lunedì 2 maggio 2011

Non c'è pace tra gli ulivi... della Croce Rossa Italiana

La mala gestione in Croce Rossa continua,
così come il tentativo di soffocare le voci che intendono denunciare gli illeciti. C'è anche qualche buona nuova... purtroppo attenuata dai provvedimenti che mirano a "silenziare" volontari e impiegati che lavorano nell'ente, in base al nuovo codice etico e di buona condotta che avevamo già visto in uno speciale dello scorso dicembre. Così è successo, ad esempio, è accaduto a Daniele Tosoni, volontario del Soccorso e Ispettore di Scarlino, 3.650 anime a 35 km da Grosseto, in Toscana. Lo ha raccontato anche Report, nella puntata del 5 dicembre scorso.

Nel 2009 Tosoni era nel centro raccolta di Avezzano, fulcro delle attività regionali, dove arrivavano degli scatoloni con dentro pentole, piatti, bicchieri, caraffe, e altri oggetti per la casa, oltre a vino e panettone. Il tutto regalato da aziende varie.
Tosoni pensava che tutta quella roba fosse destinata ai terremotati... invece no. Era per quelli della sezione CRI donatori di sangue. Alla sua domanda sul motivo per cui regalavano questi pacchi dono, i colleghi hanno risposto con una fragorosa risata corale. Insomma, tutti sapevano che
Maria Rosaria Letta, commissario della Cri in Abruzzo e sorella del ben più noto Gianni, (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e uomo-ombra del Premier), tratta la categoria in questione con guanto di velluto, poiché al momento di rinnovare le cariche sociali essa costituisce un ricco bacino di voti.
Insieme al presente anche una lettera, firmata dalla Letta: «Accompagno questo piccolo dono con gli auguri fervidi e sinceri per una sana e serena…».
A seguito dell'intervista rilasciata da Tosoni a Rai Tre, la Croce Rossa ha disposto per l'ex ispettore un mese di allontanamento dal servizio per l'ente pubblico che ha sempre prestato a titolo gratuito. Lui ha fatto ricorso, non ricevendo ad oggi alcuna risposta da Roma. Nel frattempo il mese di punizione è trascorso, e Tosoni non ha più voluto rilasciare altre dichiarazioni, per il bene del Comitato locale di cui fa parte e per quello “di tutti i volontari”.
E in un articolo pubblicato sul quotidiano online Il Capoluogo d'Abruzzo, il Consigliere regionale Cesare D'Alessandro (Idv) fa riferimento proprio a questa storia, precisando di aver "presentato un'interrogazione con la quale" chiede "al Governatore Chiodi di fornire una serie di informazioni che riguardano la Cri abruzzese". Ciò in ragione del fatto che la "Croce Rossa italiana riceve finanziamenti pubblici per circa 170 milioni di euro all'anno, ma da oltre sei anni non subisce alcun controllo della Corte dei Conti".
Ma questa non è l'unica irregolarità riscontrata da Daniele Tosoni. Nel gennaio 2009 insieme ad altri 5 volontari aveva accompagnato dei profughi per più volte, in autoambulanza, nel tragitto che va dal villaggio Veliero di Follonica all'ospedale di Massa Marittima per eseguire dei controlli, o per via di malori che accusavano. Ed è solo leggendo i media locali che, tempo dopo, Tosoni viene a sapere di alcuni casi di tubercolosi e scabbia tra quegli stessi extracomunitari che lui e i suoi colleghi, ignari, avevano trasportato. La grave mancanza di rispetto sta nel fatto che nessuno si era preso la briga di avvisarli dei potenziali rischi a cui sarebbero andati incontro. Un comportamento irresponsabile e non accettabile da parte di chi aveva organizzato gli aiuti


 Altra persona, altro caso: quello di Anna Montanile, (nella foto) ex funzionaria del settore vendite del patrimonio immobiliare della CRI. E' uno dei quasi 3mila dipendenti (circa 1300 di ruolo e 1600 precari, militari esclusi). Anche lei aveva rilasciato un'intervista al programma di Milena Gabanelli, che è andato in onda la sera del 5 dicembre 2010. 

E anche per lei, s'è abbattuta la mannaja della sentenza, motivata dalla "rivelazione del segreto di ufficio".
Il verdetto, sceso dall'alto: due mesi di sospensione e interruzione dello stipendio. Un provvedimento che odora di futuro licenziamento. La commissione disciplinare interna alla Croce Rossa, presieduta dal capodipartimento del personale, Nicola Niglio, avvia il procedimento disciplinare l’11 gennaio scorso, a poche settimane dalla messa in onda della trasmissione. E giovedì 14 aprile arriva l’esito: la Montanile è colpevole di “violazione del segreto di ufficio”, della “fuoriuscita di documenti interni senza autorizzazione” e “dichiarazioni non corrette”. Colpa ‘grave’ per i vertici di un ente commissariato da anni. La donna aveva denunciato ai video-giornalisti di Report che la Cri ha un patrimonio immobiliare sommerso. Un patrimonio che, se valorizzato adeguatamente, potrebbe in buona parte coprire la voragine di bilancio.
 L'inchiesta, a firma di
Sabrina Giannini, giungeva a conclusioni alquanto scomode per l'Ente. La Montanile dichiarava che per far rientrare gli immobili di proprietà nella dichiarazione fiscale, già dal 2007 aveva dovuto incrociare i dati del catasto con l’inventario della Cri. Scoprendo così qualcosa di imbarazzante: un inventario degli immobili aggiornato non c’era. “Ho avuto quindi la possibilità – raccontava nell’intervista tv la funzionaria romana – di riscontrare che c’era un patrimonio immobiliare sommerso, non dichiarato fiscalmente”. Non si parla solamente di edifici, ma anche di terreni edificabili con un valore rilevante. A Report risultano 68 immobili di cui si sono perse le tracce.
La Montanile segnala il tutto ai dirigenti della Croce rossa, senza lesinare i particolari e le cifre in questione. A settembre del 2009 la funzionaria viene trasferita ad altro incarico: nell’archivio storico dell’Ente. Tra i compiti di ‘alta responsabilità’ - racconta la donna ai microfoni di RaiTre “quello di reperire tre bandiere storiche per poterle poi portare all’interno dei musei della Croce rossa italiana”. Ebbene, ancora oggi la funzionaria è ancora lì, all’archivio storico. Un sistema antico: quando dai fastidio in un determinato ruolo vieni "promosso" ad altro incarico, dove non puoi in alcun modo sollevare il tappeto. per fare uscire la polvere. Che rimane ben coperta... e buonanotte.
  Mentre la puntata con le interviste a Tosoni e alla Montanile era in fase di montaggio la Croce Rossa ha fatto in modo di approvare il codice etico e di condotta, che vieta ai membri dell’Associazione di rilasciare interviste, e prevede sanzioni in caso di violazione. E lo ha ufficializzato l'11 novembre: in modo che per la famigerata puntata di Report a nessun volontario della CRI sarebbe mai venuto in mente di andare a parlare con chicchessia. Occorreva, insomma, che per quella data l'intero corpo degli  aderenti all'Ente avesse "digerito" per bene il nuovo codice.
Qualche dato, che aiuta a chiarire quanto la CRI sia un aggravio per le tasche dei contribuenti: finanziata da quattro ministeri percepisce circa 170 milioni di euro l’anno (
184.437.664 nel 2004; 180.021.377,55 nel 2005, 174.219.737305 nel 2006 e 166.305.527,22 nel 2007), anche se non mostra un bilancio alla Corte dei conti a partire dal 2005. Un fiume di denaro pubblico affluisce nelle sue casse. Poi ci sono le donazioni dei privati. L’inchiesta televisiva denunciava tutto questo: gli sprechi, le clientele durante le ultime campagna elettorali, il caos che regnava con le donazioni dei cittadini, specie dopo i terremoti dell’Abruzzo e di Haiti. E poi la confusione nell’amministrazione del cespite più grande in mano alla Cri: le proprietà immobiliari. Ingenti, donate o acquistate nel corso degli anni da generosi e ignoti benefattori. Immobili, per lo più, lasciati a marcire da una gestione cieca. O interessata ad altro...
Rimane la sospensione di un'impiegata che avrebbe potuto (e voluto!) far recuperare milioni di euro all’Ente. Una presenza evidentemente sgradita ai criteri inefficienti utilizzati da chi ha in mano le redini della CRI. Guarda il video realizzato da Report.

 Un altro caso (amaro) è quello di Anna Sciannimanico, licenziata senza giusta causa solo per non aver accettato il trasferimento da Bari a Bolzano, visto che è titolare della Legge 104/92. Anche questa O.S. ha subito una “intimidazione” attraverso il trasferimento coatto (spacciandolo per una promozione) da parte del suo Responsabile Nazionale.

Ma la cosa, già di per se grave e illegittima, lascia perplessi per la stretta “collaborazione” fra l’Amministrazione e altre due OO.SS. che hanno avallato questa operazione.
L'articolo che informa della vicenda, pubblicato sul sito del Pubblico Impiego - Croce Rossa Italiana non fornisce altri particolari, rimandando l'intera questione alla sovraintendenza del Tribunale del Lavoro.

Come dicevamo poc'anzi c'è anche qualche buona notizia, nella grande famiglia della Croce Rossa Italiana. Il 28 dicembre scorso, con sentenza 38855/2010 il Tar del Lazio aveva accolto i ricorsi presentati dal Capitano
Mario Martinez,   in riferimento al suo reintegro in servizio presso la Croce Rossa (il Cap. Martinez, come altri, aveva fatto presenti alcune irregolarità all'interno dell'Ente). Ma la CRI non aveva ottemperato alla sentenza e si era appellata al Consiglio Di Stato, chiedendo la sospensiva. Tutto ciò avveniva mentre lo stesso Ente liquidava generosamente delle consulenze a collaboratori esterni, evidentemente più preziosi rispetto al contributo prestato dal Cap. Martinez.

A tale proposito, il 24 febbraio l'on.
Massimo Donadi, Capogruppo IdV alla Camera dei Deputati, aveva presentato una Interrogazione Parlamentare (4-11020) E qualcosa si smuove. Infatti, in data 19 aprile, con ordinanza n. 2470 del 2011 il Consiglio di Stato rigetta infine la richiesta di sospensiva da parte della CRI, la quale, a questo punto, è obbligata a reintegrare il Cap. Martinez nell'organico dell'Ente. E il 26 aprile 2011, con Ordinanza Commissariale n. 188 del 25 Aprile 2011, firmata (udite udite) dallo stesso Commissario Francesco Rocca, giunge la tanto desiderata nomina a Capitano di I grado per Mario Martinez.

E a proposito di Rocca, è grazie al Fatto Quotidiano se in data 5 dicembre 2010 viene alla luce un particolare piuttosto inquietante sui criteri con cui il Commissario Straordinario Rocca - si è insediato nell'ambita poltrona il 30 ottobre 2008, e il suo incarico è stato prorogato ben due volte - si sceglie i suoi collaboratori personali. Fra gli altri "nomi d'eccellenza" spicca quello di
Paolo Pizzonia: ex membro dei Nar (i Nuclei armati rivoluzionari), una frangia di estrema destra, ne parlò l’Espresso, in una breve inchiesta del 23 marzo 2010). Pizzonia si è fatto sei anni di galera per banda armata, incendio in concorso, lesione personale, porto illegale di armi.
In merito, Rocca dichiarò: “Certo che sì, non è il primo caso, a destra come a sinistra. Paolo Pizzonia (dipendente pubblico assunto in altra amministrazione per concorso) ha pagato il suo debito con la giustizia, non ha carichi pendenti ed ha la fedina penale pulita. Oggi è una persona completamente inserita nel tessuto sociale ed il suo è un contributo prezioso”. Che dire... pur di arruolare gente dal sangue freddo e nervi d'acciaio, Rocca non sta a guardare tanto per il sottile in tema di etica Un criterio su cui forse la Croce Rossa dovrebbe porre invece più attenzione... o no?

 Un'altra iniziativa importante di cui occorre dare conto è l'assemblea organizzata lo scorso 20 aprile dal movimento nato spontaneamente dal basso "La CRI siamo noi!", presso la Sala Azzurra del comitato Provinciale CRI di viale Ramazzini a Roma. Erano state invitate all'assemblea le organizzazioni sanitarie della CGIL, CISL, UIL, FIALP CISAL e USB ma solo quest'ultima ha risposto all'appello.

Da qui la presa di coscienza da parte del movimento di non poter essere realmente rappresentati dalle altre sigle dei sindacati confederati, tolta l'Unione Sindacati di Base. Un quadro deludente. Ma finalmente la certezza dell'aver riposto in mani indegne la difesa dei propri diritti, e proprio per questo la voglia e l'entusiasmo di ritrovare il senso della mission all'interno degli stessi operatori CRI: gli unici in grado di animarla rifacendosi allo spirito autentico con cui tutto ha avuto inizio.

E arriviamo così al presente, che continua ad essere denso di tensioni in seno alla CRI. E' di oggi la dichiarazione del deputato radicale, Maurizio Turco, che riferisce di una interrogazione a risposta scritta (4-08305) presentata il 2 agosto 2010 "per chiedere lumi sul «Deficit di cassa dell'Ente» di euro 50.566.989,21 e sull'impossibilità dell'istituto di credito su cui è acceso il conto bancario della Croce Rossa, di dare seguito ad alcuni pagamenti giacenti in sospeso per circa 11 milioni di euro. Che, per quella che potremmo ormai definire una prassi governativa consolidata, non ha ricevuto alcuna risposta dai ministri interessati".
L'on. Turco rende noto di aver appreso oggi che "il giorno 8 febbraio scorso il Tribunale Civile di Palermo ha emesso un decreto ingiuntivo di 49.391.660,17 Euro in favore della SI.S.E. S.p.A., notificato alla Croce Rossa alla fine di marzo. Mi domando cosa si aspetti - conclude poi il deputato radicale - a prendere atto e dichiarare la bancarotta della Croce Rossa. Augurandomi che non sia o assuma connotati fraudolenti.”
Ma cos'è la
Si.S.E. S.p.A.? Per capirlo bisogna guardare altrove, e precisamente in Sicilia, dalle parti di Salvatore Cuffaro, detto "Totò", condannato definitivamente a 7 anni per favoreggiamento aggravato a cosche mafiose e violazione del segreto istruttorio. Ma andiamo con ordine...

 Nel 2001 viene costituita a livello sperimentale, mai più replicato, la Si.S.E. S.p.a. (Siciliana Servizi Emergenza S.p.a.) per gestire il 118 in Sicilia, sotto la presidenza di Mariapia Garavaglia (ex DC, poi ex Margherita, e attualmente nelle file del Pd). Socio unico è la Croce Rossa Italiana. Gli autisti/soccorritori vengono assunti con un contratto di solidarietà a orario ridotto a 120 ore al mese, che doveva ricoprire i turni delle 256 postazioni in Sicilia, non stop, 365 giorni all'anno.

Nel 2006, l'ispezione del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) presso il Comitato Centrale CRI rileva che sono stati assunti 3360 dipendenti (di cui 3070 autisti soccorritori), in base alla convenzione stipulata dalla stessa Croce Rossa con la società. Da sottolineare che il 40 per cento delle assunzioni devono essere effettuate per legge tra il personale volontario e precario già in servizio presso i Comitati provinciali siciliani. Ciò allo scopo di far accedere i volontari ad un posto di lavoro. L'ispezione rende noto che le assunzioni sono state effettuate senza alcuna procedura sperimentale per la selezione. Si è insomma assorbito un certo numero di precari senza una chiara modalità di scelta, che risulta quindi arbitraria. Qual è stato il criterio seguito? I fini istituzionali dell'Ente Pubblico, nei servizi sociosanitari che eroga, non sono certo assimilabili ad obiettivi di natura imprenditoriale, e non prevedono l'assorbimento personale. Che non di meno serve... ma a cosa?................

di Alex Sfera - 30 aprile 2011

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