martedì 31 dicembre 2013

GLI SPRECHI DELLA CROCE ROSSA....



 Intervista realizzata da  
Massimiliano Gesmini  
Coordinatore Nazionale U.S.B. Pubblico Impiego C.R.I. sul Giornale 
CNTN di Palermo con il giornalista  
Livio Terranova 
 
 


Giornalista
Cosa ne pensa della ventilata privatizzazione della Croce rossa?

Gesmini
Tutto il male possibile! E poi chiariamoci una volta per tutte, bisogna chiamare le cose con il proprio nome; qui non si tratta di privatizzare l’Associazione della C.R.I. (che con l’applicazione del D.Lgs. 178/12 dovrebbe tornare al suo assetto originario), ma di sopprimere un Ente Pubblico non Economico (caso unico nell’era repubblicana) che rischia di aprire una stagione di svendita del patrimonio della Pubblica Amministrazione del nostro Paese come, purtroppo, sta già avvenendo in Grecia (vedere cosa è accaduto recentemente alla TV pubblica). Di quello che accadrà all’Ente Pubblico C.R.I., ai suoi Lavoratori e agli strascichi che ne deriveranno, se ne assumeranno la piena responsabilità le Istituzioni, la politica, questo Parlamento, questa Amministrazione C.R.I. e tutto coloro che, con la loro inerzia, hanno di fatto condiviso questo progetto (ahimè, comprese alcune parti sociali).   



Giornalista 

Perché si tende alla privatizzazione?

Gesmini
L’obiettivo è chiaro ed evidente; con la soppressione dell’Ente Pubblico e la  “privatizzazione” dell’Associazione si raggiungono molteplici obiettivi:
1 – licenziamento di 4000 Dipendenti della Pubblica Amministrazione (di cui più della metà precari);
2 – svendita dei beni immobiliari della C.R.I. (quasi sempre donati con vincoli di utilizzo);
3 – ingresso in C.R.I. di affaristi e lobbisti che, con la scomparsa dell’Ente Pubblico e dei vincoli di controllo a cui esso era soggetto, troveranno terreno fertile per facili guadagni a spese dei Lavoratori e, soprattutto, degli utenti che non avranno più a disposizione quei servizi altamente professionalizzati in quanto si punterà più ai ricavi che alla qualità delle prestazioni erogate. Questa nuova “oligarchia della solidarietà”, sarà sicuramente sponsorizzata e gestita dai quei partiti che hanno progettato e portato a termine il processo di soppressione dell’Ente Pubblico C.R.I., e cioè dal PDL e soprattutto dal PD;
4 – a dispetto di quanto avveniva nell’Ente Pubblico C.R.I. (per divenire Dipendenti bisognava superare un concorso pubblico) ora la “nuova” Associazione diverrà un “Centro per l’impiego a cielo aperto” dove ci saranno assunzioni clientelari e senza nessun controllo con l’applicazione di contratti tra i più disparati.



Giornalista 

E quali sono gli eventuali vantaggi e svantaggi?


Gesmini 
Vantaggi? Certamente non per i Lavoratori! Come detto poc’anzi, molti predatori si avventeranno sul prelibato boccone preparato da questa Amministrazione e dalla politica. Dopo aver abusato dei propositi espressi dalla C.R.I. ginevrina (la quale aveva solo auspicato una C.R.I. libera dai poteri politici senza mai pronunciarsi sulla sua natura giuridica), sarebbe opportuno conoscere il giudizio del Comitato Internazionale, sul nuovo percorso che la C.R.I. sta per intraprendere. Difatti si creeranno piccoli feudi, dove la politica piazzerà il proprio vassallo pronto a far cassa con uno sponsor d’eccezione (la C.R.I. appunto) che certamente attirerà finanziatori portando risorse fresche che, senza nessun controllo da parte di organismi pubblici preposti, verranno utilizzate senza poter conoscere se la loro destinazione finale coincida con le intenzioni di coloro che le hanno donate. Ad onor del vero anche nella C.R.I. pubblica le cose non andavano per il verso giusto; la
mancata centralizzazione delle risorse derivanti dalle donazioni elargite alle Unità territoriali, ha fatto in modo di non avere mai chiaro il quadro del patrimonio economico della C.R.I. lasciato gestire, troppo spesso, in maniera “allegra”. La mancata istituzione di una Tesoreria Unica (opera rimasta incompiuta perché istituita in via sperimentale solo dal 2011 e che dovrebbe trovare la sua completa attuazione solo nel marzo 2014 a giochi ormai chiusi) non ha permesso (volutamente?) un controllo efficace ed una equa ridistribuzione delle risorse economiche che, quasi sempre, sono state utilizzate in maniera non adeguata, pur di non essere restituite al Comitato Centrale.

Con lo scopo di coprire questo sperpero di denaro pubblico, si è cercato (e trovato) un escamotage addossando la responsabilità del dissesto finanziario della C.R.I. ai Lavoratori che, secondo un teorema creato ad arte da più di un soggetto istituzionale, "hanno costi troppo elevati"!



Giornalista

Ci saranno minori garanzie per i lavoratori, in materia di salario e salvaguardia dal licenziamento?

Gesmini
Se i Lavoratori perderanno lo status di Dipendenti pubblici, le garanzie saranno prossime allo zero.
Infatti i comitati affaristici che siedono nel nostro Parlamento, puntano allo smantellamento di tutto ciò che è Pubblico (sanità, scuola, previdenza, etc.) in favore di spregiudicati soggetti privati che mirano a facili guadagni infischiandosene della qualità dei servizi erogati.
Di questo progetto, ovviamente, non poteva non farne parte la C.R.I. che è l’anello debole della catena degli Enti Pubblici in quanto, troppo spesso, additata come un Ente “ibrido” per la sua commistione con la storica Associazione di volontariato e per il fatto di non avere mai avuto compiti ben delineati.
Riuscire a sopprimere un Ente Pubblico come quello della C.R.I. potrebbe creare, un “effetto domino” per tutti gli altri Enti del comparto che sicuramente rientrano nei progetti di privatizzazione di questo Esecutivo e di quelli precedenti.
È ovvio che se questa pianificazione vedesse la luce, i Lavoratori che si vedranno costretti (per svariati motivi) a scegliere di rimanere nella “nuova” Associazione avranno non solo meno garanzie, ma anche salari certamente da fame con il relativo rischio di essere messi alla porta per applicazioni di contratti capestro che non prevedranno nessuna tutela di natura sindacale e occupazionale.
Per questo motivo la nostra Organizzazione Sindacale (l’Unione Sindacale di Base), si sta battendo strenuamente affinché questo scellerato progetto fallisca restituendo tranquillità lavorativa a tutti i Dipendenti pubblici della C.R.I.



Giornalista

La C.R.I. è politicizzata, preda delle lobby?



Gesmini

Se si fa riferimento agli anni in cui è stata commissariata, non possiamo non affermare che la C.R.I. non sia stata preda della politica e delle lobby.

Quando un Governo decide di inviare un Commissario è ovvio che lo stesso è espressione dell’Esecutivo proponente e la C.R.I. non si è potuta mai esimere da questo “gioco”.

Basti pensare alla carriera politica dell’ex Commissario (ed ex Presidente) C.R.I. Mariapia Garavaglia eletta Senatrice nelle fila del PD oppure all’altro ex Commissario Maurizio Scelli eletto Deputato alle politiche del 2008 con il PDL. Anche l’ultimo commissariamento segue lo stesso scenario; basta rileggersi quanto riportato sul web il 17/11/2008 in uno stralcio di un articolo del settimanale online “Panorama.it” per rendersene conto: «……l’Avv. Francesco Rocca ex Capo Dipartimento, andato via dalla Croce Rossa a fine settembre per trasferirsi come dirigente del Dipartimento politiche sociali del comune di Roma, aveva dalla sua parte il sostegno di Alleanza nazionale ma anche del sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta.» Appare quindi evidente la politicizzazione della C.R.I.
In questo caso, però, l’ultima gestione commissariale sta portando alla soppressione dell’Ente Pubblico attraverso un vero e proprio “complotto” ordito ai danni dei soli Lavoratori e con la complicità evidente di Istituzioni e politica, quella stessa politica che, con l’abbraccio mortale tra PD e PDL, sta mettendo in ginocchio il Paese.



Giornalista

Qual è la parte politica preponderante?

Gesmini
Se verifichiamo gli sponsor dell’ultimo Commissario governativo (oggi presidente C.R.I.), potremmo pensare al centro-destra; se invece facciamo riferimento agli ultimi avvenimenti che hanno portato all’approvazione dell’emendamento inserito nel D.L. (ora diventato Legge) del 31/08/2013, n. 101, pensiamo certamente al centro-sinistra e più precisamente al PD.
Quel PD, erede del vecchio PCI, che a dispetto di quanto si potrebbe pensare, invece di contrastare una gestione che sta falcidiando 4000 “operai” con un commissario-presidente messo lì dal loro “acerrimo nemico” Berlusconi, cosa fanno? Appoggiano con convinzione e determinazione il progetto di soppressione dell’Ente Pubblico C.R.I. senza minimamente preoccuparsi del destino di 4000 famiglie! Ma di questo, ne può star certo, i Lavoratori della C.R.I. e i loro familiari, al momento opportuno sapranno ricordarsene.
Questo per ribadire la tesi del “complotto” e per evidenziare la equa spartizione partitocratica di quel che resta della Croce rossa. 
 


Giornalista

Ci sono state delle operazioni ambigue da parte della Croce rossa ultimamente? Ci faccia qualche esempio….Perché si assume con contratto interinale?



Gesmini
Su operazioni poco chiare ci sarebbe da scrivere un libro (e in verità alcuni ne sono stati scritti)….Mi soffermo volentieri sulla sua domanda in merito al ricorso ai lavoratori interinali.
Nel ricordare a tutti che fino al 31/12/2013 i Comitati Provinciali e Locali della C.R.I. sono ancora da considerare pubblici, ci preme far evidenziare che proprio questi ultimi, soprattutto nella Capitale, stanno facendo ricorso a contratti di somministrazione in maniera massiccia e ancor prima di divenire soggetti privati.
Questo utilizzo spregiudicato, nel passato era in qualche modo limitato da una Ordinanza Commissariale (la 0658-10 del 27/12/2010) dove si conteneva il ricorso all’utilizzo di personale somministrato e solo dopo aver verificato se non si potesse far fronte alle esigenze di personale con unità lavorative interne.
Ora invece, con l’approssimarsi della soppressione dell’Ente Pubblico e degli eventuali controlli a cui poteva essere soggetto, si è verificato un incremento dei contratti di somministrazione certamente favoriti da una Ordinanza Presidenziale (la 0260-13 del 19/07/2013) dove, a differenza della precedente, si da il via libera all’utilizzo di tali contratti, previa verifica degli stessi parametri indicati nella passata Ordinanza.
Guarda caso, però, queste assunzioni riguardano in particolar modo i Soci elettori della C.R.I. (volontari), anche in quegli ambiti (amministrativo-contabili) dove vi era personale di ruolo che stranamente è stato messo a disposizione e trasferito in altri Uffici e Servizi, senza alcun apparente necessità. Il tutto, senza dare seguito a quanto stabilito dalla stessa Ordinanza 0260-13; infatti, ad oggi, non ci risultano iniziative volte al reperimento di personale interno, il che dimostra che l’approvazione del Decreto 178/12 era indirizzata non a rendere la C.R.I. meno “burocratica” a causa dei vincoli imposti da una Pubblica Amministrazione, ma di avere le mani libere su assunzioni di amici degli amici senza alcun controllo.
Le prove generali sono in corso da tempo; molti dei Soci elettori hanno già messo più di un piede dentro l’ancora Ente Pubblico pensando di trovarsi già all’indomani della notte di S. Silvestro del 2013.
Tutto ciò sta avvenendo con il colpevole silenzio/assenso del Direttore Generale, dei Capi Dipartimento, dei Dirigenti e dei Funzionari.
La creazione di nuovi posti di lavoro, per un’Organizzazione Sindacale come la nostra, dovrebbe essere un segnale positivo soprattutto se vissuta in un contesto critico come quello che sta vivendo il nostro Paese; ma, con tutta la buona volontà, non riusciamo ad esultare per questi risultati.
La spiegazione è presto data; non ci piace perché questa manovra è fatta sulle spalle dei Lavoratori pubblici che hanno decine e decine di anni di servizio in C.R.I. e che per colpa di questa carognata, rischiano di perdere il posto di lavoro.
Ma cosa ancor più paradossale è che, fino ad oggi, noi Dipendenti siamo stati additati come coloro che lavoravano in uno “stipendificio” o che eravamo parenti di nonni, zii, padri, e congiunti vari, già impiegati in C.R.I.; ora questi nuovi assunti, che paternità hanno??
La verità è un’altra; mentre tutti i Lavoratori, che sono attualmente alle dipendenze della C.R.I., hanno preso parte ad un concorso pubblico e l’hanno superato, queste “nuove assunzioni” avvengono chiaramente in maniera clientelare.
Quindi viene da chiedersi: come sono giustificate queste nuove assunzioni? A carico di chi sono queste nuove assunzioni? Prima di reclutare tutto questo personale, si è provveduto a verificare se si potesse utilizzare personale già in servizio (sia a tempo indeterminato, determinato o appartenente al Corpo Militare C.R.I.)?
A tutte queste domande l’U.S.B. sta cercando di dare delle risposte attraverso lo studio di una serie di documenti ottenuti attraverso una richiesta di accesso agli atti ai sensi della Legge 241/90. Se, come sospettiamo, individueremo procedure illegittime, procederemo ad inoltrare formale denuncia alla Procura della Repubblica e all’Ispettorato del Lavoro di Roma che, per quanto ci risulta, si starebbe già interessando del caso.



Giornalista

È vero che la C.R.I. si farebbe erogare rimborsi e in che modo?

Gesmini
La C.R.I. riceve svariati rimborsi per i servizi resi in Convenzione; negli anni, per assolvere a tali compiti, ha assunto personale con contratto a tempo determinato non avendo a disposizione personale di ruolo sufficiente a causa del blocco del turn over.
Quando la C.R.I. stipula atti convenzionali con altri Enti Pubblici, ASL, privati, etc. proprio in virtù di queste assunzioni chiede alla controparte il rimborso delle spese derivanti dall’utilizzo di questo personale (stipendi, oneri accessori, straordinari, buoni pasto, etc.). Fin qui tutto regolare e legittimo; discorso assai diverso quando si parla del personale a tempo indeterminato (di ruolo) utilizzato nelle stesse convenzioni.
A dispetto di quello che si potrebbe immaginare, la C.R.I. include nelle richieste di rimborso anche il personale di ruolo che è già retribuito con i finanziamenti che provengono dallo Stato attraverso i Ministeri vigilanti la C.R.I. (Salute, Difesa e Economia e Finanze).
Questo significa che la C.R.I. per ogni singolo Dipendente di ruolo utilizzato nelle Convenzioni, riceve due “finanziamenti”, uno dallo Stato e l’altro dal soggetto con cui si è convenzionato.
Tutto regolare, tutto legittimo? A detta di questa Amministrazione C.R.I. sembrerebbe di sì,

in quanto esisterebbero norme, Leggi e vari pronunciamenti che giustificherebbero (anzi imporrebbero) tali procedure.
Noi come U.S.B., abbiamo sempre contestato e bollato come illegittimi questi rimborsi e conseguentemente abbiamo chiesto (attraverso varie richieste di accesso agli atti) la produzione di quei pronunciamenti che la C.R.I. pone alla base delle giustificazioni di tali rimborsi.
Malgrado siano passati svariati mesi (anzi anni), non abbiamo mai ricevuto riscontro.
Allora ci siamo dati da fare e abbiamo cominciato ad indagare; abbiamo esaminato tutti i bilanci consolidati della C.R.I. approvati (con enfasi) da questa gestione commissariale e abbiamo effettivamente riscontrato che per il personale a tempo indeterminato (negli anni che vanno dal 2008 al 2011) utilizzato in convenzione, sarebbero stati rimborsati una cosa come 64.377.133,21 €.
Ho utilizzato il condizionale, perché non sappiamo con certezza quanti di questi soldi sono entrati nelle casse del Comitato Centrale di Via Toscana e quanti sono rimasti nelle disponibilità dei Comitati territoriali che hanno effettivamente utilizzato il personale di ruolo nelle Convenzioni.
Questo surplus di costi inserito negli accordi economici convenzionali ha determinato, in molte occasioni, la perdita delle stesse Convezioni giudicate troppo onerose per i soggetti con cui C.R.I. avrebbe dovuto stipulare accordi di collaborazione.
Ma ha avuto anche un altro effetto, deleterio; quello di far sostenere alla C.R.I., alla Corte dei Conti e alla Politica, che i costi dei Dipendenti (e quindi anche del loro corrispondete Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) erano, e sono, troppo elevati e come tali unica causa della perdita delle Convenzioni e della diseconomicità delle stesse.
Questa insensata motivazione è stata assurta dalla Corte dei Conti come il “peccato originale” di tutti i mali della C.R.I. pubblica che necessitava, assolutamente, di un drastico ridimensionamento.
La storia poi la conosciamo tutti; Ente Pubblico soppresso e Associazione “privatizzata”….



Giornalista

Quali sono le responsabilità della Corte dei Conti?

Gesmini
Sono molteplici ed enormi; le loro Relazioni (quelle del 2011 e del 2012) hanno convinto la Politica sulla necessità di “privatizzare” l’Associazione e sopprimere l’Ente Pubblico. Peccato però che, secondo noi, le Relazioni contenessero alcune inesattezze e  gravi affermazioni di principio, sviste macroscopiche e strane corrispondenze con quanto affermato dalla C.R.I.
Le inesattezze e le gravi affermazione di principio, fanno riferimento al già evidenziato costo “troppo elevato” dei Dipendenti Pubblici della C.R.I. rispetto a fantomatici soggetti privati; la Corte dei Conti dimentica(?) che gli emolumenti dei Dipendenti della C.R.I., fanno riferimento ai C.C.N.L. degli Enti Pubblici non Economici al pari di quelli dell’INAL, dell’INPS, del CONI  e di altri Enti del Comparto e sono fissati, appunto, dai contratti che sono Leggi dello Stato. I lavoratori della C.R.I. non hanno certamente stipendi diversi e non hanno trattamenti di favore rispetto agli altri colleghi degli altri Enti, ma questo la Corte dei Conti sembra non rilevarlo. E poi, quali sarebbero queste strutture private che costerebbero meno? Quelle che pagano in nero? Quelle che sfruttano i Lavoratori con orari di lavoro al di fuori di ogni regola o quelle che non osservano i criteri di sicurezza sul lavoro previsti dal T.U. 81/2008?. Come si può allora affermare che il privato sia meglio del Pubblico? A queste domande i Magistrati contabili non hanno dato risposte.
Le sviste si riferiscono al già evidenziato enigma dei rimborsi del personale a tempo indeterminato utilizzato nelle convenzioni: è mai possibile che i Magistrati contabili, così solitamente minuziosi nei loro controlli, non si siano accorti che per ogni singolo

Dipendente utilizzato in regime di convenzione con altre entità pubbliche, lo Stato (inteso in senso generale) paga due volte? Eppure sui bilanci consolidati della C.R.I., i rimborsi sono chiaramente rinvenibili….
Infine, troviamo assai strano che la Corte dei Conti, nel redigere le Relazioni sul risultato del controllo sulle gestioni finanziarie della C.R.I., abbia trascritto (facendo praticamente copia e incolla) le stesse identiche valutazioni riportate in alcuni Rendiconti Consolidati a firma dell’allora Commissario Rocca.
Queste strane coincidenze sono state anche notate da alcuni Senatori della precedente 12ª Commissione permanente (Igiene e Sanità) i quali avevano espresso le proprie perplessità in sede di predisposizione del testo circa l’indagine conoscitiva sulla C.R.I.
Ma l’intervento tempestivo dell’ex Senatore Lionello Cosentino (guarda caso sempre del gruppo del PD), ha convinto i membri della Commissione a cancellare, dal testo definitivo, le perplessità evidenziate da alcuni Senatori in merito al comportamento della Corte dei Conti.
Comunque un compito la Corte lo ha svolto egregiamente; quello di esaltare la gestione commissariale dell’Avv. Rocca rendendo ancora più efficace e necessaria la soppressione dell’Ente Pubblico C.R.I.
Questo comportamento della Corte dei Conti e la questione dei rimborsi, ci hanno costretto a vederci chiaro; infatti abbiamo interessato la Procura della Repubblica di Roma (per il tramite della Guardia di Finanza) affinché chiarisca tutti quegli aspetti che riteniamo quantomeno sospetti. Attendiamo fiduciosi, affinché si faccia piena luce sugli avvenimenti che hanno portato alla genesi del Decreto 178/12.



Giornalista

In tutte queste vicende, qual è la funzione che svolge l’Avv. Rocca?

Gesmini
Una funzione fondamentale (ovviamente in senso negativo). È del tutto evidente il ruolo avuto da questo signore; è stato mandato dall’ultimo Governo Berlusconi a fare da Commissario liquidatore dell’Ente Pubblico C.R.I. spacciando il tutto come se si stesse “privatizzando” senza mettere in discussione i livelli occupazionali attualmente in essere preso l’Ente.
Questa operazione (costata ai contribuenti quasi 1,5 milioni di € sotto forma di stipendi dell’allora Commissario) durata ben 5 anni, è stata pianificata nei minimi particolari.
Dapprima, infatti, l’Avv. Rocca ha messo piede in C.R.I. come Capo Dipartimento delle Attività Sanitarie e da questa posizione privilegiata, ha potuto tranquillamente individuare tutti quei soggetti che avrebbero potuto mettere ostacolo al suo progetto. Appena nominato Commissario ha “tagliato” tutte quelle teste pensanti che già avevamo intuito le sue intenzioni, trovando la strada spianata per poter attuare il suo piano.
Poi ha cominciato ad instaurare un clima pesante e di vessazione verso i Dipendenti, alcuni dei quali sono stati fatti oggetto di vere e proprie “persecuzioni” (il Maresciallo Vincenzo Lo Zito, il Capitano Mario Martinez, la collega Anna Montanile e molti altri).
Successivamente ha tentato di mettere il bavaglio al dissenso e alla libertà di espressione attraverso l’approvazione di un “Codice etico” che di etico ha solo il nome…
Inoltre ha avuto la scaltrezza di crearsi un “cordone sanitario” per quel che riguarda la stampa; infatti è stato scelto un Direttore Generale che di lì a poco sarebbe convolata a nozze con Antonio Polito (noto editorialista del “Corriere della Sera”) ed ha avuto la “fortuna” di riceve in mobilità da altro Ente, la moglie del noto giornalista e conduttore della trasmissione “Ballarò”, Giovanni Floris impiegata presso l’Ufficio Stampa C.R.I. 
Insomma un bel personaggio, uno di quelli “costruiti” a tavolino dalla Politica per fare il lavoro sporco e assestare un duro colpo allo stato sociale senza insudiciarsi le mani.
In tempi passati, ci sono stati degli uomini illustri che lavoravano per costruire e far crescere il nostro Paese; ora lo sport più praticato è la caccia a tutto quello che è pubblico e per fare questo si assoldano uomini e donne senza esitazioni, ligi al dovere e con il pelo sullo stomaco.
Una volta i fedeli servitori dello Stato si chiamavano, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Calipari, ora dobbiamo “accontentarci” di questi “nuovi eroi” che aiutano la Politica e i poteri forti a fare cassa sulle spalle dei Lavoratori e di migliaia di famiglie già falcidiate da una crisi economica che ci sta strangolando.
Bisogna farsene una ragione, il posto fisso ormai è anacronistico; è mentre noi poveri “operai” perdiamo anche questa ultima certezza, c’è chi, dopo aver distrutto uno degli Enti Pubblici più illustri del nostro Paese (la C.R.I. appunto) e aver tessuto le lodi del privato, cerca un approdo sicuro e confortevole proprio in uno di quei luoghi che certamente non possono definirsi privati: Istituto Superiore di Sanità o Direttore Generale nelle Aziende del S.S.N.
Questa brutta storia dà prova dello spessore umano ed etico di certi personaggi e il decadimento morale e sociale del nostro Paese cercato e voluto da una classe Politica votata solo alla salvaguardia del potere finanziario e affaristico, ma questa è tutta un’altra storia……


                                                                          
                                              Massimiliano Gesmini
                          Coordinatore Nazionale U.S.B. Pubblico Impiego C.R.I. 


             

                             




mercoledì 13 novembre 2013

UNA STORIA ITALIANA/ Lo strano ‘caso’ del Primo Capitano Mario Martinez che la Croce rossa italiana si rifiuta di richiamare in servizio



 IL PROTAGONISTA DI QUESTA VICENDA NON E’ RIUSCITO AD AVERE RICONOSCIUTO I PROPRI DIRITTI NONOSTANTE IL TAR LAZIO E IL CONSIGLIO DI STATO GLI ABBIANO DATO RAGIONE. FORSE DIETRO QUESTA INGIUSTIZIA DAL SAPORE KAFKIANO SI POTREBBERO  CELARE ‘INFESTAZIONI MASSONICHE’…



Veniamo brevemente ai fatti.  
Il primo capitano Mario Martinez è stato per anni ufficiale del corpo militare della Croce rossa italiana (Cri). Corpo formato da militari volontari, come del resto quasi tutto l’organico della Cri, In questo ruolo ha svolto compiti di grande responsabilità e con successo, tanto da meritare formale elogio per il servizio prestato. 


Quella che qui raccontiamo non è una novità perché si di una storia che si trascina da una decina d’anni. La sua originalità è proprio in questo trascinarsi senza conclusione per un lungo periodo, senza che vi sia un motivo apparente, tranne la dichiarazione del presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca, secondo la quale il Primo Capitano Mario Martinez faceva parte di una corrente clientelare all’interno della Cri, sistema che egli ora combatte.
Quanto precede è la sintesi di un caso che non ha altre spiegazioni, ma che ha tenuto impegnati il Tribunale amministrativo del Lazio ed il Consiglio di Stato nel tentativo di dirimere una lunga controversia amministrativa e giudiziaria. Al fine di richiamare in servivio il suddetto capitano Martinez, messo in congedo d’ufficio nel settembre 1991.
Tuttavia dalla data del suo congedo non è mai più stato richiamato in servizio, fatta eccezione per un breve incarico – tra il giugno e il luglio 2003 – presso l’ospedale di Bagdad in occasione del conflitto in Iraq.
Nonostante due richieste formali da parte dei Comitati Cri di Parma e di Bari, i quali in forza di una circolare del Comitato centrale Cri, avessero chiesto nominativamente l’assegnazione ai loro servizi il capitano Martinez, il commissario della Croce Rossa non ha mai risposto a tale richiesta e del richiamo in servizio del Nostro non se n’è fatto nulla.
La questione presenta oscuri motivi di esclusione ad personam, in quanto negli oltre dieci anni di cui è segnata tutta questa vicenda, di richiami in servizio, anche di militari in congedo, ve ne sono stati tanti. Né vale la scusa di appartenenza ‘clientelare’ del Mertinez addotta dal presidente di Cri, in quanto lo stesso informa che egli ha chiamato in servizio ed assunto in via definitiva soltanto i precari che prestavano servizio presso l’Associazione Cri. Come se i precari fossero li in forza di un concorso pubblico regolarmente superato e non perché chiamati nominativamente in forza di qualche segnalazione personale! Altrimenti non si spiegherebbe il loro status di precari.
Questa circostanza fa giustizia della pretestuosità della dichiarazione del presidente di Cri sulla lotta al clientelismo. Forse a quello degli altri!
Il capitano Martinez, che in quanto a combattività appare abbastanza deciso, a fronte di questa immotivata ed ostinata esclusione ha intrapreso un’insistente battaglia giudiziaria che lo ha visto vittorioso in ogni sede della Giustizia amministrativa, dal Tar del Lazio – sezione 3^ quater – al Consiglio di Stato, il quale con sentenza 2141/12 ha affermato che “l’Ente aveva proceduto negli anni ad assumere personale nelle ipotesi e nelle aree geografiche in cui aveva negato di avere effettuato richiami e che nel periodo 2005-2010 aveva effettuato numerosissimi richiami (circa 370) in sostanziale assenza di criteri univoci e prefissati”.
In altri termini, aveva mentito e quale ente di diritto pubblico aveva operato con discrezionalità e senza procedure di rilievo pubblico. Per queste ragioni il ricorso della Cri a ben due sentenze del Tar del Lazio (quella del 2010 n.38855 e quella del 2012 n.236) veniva rigettato e pertanto l’ente veniva condannato al pagamento delle spese processuali.
Per effetto di questa sentenza il Consiglio di Stato emetteva un’ordinanza tesa ad indennizzare il capitano Martinez dei danni subiti ed il Prefetto di Roma, nel dare seguito all’ordinanza, nell’agosto di quest’anno, nominava un commissario ad acta affinché provvedesse di conseguenza. Cosa questa che, pare, sia già avvenuta, ma che al capitano Martinez interessa poco.
Infatti, la sua determinazione è orientata ad essere richiamato in servizio in quanto fisicamente efficiente ed intellettualmente lucido. Uno dei paradossi di questa vicenda è appunto questo: la legislazione italiana in materia di pensioni tende ad aumentare oltremisura l’età in cui matura il diritto alla quiescenza, nel caso del capitano Martinez, benchè il Nostro sia in perfetta efficienza fisica e psichica, deve rimanere in congedo per forza. Ma guarda un po’ quali stranezze la vita ci riserva!
Ancora un’ultima stranezza da segnalare su questo caso. Lattuale presidente della Croce rossa italiana, l’avvocato Francesco Rocca, è stato nominato del governo Berlusconi, quindi si potrebbe pensare che al fondo dell’ostinata resistenza al richiamo periodico in servizio del capitano Mario Martinez potrebbero esserci ragioni politiche. Alla luce dei fatti, però, la questione sembra non essere di questa natura.
Infatti, la vicenda Martinez ha attraversato gestioni dell’ente Cri di diverso colore politico e amministrativo. Qualunque sia stato l’orientamento degli amministratori dell’Ente il risultato della vicenda Martinez non è mai cambiato. Niente niente, come si usa dire dalle nostre parti, la faida anti-Martinez va magari ricercata nell’apparato amministrativo della Croce Rossa Italiana?
Non sarebbe il primo caso dell’influenza nefasta di massonerie interne agli apparati pubblici che ne determinano gli orientamenti senza mai apparire e, purtuttavia, ne condizionano le gestioni. E poiché sono organizzazioni segrete le loro influenze sono difficili da individuare e da indagare.
Una questione non secondaria è la privatizzazione di Croce rossa italiana. A decorrere dall’inizio del prossimo anno Cri sarà un’associazione privata e da quella data la sua gestione non sarà più, amministrativamente parlando, sindacabile.
Ci viene, però, il dubbio che la sua attività sarà comunque finanziata col denaro pubblico: non si spiegherebbe altrimenti la sua funzione se non nello spirito del servizio pubblico. La domanda che avanziamo, pertanto, è la seguente: che senso ha questa privatizzazione che ci sembra volere assegnare alla Cri la stessa funzione della Rai, cioè una riserva destinata alla fruizione esclusiva in materia di reclutamento del personale, delle forniture da parte dei partiti, senza incorrere nei vincoli procedurali cui sono obbligati i soggetti pubblici?

Anche questa è una delle tante eredità lasciateci dallo sciagurato Governo Monti.

lunedì 28 ottobre 2013

Il capitano “dimenticato” dalla CRI


Il Cap. Mario Martinez

 PALERMO – Iscritto ai ruoli degli ufficiali della Croce Rossa Italiana dall’11 novembre 1983, richiamato in servizio fino al 1991 e poi posto in congedo senza un apparente motivo, ad eccezione di una breve parentesi tra il giugno e il luglio 2003: è la vicenda del capitano Mario Martinez, dipendente della CRI, ente di diritto pubblico che svolge la sua attività sul territorio italiano grazie a oltre 150.000 dipendenti volontari e soci attivi e 5000 dipendenti e che, per obbligo, deve richiamare periodicamente in servizio tutto il personale militare, per riassegnarlo in modo ciclico ai comitati provinciali della stessa.
Eppure, nonostante i servizi prestati sino al 1991 e gli incarichi di responsabilità ricevuti, il capitano Mario Martinez non è più rientrato al lavoro. “Dimenticato” dall’amministrazione della CRI, Martinez comincia così nel 2004 a presentare delle istanze per chiedere di essere riammesso in servizio. Parallelamente, anche i direttori dei Comitati di Parma e Bari, in ottemperanza a quanto richiesto dal Comitato centrale di indicare i nominativi dei soggetti da richiamare, avevano indicato Martinez come scelta preferenziale. Ma tutte le istanze inoltrate alla Cri in quell’occasione furono evase. E’ nel 2006, così, che inizia un lungo contenzioso volto ad accertare la legittimità del congedo al quale Martinez era stato sottoposto, e che si protrae fino ad oggi.
A spiegare la vicenda giudiziaria che ha come protagonista il capitano Martinez e a cercare di trovarvi soluzione, interviene anche un’interrogazione parlamentare presentata il 24 febbraio 2011 al Ministero della Difesa, da parte dei deputati Idv Donadi, Palagiano e Di Stanislao. “Alla formale richiesta di spiegazione circa l’esclusione del richiamo in servizio del Martinez – si legge nell’interrogazione – la Croce rossa, nel 2007, rispondeva, in quanto ‘costretta’ da una sentenza del TAR del Lazio, che il richiamo non era stato operato in quanto i Comitati provinciali non avevano a suo tempo eseguito correttamente le procedure”. Il Tar del Lazio, in quell’occasione, chiarisce che i comitati provinciali CRI avevano eseguito le procedure, e si rilevava da parte della medesima CRI, abuso di potere e violazione dell’articolo 97 della Costituzione.
Ma non finisce qui. Secondo quanto stabilito da un’ordinanza commissariale del 2009, la Cri continua a richiamare sempre lo stesso personale. Con propria sentenza, però, il 30 settembre 2009 il Tar accoglie il ricorso di Martinez chiedendo alla Cri il suo reinserimento in servizio. L’anno successivo, in data 28 dicembre 2010, il capitano vince nuovamente un ricorso presentato al Tar, che stabilisce il richiamo il suo richiamo in servizio e il pagamento delle spese legali alla Cri. Nel 2011 la Cri impugna la sentenza che, però, viene rigettata. E nello stesso anno un’ulteriore sentenza del Consiglio di Stato del 2012 obbliga la Cri ad ottemperare a quanto previsto delle sentenze del 2010 e del 2012. Una porta girevole, dunque, che sembrerebbe portare sempre al punto di partenza.
Una vicenda ingarbugliata e che ancora oggi non trova soluzione. A spiegare i contorni intorno ai quali si muove attualmente l’Odissea che ha come protagonista Martinez, è l’avvocato Sabina Raimondi. “Si tratta di una vicenda molto particolare – spiega – e che ancora oggi aspetta una risoluzione definitiva. Dopo l’ennesimo giudizio di esecuzione, il 6 febbraio 2012 Mario Martinez viene rimesso in servizio. Il 23 febbraio, però, è già fuori”. L’avvocato precisa, poi, di aver già vinto la fase cautelare in domanda del congedo del capitano ma che si attende la sentenza definitiva. “Martinez, a detta della CRI, era stato congedato dopo meno di venti giorni per un provvedimento disciplinare, ma noi abbiamo impugnato anche questo. La situazione adesso è in sospeso. Attendiamo la sentenza che andrà in decisione il 6 novembre”. “Di certo – conclude la Raimondi – un principio acclarato è che tutti i dipendenti devono essere richiamati”.

venerdì 4 ottobre 2013

CON LE MANI NELLA MARMELLATA…




Ormai conosciamo, come le nostre tasche, il signor R., tanto da arrivare a prevederne le mosse; e puntualmente, oggi, si è verificato quello che ci aspettavamo.
La convulsa giornata di ieri, conclusasi con il ritiro dell’emendamento da parte del Senatore Pagliari (lo stesso che lo aveva presentato), ha messo in piazza l’ennesimo tentativo (per ora fallito), di gabbare i Lavoratori della C.R.I. Ormai le modalità sono ben conosciute e, stancamente, prevedibili; quando un Esecutivo (di qualsiasi colore esso sia) si trova in un momento di difficoltà o è in procinto di cadere, ecco che improvvisamente i soliti “monelli” della C.R.I., si mettono immediatamente all’opera organizzando il solito colpo di mano.
La stangata era ben congeniata; hanno utilizzato un inconsapevole Senatore della Repubblica al quale hanno consegnato una proposta emendativa che, senza dilungarsi troppo in chiacchiere, accelerava la “scomparsa” di tutti i ns. precari e poneva in mobilità, senza nessun percorso garantito, gran parte del personale a tempo indeterminato.
Appena venuti a conoscenza di questa manovra carbonara i Lavoratori, attraverso l’invio di mail dedicate, hanno invaso la posta del Sen. Pagliari per farlo desistere dal presentare l’emendamento truffa.
Tra questa mail era presente anche quella del sottoscritto; una mail molto piccata nei confronti dell’ignaro Senatore, ma che cercava di metterlo in guardia sui risolti negativi che avrebbe comportato l’approvazione dell’emendamento che portava il suo nome; nulla di più, nulla di meno.
Dato che questa mail è stata inoltrata a nome dell’Unione Sindacale di Base, come di solito, ne abbiamo riportato testimonianza sul profilo Facebook U.S.B.-C.R.I. dichiarando esplicitamente che la nostra mail era “una tra le tante” inoltrate al Sen. Pagliari.
È chiaro che l’intervento dei Lavoratori non è stato il solo; anche le altre parti sociali, accumunate dall’interpretazione negativa dell’emendamento, hanno fatto la loro parte.
 
Ma veniamo agli eventi odierni. R., preso con le mani nella marmellata e furente per il mancato colpo di mano, cosa pensa bene di fare? Di prendersela con la nostra Organizzazione Sindacale per la mancata approvazione dell’emendamento!!!
Ormai è diventato una macchietta, divenendo più prevedibile di un bambino di 5 anni. In parte ce lo aspettavamo, ma che arrivasse a convincersi (convincendo molti altri stolti), che si potesse far cancellare un emendamento con una semplice mail, ha veramente del ridicolo!!
È talmente accecato dall’odio nei confronti della nostra Organizzazione (alla faccia dei 7 principi), che nemmeno si rende più conto di quello che dice. 
Ci riempie di orgoglio pensare che R. ci reputi così importanti e potenti, tanto da avere un’influenza cosi forte sulle Istituzioni.
Ma noi voliamo molto più bassi e non ci arroghiamo poteri che non abbiamo; se, allo stato attuale, potessimo disporre di tali mezzi, di sicuro oggi qualcuno si troverebbe a lavorare con un contratto a tempo determinato (così proverebbe cosa significa), all’interno di una miniera del Sulcis (con tutto il massimo rispetto per i minatori di quella Regione).
Poi, come se non bastasse, in fretta e furia convoca tutte le OO.SS. e il C.O.C.E.R. per cercare di “confezionarci” qualche ridicola giustificazione a quanto è successo ieri al Senato tranquillizzando tutti sulla bontà dell’emendamento e sulle buone intenzioni circa la modifica del Decreto 178/12.
Come spesso ci accade, ci assalgono dei dubbi: ma se era convinto dell’efficacia di questo emendamento, perché non lo avrebbe condiviso prima con le OO.SS.? Quale migliore occasione per dimostrare (almeno per una volta) la buona volontà di fornire garanzia a tutti i Lavoratori?
E invece no, perché il progetto era ben altro! Ma anche questa volta gli è andata male, perché le parti sociali e i Lavoratori hanno ben vigilato, rintuzzando quest’ennesima porcata!
La U.S.B., domani, non prenderà parte all’incontro perché ritiene inutile e dannoso continuare a legittimare un’Amministrazione che, sulle questioni che riguardano la c.d. “riforma” della C.R.I. ha, da sempre, dimostrato nei fatti di voler procedere senza coinvolgere le parti sociali tentando spesso (e ieri ne è stata un’ulteriore prova) colpi di mano con il preciso intento di sbarazzarsi, il più in fretta possibile, dei Dipendenti.
Riteniamo sacrosanto il diritto di individuare un interlocutore affidabile e onesto con cui aprire un confronto che porti alla sospensione degli effetti del Decreto 178/12.
La U.S.B., come già comunicato nel mese di luglio e in attesa di unirsi ad altri soggetti sindacali, comunica la programmazione di una Manifestazione sotto il Ministero della Salute da tenersi, con molta probabilità, alla fine della prossima settimana.
Quanto prima comunicheremo i soggetti partecipanti e la data definitiva.










mercoledì 2 ottobre 2013

L’ENTITÀ OCCULTA E GLI SPRECHI AI TEMPI DI R.




 Da questa Amministrazione ci si poteva aspettare di tutto, ma venire a conoscenza che in questi cinque anni qualcuno abbia potuto gestire la C.R.I. “senza nemmeno avere a disposizione le carte necessarie” è davvero singolare.
Questa dichiarazione, come sicuramente affermerebbe il sig. R., potrebbe essere il frutto di una nostra sterile polemica; ma non è così. È il 12 settembre 2013, quando dalle colonne del giornale online “La Notizia” (Giornale.it) esce un articolo a firma del giornalista Andrea Koveos intitolato “Croce Rossa ridotta in barella. L’emorragia degli sprechi”. Leggendo attentamente questo articolo, ci si rende conto di una affermazione (ad oggi mai smentita dall’interessato), che lascerebbe supporre che l’allora commissario, ed oggi presidente C.R.I., abbia gestito una emergenza finanziaria senza conoscere le carte! Che ci si sia affidati ad una chiromante? Oppure si è utilizzata una sfera di cristallo? Strano, però, che in tutto questo tempo (soprattutto dopo le vergognose Relazioni della Corte dei Conti), ci si è sperticati ad osannare il lavoro fatto proprio sui bilanci, che di carte si nutrono.
Ora la domanda è d’obbligo: se il signor R. non ha mai avuto a disposizione i documenti necessari per gestire l’Ente, chi lo ha fatto al suo posto? E con quali carte?
Nell’articolo de “La Notizia” ci sono altre stranezze o, per meglio dire, si rincorrono vecchi adagi che sono alla base dell’approvazione del Decreto 178/12; l’elevato costo del Personale.
Questa menzogna viene riproposta a intervalli regolari (o ad orologeria per dirla alla B.) e sempre in momenti particolari, come a voler ricordare a qualcuno che tutto quello che è accaduto in questi anni alla C.R.I. è responsabilità dei Lavoratori.
Il giornalista (imbeccato ad arte?) ripropone degli aspetti già trattati dal Magistrato della Corte dei Conti che si è occupato (per nostra disgrazia) di relazionare sulla gestione degli ultimi 5 anni.
Basta andarsi a rileggere quanto abbiamo scritto nel comunicato “Per chi parteggia la Corte dei Conti”, per persuadersi di cosa siano stati capaci pur di arrivare a privatizzare la C.R.I.
Il linguaggio usato è lo stesso di chi, in questi anni, ci ha propinato la necessità di privatizzare la C.R.I. con argomentazioni mendaci e opportunistiche utilizzando, strumentalmente, le risultanze di due Relazioni della Corte dei Conti sulla cui genuinità, nutriamo forti sospetti.
Ma la verità è un’altra, ed è arrivato il momento di affermarla senza aver paura di essere smentiti.
Tutta questa messinscena, durata cinque lunghissimi anni, aveva una finalità ben precisa; costituire il tanto vituperato modello S.I.S.E. su scala nazionale.
Le assunzioni selvagge di Soci elettori (attraverso l’utilizzo di Società Interinali e/o di Servizi) iniziate appena dopo l’approvazione del Decreto 178/12, dimostra la volontà, non di essere svincolati da lacci e lacciuoli imposti da una Pubblica Amministrazione, ma di avere le mani libere su assunzioni di amici degli amici senza controllo alcuno (e con il via libera dato dall’Ordinanza Presidenziale n.0260-13 del 19/07/2013). 
Le prove generali sono in corso da tempo; molti dei Soci elettori hanno già messo più di un piede dentro l’ancora Ente Pubblico pensando di trovarsi già all’indomani della notte di S. Silvestro del 2013. 
Tutto ciò sta avvenendo con il colpevole silenzio/assenso del Direttore Generale, dei Capi Dipartimento, dei Dirigenti e dei Funzionari, conniventi e assoggettati al presidente nazionale e ai presidenti insistenti su tutto il territorio nazionale. 
La creazione di nuovi posti di lavoro, per un’Organizzazione Sindacale come la nostra, dovrebbe essere un segnale positivo soprattutto se vissuta in un contesto critico come quello che sta vivendo il nostro Paese; ma, con tutta la buona volontà, non riusciamo ad esultare per questi risultati. La spiegazione è presto data; non ci piace perché questa manovra è fatta sulle spalle di Lavoratori pubblici che hanno decine e decine di anni di servizio in C.R.I. e che per colpa di questa canagliata, rischiano di perdere il posto di lavoro. Ma cosa ancor più paradossale è che, fino ad oggi, noi Dipendenti siamo stati additati come coloro che lavoravano in uno “stipendificio” o che eravamo figli di nonni, zii, padri, e parenti vari, già impiegati in C.R.I.; ora questi nuovi assunti, che paternità hanno?? Chi vi scrive è figlio (orgoglioso e grato) di un Dipendente C.R.I., deceduto per causa di servizio all’età di 51 anni. Così come me, decine e decine di Lavoratori che si differenziano dalle recenti assunzioni selvagge da un particolare, che per alcuni potrebbe risultare insignificante; l’aver partecipato ad un concorso pubblico e averlo superato! Queste assunzioni, invece, da cosa sono giustificate? A carico di chi sono queste nuove assunzioni? Prima di reclutare tutto questo personale, si è provveduto a verificare se si potesse utilizzare personale già in servizio (sia a tempo indeterminato, determinato e appartenente al Corpo Militare)? A tutte queste domande l’U.S.B. sta cercando di dare delle risposte attraverso una serie di documenti richiesti ai sensi della Legge 241/90 ma, a meno di 15 gg. dalla scadenza dei termini di Legge, dalla C.R.I. silenzio assoluto. A questo punto è lecito chiedersi a chi fosse rivolto il titolo dell’articolo del giornalista Koveos: sono i Dipendenti (già retribuiti con il finanziamento proveniente dello Stato) o sono queste assunzioni selvagge a determinare “L’emorragia degli sprechi”? Ma i veri sprechi non sono quelli faziosamente descritti dal giornalista de “La Notizia”; molti soldi pubblici sono stati gettati alle ortiche con una condotta suicida e masochista, votata al perseguimento di vendette personali e inutili meschinità. È il caso del “nostro” Capitano del Corpo Militare C.R.I., Mario Martinez. Del collega (perché una Sentenza ha ribadito definitivamente che di questo si tratta), ci siamo già occupati in altri comunicati, sempre per motivi connessi alla sua surreale querelle con questa Amministrazione C.R.I. Senza dilungarci troppo sulle estenuanti traversie vissute dal Martinez per i Tribunali di mezza Italia, possiamo affermare, con estrema certezza, che egli incarni, suo malgrado, il più vistoso sperpero di denaro pubblico perpetrato dalla C.R.I. in questi ultimi anni. Sostanzialmente, il Cap. Martinez ha avanzato giuste pretese in ordine ad un richiamo in servizio mai arrivato, ma di cui il Tribunale ha sancito la legittimità della richiesta. In un Paese normale e in una Amministrazione guidata da persone di buon senso e scrupolose, la prima cosa da fare sarebbe stata dare seguito a quanto ordinato dai Tribunali (Consiglio di Stato incluso).
Invece in C.R.I. cosa succede? Che ostinatamente e senza alcun appiglio giuridico, ci si oppone fino allo sfinimento arrivando anche allo spergiuro (come ha evidenziato il Consiglio di Stato nella Sentenza n. 2141 del 20/03/2012).
Tutte queste ostilità a cosa hanno portato? A buttare soldi pubblici in inutili, quanto dannosi, contenziosi.
Ma non ci si è limitati a questo. Il Capitano, a seguito di queste Sentenze, ha visto soddisfatte anche le sue pretese economiche ottenendo dalla C.R.I. le retribuzioni per anni di mancati richiami, pur rimanendo tranquillamente seduto nella poltrona della sua casa.
Ma anche qui, l’ineffabile Amministrazione della C.R.I., cosa combina? Che sbaglia i conti (non gliene va proprio bene una!) ed è costretta a subire un’altra umiliazione vedendosi imposto un Commissario ad acta (la Dott.ssa Raffaela Moscarella) con Deliberazione n. 1 del 09/08/2013 emanata dal C.d.S.
Tanto per rendere l’idea, un Commissario ad acta costa bei quattrini (oltre alle spese processuali) e sono sempre e solo soldi dei contribuenti (cioè nostri).
Il paradosso è che la C.R.I. non ottempera alle Sentenze passate in giudicato, e i ricorrenti, per ottenere giustizia sono costretti a farsi nominare un Commissario ad acta.
Ma come, la nostra “Direttora” viene nominata per fare il Commissario ad acta all’Ospedale di Tagliacozzo (non ci interessa se abbia accettato o meno) e noi ne facciamo venire uno dall’esterno?? Non sarebbe stato meglio ottemperare alle Sentenze senza buttare soldi dei contribuenti?
Viene quasi da pensare ad una persecuzione orchestrata ai danni del Martinez; perché tanto accanimento per una persona che nemmeno si conosce? Quali sono i motivi che spingono il signor R. a non richiamare il Capitano Martinez? Che sia una sorta di “razzismo” regionale ai danni del Militare palermitano (avrebbe avuto più fortuna se fosse stato laziale o abruzzese)? Oppure il Martinez è a conoscenza di qualcosa di importante, tanto da costringere la C.R.I. a tenerlo lontano dalle sue sedi?
Di certo un’ulteriore brutta storia che rivela che gli sprechi son ben altri e non quelli che la stampa, le Istituzioni e la stessa C.R.I. vogliono farci credere. Le stesse cause degli incentivi e delle stabilizzazioni, se trattate con oculatezza, avrebbero fatto risparmiare alle casse dello Stato una valanga di denaro.
Chi pagherà per tutto questo? Chi è il colpevole di questo scempio?
Noi un sospetto c’è l’abbiamo; vuoi vedere che è lo stesso manovratore che non ha messo a disposizione le carte per il signor R.?
Ai posteri l’ardua Sentenza……..