giovedì 30 giugno 2011

La Croce Rossa cerca soccorso

Il commissario Rocca: 

"Mai sentito parlare di privatizzazione.

E se si fa dovrà essere graduale"


 Braccio di ferro sulla Croce Rossa Italiana. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti sta facendo di tutto per privatizzarla e mettere in bilancio quello che ne ricaverà. E ha fatto scrivere un corposo articolo, il numero 2 che occupa ben 4 pagine della bozza della manovra messa a punto dal governo. Il testo è chiaro: dal 2012 non sarà più un ente di diritto pubblico ma avrà «personalità giuridica di diritto privato e piena capacità giuridica e patrimoniale». Sarà un’«associazione umanitaria a carattere volontario» e il contributo pubblico sarà stabilito di anno in anno dalla legge di bilancio.

La vecchia Cri sarà messa in liquidazione dalla data di approvazione del testo e il personale civile a tempo indeterminato verrà messo in mobilità, i precari verranno spediti a casa e il personale militare trasferito al ministero della Difesa. Questo è quanto è scritto nell’articolo 2.

Diverso il punto di vista di chi sulla Cri ha competenze e poteri. Il commissario straordinario Francesco Rocca smentisce con decisione: «La privatizzazione? Non esiste. Non so come sia nata questa notizia ma posso assicurare che nella bozza entrata in preconsiglio non c’era alcun riferimento alla Croce Rossa». Inutile quindi chiedere commenti o spiegazioni, Rocca aggiunge soltanto che «qualunque sarà la soluzione che si sceglierà dovrà essere graduale». Una posizione molto simile a quella espressa dal ministro della Salute Ferruccio Fazio: «Il problema della privatizzazione della Cri va affrontato - sostiene - anche perchè tutte quelle internazionali lo sono. Non so se deve essere fatto nella manovra ma il problema va affrontato con la dovuta calma e, verosimilmente, in modo graduale».Insomma, dopo anni di annunci, sembra che stavolta per la Croce Rossa sia davvero il momento della privatizzazione. Che cosa accadrà?


I tagli coinvolgeranno almeno 1600 dipendenti civili e circa 300 militari, tutti con contratto a tempo determinato, a fronte di 1.300 dipendenti effettivi che verranno messi in mobilità. Per i sindacati un’ecatombe sociale che rischia di mettere a dura prova anche i servizi di emergenza-urgenza assicurati in numerose città italiane dalla Cri. L’Usb, l’organizzazione sindacale di base della Cri ha organizzato due giornate di protesta dei dipendenti e precari Cri, martedì scorso e domani alle 10 a piazza Montecitorio. «Nel provvedimento tanto annunciato per ridurre la spesa e raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio, ancora una volta si colpiranno i lavoratori e, in particolare i lavoratori precari di Cri che saranno liquidati dopo anni di onorato servizio a tutela dei cittadini in vari servizi, dal 118 in Italia al Cem di Roma, gestiti da Cri», denuncia Massimiliano Gesmini del coordinamento nazionale Usb/Cri. «Altro che alla frutta! Stanno per servirci l’amaro - aggiunge».
Un capitolo a parte meritano invece i militari: molti di loro sono già stati dislocati in diverse regioni italiane, in base al piano di riordino a cui il Commissario Francesco Rocca sta lavorando da due anni. Per loro infatti è previsto il ritorno al Ministero della Difesa in un ruolo ad esaurimento. 
«Si è arrivati conclude l’Unione sindacale di base della Cri - a ridurre un'Associazione e un Ente glorioso come la Cri, ad una vecchia prostituta il cui unico obiettivo è quello di far cassa infischiandosene se poi ci rimettono i poveri malati, disabili, lavoratori».

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