118, bufera sulla Cri: si aggiudica
il servizio senza gara e lo subappalta...
La Croce Rossa ha violato le clausole contrattuali, pubblicando bandi per l'affidamento in subappalto delle ambulanze. L'Ares ha bloccato i finanziamenti. Intanto i privati esclusi hanno presentato ricorso al Tar.
La sentenza attesa per il 20 novembre
IL PRECEDENTE Croce rossa-Ares, l’accordo del mistero
Aveva alimentato “legittimi sospetti” ancora prima di
essere siglata. Eppure nessuno avrebbe potuto immaginare che la
convenzione multimilionaria (quasi 20 milioni l’anno) tra l’Agenzia
regionale per l’emergenza sanitaria (Ares) e la Croce Rossa sarebbe un
giorno finita così: bloccata. A causare l’impasse una scoperta fatta
quasi per caso dall’Ares: la Croce Rossa ha violato le clausole
contrattuali, subappaltando il servizio per la gestione del 118 a
operatori privati.
I BANDI SUL WEB – È bastato fare un giro
sui siti internet dei vari comitati provinciali del Lazio per trovare
pubblicati, nero su bianco, i bandi di gara per l’affidamento delle
ambulanze. “Il problema – sottolinea il capogruppo del Pd alla Regione,
Esterino Montino – è che il contratto con la Regione vietava
espressamente il subappalto”. Il risultato è che oggi “il servizio
d’emergenza 118 è nel caos. La Direzione Ares ha contestato le modalità
operative scelte dalla Croce rossa e ha bloccato i finanziamenti
previsti”. È del tutto evidente infatti che, se la Regione avesse voluto
affidare il servizio a ditte private, l’avrebbe fatto direttamente.
Magari risparmiando ai contribuenti l’onerosa convenzione con la Croce
Rossa.
7 MILIONI IN PIÙ – Che quello raggiunto tra
l’associazione e l’agenzia regionale non fosse esattamente quel che si
dice un affare c’è chi lo sosteneva anche in tempi non sospetti. Su
tutti, il consigliere radicale Giuseppe Rossodivita. Che già nell’aprile
scorso, in un’interrogazione urgente rivolta a Renata Polverini (alla
quale non è mai stata data risposta), denunciava “la totale assenza di
trasparenza” del protocollo d’intesa. L’appalto per 45 postazioni è
stato infatti concesso alla Croce Rossa senza gara, dunque senza
possibilità di ribassi rispetto alla base d’asta: 19 milioni e 500 mila.
Mentre invece, secondo quanto appurato da Rossodivita, nei mesi in cui
il servizio è stato affidato ai privati (da ottobre 2011 a maggio 2012),
la Regione ha speso poco più di 1 milione di euro al mese. Dunque,
circa 13 milioni l’anno.
“L’EMBLEMA DEGLI SPRECHI REGIONALI”
– “Questa vicenda – commenta oggi il consigliere radicale – aiuta a
comprendere come mai, nonostante la Regione Lazio destini i due terzi
del bilancio alla sanità, i cittadini continuino a usufruire di un
servizio da terzo mondo. I soldi ci sono, ma vengono spesi in malo
modo”. Sotto accusa finisce in particolare la scelta di affidare “un
appalto così importante” (“si parla di 120 milioni in 6 anni”,
sottolinea Rossodivita) in forma diretta alla Croce Rossa. “Il bando di
gara – prosegue – è sempre il metodo più corretto per individuare il
contraente che offra il servizio migliore al prezzo economicamente più
vantaggioso per la pubblica amministrazione. Ovvero per i cittadini”.
ESPOSTI E RICORSI – Anche alla luce dei recenti sviluppi, il consigliere annuncia a Paese Sera
di essere pronto a presentare un esposto alla Corte dei conti e alla
Procura della repubblica. Nel frattempo le ditte private escluse dalla
convenzione a favore della Cri hanno già presentato un ricorso al Tar.
Sul quale il Tribunale amministrativo si pronuncerà tra poco meno di una
settimana: il 20 novembre. Si capirà allora – conclude Esterino Montino
– se “tutte le nostre contestazioni al progetto, imposto
dall’assessorato e dalla Polverini all’Ares, erano fondate”.
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