martedì 31 maggio 2011

Il Commissario Rocca deve essere rimosso dalla Croce Rossa.......

i vertici si dimettano  e siano i volontari a guidarla

Il Commissario Straordinario C.R.I. Francesco ROCCA
Adesso la magistratura dovrà fare chiarezza sulle molte strane vicende che in questi anni hanno caratterizzato l’agire del Commissario straordinario della Croce Rossa. Nei giorni scorsi, infatti, si sono svolti due importanti processi, entrambi a carico del maresciallo Vincenzo Lo Zito, quel dipendente considerato infedele – e per questo sospeso precauzionalmente dal servizio – che nel corso degli anni passati aveva più volte denunciato irregolarità amministrative e contabili compiute dall’allora presidente del comitato regionale Croce Rossa Italiana Abruzzo Maria Teresa Letta, sorella di Gianni Letta.
Dal 2008 Vincenzo ha dovuto sopportare un’estenuante calvario fatto di discriminazioni e procedimenti disciplinari di una gravità inaudita: due archiviati e uno ancora in corso benché i termini di legge per la sua conclusione siano stati ampiamente superati. Il 24 e 25 maggio sono cadute tutte le accuse, o quasi, nei confronti del maresciallo. Prima il Gup del tribunale di Roma, Anna Maria Fattori, ha prosciolto il sottufficiale dal reato di calunnia e trasmesso gli atti alla Procura affinché vengano svolti accertamenti nei confronti di chi voleva che il sottufficiale venisse trasferito e il giorno successivo il giudice Antonio Lepore del Tribunale Militare di Roma lo ha assolto dal reato di diserzione aggravata.
"Il mio assistito ha subìto un abuso di potere", ha dichiarato il penalista Avvocato Antonino Lastoria che lo ha difeso nel giudizio davanti ai giudici militari. Per Lo Zito, che pure è stato mandato a giudizio per diffamazione, è comunque una vittoria. La sua vicenda più volte è stata oggetto di approfondimenti sui media. A riconoscere la buona fede del maresciallo è stato anche il giudice Antonio Lepore del Tribunale Militare di Roma, che ha assolto Lo Zito. "Secondo l'imputazione originaria il mio assistito - ha spiegato il legale - tra il settembre 2008 e il settembre del 2009 non si è presentato al comando di Assisi, dove era stato trasferito". Ma "a causa di tre by-pass e una prescrizione medica che gli indicava che non si poteva allontanare dal luogo di residenza – ha detto ancora l'avvocato Lastoria - Lo Zito è rimasto a disposizione, chiedendo in continuazione ai suoi superiori dove dovesse andare.
A sorpresa, poi, dopo un lungo periodo, gli è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini a suo carico". Inoltre mentre la magistratura ne chiedeva il giudizio anche l'amministrazione ha preteso la restituzione di 24 mensilità. "E' stato un ulteriore aggravio per una famiglia monoreddito - ha spiegato Lastoria - va comunque sottolineata la sentenza di oggi che indica come non ci sia stata chiarezza, sia dei diretti superiori di Lo Zito che dei vertici della Cri. Oggi è stata dimostrata l'assoluta buona fede del mio assistito".
Io e il deputato radicale Maurizio Turco, cofondatore del partito per la tutela dei diritti di militari e delle forze di polizia (Pdm), abbiamo sempre sostenuto che il commissario straordinario della Croce Rossa, e ancora prima di lui i ministri vigilanti sull'Ente, devono spiegare quali siano state le ragioni per cui a fronte delle ripetute denunce di irregolarità fatte dal maresciallo Lo Zito si è ritenuto di dover sottoporre lo stesso militare ad una estenuante serie di denunce e procedimenti disciplinari e alla sospensione precauzionale dal servizio".
Abbiamo sempre sottolineato che il silenzio con il quale i ministri interessati hanno deciso di rispondere agli atti di sindacato loro indirizzati ha reso necessario che li inviassimo alla Procura di Roma che ha aperto un fascicolo affidato per le indagini al sostituto procuratore Assunta Cocomello, ma questo evidentemente non è bastato e quindi chiediamo nuovamente ai ministri interessati di rispondere alle nostre interrogazioni, chiediamo di rimuovere immediatamente i vertici della Croce Rossa coinvolti e di restituire l'ente a dipendenti e volontari per tornare alla normalità dopo anni di occupazione partitocratica attraverso i commissariamenti".
Adesso la “palla” passa nelle mani del sostituto Procuratore Assunta Cocomello che alla luce dei nuovi fatti dovrà condurre le indagini per capire quali siano state le ragioni per cui dopo le denunce di irregolarità fatte dal maresciallo Lo Zito si è ritenuto di doverlo sottoporre a denunce e alla sospensione dal servizio. 

È chiaro che il Commissario straordinario della C.R.I. avv. Francesco Rocca adesso dovrà dare immediato corso al reintegro del maresciallo Lo Zito e provvedere anche e soprattutto alla restituzione degli stipendi non pagati con i dovuti interessi e tante scuse, seguite ovviamente da un cospicuo risarcimento danni e, come chiediamo, le immediate dimissioni.

Fonte

sabato 28 maggio 2011

I TRE CUMPARI ...

             Vincenzo Lo Zito       Anna Montanile     Mario Martinez           
Per i particolari clicca quà 


"QUANDO DISPERO IO RICORDO CHE NEL CORSO DI TUTTA LA STORIA, LA VIA DELL'AMORE E DELLA VERITA' HA SEMPRE VINTO ! 
CI SONO STATI TIRANNI, MACELLAI, E PER UN PO' POSSONO SEMBRARE INVINCIBILI, MA LA CONCLUSIONE E' CHE CADONO SEMPRE, RIFLETTICI… SEMPRE!! 
 ( GANDHI )

venerdì 27 maggio 2011

Denunciò irregolarità alla Croce Rossa: maresciallo Lo Zito assolto

Il maresciallo 
Vincenzo Lo Zito 
è stato assolto dalle accuse di diserzione aggravata e calunnia.






E’ uscito a testa alta da due processi che lo vedevano imputato, il militare dipendente della Croce Rossa Italiana che, nel 2008 aveva denunciato irregolarità amministrative e contabili compiute dall’allora presidente del comitato regionale Croce Rossa Italiana Abruzzo Maria Teresa Letta, sorella di Gianni Letta. 
E per questo si era beccato denunce e sospensione dello stipendio.
La legge ha fatto il suo corso e ieri, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata per lui la buona notizia: il giudice Anna Maria Fattori del tribunale ordinario di Roma ha disposto il non luogo a procedere nei confronti del maresciallo Lo Zito per il reato di calunnia.
Non solo: il giudice ha deciso di trasmettere il fascicolo alla Procura perchè indaghi su eventuali ipotesi di reato, facendo attenzione in particolare alla nota 22/08 del 5 gennaio 2008, indirizzata al direttore nazionale del Corpo militare della Croce Rossa Italiana, colonnello Piero Ridolfi, con cui il la dottoressa Letta richiedeva l’immediato allontanamento del militare.

Ma non è finita qui: ieri il giudice Antonio Lepore del Tribunale Militare di Roma, ha assolto il maresciallo Lo Zito, difeso dall’avvocato Antonino Lastoria, dal reato di diserzione aggravata. Per il giudice «il fatto non sussiste».

Il maresciallo aveva denunciato la Cri Abruzzo per un presunto abuso di potere ed il conflitto di interesse che ruotavano intorno alla figura di
M.T. 
Maria Teresa Letta, presidente del comitato regionale Cri. Sarebbe stata lei, secondo Lo Zito, a maneggiare conti correnti intestati alla Croce Rossa senza averne titolo, a firmare mandati di pagamento, determine e gare d’appalto (compito che spettava al direttore regionale) e ad aver vestito contemporaneamente i panni di presidente del comitato regionale Abruzzo de L’Aquila e di responsabile amministrativo della sezione di Avezzano (ruoli incompatibili).
Per queste ragioni si era ‹‹meritato›› due denunce per diffamazione (una dai revisori dei Conti della Cri e l’ altra dal commissario straordinario Cri, l’avvocato Francesco Rocca).
Il suo rifiuto (giustificato dai problemi di cuore) a trasferirsi ad Assisi, dove era stato mandato dalla Letta per «incompatibilità ambientale», gli aveva procurato invece l'accusa di diserzione aggravata e la sospensione dello stipendio.
Sarà il sostituto Procuratore Assunta Cocomello a condurre le indagini ora, dopo che la Procura Ordinaria di Roma ha aperto un fascicolo (431/11) per capire quali siano state le ragioni per cui dopo le denunce di irregolarità fatte dal maresciallo Lo Zito si è ritenuto di doverlo sottoporre a denunce e alla sospensione dal servizio.



 * LA STORIA DEL MARESCIALLO VINCENZO LO ZITO


mercoledì 18 maggio 2011

CROCE ROSSA A L'AQUILA ORA INDAGA ANCHE LA PROCURA DI ROMA

M.T. LETTA e F.  ROCCA

Si parla di Scambi di Favori 
e Conti Correnti gestiti 
da chi non è autorizzato





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Alcune Denunce
che ancora 
attendono riscontro...

venerdì 13 maggio 2011

Lo Zito sotto accusa per volontà della Letta

Il Consigliere Regionale dell'IDV D'Alessandro accusa il Presidente Abruzzese della Croce Rossa
il Centro 13 Maggio 2011
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venerdì 6 maggio 2011

Benvenuti in Italia. E la tenda diventa una galera

 ..non è escluso che si tratti di un escamotage per risanare il debito della Croce rossa accumulato negli anni per mala gestione e che nemmeno il commissariamento ha saputo sanare
Comm. CRI F. ROCCA
La trasformazione in Centri di identificazione ed espulsione delle tendopoli utilizzate per gestire "l'emergenza profughi" è diventata operativa con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della relativa ordinanza. Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Palazzo San Gervasio (Potenza) e Kinisia (Trapani) sono formalmente Cie almeno fino al 31 dicembre 2011 per un costo complessivo di 10 milioni di euro. Somme che serviranno in parte (6 milioni) per gli interventi di adeguamento e manutenzione straordinaria e, nella quantità restante, per la gestione, interamente affidata alla Croce rossa italiana che è commissariata da oltre un triennio e vanta un buco di bilancio che si aggira sui cinquanta milioni di euro.  Ma la tendopoli di Kinisia è vuota, S.M. Capua Vetere ospita cento migranti, San Gervasio non più di centoventi. Dalla cittadina lucana, poi, l'Osservatorio migranti Basilicata conferma che «è annunciato il trasferimento di cento persone, per cui a San Gervasio ne rimarrebbero una ventina». E che con la gestione della Cri, «il previsto passaggio delle competenze alla Protezione civile regionale è saltato».
A S.M. Capua Vetere, invece, i tentativi di fuga sono ordinari. Le associazioni che forniscono assistenza legale al centinaio di persone trattenute confermano che la situazione di detenzione nell'ex caserma Andolfato è «arbitraria». E denunciano, in un comunicato a firma della rete antirazzista, «decine di persone ospedalizzate dopo tentativi di fuga, che si sono fratturate lanciandosi dalle mura, cariche e lacrimogeni sparati nel campo, gravi tensioni e umiliazioni subite dai migranti stessi». Il senatore radicale Marco Perduca, dopo essere entrato due giorni fa nella struttura militarizzata, descrive letti rotti e sostituiti con materassi posizionati per terra; né sedie, né tavoli perché qualunque oggetto viene ritenuto pericoloso dalla polizia per la forte tensione all'interno della tendopoli. La trasformazione in Cie ha prodotto, poi, l'ulteriore beffa giuridica di convalidare il trattenimento delle persone rinchiuse ben oltre il limite di tempo consentito dalla legge. L'accoglienza, finanche quando trova luogo in una ex caserma circondata da alte mura e da un carcere militare, non può privare della libertà di circolazione. Manduria - e le sue fughe - insegna. «I migranti erano chiusi a S. Maria Capua Vetere da 6 giorni, mentre la legge prevede un termine max di 48 + 48 ore per la convalida», notano gli avvocati dei migranti. E invece, i decreti di conversione continuano a essere emessi in massa con l'obiettivo di giustificare il trattamento «ai fini dell'identificazione», come recitano tutti. «Il giudice di pace ha emesso dei provvedimenti fotocopia e in alcuni casi le pratiche risulterebbero postdatate, approfittando del passaggio da centro di accoglienza a centro di identificazione ed espulsione», denuncia Perduca. E per i cittadini stranieri, quasi tutti tunisini, che si sono trovati rinchiusi dal 18 al 23 aprile senza autorizzazione dell'autorità giudiziaria, d'improvviso si prospetta un trattenimento che può arrivare fino ai 6 mesi. 
 Con questa proiezione, il finanziamento di 10 milioni di euro, l'affidamento della gestione dei tre progetti, sono in pochi a credere che la rimozione dei Centri prevista nell'ordinanza per il 31 dicembre 2011 sarà rispettata. Per il senatore radicale, inoltre, non è escluso che si tratti di un escamotage «per risanare il debito della Croce rossa accumulato negli anni per mala gestione e che nemmeno il commissariamento ha saputo sanare». La scelta di aprire i tre nuovi Cie, inoltre, si scontra con i numeri dell'immigrazione che la commissaria agli Interni Ue Cecilia Malmstrom ha presentato ieri a margine del piano per una politica comune europea in materia. A fronte delle 650mila persone fuggite dalla Libia, soltanto 25mila sono arrivate nel Vecchio Continente. «La temporanea reintroduzione di controlli limitati dei confini interni», ha spiegato la commissaria in riferimento alla tanto discussa area Schengen, è possibile «in circostanze particolarmente eccezionali». Un'eventuale decisione - che di fatto rappresenterebbe una sospensione temporanea degli accordi di Schengen - per Bruxelles dovrebbe essere presa in considerazione come «ultima risorsa» e decisa «a livello europeo». Ma, finora, non sembra si sia arrivato a questo punto.

giovedì 5 maggio 2011

Tribolazioni di un Maresciallo di provincia...

Dopo numerosi rinvii l'udienza del 
Maresciallo Vincenzo Lo Zito 
è stata fissata per il 26 maggio

  Molti lettori ricorderanno le disavventure del maresciallo Vincenzo Lo Zito (qui e nella rubrica 'Giustizia e Sicurezza' trovate tutti gli articoli relativi alle sue vicende) che non volendo rinunciare ai suoi ferrei principi, in forza dei quali anni fa indossò la sua divisa, ha cominciato con lo sfidare i magheggi che avvengono dietro le quinte dell'amministrazione in Croce Rossa. Eravamo rimasti al secondo provvedimento disciplinare di Stato: come il primo, conclusosi con un nulla di fatto...

Quand'ecco che il solerte Commissario Straordinario - al secolo Francesco  Rocca - si è tosto attivato per avviare il terzo provvedimento. Che rimane tutt'ora in piedi. Dopo diversi rinvii, che hanno spostato di alcuni mesi l'udienza, questa è stata finalmente fissata per il 26 maggio. Da fonti vicine all'indomito sottufficiale che continua nella sua sfida a oltranza contro i vertici CRI sembra che dopo la querela per calunnia da parte dei Revisori dei Conti e l’Udienza preliminare - i continui rinvii l'hanno spostata al 26 maggio prossimo presso il Tribunale di Roma - il giorno 18 Febbraio il maresciallo sia stato audito presso il tribunale Militare di Roma .In tale sede era stato indagato per Diserzione Aggravata poiché non si era presentato alla sede di Assisi dopo il secondo trasferimento d’autorità.
 
Vero... e qui casca l'asino: ovvero le disposizioni contraddittorie sotto la cui influenza avvengono i provvedimenti del glorioso Ente, i cui  conti versano in rosso da anni. La Commissione Medica Militare infatti, gli aveva vietato categoricamente di raggiungere sedi di lavoro lontane e intimato di attenersi nella esclusiva zona di residenza proprio per poter essere seguito dall’Unità Coronaria che lo ha in cura… risultano peraltro agli atti le sue gravi condizioni di salute (un grave infarto con l’applicazione di tre bypass) che per di più sta logorando progressivamente la sua resistenza psicologica, oltre che quella fisica. A quale scopo, allora, spedirlo dalla commissione medica se poi al verbale refertato viene opposto un ordine di segno manifestamente opposto?

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che per costringerlo a raggiungere la postazione di Assisi gli abbiano sospeso lo stipendio. Quando ha ripreso servizio la CRI ha cominciato lo "snellimento" della sua mensilità: si parla del 50% in meno! La motivazione ufficiale sarebbe da individuare nel ritardo con cui il maresciallo si è presentato al nuovo incarico. Ciò avrebbe causato un esborso di 23mila euro da parte dell’amministrazione indebitamente incassati dal maresciallo. Che ora l'Ente sta recuperando grazie alla decurtazione fissa che però complica non poco la sopravvivenza del tenace maresciallo: per lui sbarcare il lunario diventa sempre più un'impresa eroica...

Lo Zito continua quindi a dimorare in un camper (come avevamo visto qui) sotto la nuova sede, poiché dovendo ancora pagare il mutuo della sua casa non può permettersene un'altra, e nel frattempo deve anche mantenere i suoi due figli agli studi (uno è universitario). La Croce Rossa, istituto nato per prestare soccorso ai bisognosi, sta realizzando un vero e proprio stillicidio nei confronti del maresciallo, che vorrebbe chiarire le zone d'ombra di un'amministrazione in perenne dissesto finanziario. E sembra che la strategia dei vertici della CRI (clicca qui per leggere le numerose falle del sistema, denunciate lo scorso dicembre anche dalla trasmissione Report di Rai 3) stia dando i suoi frutti: nell'indifferenza generale dei media, infatti, la patologia del militare Lo Zito sta degenerando, non potendo svolgere settimanalmente gli esami ematochimici per il dosaggio dei farmaci.
 
Tanto più che le sue condizioni abitative "da trincea" non gli permettono di seguire la dieta a cui dovrebbe invece rigidamente attenersi, se intende seguitare a rimanere in questa valle di lacrime. Conclude il quadro la temperatura (non certo equatoriale, s'intuisce facilmente) dell'inverno appena passato, che ha contributo a far ammalare ancora il Nostro milite. Altra certificazione medica, inviata al comando, che gli ha prescritto anche una Visita fiscale: non dovuta, in quanto la patologia è inerente la già riconosciuta causa di servizio. E comunque l’esito della visita è risultato positivo, confermando quanto era scritto nella certificazione medica.

Ma il calvario non finisce qui. Il 20 dicembre il maresciallo apprende dal sito della CRI di essere stato Sospeso dal servizio a tempo indeterminato in attesa di definire il processo militare a cui è stato rinviato. Tre giorni dopo, il 23, il sito lo informa di essere stato nuovamente trasferito: questa volta ancora più lontano... a Perugia. In ogni caso, dopo numerosi rinvii la convocazione in tribunale del maresciallo Lo Zito è stata finalmente fissata, e avrà luogo il 26 maggio.

Che dire poi del fatto che in seguito al degenerare della patologia riscontrata era stato sottoposto anche a visita collegiale da parte della Commissione medica della regione Abruzzo ASL Avezzano-Sulmona servizio di Medicina Legale, che lo aveva giudicato invalido al 78% con riconoscimento dei benefici della 104/92 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di gravi disabilità). Dopo aver inoltrato l’ulteriore referto al comando, e aver fatto richiesta dell’applicazione dei benefici previsti, quest'ultima gli era stato rigettata: con l'aggiunta però di una dichiarazione che stabiliva come - in un futuro non meglio specificato - la stessa domanda sarebbe stata presa in considerazione in fase di graduatoria.

Nel frattempo lo scorso 4 Aprile c'è stata una nuova udienza preliminare perché il Nostro Maresciallo si è beccato una querela anche dal Capo del personale, che lo ha querelato per diffamazione (l'antefatto è spiegato a questo link). 

Alla lamentela di Lo Zito il superiore ha risposto querelandolo. Secondo il maresciallo così funziona in Croce Rossa: quando fai presente qualche magagna ti dicono di stare zitto… ne va del buon nome dell'Ente. Ma se l'Ente è sommerso dai sospetti che arrivano da tutte le parti, come fai a difendere l'indifendibile? Forse si fidano molto del fatto che la maggior parte dell'opinione pubblica è abituata ad essere distratta dal contingente. Crisi, immigrazione, i giovani senza futuro… e i problemi burocratici se ne vanno in cavalleria. Ma anche dietro la burocrazia ci sono posti di lavoro a rischio, questioni poco chiare.

E non basta... una querela per diffamazione è giunta anche dal Commissario Rocca
[1]. Stavolta l'azione legale è stata notificata dalla Procura di GROSSETO per aver rilasciato, nel 2010, una intervista su Radio Radicale dove il maresciallo Lo Zito dichiarava gli illeciti scoperti e denunciati. 
Così funziona, nella Croce Rossa: dev'essere una moderna “virtù” introdotta dal recente Codice etico e di buona condotta...
 



1. E proprio martedì notte (3 maggio), Rai 1 ha mandato in onda una puntata di Sottovoce di qualche tempo fa, in cui il buon Marzullo intervistava proprio Francesco Rocca. Un caso?

mercoledì 4 maggio 2011

Croce Rossa, lavoratori occupano sede a Roma: “A rischio i precari”

L'occupazione degli uffici del Comitato centrale è durata qualche ora ed è stata supportata dalla sigla Usb. La protesta per chiedere che il piano di riordino dell'ente, che potrebbe mettere in pericolo posti di lavoro, sia affrontato con la partecipazione delle delegazioni sindacali




Un gruppo di lavoratori della Croce rossa italiana, sostenuto dall’Unione sindacale di base,  ha occupato per tre ore la sede del Comitato centrale della Cri in via Toscana a Roma, mentre era in corso una riunione. I dipendenti chiedono “un tavolo interministeriale” (la Croce rossa è controllata da quattro ministeri: Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Economia, Difesa) per affrontare i problemi dell’ente, soprattutto quello dei precari. In particolare, chiedono che il piano di riordino, che potrebbe mettere a rischio posti di lavoro, sia affrontato con la partecipazione delle delegazioni dei lavoratori. Al piano dovrebbe provvedere il commissario straordinario Francesco Rocca, la cui scadenza di mandato è già stata rinviata due volte. Il sindacato denuncia la “deriva di privatizzazione dell’ente, una mobilità selvaggia in violazione di accordi sindacali precedenti, e la mancata osservazione di norme e regole sindacali”.


ROCCA e Maria Teresa LETTA
  Rocca ha lasciato la sala, sostenendo che il protocollo non prevede riunioni con delegazioni numerose e dicendo che avrebbe calendarizzato un ulteriore incontro. La delegazione dell’Usb, in un primo momento, ha deciso di non lasciare la sala. Dopo una trattativa con la Digos, i lavoratori sono usciti dal palazzo e hanno lasciato solo una delegazione che tenterà di portare a termine la trattativa con il commissario.


E’ una vera e propria bufera, quella che si sta abbattendo sulla Croce Rossa Italiana in questo periodo. Prima la notizia del 5×1000 assegnatole per anni nonostante le ombre sulla legittimità della sua presenza negli elenchi degli aventi diritto. Poi, le sospensioni di lavoratori e volontari che hanno parlato a Report per denunciare gli sprechi (da Anna Montanile a Daniele Tosoni, senza dimenticare la storia di 
Vincenzo Lo Zito
Infine, problemi in tutta Italia sulla questione precari, che sono 1.600. C’è il caso dei lavoratori pugliesi, in mobilità forzata, come Anna Sciannimanico, licenziata dopo aver rifiutato il trasferimento da Bari a Bolzano.


Al nord la situazione non è migliore. In Lombardia il contratto con l’Agenzia regionale per l’emergenza urgenza per 500 lavoratori doveva scadere a giugno. E’ stato prorogato per altri sei mesi, ma si attende ancora il piano di riassetto del servizio. Nel frattempo, a Bergamo si sono dimessi il commissario del Comitato provinciale Fernando Spada e il suo vice Gianmaria Domenghini, lamentando, come scrive L’Eco di Bergamo, di “non riuscire più a sostenere la mole di lavoro che comporta gestire una struttura così articolata e con così poche risorse”. Le loro dimissioni sono state seguite, il giorno successivo, da quelle del commissario del Comitato locale Andrea Francesco Raciti.


E i problemi non si limitano solo alla questione precari. In Veneto, ad esempio, qualche giorno fa si è scatenata un’aspra polemica attorno a un bando per l’assegnazione di una consulenza da 4mila euro al mese. Secondo le accuse, il commissario regionale Annamaria Stefanelli ha nascosto il bando agli altri partecipanti, tant’è che alla scadenza, l’unico nome pervenuto era il suo. Secondo quanto ha dichiarato Ruggero Scomparin, il commissario di Selvazzano in provincia di Padova, il bando non è stato pubblicato sul sito del comitato regionale per il tempo stabilito dalla normativa. Quando, dopo le segnalazioni di altri commissari, il bando è stato riaperto, ha presentato richiesta una decina di persone. In tutto questo, il direttore regionale Pierpaolo Cinque, dovrebbe essere sostituito a breve.


In Sicilia, il tribunale di Palermo ha notificato alla Croce rossa un decreto ingiuntivo in favore di Si.S.E. SpA. Il Commissario straordinario della Cri ha impugnato il decreto mediante ordinanza per evitare all’ente, per il momento, un esborso di quasi 50 milioni euro.

Insomma, un periodo decisamente buio per la storia della Croce rossa che, viste le premesse, potrebbe durare a lungo.

di Debora Aru e Alberto Puliafito

CROCE ROSSA.. occupata la sede del Comitato Centrale a Roma

 E' intervenuta la polizia a identificare i lavoratori della Croce Rossa italiana che questo pomeriggio a Roma hanno occupato la sede del comitato centrale dell'ente.
Gli occupanti, in gran parte precari - informa una nota dell'Unione sindacale di base (Usb), che ha sostenuto la protesta - di fronte alla minaccia di denunce penali e dell'intimazione di sgombero, hanno deciso di lasciare i locali e di spostarsi in presidio di fronte alla sede di via Toscana 12, dove rimangono in attesa di conoscere gli esiti del confronto, in corso in questo momento, tra i loro rappresentanti e il commissario dell'ente Francesco Rocca. Obiettivo: definire le modalita' e i tempi di convocazione del tavolo interministeriale richiesto con l'iniziativa odierna, "per porre fine alla deriva di privatizzazione dell'ente e affrontare la ripresa del percorso di stabilizzazione del personale precario".
Qualora gli esiti del confronto non fossero positivi - conclude la nota - l'Usb, accanto ai lavoratori, proseguira' con ulteriori iniziative di protesta che culmineranno nello sciopero indetto il prossimo 19 maggio.


 Forse è il caso che il Commissario Rocca si renda conto che il personale è esasperato... e nemmeno le ritorsioni intraprese portano a soluzione della problematica... 

A volte tornare sui propri passi e un pò più di umiltà, giovano al buon funzionamento !!!


fonte

Croce Rossa, dimissioni a catena

Se ne va anche Andrea F. Raciti


Non sembra esserci pace per la Croce Rossa di Bergamo. Dopo i problemi economici, condivisi a livello nazionale, e le brevi e traballanti convenzioni lombarde con Areu (l'azienda che gestisce il servizio di emergenza e urgenza) che a inizio anno hanno messo in bilico l'intera attività annuale, sia gratuita dei volontari, sia stipendiata di dipendenti e precari di Croce Rossa, ecco ora che a ruota si dimettono alcuni dei principali vertici della Cri.

Lunedì si sono dimessi Fernando Spada e il suo vice Gianmaria Domenghini, rispettivamente commissario e vice commissario provinciale. È di martedì, invece, la notizia che anche il commissario del comitato di Bergamo, Andrea Francesco Raciti, ha rassegnato le proprie dimissioni. 

Il Commissrio CRI  Rocca

 Alla base di questa catena di dimissioni c'è uno dei principali problemi che sembrano riguardare la Cri, ossia una cronica mancanza di dialogo all'interno degli ordini che costituiscono la stessa struttura gerarchica.

Sono tanti i colpi di scena che interessano la Croce Rossa, e i primi a rimanere all'oscuro sono i volontari: ecco perché, per discutere di quanto sta cambiando in Croce Rossa a Bergamo e in quella provinciale, alcuni volontari hanno subito organizzato una serata-incontro aperta alla partecipazione di tutti i soci. L'incontro si terrà mercoledì alle 20,45 nel centro parrocchiale di Loreto.
 
 
 
Ma non sarebbe il caso di  pensare ad una eventuale 
rimessa del mandato 
visto il fallimento della gestione ?

martedì 3 maggio 2011

Altre dimissioni nella Croce Rossa Italiana il malcontento aumenta ! !

 Via con polemiche 
i vertici della Croce Rossa




Bergamo - Il commissario Fernando Spada e il suo vice Gianmaria Domenghini si dimettono: poche risorse e nomine non gradite. 



 Le tensioni nazionali arrivano anche a Bergamo e perfino nella realtà orobica culla del volontariato. I vertici della Croce Rossa di Bergamo, peraltro commissariata (da 16 mesi) come quella nazionale e regionale, hanno lasciato il loro incarico. Si sono dimessi infatti il 
commissario Fernando Spada
il suo vice Gianmaria Domenghini, con una lettera inviata al commissario nazionale Rocca (nella foto ) in cui evidenziano le troppe responsabilità a fronte delle scarse risorse.
Ma, oltre alla carenza di risorse Fernando Spada ha stigmatizzato anche alcune recenti nomine ai vertici della Croce Rossa di Bergamo e di Capriate, nomine che gli risultano incomprensibili.




 la domanda sorge spontanea : 

Quali sono i MERITI 
delle persone selezionate 
dal Commissario?




Fonte

lunedì 2 maggio 2011

Non c'è pace tra gli ulivi... della Croce Rossa Italiana

La mala gestione in Croce Rossa continua,
così come il tentativo di soffocare le voci che intendono denunciare gli illeciti. C'è anche qualche buona nuova... purtroppo attenuata dai provvedimenti che mirano a "silenziare" volontari e impiegati che lavorano nell'ente, in base al nuovo codice etico e di buona condotta che avevamo già visto in uno speciale dello scorso dicembre. Così è successo, ad esempio, è accaduto a Daniele Tosoni, volontario del Soccorso e Ispettore di Scarlino, 3.650 anime a 35 km da Grosseto, in Toscana. Lo ha raccontato anche Report, nella puntata del 5 dicembre scorso.

Nel 2009 Tosoni era nel centro raccolta di Avezzano, fulcro delle attività regionali, dove arrivavano degli scatoloni con dentro pentole, piatti, bicchieri, caraffe, e altri oggetti per la casa, oltre a vino e panettone. Il tutto regalato da aziende varie.
Tosoni pensava che tutta quella roba fosse destinata ai terremotati... invece no. Era per quelli della sezione CRI donatori di sangue. Alla sua domanda sul motivo per cui regalavano questi pacchi dono, i colleghi hanno risposto con una fragorosa risata corale. Insomma, tutti sapevano che
Maria Rosaria Letta, commissario della Cri in Abruzzo e sorella del ben più noto Gianni, (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e uomo-ombra del Premier), tratta la categoria in questione con guanto di velluto, poiché al momento di rinnovare le cariche sociali essa costituisce un ricco bacino di voti.
Insieme al presente anche una lettera, firmata dalla Letta: «Accompagno questo piccolo dono con gli auguri fervidi e sinceri per una sana e serena…».
A seguito dell'intervista rilasciata da Tosoni a Rai Tre, la Croce Rossa ha disposto per l'ex ispettore un mese di allontanamento dal servizio per l'ente pubblico che ha sempre prestato a titolo gratuito. Lui ha fatto ricorso, non ricevendo ad oggi alcuna risposta da Roma. Nel frattempo il mese di punizione è trascorso, e Tosoni non ha più voluto rilasciare altre dichiarazioni, per il bene del Comitato locale di cui fa parte e per quello “di tutti i volontari”.
E in un articolo pubblicato sul quotidiano online Il Capoluogo d'Abruzzo, il Consigliere regionale Cesare D'Alessandro (Idv) fa riferimento proprio a questa storia, precisando di aver "presentato un'interrogazione con la quale" chiede "al Governatore Chiodi di fornire una serie di informazioni che riguardano la Cri abruzzese". Ciò in ragione del fatto che la "Croce Rossa italiana riceve finanziamenti pubblici per circa 170 milioni di euro all'anno, ma da oltre sei anni non subisce alcun controllo della Corte dei Conti".
Ma questa non è l'unica irregolarità riscontrata da Daniele Tosoni. Nel gennaio 2009 insieme ad altri 5 volontari aveva accompagnato dei profughi per più volte, in autoambulanza, nel tragitto che va dal villaggio Veliero di Follonica all'ospedale di Massa Marittima per eseguire dei controlli, o per via di malori che accusavano. Ed è solo leggendo i media locali che, tempo dopo, Tosoni viene a sapere di alcuni casi di tubercolosi e scabbia tra quegli stessi extracomunitari che lui e i suoi colleghi, ignari, avevano trasportato. La grave mancanza di rispetto sta nel fatto che nessuno si era preso la briga di avvisarli dei potenziali rischi a cui sarebbero andati incontro. Un comportamento irresponsabile e non accettabile da parte di chi aveva organizzato gli aiuti


 Altra persona, altro caso: quello di Anna Montanile, (nella foto) ex funzionaria del settore vendite del patrimonio immobiliare della CRI. E' uno dei quasi 3mila dipendenti (circa 1300 di ruolo e 1600 precari, militari esclusi). Anche lei aveva rilasciato un'intervista al programma di Milena Gabanelli, che è andato in onda la sera del 5 dicembre 2010. 

E anche per lei, s'è abbattuta la mannaja della sentenza, motivata dalla "rivelazione del segreto di ufficio".
Il verdetto, sceso dall'alto: due mesi di sospensione e interruzione dello stipendio. Un provvedimento che odora di futuro licenziamento. La commissione disciplinare interna alla Croce Rossa, presieduta dal capodipartimento del personale, Nicola Niglio, avvia il procedimento disciplinare l’11 gennaio scorso, a poche settimane dalla messa in onda della trasmissione. E giovedì 14 aprile arriva l’esito: la Montanile è colpevole di “violazione del segreto di ufficio”, della “fuoriuscita di documenti interni senza autorizzazione” e “dichiarazioni non corrette”. Colpa ‘grave’ per i vertici di un ente commissariato da anni. La donna aveva denunciato ai video-giornalisti di Report che la Cri ha un patrimonio immobiliare sommerso. Un patrimonio che, se valorizzato adeguatamente, potrebbe in buona parte coprire la voragine di bilancio.
 L'inchiesta, a firma di
Sabrina Giannini, giungeva a conclusioni alquanto scomode per l'Ente. La Montanile dichiarava che per far rientrare gli immobili di proprietà nella dichiarazione fiscale, già dal 2007 aveva dovuto incrociare i dati del catasto con l’inventario della Cri. Scoprendo così qualcosa di imbarazzante: un inventario degli immobili aggiornato non c’era. “Ho avuto quindi la possibilità – raccontava nell’intervista tv la funzionaria romana – di riscontrare che c’era un patrimonio immobiliare sommerso, non dichiarato fiscalmente”. Non si parla solamente di edifici, ma anche di terreni edificabili con un valore rilevante. A Report risultano 68 immobili di cui si sono perse le tracce.
La Montanile segnala il tutto ai dirigenti della Croce rossa, senza lesinare i particolari e le cifre in questione. A settembre del 2009 la funzionaria viene trasferita ad altro incarico: nell’archivio storico dell’Ente. Tra i compiti di ‘alta responsabilità’ - racconta la donna ai microfoni di RaiTre “quello di reperire tre bandiere storiche per poterle poi portare all’interno dei musei della Croce rossa italiana”. Ebbene, ancora oggi la funzionaria è ancora lì, all’archivio storico. Un sistema antico: quando dai fastidio in un determinato ruolo vieni "promosso" ad altro incarico, dove non puoi in alcun modo sollevare il tappeto. per fare uscire la polvere. Che rimane ben coperta... e buonanotte.
  Mentre la puntata con le interviste a Tosoni e alla Montanile era in fase di montaggio la Croce Rossa ha fatto in modo di approvare il codice etico e di condotta, che vieta ai membri dell’Associazione di rilasciare interviste, e prevede sanzioni in caso di violazione. E lo ha ufficializzato l'11 novembre: in modo che per la famigerata puntata di Report a nessun volontario della CRI sarebbe mai venuto in mente di andare a parlare con chicchessia. Occorreva, insomma, che per quella data l'intero corpo degli  aderenti all'Ente avesse "digerito" per bene il nuovo codice.
Qualche dato, che aiuta a chiarire quanto la CRI sia un aggravio per le tasche dei contribuenti: finanziata da quattro ministeri percepisce circa 170 milioni di euro l’anno (
184.437.664 nel 2004; 180.021.377,55 nel 2005, 174.219.737305 nel 2006 e 166.305.527,22 nel 2007), anche se non mostra un bilancio alla Corte dei conti a partire dal 2005. Un fiume di denaro pubblico affluisce nelle sue casse. Poi ci sono le donazioni dei privati. L’inchiesta televisiva denunciava tutto questo: gli sprechi, le clientele durante le ultime campagna elettorali, il caos che regnava con le donazioni dei cittadini, specie dopo i terremoti dell’Abruzzo e di Haiti. E poi la confusione nell’amministrazione del cespite più grande in mano alla Cri: le proprietà immobiliari. Ingenti, donate o acquistate nel corso degli anni da generosi e ignoti benefattori. Immobili, per lo più, lasciati a marcire da una gestione cieca. O interessata ad altro...
Rimane la sospensione di un'impiegata che avrebbe potuto (e voluto!) far recuperare milioni di euro all’Ente. Una presenza evidentemente sgradita ai criteri inefficienti utilizzati da chi ha in mano le redini della CRI. Guarda il video realizzato da Report.

 Un altro caso (amaro) è quello di Anna Sciannimanico, licenziata senza giusta causa solo per non aver accettato il trasferimento da Bari a Bolzano, visto che è titolare della Legge 104/92. Anche questa O.S. ha subito una “intimidazione” attraverso il trasferimento coatto (spacciandolo per una promozione) da parte del suo Responsabile Nazionale.

Ma la cosa, già di per se grave e illegittima, lascia perplessi per la stretta “collaborazione” fra l’Amministrazione e altre due OO.SS. che hanno avallato questa operazione.
L'articolo che informa della vicenda, pubblicato sul sito del Pubblico Impiego - Croce Rossa Italiana non fornisce altri particolari, rimandando l'intera questione alla sovraintendenza del Tribunale del Lavoro.

Come dicevamo poc'anzi c'è anche qualche buona notizia, nella grande famiglia della Croce Rossa Italiana. Il 28 dicembre scorso, con sentenza 38855/2010 il Tar del Lazio aveva accolto i ricorsi presentati dal Capitano
Mario Martinez,   in riferimento al suo reintegro in servizio presso la Croce Rossa (il Cap. Martinez, come altri, aveva fatto presenti alcune irregolarità all'interno dell'Ente). Ma la CRI non aveva ottemperato alla sentenza e si era appellata al Consiglio Di Stato, chiedendo la sospensiva. Tutto ciò avveniva mentre lo stesso Ente liquidava generosamente delle consulenze a collaboratori esterni, evidentemente più preziosi rispetto al contributo prestato dal Cap. Martinez.

A tale proposito, il 24 febbraio l'on.
Massimo Donadi, Capogruppo IdV alla Camera dei Deputati, aveva presentato una Interrogazione Parlamentare (4-11020) E qualcosa si smuove. Infatti, in data 19 aprile, con ordinanza n. 2470 del 2011 il Consiglio di Stato rigetta infine la richiesta di sospensiva da parte della CRI, la quale, a questo punto, è obbligata a reintegrare il Cap. Martinez nell'organico dell'Ente. E il 26 aprile 2011, con Ordinanza Commissariale n. 188 del 25 Aprile 2011, firmata (udite udite) dallo stesso Commissario Francesco Rocca, giunge la tanto desiderata nomina a Capitano di I grado per Mario Martinez.

E a proposito di Rocca, è grazie al Fatto Quotidiano se in data 5 dicembre 2010 viene alla luce un particolare piuttosto inquietante sui criteri con cui il Commissario Straordinario Rocca - si è insediato nell'ambita poltrona il 30 ottobre 2008, e il suo incarico è stato prorogato ben due volte - si sceglie i suoi collaboratori personali. Fra gli altri "nomi d'eccellenza" spicca quello di
Paolo Pizzonia: ex membro dei Nar (i Nuclei armati rivoluzionari), una frangia di estrema destra, ne parlò l’Espresso, in una breve inchiesta del 23 marzo 2010). Pizzonia si è fatto sei anni di galera per banda armata, incendio in concorso, lesione personale, porto illegale di armi.
In merito, Rocca dichiarò: “Certo che sì, non è il primo caso, a destra come a sinistra. Paolo Pizzonia (dipendente pubblico assunto in altra amministrazione per concorso) ha pagato il suo debito con la giustizia, non ha carichi pendenti ed ha la fedina penale pulita. Oggi è una persona completamente inserita nel tessuto sociale ed il suo è un contributo prezioso”. Che dire... pur di arruolare gente dal sangue freddo e nervi d'acciaio, Rocca non sta a guardare tanto per il sottile in tema di etica Un criterio su cui forse la Croce Rossa dovrebbe porre invece più attenzione... o no?

 Un'altra iniziativa importante di cui occorre dare conto è l'assemblea organizzata lo scorso 20 aprile dal movimento nato spontaneamente dal basso "La CRI siamo noi!", presso la Sala Azzurra del comitato Provinciale CRI di viale Ramazzini a Roma. Erano state invitate all'assemblea le organizzazioni sanitarie della CGIL, CISL, UIL, FIALP CISAL e USB ma solo quest'ultima ha risposto all'appello.

Da qui la presa di coscienza da parte del movimento di non poter essere realmente rappresentati dalle altre sigle dei sindacati confederati, tolta l'Unione Sindacati di Base. Un quadro deludente. Ma finalmente la certezza dell'aver riposto in mani indegne la difesa dei propri diritti, e proprio per questo la voglia e l'entusiasmo di ritrovare il senso della mission all'interno degli stessi operatori CRI: gli unici in grado di animarla rifacendosi allo spirito autentico con cui tutto ha avuto inizio.

E arriviamo così al presente, che continua ad essere denso di tensioni in seno alla CRI. E' di oggi la dichiarazione del deputato radicale, Maurizio Turco, che riferisce di una interrogazione a risposta scritta (4-08305) presentata il 2 agosto 2010 "per chiedere lumi sul «Deficit di cassa dell'Ente» di euro 50.566.989,21 e sull'impossibilità dell'istituto di credito su cui è acceso il conto bancario della Croce Rossa, di dare seguito ad alcuni pagamenti giacenti in sospeso per circa 11 milioni di euro. Che, per quella che potremmo ormai definire una prassi governativa consolidata, non ha ricevuto alcuna risposta dai ministri interessati".
L'on. Turco rende noto di aver appreso oggi che "il giorno 8 febbraio scorso il Tribunale Civile di Palermo ha emesso un decreto ingiuntivo di 49.391.660,17 Euro in favore della SI.S.E. S.p.A., notificato alla Croce Rossa alla fine di marzo. Mi domando cosa si aspetti - conclude poi il deputato radicale - a prendere atto e dichiarare la bancarotta della Croce Rossa. Augurandomi che non sia o assuma connotati fraudolenti.”
Ma cos'è la
Si.S.E. S.p.A.? Per capirlo bisogna guardare altrove, e precisamente in Sicilia, dalle parti di Salvatore Cuffaro, detto "Totò", condannato definitivamente a 7 anni per favoreggiamento aggravato a cosche mafiose e violazione del segreto istruttorio. Ma andiamo con ordine...

 Nel 2001 viene costituita a livello sperimentale, mai più replicato, la Si.S.E. S.p.a. (Siciliana Servizi Emergenza S.p.a.) per gestire il 118 in Sicilia, sotto la presidenza di Mariapia Garavaglia (ex DC, poi ex Margherita, e attualmente nelle file del Pd). Socio unico è la Croce Rossa Italiana. Gli autisti/soccorritori vengono assunti con un contratto di solidarietà a orario ridotto a 120 ore al mese, che doveva ricoprire i turni delle 256 postazioni in Sicilia, non stop, 365 giorni all'anno.

Nel 2006, l'ispezione del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) presso il Comitato Centrale CRI rileva che sono stati assunti 3360 dipendenti (di cui 3070 autisti soccorritori), in base alla convenzione stipulata dalla stessa Croce Rossa con la società. Da sottolineare che il 40 per cento delle assunzioni devono essere effettuate per legge tra il personale volontario e precario già in servizio presso i Comitati provinciali siciliani. Ciò allo scopo di far accedere i volontari ad un posto di lavoro. L'ispezione rende noto che le assunzioni sono state effettuate senza alcuna procedura sperimentale per la selezione. Si è insomma assorbito un certo numero di precari senza una chiara modalità di scelta, che risulta quindi arbitraria. Qual è stato il criterio seguito? I fini istituzionali dell'Ente Pubblico, nei servizi sociosanitari che eroga, non sono certo assimilabili ad obiettivi di natura imprenditoriale, e non prevedono l'assorbimento personale. Che non di meno serve... ma a cosa?................

di Alex Sfera - 30 aprile 2011