal Governo, il quale versa nelle casse dell'organizzazione oltre 160 milioni di euro l'anno (l'80 per cento del quale è destinato alle spese per il personale). La storia recente dice che la CRI è stata commissariata quattro volte dal 1995 a oggi e ha vissuto 18 degli ultimi 25 anni in gestione straordinaria, con commissari nominati per cercare di sanare i deficit delle precedenti gestioni. L'ultimo commissario straordinario è il dottor Francesco Rocca;
da troppo tempo vengono denunciate irregolarità, poca trasparenza nella gestione dell'associazione, nonché una situazione di caos organizzativo con mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, assunzioni «facili» e senza concorso nel Corpo militare;
è sintomatico che già nel 2008, il "Corriere della sera", in un articolo di Gian Antonio Stella del 27 settembre, titolava: "Sprechi, dossier dello Stato alla Corte dei Conti. La Croce rossa raddoppia i Centri. Ma per sole nove pratiche all'anno. Dopo l'ispezione partita richiesta alla Difesa di bloccare “il contributo per l'incapacità di spesa dimostrata”". Nell'articolo si fa riferimento ad un Rapporto firmato da Fabrizio Valenza dei Servizi ispettivi di finanza pubblica nel quale, tra l'altro, relativamente alle verifiche fatte su stipendi, rimborsi e promozioni, si denuncia «l'"irregolare riconoscimento al personale di assistenza di gradi non previsti dalla legge", l'"illegittima presenza di personale militare in servizio continuativo in assenza di una norma che lo consenta", la "necessità di annullare promozioni effettuate" grazie alla laurea in materie non previste dalla legge, l'assenza di copertura finanziaria dei provvedimenti con cui erano stati distribuiti molti aumenti in busta paga, "l'erogazione di buoni pasto per importi superiori al dovuto" e così via»;
e ancora il 10 dicembre 2009, il quotidiano "la Repubblica" riporta un articolo dal titolo "Assunzioni facili e conti fuori controllo. Il crac Croce Rossa". L'articolo riferisce ancora una volta di una Croce rossa «alle prese con i mali della pubblica amministrazione italiana: conti incerti, organici sovraffollati, gestioni instabili, influenza della politica». E ancora: «Otto ufficiali superiori sono stati chiamati a restituire i gradi, ottenuti in seguito a promozioni giudicate illegittime da un ispettore ministeriale, e cento dipendenti hanno fatto ricorso al giudice del lavoro dopo l'annullamento di generosi benefici economici»;
l'articolo sottolinea come la Croce rossa sia «un ente costretto a muoversi al confine fra solidarietà e spreco, fra volontariato entusiasta e lavoro assistito. La grana più grossa rimane quella della riorganizzazione del corpo militare, una delle sei componenti della Croce rossa (le altre sono i volontari del soccorso, i donatori di sangue, i giovani pionieri, le pie donne e le crocerossine) che, a leggere il j'accuse dell'ispettore del ministero, si è trasformata in un carrozzone. Ben 670 degli 877 militari in servizio continuativo nel corpo sono stati di fatto stabilizzati "senza che alcuna norma lo prevedesse". E due terzi del personale, a fine 2007, risultavano impiegati in servizi civili, per lo svolgimento di attività in convenzione con enti pubblici e organismi privati (...). Per le emergenze come alluvioni e terremoti, insomma per la funzione istituzionale del corpo, la Croce rossa ha fatto soprattutto ricorso ai precari, che oggi sono 375, tutti arruolati senza concorso. Il personale militare a tempo determinato, dal 2001 al 2007, è cresciuto del 77 per cento. Quello civile in sette anni è addirittura triplicato»;
più recentemente, il 23 marzo 2010, il settimanale "L'espresso" riportava un articolo di Fittipaldi e Soldano dal sottotitolo chiarificatore "Vertici strapagati. Boom di consulenti. Debiti in aumento. Sprechi. Anche un ex terrorista a fianco del commissario. Ecco come funziona l'associazione";
il medesimo articolo sottolinea come «Non stupisce che in Italia, unico caso in Occidente, l'ente invece di essere indipendente è sotto il controllo ferreo dei partiti. Che da sempre usano la Croce rossa per fare assunzioni di massa (migliaia di precari militari e civili sono stati chiamati senza concorso e senza criteri): le emergenze e le calamità sono eventi secondari. I bilanci non vengono approvati dal 2005, e i commissari straordinari vanno e vengono». Nell'articolo si legge inoltre che, nel 2008, «un'ispezione del Ministero dell'economia (...) stilò una lista di ben 54 rilievi che denunciavano gravi irregolarità degli ausiliari: promozioni illegittime, benefici economici non dovuti, sprechi senza fine». Successivamente, gli ispettori del Ministero della difesa verificavano per il periodo che va dal 2005 al 2009, «le storture della gestione di presidenti e commissari: 17 milioni destinati dalla Difesa per le esigenze del Corpo (medicinali, automezzi, attrezzature da campo) non sarebbero stati mai spesi, le esposizioni con le banche sarebbero "ormai stabilmente sopra i 55 milioni di euro nelle sue punte massime", mentre oltre 15 milioni di euro avuti dalla Cri per l'operazione Antica Babilonia in Iraq sono "ancora da impegnare"»;
ancora "L'espresso", in un articolo del 30 luglio 2010 dal titolo «Croce Rossa conti al verde» riporta come il 12 luglio, la Banca nazionale del lavoro ha scritto al servizio amministrazione e finanza della CRI per lanciare l'allarme: è stata superata la soglia di fido e di extrafido di 53 milioni di euro e non sarà possibile effettuare i pagamenti giacenti per 11 milioni. In gran parte, oneri previdenziali e fiscali in scadenza;
la CRI sta attraversando ormai da tempo una situazione di disordine organizzativo e funzionale con mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, nonché stabilizzazione di migliaia di precari, come segnalato dall'interrogante negli atti di sindacato ispettivo 4-02926, 4-04108 e 4-05304;
la CRI è un costo per i contribuenti: finanziata da 4 Ministeri percepisce circa 170 milioni di euro all'anno (184.437.664 nel 2004, 180.021.377,55 nel 2005, 174.219.737 nel 2006, 166.305.527,22 nel 2007), anche se non mostra un bilancio alla Corte dei conti dal 2005. Un fiume di denaro pubblico affluisce nelle sue casse a cui si aggiungono le donazioni dei privati;
una recente inchiesta televisiva condotta dai giornalisti di "Report" dedicata all'ente di soccorso dal titolo "la croce in rosso" denunciava proprio gli sprechi, le clientele durante le ultime campagna elettorali, il caos che regnava con le donazioni dei cittadini, specie dopo i terremoti dell'Abruzzo e di Haiti. E poi la confusione nell'amministrazione del cespite più grande in mano alla CRI: le proprietà immobiliari. Donati o comprati negli anni da generosi benefattori. Immobili, in molti casi, lasciati andare in rovina;
anche in questo caso il funzionario del settore vendite del patrimonio immobiliare dell'ente pubblico, che aveva rilasciato un'intervista al programma di Milena Gabanelli, è stata vittima di un durissimo provvedimento disciplinare con due mesi di sospensione e interruzione dello stipendio. Un provvedimento che equivale all'anticamera del licenziamento;                 

considerato inoltre che:

l'interrogante aveva sollevato il caso di Vincenzo Lo Zito, il militare dipendente della CRI che, nel 2008, aveva denunciato irregolarità amministrative e contabili compiute dall'allora presidente del comitato regionale CRI Abruzzo, Maria Teresa Letta, e per questo ha subito denunce e la sospensione dello stipendio (atto 4-04108);
il giudice Anna Maria Fattori del Tribunale ordinario di Roma ha disposto il non luogo a procedere nei confronti del maresciallo Lo Zito per il reato di calunnia;
inoltre il giudice ha deciso di trasmettere il fascicolo alla Procura perché indaghi su eventuali ipotesi di reato, facendo attenzione in particolare alla nota 22/08 del 5 gennaio 2008, indirizzata al direttore nazionale del Corpo militare della CRI, colonnello Piero Ridolfi, con cui la dottoressa Letta richiedeva l'immediato allontanamento del militare;
in più, il giudice Antonio Lepore del Tribunale militare di Roma ha assolto il maresciallo Lo Zito dal reato di diserzione aggravata perché il fatto non sussiste;
sarà il sostituto procuratore Assunta Cocomello a condurre le indagini ora, dopo che la Procura ordinaria di Roma ha aperto un fascicolo (n. 431 del 2011) per capire quali siano state le ragioni per cui, dopo le denunce di irregolarità fatte dal maresciallo Lo Zito, si è ritenuto di doverlo sottoporre a denunce e alla sospensione dal servizio,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga che un'ordinanza del calibro di quella esposta in premessa non possa essere stata fatta appositamente per dichiarare il crac finanziario del comitato provinciale di Roma, poter chiudere i comitati provinciali e licenziare personale al fine di fine di rimediare a una gestione dissennata dell'organizzazione per le inadempienze degli amministratori con conti incerti, organici sovraffollati, gestioni instabili e influenza della politica;
se non intenda intervenire con fermezza per porre fine alle irregolarità nella gestione della CRI nonché agli innumerevoli sprechi, riportando la necessaria indispensabile trasparenza nell'organizzazione e gestione di questa storica associazione.