Dopo i trasferimenti e le proteste dei lavoratori al Cosp di Roma, si temono altre riduzioni dei servizi, come denunciato dai sindacati. Il Pd del Lazio chiede l’intervento della Polverini.
Francesco Rocca |
Chi va più lontano finisce a Cuneo, il più fortunato a Pescara, questo per un mese poi chissà. I militari di Croce rossa italiana in servizio al Cosp, il Centro operativo sanitario provinciale di Roma, devono rispondere «obbedisco» al comando del Commissario straordinario Francesco Rocca che ne colloca trentadue in altre regioni. Si tratta dell’ennesimo effetto del piano di riordino dell’associazione a cui sta lavorando il dinamico avvocato. E che ha portato, tra l’altro, alla chiusura di tre presidi sanitari gestiti dalla Croce rossa in popolosi quartieri di Roma. «Erano un retaggio di un’Italia bisognosa che non esiste più – ha dichiarato Rocca - oggi i marginali sono i rom, lì orienteremo i nostri interventi». Ma di cosa si occupa e soprattutto di cosa s’occuperà la Croce rossa del futuro?
Se lo chiede anche un funzionario con oltre trent’anni d’attività alle spalle che vuole restare anonimo: «Facciamo tante cose, alcune sono prestazioni d’eccellenza però servirebbe razionalizzare. Dalla riorganizzazione lavoratori e volontari s’aspettano chiarificazione e concretezza, non dismissione di servizi». Il piano di riordino che impegna Rocca da due anni, e che i sindacati attendono come un evento, non pare condiviso con le strutture territoriali. Emblematico è il caso del Cosp di Roma, dove lunedì scorso è scattata la protesta, con striscioni e dipendenti saliti sul tetto dell’edificio di via del Porto fluviale. Dagli organici sono stati tagliati diversi autisti-barellieri che prestano servizio sulle ambulanze del 118 più sette meccanici addetti alle riparazioni nell’officina.
I lavoratori segnalano a Terra che in situazioni di ferie ed eventuali malattie le vetture presenti potrebbero non essere in condizione di partire. Così l’sos lanciato da tempo da alcuni sindacati, Usb e anche Cgil e Uil, sul pericolo di dismissioni di servizi di pubblica utilità appare reale. Il Commissario, Rocca nell’intervista rilasciata a Terra il 22 gennaio scorso, s’era difeso ricordando come all’Ente non compete l’attività di pronto soccorso, legata solo a convenzioni stabilite con le Regioni. Non è l’unica attività in sospeso. Sempre a Roma si attendono notizie nel piano di riordino circa il destino del romano Cem, che presta tuttora servizio ai disabili e che potrebbe venire dismesso.
E i lavoratori, sia i precari del 118, a fine maggio in scadenza di contratto e convenzione, sia quelli del Cops hanno timore a parlarne ufficialmente: «Dobbiamo farlo di nascosto perché rischiamo le sanzioni previste dal Codice etico introdotto dal Commissario». Le rassicurazioni sul rispetto dei diritti sindacali da parte dell’avvocato Rocca, pubblicate su Terra nell’intervista del 22 gennaio scorso, insomma, non devono essere state convincenti. Per la vicenda del Cosp, il capogruppo del Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino ha chiesto l’intervento del presidente Renata Polverini: «E’ una vicenda che denuncia le aberrazioni del precariato. Credo che sia urgente intervenire presso il ministero della Difesa perché questa decisione scellerata venga bloccata. Chiedo alla Presidente Polverini di prendere immediati
Se lo chiede anche un funzionario con oltre trent’anni d’attività alle spalle che vuole restare anonimo: «Facciamo tante cose, alcune sono prestazioni d’eccellenza però servirebbe razionalizzare. Dalla riorganizzazione lavoratori e volontari s’aspettano chiarificazione e concretezza, non dismissione di servizi». Il piano di riordino che impegna Rocca da due anni, e che i sindacati attendono come un evento, non pare condiviso con le strutture territoriali. Emblematico è il caso del Cosp di Roma, dove lunedì scorso è scattata la protesta, con striscioni e dipendenti saliti sul tetto dell’edificio di via del Porto fluviale. Dagli organici sono stati tagliati diversi autisti-barellieri che prestano servizio sulle ambulanze del 118 più sette meccanici addetti alle riparazioni nell’officina.
I lavoratori segnalano a Terra che in situazioni di ferie ed eventuali malattie le vetture presenti potrebbero non essere in condizione di partire. Così l’sos lanciato da tempo da alcuni sindacati, Usb e anche Cgil e Uil, sul pericolo di dismissioni di servizi di pubblica utilità appare reale. Il Commissario, Rocca nell’intervista rilasciata a Terra il 22 gennaio scorso, s’era difeso ricordando come all’Ente non compete l’attività di pronto soccorso, legata solo a convenzioni stabilite con le Regioni. Non è l’unica attività in sospeso. Sempre a Roma si attendono notizie nel piano di riordino circa il destino del romano Cem, che presta tuttora servizio ai disabili e che potrebbe venire dismesso.
E i lavoratori, sia i precari del 118, a fine maggio in scadenza di contratto e convenzione, sia quelli del Cops hanno timore a parlarne ufficialmente: «Dobbiamo farlo di nascosto perché rischiamo le sanzioni previste dal Codice etico introdotto dal Commissario». Le rassicurazioni sul rispetto dei diritti sindacali da parte dell’avvocato Rocca, pubblicate su Terra nell’intervista del 22 gennaio scorso, insomma, non devono essere state convincenti. Per la vicenda del Cosp, il capogruppo del Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino ha chiesto l’intervento del presidente Renata Polverini: «E’ una vicenda che denuncia le aberrazioni del precariato. Credo che sia urgente intervenire presso il ministero della Difesa perché questa decisione scellerata venga bloccata. Chiedo alla Presidente Polverini di prendere immediati
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