giovedì 27 gennaio 2011

Chi salverà la Croce Rossa ?


Dal 1° febbraio sospeso il servizio 
delle Ambulanze per l'emergenza




Servono 3 Milioni per il 2010 e 2011, 
la Regione  "offre" 800 Mila euro


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 La proposta della Regione 
salva i posti di lavoro 
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I Principi della Croce Rossa
affossati dalla burocrazia
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martedì 25 gennaio 2011

Codice Etico 2011 - continuare ad essere un VDS / PIONIERE?

.....a volte è necessario parlare di cose serie, 
tra un mare di cose simpatiche e “leggere”....

 Mi domando in quanti abbiano compreso la gravità della puntata di Report, della vicenda personale del Maresciallo Vincenzo Lo Zito (componente Militare) e della battaglia -fortunatamente- ormai non più personale contro il nostro illustre commissario staordinario (?) Rocca, e la sig.ra Maria Teresa Letta, (anche se si trova a dover sostenere le spese legali per conto suo, o tramite donazioni di singoli cittadini).
battaglia ora contro lo stesso “Codice Etico di buona condotta” 2011 fresco fresco tappa-Report, somministrato con così tanta semplicità a VDS PIONIERI E DIPENDENTI senza che il benchè minimo dubbio sia stato sollevato.
 
La stessa Unione Sindacati di Base  ha deciso  di scendere in campo e combattere a spada tratta il già soprannominato “Codice Bavaglio”, che il nostro illustre commissario Rocca si appresta (ahilui) a dover modificare, stanti le perplessità sollevate da quei POCHISSIMI VDS/Dipendenti, sparsi qua e là per l’ Italia, che non hanno piegato la schiena di fronte all’ennesimo tentativo di costringere (alla luce del sole, o con abili giochi di parole celati in maree di parole vuote) a rinunciare con tanta facilità ed un sorriso sulle labbra a sacrosanti (laici) diritti Costituzionali.
Vi dirò.. sollevando la mia perplessità ad un “anziano” della Croce Rossa, chiedendo: hai letto il codice?
La prima risposta è stata “no”… dopo qualche secondo… senza fare altre domande, si è corretto con: “a dire il vero si, ma l’ho firmato senza fare casino ”. Al mio ..perchè.... la risposta è stata:  
perchè uno non può fare i caxxi suoi”.
 
Attenzione. io ho scelto di entrare in Croce Rossa per svolgere attività di Volontariato. PAGO per svolgere attività di volontariato. CREDO nei principi fondamentali della Croce Rossa come Movimento Internazionale. ma NON INTENDO alimentare una macchina sperpera/ruba fondi, ed ora anche mangia-diritti, per il bene di pochi, a scapito di tantissimi.
 
Ma dico, CI SIAMO GIA’ DIMENTICATI DI CHE BARELLE SIAMO COSTRETTI AD USARE? 
E’ MAI POSSIBILE CHE IN TUTTA ITALIA I COMITATI DEBBANO ELEMOSINARE DONAZIONI A DESTRA E A MANCA, QUANDO LA STESSA CROCE ROSSA AMMINISTRA E SPERPERA CAPITALI CHE POTREBBERO SFAMARE ALMENO 3 DEGLI STATI PER  CUI NOI INVIAMO SMS AD OGNI CATASTROFE  ??!?!
 
IO NON SONO D'ACCORDO. NON CI STO. E NON CONTRBUIRO' AD ALIMENTARE TUTTO QUESTO COL MIO SILENZIO.
 
Mi auspico che questo commento venga inteso nella maniere opportuna, come spunto di riflessione, e non come critica al Comitato Locale di cui faccio parte (Reggio Emilia), perchè non tutti i Comitati d'Italia possono vantare un ispettore attento alle esigenze del più anziano dipendente come del più giovane Pioniere… Il Codice è li, a disposizione, da leggere ed interpretare, indipendentemente dall’esito dell’incontro con lo stesso (che approfitto nuovamente per ringraziare, per la sempre sconfinata gentilezza) , se mi verrà concesso di NON SOTTOSCRIVERLO
 
o di sottoscriverlo con facoltà di eliminare le voci che mi impediranno di essere uomo libero nella piena facoltà dei propri diritti, continuerò a prestare attività di volontariato con la stessa professionalità e dedizione con cui ho esercitato finora.

In caso contrario, spero che una qualsiasi Pubblica Assistenza possa accettare i “servigi” del sottoscritto.
 
Vi auguro la buonanotte (sono le ore 2.33) nella speranza che questo messaggio non venga cancellato dal blog del mio comitato.. perchè col silenzio, volenti o nolenti, si alimentano i malaffari.
 
Davide Mattioli


 Codice Etico - CRI Pubblico Impiego - No al codice BAVAGLIO!

Servizio di Report sulla Croce Rossa Italiana e sulla vicenda del Maresciallo Vincenzo Lo Zito

Distruggere un cittadino onesto per continuare a delinquere

domenica 23 gennaio 2011

I potenti mezzi della Croce Rossa ...... in " KIT FAI DA TE "



 Un  Fuoristrada 
della 
Croce Rossa 
sez. di Montepulciano







  
stesso Fuoristrada della Croce Rossa
sez. di Montepulciano con scritta 
" Protezione Civile "
 e con lampeggiante
  " arancione " 

Qualcosa non quadra.....


  

ma la Croce Rossa non ha una propria motorizzazione che provvede ad immatricolare e targare i mezzi 
con scritta CRI  ?





Operazione  Flotta Moderna 

Motorizzazione 

della  Croce Rossa Italiana  

( CLICCA





sabato 22 gennaio 2011

Ecco perché io, volontario CRI, non sottoscriverò il "CODICE ETICO"... che di etico ha ben poco!

 Considerato che pare siano molto pochi coloro i quali hanno realmente e concretamente compreso il contenuto del c.d. "Codice etico e di condotta 2010", che tutti gli appartenenti (dipendenti e volontari) della Croce Rossa Italiana sono costretti in questo periodo a firmare, ho deciso di rendere pubblici i motivi per i quali io, tale codice, non lo firmerò, o quanto meno non lo sottoscriverò interamente. Se mi sarà concesso, infatti, escluderò espressamente le lettere K, L ed M,  dell'art. 15.

Il testo integrale del suddetto Codice può essere letto a questo link: (CLICCA )


Qui di seguito, i motivi per cui le suindicate lettere dell'art. 15 sono a mio parere non sottoscrivibili.

Per quanto concerne la lettera K
la formulazione della stessa, sotto un primo profilo, risulta eccessivamente ambigua mancando di determinatezza: non è infatti dato sapere quali siano i limiti del divieto in essa contenuto, visto che non è specificato se il divieto stesso sussiste solo con riferimento agli articoli o testi pubblicati a firma CRI, ovvero a tutti quei testi (anche p.es. una semplice 'nota' su Facebook) con cui il singolo appartenente CRI intenda esprimere il suo semplice parere su tecniche, prassi, regolamenti ed organizzazione della CRI stessa, stimolando il dibattito ed eventualmente la critica; sotto un secondo profilo, strettamente collegato al primo, a seconda dell'interpretazione restrittiva ovvero estensiva che si vuole dare alla norma, è possibile riscontrare profili di illegittimità costituzionale con riferimento all'art. 21 Cost., oltre che all'art. 10 CEDU, concernenti la libertà di espressione e di critica, specialmente laddove tale critica riguardi la gestione di una Pubblica Amministrazione.

Con riferimento alla lettera L
anche qui troviamo una netta mancanza di determinatezza della norma, dato che non si capisce se la norma stessa si applichi soltanto a quei documenti contenenti cc.dd. 'dati sensibili' concernenti i pazienti o l'Amministrazione stessa (e quindi già tutelati dalla normativa vigente), ovvero se si applichi invece a tutti quei documenti di cui si venga a conoscenza nello svolgimento delle proprie mansioni, compresi perciò, p.es., i testi delle stesse ordinanze commissariali, il bilancio, i testi dei regolamenti e delle comunicazioni interne al singolo Comitato, ecc. Anche qui, al fine di rispettare il principio di trasparenza della Pubblica Amministrazione, l'interpretazione maggiormente corretta dal punto di vista della legittimità della norma in parola, è la prima, quella cioè più restrittiva. Tuttavia, il testo della norma lascia ben credere che la volontà dell'estensore del codice sia quella di impedire al singolo ogni tipo di comunicazione verso l'esterno, con una conseguente lesione, anche qui, dei sopraccitati articoli della Costituzione e della Convenzione Europea.

Per quanto concerne, infine, la lettera M
questa è certamente la norma che, a livello interpretativo, crea enormi (e pericolosissimi) problemi al non esperto in questioni giuridiche, visto che con l'astuto gioco di parole in essa contenuto si potrebbe facilmente trarre in inganno il suddetto appartenente CRI, il quale, una volta venuto a conoscenza di illeciti (siano essi amministrativi ovvero penali), potrebbe convincersi dell'esistenza di un obbligo di non procedere a formale denuncia presso l'autorità giudiziaria competente prima di aver esperito ed esaurito ogni possibile ricorso alle vie gerarchiche interne, vanificando così l'attività investigativa delle Procure (la cui efficacia si basa molto spesso anche sulla segretezza della sua conduzione), con buona pace, tra l'altro, degli artt. 362 c.p. e 331 c.p.p., in tema di denuncia di reato. A confermare questo pesantissimo rischio interpretativo è l'ultima frase della succitata lettera m), in cui si afferma che l'interessato ha il dovere di assicurarsi dell'esattezza e pertinenza delle sue affermazioni, quasi a voler dire che è l'interessato stesso ad essere preventivamente onerato dello svolgimento di indagini personali/amatoriali.
Fin qui, la pericolosità della lettera m) dell'art. 15 per quanti non masticano il diritto: motivo per il quale il suo testo dovrebbe completamente essere riscritto!
Ma la lettera m) non pone solo tale problema: a leggerne il testo, infatti, si evince che "è peraltro fondamentale astenersi dal rilasciare dichiarazioni EVENTUALMENTE diffamatorie rivolte all'Associazione". Ebbene quel "eventualmente", legato a quanto affermato nell'art. 16, espone il singolo appartenente CRI ad una pressione psicologica nonché ad un rischio pesantissimo che sono di fatto intollerabili.

La norma, infatti, soprannominata da alcuni (tra cui il Corriere della Sera) "norma anti-Report", mira a punire chiunque diffonda informazioni che non siano positive per la Croce Rossa, a prescindere dal fatto che tali informazioni siano o meno suffragate da prove concrete.
Se infatti il volontario o dipendente che ponesse in atto un simile comportamento potrebbe, ricorrendone i presupposti, essere condannato (sia civilmente ex art. 2059 c.c., che penalmente ex art. 595 c.p.) per diffamazione, sottoscrivendo una simile norma il suddetto volontario o dipendente potrebbe essere condannato civilmente, a titolo di responsabilità contrattuale, ANCHE LADDOVE NON RICORRANO ASSOLUTAMENTE I PRESUPPOSTI DEL REATO DI DIFFAMAZIONE, poiché la suddetta norma parla espressamente di "dichiarazioni EVENTUALMENTE diffamatorie".
 In questo modo si pone l'appartenente CRI in una condizione di totale incertezza e preoccupazione, non potendo egli sapere cosa poter dire e cosa no, riducendolo pertanto al silenzio più completo (da qui l'appellativo di "Codice bavaglio" trovato da alcuni sindacati).

Per fare un esempio, i volontari ed il personale CRI che hanno contribuito alla realizzazione della puntata di Report avente ad oggetto la Croce Rossa, sarebbero perseguibili (nel senso che la Croce Rossa Italiana potrebbe chiedergli risarcimenti milionari) anche laddove quanto da loro riferito si dovesse scoprire corrispondere a piena verità, e ciò per il solo fatto di aver messo in cattiva luce la Croce Rossa. 
Se tale normativa può trovare una qualche legittimazione in un'azienda privata, così non può essere per una Pubblica Amministrazione.

Questi sono, in sintesi, i motivi per i quali io ho serie difficoltà a firmare il codice etico, dato che sarebbe per me un controsenso sottoscrivere ciò che sconsiglierei di firmare a chiunque mi dovesse chiedere un parere giuridico sul punto.

lunedì 17 gennaio 2011

INTERESSATA PROCURA DI ROMA SULLE QUESTIONI DI COMPETENZA DEL MINISTRO LA RUSSA

 Lo scorso 13 gennaio il Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), Luca Marco Comellini, ha depositato presso la Procura della Repubblica presso Tribunale Ordinario di Roma  alcuni  fascicoli riguardanti delle questioni che già sono state oggetto di interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro della difesa.
Nella lettera di accompagnamento firmata dal deputato radicale Maurizio Turco, cofondatore del Pdm si legge: «Il silenzio serbato dal Ministro interrogato, sulle questioni da me rappresentate mi fa ritenere doveroso informare la S.V. perché i medesimi atti siano anche oggetto di una attenta valutazione da parte di codesta Procura e, ove emerga l’esistenza di fatti penalmente rilevanti, si proceda nei confronti di coloro che ne verranno ritenuti responsabili affinché siano puniti secondo le vigenti disposizioni di legge.».
Le vicende per le quali si è ritenuto di dover interessare la Procura di Roma riguardano in particolare 
la "Croce Rossa", il "RIS di Parma", i rapporti tra industria e difesa promossi da  "Capitolo di Roma dell'AFCEA" e alcuni casi di decessi o gravi incidenti avvenuti fino al 1999 nelle caserme dell’Esercito tra i quali quelli in cui sono deceduti Emanuele Scieri, Carlo Franceschini e Fabrizio Falcioni.

mercoledì 12 gennaio 2011

CRI – Si sono eliminate le 54 carenze ed irregolarità evidenziate dall’ispezione MEF del 2008?

 la C.R.I. è l’unica organizzazione del suo genere, almeno in Europa, che dipende politicamente ed economicamente dal Governo, il quale versa nelle casse dell’organizzazione oltre 160 milioni di euro l’anno (l’80 per cento se ne va in spese per il personale).
La storia recente dice che la Croce rossa è stata commissariata quattro volte dal 1995 a oggi e ha vissuto 18 degli ultimi 25 anni in gestione straordinaria, con commissari nominati per cercare di sanare i deficit delle precedenti gestioni. Dal novembre 2008 è commissario straordinario è il dottor Francesco Rocca che dovrebbe essere l’uomo che dovrebbe definitivamente mettere ordine nel complesso piante CRI.  
Rocca però, nei due anni di commissariamento, secondo molti, non sembra aver dato segni di cambiamento reale limitandosi a tagliare alcuni rami secchi ma sostanzialmente mantenendo il sistema Cri inalterato.
Avv. Francesco Rocca
 Anche la questione dei militari richiamati che lo stesso Rocca ha definito in una intervista a Report “non figli suoi”, rimane sul tappeto ed è presumibile che dopo la proroga del servizio fino al 31 gennaio 2011, si provvederà ad ulteriore proroga sine die, bilancio approvato permettendo ovviamente.
Da tempo, molti sostengo troppo tempo,  vengono denunciate irregolarità, poca trasparenza nella gestione dell’associazione, nonché una situazione di caos organizzativo con mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, assunzioni «facili» e senza concorso nel Corpo militare.
Nel 2008, il Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, titolava un suo articolo del 27 settembre con: «Sprechi, dossier dello Stato alla Corte dei Conti. La Croce rossa raddoppia i Centri. Ma per sole nove pratiche all’anno. Dopo l’ispezione partita richiesta alla Difesa di bloccare «il contributo per l’incapacità di spesa dimostrata».
Prima di ciò, la verifica amministrativa-contabile ministeriale del MEF ....
( scarica il pdf ) , effettuata da febbraio a giugno 2008,  aveva evidenziato ben 54 carenze e irregolarità che sembrano sussistere nel pianeta CRI.
D’altra parte ancora oggi, malgrado il Commissario Rocca parli di  cambiamenti e “ristrutturazione” nella CRI, non sembra che le cose siano complessivamente cambiate di molto rispetto al passato “viziato di carenze ed irregolarità”.
 A questo punto, sarebbe quanto mai auspicabile che il Commissario Rocca potesse rispondere ad una domanda che molti gli vorrebbero fare: sono state eliminate le carenze e le irregolarità evidenziate dall’ispezione MEF  ?
Se no, quali i motivi che hanno impedito al Commissario, in due anni di attività, di intervenire ? 


Lo Spreco della Croce Rossa.... condannato dai Giudici

CRI: GLI AMBULATORI CHIUDONO

E L'EX COMMISSARIO SCELLI 

DEVE RESTITUIRE 900MILA EURO

Gianni Letta e Mauriziuo Scelli
 Serrande abbassate per due ambulatori romani della Croce Rossa Italiana. Lo avevamo preannunciato lo scorso mese, e così è stato. La comunicazione del responsabile del comitato Provinciale Cri di Roma, Ulrico Angeloni, è arrivata a conclusione dell’anno 2010 sulle scrivanie delle direzioni amministrativa e sanitaria del Centro Operativo Soccorso Pubblico (Cosp), su quelle delle Organizzazioni sindacali della Cri, nonchè alle rappresentanze sindacali unitarie del Cosp. A chiudere i battenti sono stati, a partire dal 1 gennaio scorso, gli ambulatori Cri di via Pacinotti e di Largo Preneste, entrambi in zona Marconi, a Roma. Una decisione che lascia l’amaro in bocca. Se non altro dopo aver appreso che Maurizio Scelli, Commissario straordinario della Cri dal 2003 al 2005, è stato condannato dalla Corte dei Conti per aver causato, alla stessa croce rossa, un danno pari a 3 milioni di euro. L’accusa è quella d’aver sottoscritto una serie di contratti per servizi informatici a dispetto dell’opposizione dei revisori dei conti, che avevano segnalato la mancanza dei soldi nel bilancio. La Corte dei Conti non fa giri di parole nel definire la vicenda, si parla, infatti, di ‘sperpero di denaro pubblico’. In che senso denaro pubblico? I contribuenti italiani versano nelle casse della Cri fino a 160 milioni di euro l’anno. E, però, poi si chiudono gli ambulatori perchè ‘improduttivi’. E, soprattutto, si chiudono in una città come Roma dove, a rigor di logica, l’emergenza non sembra mancare. Tutto è taciuto fino alla chiusura definitiva degli ambulatori, ma è da tempo che le le organizzazioni sindacali della Cri denunciano l’assenza dei vertici politico-amministrativi in merito agli obiettivi della Croce Rossa Italiana. Obiettivi che, non sembrano coincidere, con chi ha occupato la poltrona di Commissario straordinario, nè con la decisione di lasciare scoperta, ovvero senza servizio, una zona centrale della capitale italiana.  Fonte: AgenParl

SCELLI CONDANNATO
DANNEGGIO' 
LA CROCE ROSSA

 LA CARRIERA: dalla guerra in Iraq.... al seggio alla camera

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martedì 11 gennaio 2011

La legge è uguale per tutti..... Basta essere raccomandati.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10295

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, 
FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. 
Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - 
premesso che:

Giampaolo Ganzer
un'agenzia stampa del 27 dicembre 2010, (Il Velino) riportava la notizia secondo cui
avrebbe avuto "accordi e contatti con pericolosi trafficanti ai quali avrebbe garantito di poter rendere in Italia ingenti quantitativi di droga nell'assoluta impunità". È quanto si legge nelle motivazioni dei giudici dell'ottava sezione penale di Milano per la condanna a 14 anni di reclusione (contro i 27 richiesti dall'accusa), nel processo per le presunte irregolarità commesse da Ganzer durante alcune operazioni antidroga. Il 12 luglio 2010, Ganzer era stato condannato per traffico internazionale di droga in riferimento a operazioni sotto copertura, insieme ad altre 13 persone, tra cui anche il generale Mauro Obinu e altri ex sottoufficiali dei carabinieri. Ganzer era stato assolto dall'accusa di associazione per delinquere ma condannato per episodi singoli legati al traffico internazionale di stupefacenti. Secondo i giudici, Ganzer e gli altri imputati non avevano costituito una struttura autonoma e gerarchizzata con lo scopo di commettere reati. Da parte loro, infatti, ci sarebbe stata soltanto l'intenzione di seguire alcune operazioni proprio per dare lustro e visibilità ai Ros davanti ai propri superiori e all'opinione pubblica. Al generale dei Ros non sono state concesse le attenuanti generiche non solo per "l'estrema gravità" dei reati commessi ma soprattutto per quella che i giudici hanno definito "preoccupante personalità", che renderebbe Ganzer capace di "commettere gravissimi reati per raggiungere gli obiettivi ai quali è spinto dalla sua smisurata ambizione". Durante il processo, Ganzer si sarebbe difeso con "la non conoscenza e la mancata (e sleale) informazione da parte dei suoi sottoposti", preferendo inoltre passare per un "distratto burocrate che firmava gli atti che gli venivano sottoposti".»;
il medesimo giorno fonti di stampa riportavano anche la notizia che il generale Ganzer non si sarebbe dimesso dall'incarico di comandante del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dell'Arma;
 
 Il 20 dicembre 2010, il maresciallo del corpo militare della Croce Rossa Vincenzo Lo Zito, con ordinanza commissariale n. 643-10, in attuazione della previsione normativa contenuta nel codice dell'ordinamento militare, emanato con il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, veniva sospeso dal servizio a tempo indeterminato per essere stato rinviato a giudizio innanzi al tribunale militare di Roma;

con il decreto ministeriale n. 453/III-7/2010 del 15 ottobre 2010, il maresciallo dell'Esercito Gelsomino Iannarone veniva sospeso dal servizio per mesi due a seguito della sentenza della corte militare d'appello n. 94/09 emessa il 14 ottobre 2009, divenuta irrevocabile il 29 novembre 2009, che lo aveva assolto dal reato di disobbedienza aggravata con la formula «il fatto non costituisce reato» -:

quali siano stati i criteri adottati per disporre le citate sospensioni dal servizio dei militari Lo Zito e Iannarone e quali siano i motivi che invece hanno determinato il mantenimento in servizio del generale Ganzer;

quanti siano i militari appartenenti ai ruoli dei graduati di truppa dei sergenti e dei marescialli attualmente sospesi dal servizio per motivi disciplinari o penali, quanti gli ufficiali inferiori e superiori, quanti gli ufficiali generali;

quanti siano attualmente gli ufficiali generali in servizio nelle forze armate compresa l'Arma dei carabinieri e il Corpo della guardia di finanza che sono imputati di reato o condannati per reati comuni o militari;

se non si ritenga di dover disporre la revoca dei provvedimenti della sospensione dal servizio nei confronti di tutti quei militari che si trovino nella condizione di imputato di reato o che siano stati assolti con le formule perché «il fatto non sussiste» ovvero perché «il fatto non costituisce reato», in caso contrario quali siano i motivi e quali conseguentemente i provvedimenti che adotterà nei confronti del generale Ganzer. 
 

giovedì 6 gennaio 2011

Le croci della Croce Rossa

  Il Commissario Straodinario annuncia la riorganizzazione a suon di privatizzazione e tagli ai lavoratori precari, eppure abusi come quello di Maria Teresa Letta restano tuttora impuniti. Ha l’ambizioso progetto di riorganizzare la Croce Rossa Italiana Francesco Rocca, un avvocato non il calciatore romanista, che dal novembre 2008 è il Commissario straordinario della pluricentenaria associazione. Dichiara d’aver lavorato sodo mese dopo mese, riordinando bilanci fermi al 2005 e ora, confortato dal disegno di legge 1167 che nell’ottobre scorso ha ricevuto il via libera dal Parlamento, lancia orgoglioso un’esortazione “alle persone serie che non vogliono far tornare le cose come prima”. Prima le cose per la Croce Rossa erano zeppe di magagne, gestioni allegre trasversali che coinvolgono esponenti di centrosinistra e centrodestra con punte di straordinario personalismo durante l’esercizio di Maurizio Scelli. L’attuale onorevole del Pdl fu accusato da più parti per avere non solo tradito la neutralità dell’ente ponendo la missione umanitaria in Iraq sotto la bandiera a stelle e strisce, ma per essersi servito dell’incarico in Croce Rossa nella successiva personale carriera politica. Il passato, che è ancora misterioso presente, sono anche i beni immobili CRI (donazioni di soci) esaminati da una puntata televisiva di Report in base alle denunce di funzionari che sono stati trasferiti proprio a causa delle rivelazioni sul patrimonio immobiliare sommerso. Oppure osteggiati per i contrasti coi famigli di potentati dell’attuale governo collocati in ruoli manageriali. Il presente e il futuro che il Commissario Rocca prospetta, e propaganda con un video caricato pure su You Tube, riguardano l’organizzazione del volontariato e la sua rappresentanza.  Lui agogna “la privatizzazione dei Comitati locali per essere incisivi ed efficaci sul territorio attraverso un’organizzazione snella. Avere la possibilità di far decadere i Consigli eletti attraverso la sfiducia degli elettori, mentre un tempo il Presidente locale era blindato. Prefigura che “attraverso istituti di democrazia diretta sarà possibile azzerare il Presidente che non risponde alle aspettative dei soci”.   
 Alla Presidente del CRI abruzzese Maria Teresa Letta, sorella del sottosegretario Gianni da due anni in conflitto col maresciallo Lo Zito che l’accusa di gravissimi illeciti amministrativi, dovrebbero tremare i polsi. Ma pare non sia così. Il Commissario desidera anche far piazza pulita delle clientele che partiti e certi sindacati praticano con assunzioni pilotate. Eppure la sua vis risanatoria rischia di falciare anche servizi e figure professionali necessari al sistema di primo soccorso cui la Croce Rossa presta uomini e mezzi. Lo denuncia il sindacato Usb che ha lanciato l’allarme su quanto si prospetta nella capitale dove, ad esempio, tre storici ambulatori pubblici che fornivano assistenza gratuita ai cittadini nei popolari quartieri di Tiburtino, Prenestino e Ostiense chiuderanno. Infatti è previsto il licenziamento o il non rinnovo di contratto per operatori che dopo anni di servizio risultano tuttora precari. Solidali alla cura Rocca la Direzione Generale e diversi Direttori di Comitati locali CRI. Ma quella sigla sindacale non ci sta e prospetta prossime agitazioni anche perché afferma Francesco Spataro Il Commissario aggira la legge 104/92, attua una mobilità selvaggia dei lavoratori senza accordarsi con le parti sociali, non rispetta le relazioni sindacali e viola le previsioni del testo unico 81/2008 che concernono salute e sicurezza nei posti di lavoro. In più prova a mettere un bavaglio a dipendenti e soci attraverso un sedicente Codice Etico”. Attorno a questo Codice che vieta agli appartenenti – volontari e dipendenti – della Croce Rossa di rilasciare dichiarazioni a soggetti terzi sulle strutture dell’associazione pena sanzioni disciplinari, alcuni parlamentari dell’Italia dei Valori hanno presentato nel mese di novembre interrogazioni ai ministri della Salute e della Difesa, denunciando come simili norme limitino la stessa attività sindacale. Il malcontento del personale precario è legato anche alla giungla contrattualistica in atto. Dice una lavoratrice che preferisce conservare l’anonimato perché già colpita dalla censura del proprio dirigente “Prendiamo il caso degli operatori del 118 esternalizzati e finiti nei distaccamenti CRI, costoro hanno un contratto ibrido per metà afferente alla Croce Rossa, per un’altra metà sancito dagli accordi della Sanità, di ciascuna viene presa la parte più favorevole all’azienda e il lavoratore si trova comunque svantaggiato. Il guaio è che questi contratti sono caldeggiati dalle sigle sindacali maggioritarie Cisl e Uil, e la Cgil in troppi casi s’accoda. Quello che sta facendo Marchionne a Pomigliano e Mirafiori le fasce del lavoro debole lo vivono sulla pelle da anni”. Aggiunge “Nei punti nevralgici che sono le ambulanze o i presidi sanitari siamo perennemente sotto organico e subiamo il ricatto dell’inquadramento. Quasi tutti siamo bloccati nell’area A2, con una retribuzione di circa mille euro mensili, pur avendo qualifiche professionali da area B cui spetterebbero stipendi superiori”.



 

martedì 4 gennaio 2011

Anno 2011. Cos’è oggi la CRI e verso dove va ?

 E’ la domanda che da tempo si pongono molti, soprattutto i lavoratori della CRI.  I sindacati sono in fibrillazione e minacciano scioperi, il corpo militare sempre nell’occhio del ciclone per via delle continue proroghe concesse nei decenni e che molti ritengono non corrette, i conti non tornano, anche per via di certe convenzioni che si sono rivelate veri e propri pozzi senza fine portando gravi deficit economici, il patrimonio immobiliare dell’associazione non correttamente “inventariato” e abbandonato in buona parte.
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A ciò si aggiunge una situazione di eterna conflittualità dai contorni difficili da comprendere per chi non è parte del pianeta CRI.
Questa è la situazione in cui da oltre due anni si trova ad operare il Commissario Straordinario, Francesco Rocca, nominato per mettere ordine, riorganizzare l’associazione e sanare il deficit economico.
Ha risolto, un po’ la questione SISE riuscendo a far uscire dalla palude siciliana senza grossi scossoni.
Ma nel complesso, come ha rilevato la trasmissione Report, la CRI appare ben lungi dall’uscire dal tunnel in cui è stata cacciata in decenni di “monopolio” politico e di amministrazioni allegre e non proprio esenti da critiche anche da organi di controllo ministeriali.
Rimane, quella della CRI, una situazione precaria e alquanto difficile da gestire. 
La Repubblica del 10 dicembre 2009, con sottolinea come la Croce rossa, sia «un ente costretto a muoversi al confine fra solidarietà e spreco, fra volontariato entusiasta e lavoro assistito. … La grana più grossa rimane quella della riorganizzazione del corpo militare, una delle sei componenti della Croce rossa (le altre sono i volontari del soccorso, i donatori di sangue, i giovani pionieri, le pie donne e le crocerossine) che, a leggere il j’accuse dell’ispettore del ministero, si è trasformata in un carrozzone. Ben 670 degli 877 militari in servizio continuativo nel corpo sono stati di fatto stabilizzati «senza che alcuna norma lo prevedesse».
Così succede che la storia   del corpo militare,  giunta alla ribalta nazionale, assuma due volti a seconda di chi ne siano gli attori: quello dello “scandalo” delle assunzioni e della creazione di un sistema anomalo e quello della “magnificazione” di un servizio che, nell’ottica della riorganizzazione, dovrebbe dare lustro alla  Croce Rossa italiana. Due facce di una stessa medaglia, insomma.
Rocca si sta muovendo in diverse direzioni, ma ai più questo suo agire non appare lungimirante e viene accusato di gestire la CRI più o meno come i suoi predecessori.
La questione delle proroghe dei militari è tutta da chiarire. 
 Lo stesso Rocca ha preso le distanze da loro dichiarando che “non sono figli miei”, ma allo stesso tempo ha dichiarato che il problema a questo punto è sociale che deve essere risolto politicamente. Nel frattempo li mantiene in servizio perché la domanda che si pone è , come si fa a mandare a casa gente che lavora da anni in CRI e che nel tempo si è costruito una famiglia, ha acceso un mutuo per la casa ? Atteggiamento che potrebbe essere anche condivisibile ma siamo sicuri che questa preoccupazione “sociale” è applicata o stata applicata a tutti i militari indistintamente negli anni e nell’attuale grave momento socio economico?
Cap. cri Mario Martinez
Leggendo qua e là giornali e riviste sembrerebbe evidente che no, l’aspetto sociale non sembra essere stato applicato, e non verrebbe applicato per tutti.
Rocca parla di aspettativa di vita e di un caso sociale, ma parlare di caso umano nei richiami o nelle proroghe dei militari, penso che si perseveri nella logica del recente passato (?) del clientelismo.
Anche forzando l’intelligenza, non si riesce a trovare alcun elemento nelle norme che regolano i contratti della P.A., di soluzione di casi umani e sociali. Questa tipologia di riferimento si può trovare nelle norme di che regolano l’assistenza sociale, la sanità, e i contributi relativi alla CIG (cassa integrazione guadagni) che sono di competenza del Ministero del Lavoro, della Sanità e dell’INPS.
E qui si innesca un altro problema, ovvero, la questione dei civili precari. Sarebbe interessante che il Commissario Rocca ci potesse dire come stanno effettivamente le cose per il personale con le stellette, ma senza dimenticare che si sta manifestando dirompente, il problema del personale civile che accusa Rocca di nepotismo e di violazione di tutta una serie di norme di legge.
Proprio il 1° di gennaio scorso, la RdB ha attivato la procedura di conciliazione e quindi a questo punto si potrà cominciare ad avere elementi per capire dove sta la verità e cosa si devono aspettare i lavoratori precari e i quadri civili, dalla CRI nel prossimo futuro.
Uno dei motivi della contestazione sta nella decisione di Rocca di riconsiderare le convenzioni, specie quelle in perdita, cosa che appare come un  fatto positivo ma non sembra che sia stata contestualmente considerato il problema di una clausola sdi salvaguardia per quanti, precari da qualche decennio, lavorano per conto CRI attraverso queste convenzioni.
La soluzione non è certo facile. Il Commissario Rocca afferma che certo non si può mandare a casa quei militari che da anni prestano servizio e che in Cri si sono costruiti una aspettativa di vita, ma a questo punto stesso metro di attenzione sociale, seppur non normato come detto da leggi che riguardano i contratti nella P.A.,  dovrebbe essere dato a anche questi “atipici” precari, che a loro volta si sono costruiti in CRI un futuro. 
Tralasciando tutti le contestazioni rivolte a Rocca che fanno parte del contenzioso sindacale, cosa si sta facendo in questa direzione ?
Il problema quindi, in ottica futura e di un risanamento dell’associazione, va inquadrato tenendo conto dei numeri complessivi del “precariato”, sia militare che civile, della quadratura dei conti, e non ultimo, della corretta, professionale e trasparente amministrazione dell’associazione a tutti i livelli. 
La soluzione del problema del personale, non di poco conto, deve camminare di pari passo con l’auspicabile opera di risanamento complessivo della CRI, anche in l’ipotesi di privatizzazione che da tempo circola in ambiente CRI e non solo, cominciasse a svilupparsi.
I danni attuali, sono figli di una politica distratta che per decenni però ha utilizzato l’associazione come un vero pozzo di San Patrizio per fini politici e non solo e da gestioni non proprio esenti da pesanti critiche, ma se davvero si vuole arrivare alla privatizzazione e al risanamento, non basta pensare solo al commissariamento come fin qui fatto, bisognerebbe far si che la Croce Rossa possa disporre di quegli strumenti normativi italiani idonei ad  avviare il processo di privatizzazione, compresa la necessaria autorizzazione da Ginevra, e quindi mettere in atto un progetto di riassetto definitivo della CRI per metterla al passo con i tempi. 
Ma soprattutto, bisognerebbe che la politica stesse fuori dalla CRI, perché dove interviene, provoca danni e dissesti. Recentemene Report ha portato alla luce l’immenso patrimonio della CRI abbandonato negli anni per motivi inspiegabili secondo alcuni, per “ipotesi di speculazione” secondo altri. Una cosa è certa, la precaria situazione del patrimonio immobiliare di cui sembra che non si conosca ancora perfettamente l’entità, ha delle responsabilità e queste sono da imputare ai vertici CRI che si sono succeduti nei decenni. Ed è responsabilità dei vertici CRI, e ovviamente anche dei soci che sembra non siano mai intervenuti, il fatto che l’ultimo bilancio CRI è fermo al 2005. 
Da l’Espresso del 23 marzo 2010 “non stupisce che in Italia, unico caso in Occidente, l’ente invece di essere indipendente è sotto il controllo ferreo dei partiti. Che da sempre usano la Croce rossa per fare assunzioni di massa (migliaia di precari militari e civili sono stati chiamati senza concorso e senza criteri): le emergenze e le calamità sono eventi secondari. I bilanci non vengono approvati dal 2005, e i commissari straordinari vanno e vengono».
 La domanda che si pone oggi, anche alla luce di tutta una serie di problematiche che emergono anche a causa di normative contrastanti e di idee politiche confuse, è, a chi ne giova lo status quo ?
Considerato che da alcuni anni si parla di riformare la CRI ma non sembra che il Parlamento abbia mai approvato leggi di riferimento, è da supporre che la politica non sia interessata ad una CRI, efficiente, ben organizzata e ben gestita, e soprattutto trasparente e non sprecona.
La Croce Rossa, fiore all’occhiello dell’Italia post bellica, deve ritornare ai suoi iniziali splendori e per fare ciò occorre una classe dirigente preparata, scevra da rapporti con la politica, e norme che la possano portare ad una efficiente organizzazione al passo con i tempi.
Se per questo deve essere privatizzata, si abbia il coraggio politico di intervenire con quella urgenza che il caso necessita, senza ma e senza se, ma soprattutto tenendo conto della necessità di salvaguardare i diritti della componente umana,  e per il rispetto che lo stato italiano deve (non dovrebbe), a quelle migliaia di VOLONTARI della CRI, che estranei dalle beghe e dagli intrighi di palazzo, operano quotidianamente, senza percepire alcun compenso e togliendo tempo alla propria famiglia ed al proprio lavoro, per assistere indigenti e  persone vulnerabili.
Sono loro in definitiva, la Croce Rossa italiana a cui tutti devono dire … grazie di esistere.

domenica 2 gennaio 2011

Vertenze sindacali in CRI. La RdB attiva la procedura di conciliazione Legge 83/2000


 La RdB/USb Pubblico Impiego, con una nota indirizzata al Ministero del Lavoro e per le Politiche Sociali, alla Commissione di Garanzia, al Commissario Strarodinario Cri Francesco Rocca e al Direttore generale CRI, Patrizia Ravaioli, ha formalmente comunicato di essere intenzionata  proclamare uno sciopero nazionale per i dipendenti (precari e di ruolo) della Croce Rossa Italiana e chiede pertanto di esperire il tentativo preventivo di conciliazione di cui all’art.2, comma 2, della Legge 146/90 e successive modificazioni e integrazioni. 
        Lo sciopero, secondo la RdB è motivato da:
-  licenziamento personale a tempo determinato della C.R.I. in possesso dei requisiti per la stabilizzazione;
  •   mancato avvio delle procedure di stabilizzazione del personale precario avente diritto della C.R.I.;
  •   chiusura indiscriminata servizi pubblici forniti dalla C.R.I. (ambulatori) senza preventiva consultazione con le OO.SS.;
  •   non rispetto delle prerogative previste dalla Legge 104/92 a danno di tutti i lavoratori (civili e militari) della C.R.I.;
  •         mobilità selvaggia dei lavoratori della C.R.I. senza preventivo accordo con le OO.SS.; 
  •   mancata applicazione accordi e/o violazione delle relazioni sindacali;
  •   mancata applicazione e/o violazioni al T.U. 81/2008 in materia di tutela  della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;
  • approvazione del c.d. “Codice Etico e di Condotta” in palese violazione dell’art. 21 della Costituzione Italiana e in violazione da quanto previsto dall’allegato al C.C.N.L.  degli E.P.N.E. 2006/09.   
 a testimonianza del 
" NON RISPETTO " 
delle prerogative della Legge 104/92 
il Maresciallo capo Lo Zito Vincenzo 
è vittima di questo sopruso..

a testimonianza della
"MOBILITA' SELVAGGIA"
il Maresciallo capo Lo Zito Vincenzo
è la terza volta 
che viene trasferito d'autorità.... 



fonte: Osservatorio Sicilia