giovedì 19 luglio 2012

Croce Rossa : il partito democratico: fa un'altra figuraccia e ignora i richiami di Napolitano



Evviva il partito democratico: 
fa un'altra figuraccia sulla vicenda “Croce rossa” 
e ignora i richiami di Napolitano


 
Che il governo aveva toppato la scadenza della delega sul riordino della Croce Rossa e che si era inguaiato è ormai palese. Noi del Pdm lo avevamo detto fin dall’inizio di questa vicenda denunciando la persistente illegalità della sua azione già dalla fine dello scorso mese di maggio. L’impasse su cui è scivolato il Governo, a seguito del mio intervento del 2 luglio sui Presidenti Fini e Schifani, ha determinato uno stallo della discussione proprio sul punto del termine della delega, che di rimando ha poi coinvolto le commissioni parlamentari, Affari sociali (Camera) e Salute (Senato), che ne hanno investito nuovamente i Presidenti delle Camere chiedendogli lumi sulla materia.

Insomma un “io lo dico a te, tu lo dici a lui  che poi lo ridice nuovamente a me”, come se gli staff di fini giuristi di cui si circondano i presidenti delle commissioni e dei due rami del Parlamento non siano stati capaci di leggere semplicemente quello che dispone la legge. Ma è leggendo i resoconti proprio delle commissioni interessate che poi ci si rende conto dell’esistenza della solita “trattativa sottobanco”, che rende evidente come PD abbia offerto il suo aiuto al Governo per toglierlo dall'impiccio presentando un emendamento in cambio di aggiustamenti al decreto legislativo.

Il classico e italico modo di gestire le cose: “Io faccio una cosa per te, tu una per me”. E la legalità dove la lasciamo? Mica siamo al mercatino! Qui si parla di una associazione storica che è stata distrutta dagli interessi politici bipartisan con decenni di squallidi commissariamenti. Qui si parla del futuro dei servizi che vengono svolti dai soci e dai volontari della Croce Rossa a vantaggio di tutta la collettività, dai suoi dipendenti civili e militari. Qui si parla di un gruppo di potere che vuole mettere le mani sull’ingente patrimonio dell’Associazione, smembrandola. Qui si parla di oltre 180 milioni di finanziamento pubblico che dovrebbero finire in una fondazione assieme a tutto il patrimonio immobiliare della Croce Rossa.

Quando la partitocrazia si è resa conto che noi del Pdm con i parlamentari Radicali potevamo rischiare di vincere la nostra battaglia di legalità – per la seconda volta consecutiva -, condotta sul rispetto delle norme e quindi del termine entro il quale il Governo avrebbe dovuto esercitare la delega per mettere le mani sulla Croce Rossa (30 giugno 2012), ecco che sono arrivati i colpi dei “cecchini”. Il primo colpo-emendamento è partito dalla commissione Affari sociali della camera ad opera della deputata Miotto (PD), per fortuna (o per coscienza) subito dichiarato inammissibile per estraneità alla materia: voleva infilare la proroga del termine scaduto dentro il decreto-legge di proroga degli organismi del Ministero della salute (la CRI non è parte del ministero, è un ente vigilato) ma ha soltanto dimostrato scarsa mira attirandosi la giusta protesta delle Organizzazioni sindacali.

Fallito il primo sciocco tentativo ecco che invece il colpo mortale alla legalità arriva proprio dentro l’Aula del Senato, dal senatore Ceccanti, anche lui manco a farlo apposta del pd. Il suo emendamento 1.0.109, presentato all'ultimo minuto in Aula al disegno di legge di conversione del decreto legge 79 del 2012 (Vigili del fuoco), è stato approvato dall'Assemblea. Cosi facendo il termine per l'esercizio della delega al Governo per riorganizzare la Croce Rossa, prevista dalla legge n. 183 del 2010 e scaduto il 30 giugno scorso, a meno di una cancellazione della modifica apportata da parte della Camera, sarà prorogato al 30 settembre prossimo quando la legge di conversione del predetto decreto-legge entrerà in vigore.

Evviva il Partito Democratico che con l'emendamento a firma di Ceccanti, ignorando il richiamo del Presidente della Repubblica del 23 febbraio scorso in merito alla sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale in materia di decretazione d'urgenza, ha voluto sanare una illegalità con un'altra ancora peggiore e incostituzionale, prorogando un termine estraneo alla materia del decreto-legge e comunque scaduto, sancendo così di fatto la sua ormai profonda distanza dai lavoratori e l'assoluta vicinanza a coloro che voglio solo mettere le mani sul patrimonio della Croce Rossa Italiana. In ogni caso, fino a quando la legge di conversione del decreto-legge n. 79 del 2012 non sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, le Commissioni parlamentari continueranno ad operare nell'illegalità determinata da un termine scaduto.

Mentre la partitocrazia fa scempio della legalità, a noi non resta che appellarci, anche per questi fatti, al Presidente della Repubblica che certamente, se non troppo preso dalle questioni palermitane, vorrà tenere fede al contenuto della sua lettera inviata ai presidenti delle Camere lo scorso 23 febbraio: Presidente questa volta faccia rispettare i principi della decretazione d’urgenza e rinvii alle Camere ogni tentativo di aggirare la legalità che le viene sottoposto. Per una volta tanto ascolti la richiesta di legalità che le rivolge un cittadino, lo faccia nell’interesse del paese. 
 

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