Le commissioni Affari sociali della Camera e Sanità del Senato hanno
bocciato il testo in esame, perché pieno di criticità: rimettere a posto
la Cri, sempre più pressata dai debiti, sarà molto difficile. Intanto
il Governo ha ridotto lo stipendio del commissario straordinario
|
Il Commissario Straordinario CRI, Francesco Rocca |
E’ tutto da rifare il decreto di riordino della Croce Rossa Italiana
(Cri), che ne prevedeva la privatizzazione. Il termine della delega
contenuto nel provvedimento è infatti scaduto e le commissioni Affari
sociali della Camera e Sanità del Senato hanno bocciato il testo in
esame, perché pieno di criticità. La privatizzazione della Cri è quindi,
per ora, rimandata, mentre i nodi e i problemi da risolvere sono molti
più di quanto non voglia far apparire il commissario straordinario della
Cri, Francesco Rocca, che dopo la parziale promozione
della Corte dei Conti sulla sua gestione finanziaria vedeva a un passo
l’approvazione del decreto di riforma, che aveva raccolto diversi suoi
spunti. Invece nelle prossime settimane il ministero della Salute
presenterà, in Senato, un nuovo decreto sugli enti sottoposti alla sua
vigilanza, tra cui la Cri, con cui sarà possibile continuare nell’opera
di riordino, e probabilmente verrà anche modificato lo schema di
riforma. Inoltre il suo stipendio verrà ridotto, probabilmente del 50
per cento.
Una cosa appare chiara pero: rimettere a posto la Croce Rossa, sempre più pressata dai debiti, sarà molto difficile. La Corte dei Conti,
nella sua relazione al Parlamento, nonostante abbia riscontrato dei
miglioramenti nella gestione finanziaria negli ultimi tre anni, ha anche
rilevato che manca una dotazione organica del personale militare, i cui
oneri nel 2009 sono aumentati a causa di adeguamenti economici rispetto
al 2008; non è stata istituita in tutte le sedi periferiche una Tesoreria unica,
avviata invece solo per il Comitato centrale e in una regione; e la
precarietà della situazione economica nel 2010 ha determinato un
risultato finanziario negativo per oltre 9 milioni di euro.
Non finisce qui. La commissione Sanità del Senato ha
appena concluso un’indagine conoscitiva, da cui emergono altri nodi da
sciogliere. Un esempio: negli ultimi 31 anni la gestione dell’ente è
stata affidata a commissario per 24 anni. Poi c’è da aggiungere una
gestione contrattuale fortemente diseconomica, costi eccessivi di
personale, beni strumentali, incertezze normative sulle procedure di
affidamento di contratti e convenzioni, mancata e tempestiva
approvazione dei rendiconti, flussi finanziari “opachi” in cui è
difficile risalire ai centri decisionali, gestione finanziaria
contabile in assenza di rendiconti approvati, e un patrimonio
immobiliare gestito senza un inventario aggiornato. Senza tralasciare il
reclutamento del personale senza criteri trasparenti e obiettivi,
l’eccessivo ricorso a consulenze esterne, la mancanza di controlli
interni e di misure volte ad accertare le responsabilità personali.
Insomma, non proprio bruscolini. “Gli interventi da effettuare sono
altri – spiegano Daniele Bosone (Pd) e Michele Saccomanno
(Pdl), relatori del provvedimento – Ad esempio la privatizzazione dei
comitati locali e provinciali, così come pensata nel decreto, potrebbe
creare sovrapposizioni tra regole pubblicistiche e privatistiche. Più
che una privatizzazione verticale, sarebbe opportuna una privatizzazione
delle funzioni, delle attività oggetto di procedura competitiva nei
casi in cui sia espressamente esclusa la formula del convenzionamento
diretta tra enti pubblici”.
Inoltre va stabilizzato il personale ausiliario e quello a tempo determinato, e c’è la questione del corpo militare della Croce Rossa italiana,
l’unica al mondo ad avere personale militare assunto a tempo
indeterminato. La commissione Sanità del Senato propone di convertirlo
in corpo ausiliario al ministero della Difesa conservandone
le finalità, dando vita ad un corpo orientato alla gestione della
sicurezza dei presidi sanitari in situazioni di crisi nazionali od
internazionali. Ma il commissario straordinario della Cri, Francesco
Rocca (in carica fino al prossimo 30 settembre), non è d’accordo. “La
mia proposta – spiega – era di creare un ruolo a esaurimento del corpo
militare ausiliario, sempre nella Cri. Circa la privatizzazione di
funzioni proposta dalla commissione del Senato, il rischio è di creare
tante Sise (la società in house della Croce Rossa
italiana, che ha gestito il 118 per la Sicilia, famosa per lo scandalo
delle ‘assunzioni elettorali’ e il debito enorme generato tra Regione e
Cri, ndr). Per il passato, ho denunciato quello che dovevo denunciare.
Durante la mia gestione abbiamo migliorato i conti. Rispetto le
indicazioni del Parlamento, ma il Governo deve darci degli strumenti.
Così non possiamo andare avanti. Senza norme la Croce Rossa è condannata
ad una lenta agonia”.
Intanto dopo la bocciatura del decreto, il 2012 continua con un altro
boccone amaro per Rocca: la sua retribuzione verrà ridotta. Il Governo
ha infatti accolto l’ordine del giorno scritto dal Partito per la tutela
dei diritti dei militari (Pdm) e presentato da Maria Antonietta Farina Coscioni dei
Radicali, per ridurre del 50 per cento il compenso annuo lordo di
229.489,43 euro di Rocca. “Vogliamo evitare che la nuova proroga al 30
settembre 2012 rappresenti un premio – scrivono Coscioni e Luca Comellini
del Pdm – e sia invece caratterizzata da compiti prioritari: cioè
l’approvazione entro il 30 marzo del bilancio complessivo dell’Ente
relativo al 2011 e le convocazioni per l’elezione degli organi statutari
ai vari livelli entro il primo giugno 2012″.