mercoledì 20 marzo 2013

CASSAZIONE VITTORIA !!!!!!!!



 CASSAZIONE VITTORIA
VINTE IN CASSAZIONE A SEZIONI UNITE 
LE CAUSE PER LA STABILIZZAZIONE 

DEL PERSONALE PRECARIO 
 DI CROCE ROSSA ITALIANA!




Dunque la Cassazione ha sancito definitivamente il diritto alla stabilizzazione rigettando i ricorsi effettuati daII`AWocatura Generale dello Stato per la Croce Rossa Italiana.

Diverranno quindi definitive tute le sentenze (peraltro gia esecutive fin dal I° grado di giudizio) riguardanti immissione in ruolo dei precari ricorrenti rappresentati dalI`Avv. Emanuele Pagliaro.
Dopo anni di lotta la FIALP CISAL CRI ha visto riconosciuto definitivamente il diritto dei lavoratori precari di CRI..

I numeri:

3 sentenze di Cassazione a Sezioni Unite, 
128 sentenze di Tribunale, 
33 Sentenze di Corte di Appello, 
per un totale di 220 dipendenti con diritto alla stabilizzazione nei vari gradi di giudizio, 
oltre 80 dipendenti con giudizi di primo grado ancora in corso.

Allora, adesso tutti dentro!

Qualche chiarimento sui tempi: i giudizi ancora in corso sia di primo qrado, sia di appello ed anche di Cassazione dovranno essere portati a compimento fino al loro passaggio in giudicato (che potra awenire con una pronuncia della Cassazione owero in assenza di ulteriori impuqnazioni da parte della C.R.I.).
Avrà questa amministrazione il coraggio di continuare a rinviare l'immissione in ruolo (con tutto quello che comporta) del personale con il diritto gia acquisito?
Speriamo proprio di no. Vedremo.
Intanto la FIALP CISAL CRI, e soprattutto i lavoratori, hanno vinto. Anzi, stravinto.
E, naturalmente, come si dice in questi casi, la cosa non finisce qui.





venerdì 8 marzo 2013

VERGOGNOSO ATTACCO AD UNA DELEGATA USB DELLA CROCE ROSSA


 Delegata sindacale USB, lavoratrice precaria della CRI, a seguito di intervista rilasciata ad una emittente privata è stata raggiunta da una lettera che anticipa l’avvio di un procedimento disciplinare

Una nostra delegata sindacale, lavoratrice precaria della CRI, a seguito di un’intervista rilasciata ad un’ emittente privata è stata raggiunta da una lettera che anticipa l’avvio di un procedimento disciplinare. 
“Colpa” della delegata sembrerebbe essere stata l’aver sostenuto nel corso dell’intervista, come, alcune OO.SS. stessero salvaguardando, alla luce del provvedimento di privatizzazione dell’Ente, ciascuna i propri iscritti, rinunciando in questo modo ad una seria battaglia sindacale a difesa dei lavoratori tutti, e di aver espresso preoccupazioni in merito al futuro del servizio di lungo degenza disabili (C.E.M. di Roma) in accreditamento alla regione Lazio, per il tramite dell’ASL Rm D. 
“Colpa” della nostra delegata sembrerebbe anche essere stata l’aver denunciato il mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza da parte della Croce Rossa, sottolineando la mancanza di una scala antincendio nello stabile del C.E.M., presso il Comitato Provinciale di Roma, in via Ramazzini. 
E’ evidente che le “colpe” che si vogliono imputare alla nostra delegata rientrano tutte nella indiscussa libertà di denuncia sindacale, che non può essere messa a tacere attraverso provvedimenti disciplinari. 
E’ altrettanto evidente che attraverso la nostra delegata, come già successo in passato, si vuole colpire ancora una volta l’Unione Sindacale di Base, “colpevole” solo di non nascondere la realtà dei fatti e di opporsi alle scelte della Amministrazione quando queste contrastino con gli interessi dei lavoratori e dell’utenza.
La Usb P.I., nello stigmatizzare l’atteggiamento dell’Amministrazione volto a imbavagliare ogni voce fuori dal coro, esprime pieno sostegno alla sua delegata, attivando tutti i mezzi a disposizione a salvaguardia del suo ruolo. 

giovedì 7 marzo 2013

Croce Rossa piena di spine: una privatizzazione all’italiana...



La parola ai dipendenti



 L’ipoteca sul futuro è il peso dell’oggi. Che fine farà la Croce Rossa italiana? Se lo chiedono i 4300 dipendenti ‘appesi’ agli effetti incrociati di due leggi: quella sul pubblico impiego (Brunetta) e il decreto sul riordino della Cri, predisposto dal governo uscente all’interno del grande dossier sulla spending review. Preoccupazione che Intelligonews raccoglie, in attesa che il nuovo esecutivo affronti e risolva i nodi ancora aperti.
 
LA RIFORMA . Stiamo parlando di una trasformazione radicale nel solco di una pur necessaria razionalizzazione delle risorse in tempi di vacche magre, ma che finora, lascia prospettive incerte su chi nella Cri ci lavora da una vita e soprattutto, ridisegna su parametri molto rigidi e secondo una logica privatistica la funzione sociale dell’ente. Che tradotto vuol dire: servizi sanitari sul territorio, assistenza, ambulanze, volontariato. Un numero su tutti: ogni anno la Cri garantisce qualcosa come un milione di servizi di ambulanza (118) su tutto il territorio. Centocinquantamila i volontari. Ma Croce Rossa significa anche tutta la rete di compiti che insieme ad altre sigle tiene in piedi la Protezione civile, alla quale si aggiungono attività umanitarie nei centri di accoglienza per gli immigrati (Cie) e le missioni di supporto alle popolazioni civili nei teatri di guerra internazionali.

La legge fissa la nascita dell’associazione della Croce Rossa italiana che da ente pubblico diventa un soggetto di diritto privato. Data: 1 gennaio 2014. La nuova Cri (sarà affiancata dall’attuale che assume la denominazione di “ente strumentale alla Croce Rossa italiana” mantenendo la personalità giuridica di diritto pubblico come ente non economico) dovrà ricalibrare e riorganizzare tutti i compiti “sia in tempo di pace che di guerra”. La transizione si concluderà il 1 gennaio 2015, ma gli effetti si rifletteranno su dipendenti e servizi. La razionalizzazione delle risorse passa infatti da una riduzione del personale in esubero – alcuni dipendenti parlano di un dimezzamento degli attuali 4mila tra civili e militari – ma l’aspetto più preoccupante per chi ci lavora riguarda la revisione dei servizi sanitari sul territorio che porterà – dicono – a una logica gestionale che rischia di incidere sul livello qualitativo delle prestazioni e dei servizi di assistenza sanitaria finora garantiti ai cittadini. In sostanza: condividono l’impianto della riforma ma temono uno snaturamento della funzione sociale che sta nel dna della Cri.

FUTURO INCERTO. L’altro aspetto che preoccupa, e non poco, i dipendenti riguarda l’incertezza sulla ricollocazione di quanti non rientreranno nell’organigramma della nuova Cri. A questo si aggiungono le novità introdotte dalla legge Brunetta sulla mobilità del personale da un ente pubblico all’altro, ritenute “penalizzanti”.

“Nel decreto – spiegano i dipendenti a Intelligonews– non è indicata alcuna norma di salvaguardia che invece viene prevista per altri enti riformati”. E aggiungono: “Mentre viene indicata la destinazione della ricollocazione del personale in esubero ad esempio per Unire, Isae o altri enti parastatali assorbiti nell’orbita Inps, per noi non c’è indicazione”. In altre parole, se nei prossimi due anni non sarà sciolto il nodo, il rischio è che chi finirà tra gli esuberi non avrà alcuna alternativa occupazionale.