lunedì 28 ottobre 2013

Il capitano “dimenticato” dalla CRI


Il Cap. Mario Martinez

 PALERMO – Iscritto ai ruoli degli ufficiali della Croce Rossa Italiana dall’11 novembre 1983, richiamato in servizio fino al 1991 e poi posto in congedo senza un apparente motivo, ad eccezione di una breve parentesi tra il giugno e il luglio 2003: è la vicenda del capitano Mario Martinez, dipendente della CRI, ente di diritto pubblico che svolge la sua attività sul territorio italiano grazie a oltre 150.000 dipendenti volontari e soci attivi e 5000 dipendenti e che, per obbligo, deve richiamare periodicamente in servizio tutto il personale militare, per riassegnarlo in modo ciclico ai comitati provinciali della stessa.
Eppure, nonostante i servizi prestati sino al 1991 e gli incarichi di responsabilità ricevuti, il capitano Mario Martinez non è più rientrato al lavoro. “Dimenticato” dall’amministrazione della CRI, Martinez comincia così nel 2004 a presentare delle istanze per chiedere di essere riammesso in servizio. Parallelamente, anche i direttori dei Comitati di Parma e Bari, in ottemperanza a quanto richiesto dal Comitato centrale di indicare i nominativi dei soggetti da richiamare, avevano indicato Martinez come scelta preferenziale. Ma tutte le istanze inoltrate alla Cri in quell’occasione furono evase. E’ nel 2006, così, che inizia un lungo contenzioso volto ad accertare la legittimità del congedo al quale Martinez era stato sottoposto, e che si protrae fino ad oggi.
A spiegare la vicenda giudiziaria che ha come protagonista il capitano Martinez e a cercare di trovarvi soluzione, interviene anche un’interrogazione parlamentare presentata il 24 febbraio 2011 al Ministero della Difesa, da parte dei deputati Idv Donadi, Palagiano e Di Stanislao. “Alla formale richiesta di spiegazione circa l’esclusione del richiamo in servizio del Martinez – si legge nell’interrogazione – la Croce rossa, nel 2007, rispondeva, in quanto ‘costretta’ da una sentenza del TAR del Lazio, che il richiamo non era stato operato in quanto i Comitati provinciali non avevano a suo tempo eseguito correttamente le procedure”. Il Tar del Lazio, in quell’occasione, chiarisce che i comitati provinciali CRI avevano eseguito le procedure, e si rilevava da parte della medesima CRI, abuso di potere e violazione dell’articolo 97 della Costituzione.
Ma non finisce qui. Secondo quanto stabilito da un’ordinanza commissariale del 2009, la Cri continua a richiamare sempre lo stesso personale. Con propria sentenza, però, il 30 settembre 2009 il Tar accoglie il ricorso di Martinez chiedendo alla Cri il suo reinserimento in servizio. L’anno successivo, in data 28 dicembre 2010, il capitano vince nuovamente un ricorso presentato al Tar, che stabilisce il richiamo il suo richiamo in servizio e il pagamento delle spese legali alla Cri. Nel 2011 la Cri impugna la sentenza che, però, viene rigettata. E nello stesso anno un’ulteriore sentenza del Consiglio di Stato del 2012 obbliga la Cri ad ottemperare a quanto previsto delle sentenze del 2010 e del 2012. Una porta girevole, dunque, che sembrerebbe portare sempre al punto di partenza.
Una vicenda ingarbugliata e che ancora oggi non trova soluzione. A spiegare i contorni intorno ai quali si muove attualmente l’Odissea che ha come protagonista Martinez, è l’avvocato Sabina Raimondi. “Si tratta di una vicenda molto particolare – spiega – e che ancora oggi aspetta una risoluzione definitiva. Dopo l’ennesimo giudizio di esecuzione, il 6 febbraio 2012 Mario Martinez viene rimesso in servizio. Il 23 febbraio, però, è già fuori”. L’avvocato precisa, poi, di aver già vinto la fase cautelare in domanda del congedo del capitano ma che si attende la sentenza definitiva. “Martinez, a detta della CRI, era stato congedato dopo meno di venti giorni per un provvedimento disciplinare, ma noi abbiamo impugnato anche questo. La situazione adesso è in sospeso. Attendiamo la sentenza che andrà in decisione il 6 novembre”. “Di certo – conclude la Raimondi – un principio acclarato è che tutti i dipendenti devono essere richiamati”.

venerdì 4 ottobre 2013

CON LE MANI NELLA MARMELLATA…




Ormai conosciamo, come le nostre tasche, il signor R., tanto da arrivare a prevederne le mosse; e puntualmente, oggi, si è verificato quello che ci aspettavamo.
La convulsa giornata di ieri, conclusasi con il ritiro dell’emendamento da parte del Senatore Pagliari (lo stesso che lo aveva presentato), ha messo in piazza l’ennesimo tentativo (per ora fallito), di gabbare i Lavoratori della C.R.I. Ormai le modalità sono ben conosciute e, stancamente, prevedibili; quando un Esecutivo (di qualsiasi colore esso sia) si trova in un momento di difficoltà o è in procinto di cadere, ecco che improvvisamente i soliti “monelli” della C.R.I., si mettono immediatamente all’opera organizzando il solito colpo di mano.
La stangata era ben congeniata; hanno utilizzato un inconsapevole Senatore della Repubblica al quale hanno consegnato una proposta emendativa che, senza dilungarsi troppo in chiacchiere, accelerava la “scomparsa” di tutti i ns. precari e poneva in mobilità, senza nessun percorso garantito, gran parte del personale a tempo indeterminato.
Appena venuti a conoscenza di questa manovra carbonara i Lavoratori, attraverso l’invio di mail dedicate, hanno invaso la posta del Sen. Pagliari per farlo desistere dal presentare l’emendamento truffa.
Tra questa mail era presente anche quella del sottoscritto; una mail molto piccata nei confronti dell’ignaro Senatore, ma che cercava di metterlo in guardia sui risolti negativi che avrebbe comportato l’approvazione dell’emendamento che portava il suo nome; nulla di più, nulla di meno.
Dato che questa mail è stata inoltrata a nome dell’Unione Sindacale di Base, come di solito, ne abbiamo riportato testimonianza sul profilo Facebook U.S.B.-C.R.I. dichiarando esplicitamente che la nostra mail era “una tra le tante” inoltrate al Sen. Pagliari.
È chiaro che l’intervento dei Lavoratori non è stato il solo; anche le altre parti sociali, accumunate dall’interpretazione negativa dell’emendamento, hanno fatto la loro parte.
 
Ma veniamo agli eventi odierni. R., preso con le mani nella marmellata e furente per il mancato colpo di mano, cosa pensa bene di fare? Di prendersela con la nostra Organizzazione Sindacale per la mancata approvazione dell’emendamento!!!
Ormai è diventato una macchietta, divenendo più prevedibile di un bambino di 5 anni. In parte ce lo aspettavamo, ma che arrivasse a convincersi (convincendo molti altri stolti), che si potesse far cancellare un emendamento con una semplice mail, ha veramente del ridicolo!!
È talmente accecato dall’odio nei confronti della nostra Organizzazione (alla faccia dei 7 principi), che nemmeno si rende più conto di quello che dice. 
Ci riempie di orgoglio pensare che R. ci reputi così importanti e potenti, tanto da avere un’influenza cosi forte sulle Istituzioni.
Ma noi voliamo molto più bassi e non ci arroghiamo poteri che non abbiamo; se, allo stato attuale, potessimo disporre di tali mezzi, di sicuro oggi qualcuno si troverebbe a lavorare con un contratto a tempo determinato (così proverebbe cosa significa), all’interno di una miniera del Sulcis (con tutto il massimo rispetto per i minatori di quella Regione).
Poi, come se non bastasse, in fretta e furia convoca tutte le OO.SS. e il C.O.C.E.R. per cercare di “confezionarci” qualche ridicola giustificazione a quanto è successo ieri al Senato tranquillizzando tutti sulla bontà dell’emendamento e sulle buone intenzioni circa la modifica del Decreto 178/12.
Come spesso ci accade, ci assalgono dei dubbi: ma se era convinto dell’efficacia di questo emendamento, perché non lo avrebbe condiviso prima con le OO.SS.? Quale migliore occasione per dimostrare (almeno per una volta) la buona volontà di fornire garanzia a tutti i Lavoratori?
E invece no, perché il progetto era ben altro! Ma anche questa volta gli è andata male, perché le parti sociali e i Lavoratori hanno ben vigilato, rintuzzando quest’ennesima porcata!
La U.S.B., domani, non prenderà parte all’incontro perché ritiene inutile e dannoso continuare a legittimare un’Amministrazione che, sulle questioni che riguardano la c.d. “riforma” della C.R.I. ha, da sempre, dimostrato nei fatti di voler procedere senza coinvolgere le parti sociali tentando spesso (e ieri ne è stata un’ulteriore prova) colpi di mano con il preciso intento di sbarazzarsi, il più in fretta possibile, dei Dipendenti.
Riteniamo sacrosanto il diritto di individuare un interlocutore affidabile e onesto con cui aprire un confronto che porti alla sospensione degli effetti del Decreto 178/12.
La U.S.B., come già comunicato nel mese di luglio e in attesa di unirsi ad altri soggetti sindacali, comunica la programmazione di una Manifestazione sotto il Ministero della Salute da tenersi, con molta probabilità, alla fine della prossima settimana.
Quanto prima comunicheremo i soggetti partecipanti e la data definitiva.










mercoledì 2 ottobre 2013

L’ENTITÀ OCCULTA E GLI SPRECHI AI TEMPI DI R.




 Da questa Amministrazione ci si poteva aspettare di tutto, ma venire a conoscenza che in questi cinque anni qualcuno abbia potuto gestire la C.R.I. “senza nemmeno avere a disposizione le carte necessarie” è davvero singolare.
Questa dichiarazione, come sicuramente affermerebbe il sig. R., potrebbe essere il frutto di una nostra sterile polemica; ma non è così. È il 12 settembre 2013, quando dalle colonne del giornale online “La Notizia” (Giornale.it) esce un articolo a firma del giornalista Andrea Koveos intitolato “Croce Rossa ridotta in barella. L’emorragia degli sprechi”. Leggendo attentamente questo articolo, ci si rende conto di una affermazione (ad oggi mai smentita dall’interessato), che lascerebbe supporre che l’allora commissario, ed oggi presidente C.R.I., abbia gestito una emergenza finanziaria senza conoscere le carte! Che ci si sia affidati ad una chiromante? Oppure si è utilizzata una sfera di cristallo? Strano, però, che in tutto questo tempo (soprattutto dopo le vergognose Relazioni della Corte dei Conti), ci si è sperticati ad osannare il lavoro fatto proprio sui bilanci, che di carte si nutrono.
Ora la domanda è d’obbligo: se il signor R. non ha mai avuto a disposizione i documenti necessari per gestire l’Ente, chi lo ha fatto al suo posto? E con quali carte?
Nell’articolo de “La Notizia” ci sono altre stranezze o, per meglio dire, si rincorrono vecchi adagi che sono alla base dell’approvazione del Decreto 178/12; l’elevato costo del Personale.
Questa menzogna viene riproposta a intervalli regolari (o ad orologeria per dirla alla B.) e sempre in momenti particolari, come a voler ricordare a qualcuno che tutto quello che è accaduto in questi anni alla C.R.I. è responsabilità dei Lavoratori.
Il giornalista (imbeccato ad arte?) ripropone degli aspetti già trattati dal Magistrato della Corte dei Conti che si è occupato (per nostra disgrazia) di relazionare sulla gestione degli ultimi 5 anni.
Basta andarsi a rileggere quanto abbiamo scritto nel comunicato “Per chi parteggia la Corte dei Conti”, per persuadersi di cosa siano stati capaci pur di arrivare a privatizzare la C.R.I.
Il linguaggio usato è lo stesso di chi, in questi anni, ci ha propinato la necessità di privatizzare la C.R.I. con argomentazioni mendaci e opportunistiche utilizzando, strumentalmente, le risultanze di due Relazioni della Corte dei Conti sulla cui genuinità, nutriamo forti sospetti.
Ma la verità è un’altra, ed è arrivato il momento di affermarla senza aver paura di essere smentiti.
Tutta questa messinscena, durata cinque lunghissimi anni, aveva una finalità ben precisa; costituire il tanto vituperato modello S.I.S.E. su scala nazionale.
Le assunzioni selvagge di Soci elettori (attraverso l’utilizzo di Società Interinali e/o di Servizi) iniziate appena dopo l’approvazione del Decreto 178/12, dimostra la volontà, non di essere svincolati da lacci e lacciuoli imposti da una Pubblica Amministrazione, ma di avere le mani libere su assunzioni di amici degli amici senza controllo alcuno (e con il via libera dato dall’Ordinanza Presidenziale n.0260-13 del 19/07/2013). 
Le prove generali sono in corso da tempo; molti dei Soci elettori hanno già messo più di un piede dentro l’ancora Ente Pubblico pensando di trovarsi già all’indomani della notte di S. Silvestro del 2013. 
Tutto ciò sta avvenendo con il colpevole silenzio/assenso del Direttore Generale, dei Capi Dipartimento, dei Dirigenti e dei Funzionari, conniventi e assoggettati al presidente nazionale e ai presidenti insistenti su tutto il territorio nazionale. 
La creazione di nuovi posti di lavoro, per un’Organizzazione Sindacale come la nostra, dovrebbe essere un segnale positivo soprattutto se vissuta in un contesto critico come quello che sta vivendo il nostro Paese; ma, con tutta la buona volontà, non riusciamo ad esultare per questi risultati. La spiegazione è presto data; non ci piace perché questa manovra è fatta sulle spalle di Lavoratori pubblici che hanno decine e decine di anni di servizio in C.R.I. e che per colpa di questa canagliata, rischiano di perdere il posto di lavoro. Ma cosa ancor più paradossale è che, fino ad oggi, noi Dipendenti siamo stati additati come coloro che lavoravano in uno “stipendificio” o che eravamo figli di nonni, zii, padri, e parenti vari, già impiegati in C.R.I.; ora questi nuovi assunti, che paternità hanno?? Chi vi scrive è figlio (orgoglioso e grato) di un Dipendente C.R.I., deceduto per causa di servizio all’età di 51 anni. Così come me, decine e decine di Lavoratori che si differenziano dalle recenti assunzioni selvagge da un particolare, che per alcuni potrebbe risultare insignificante; l’aver partecipato ad un concorso pubblico e averlo superato! Queste assunzioni, invece, da cosa sono giustificate? A carico di chi sono queste nuove assunzioni? Prima di reclutare tutto questo personale, si è provveduto a verificare se si potesse utilizzare personale già in servizio (sia a tempo indeterminato, determinato e appartenente al Corpo Militare)? A tutte queste domande l’U.S.B. sta cercando di dare delle risposte attraverso una serie di documenti richiesti ai sensi della Legge 241/90 ma, a meno di 15 gg. dalla scadenza dei termini di Legge, dalla C.R.I. silenzio assoluto. A questo punto è lecito chiedersi a chi fosse rivolto il titolo dell’articolo del giornalista Koveos: sono i Dipendenti (già retribuiti con il finanziamento proveniente dello Stato) o sono queste assunzioni selvagge a determinare “L’emorragia degli sprechi”? Ma i veri sprechi non sono quelli faziosamente descritti dal giornalista de “La Notizia”; molti soldi pubblici sono stati gettati alle ortiche con una condotta suicida e masochista, votata al perseguimento di vendette personali e inutili meschinità. È il caso del “nostro” Capitano del Corpo Militare C.R.I., Mario Martinez. Del collega (perché una Sentenza ha ribadito definitivamente che di questo si tratta), ci siamo già occupati in altri comunicati, sempre per motivi connessi alla sua surreale querelle con questa Amministrazione C.R.I. Senza dilungarci troppo sulle estenuanti traversie vissute dal Martinez per i Tribunali di mezza Italia, possiamo affermare, con estrema certezza, che egli incarni, suo malgrado, il più vistoso sperpero di denaro pubblico perpetrato dalla C.R.I. in questi ultimi anni. Sostanzialmente, il Cap. Martinez ha avanzato giuste pretese in ordine ad un richiamo in servizio mai arrivato, ma di cui il Tribunale ha sancito la legittimità della richiesta. In un Paese normale e in una Amministrazione guidata da persone di buon senso e scrupolose, la prima cosa da fare sarebbe stata dare seguito a quanto ordinato dai Tribunali (Consiglio di Stato incluso).
Invece in C.R.I. cosa succede? Che ostinatamente e senza alcun appiglio giuridico, ci si oppone fino allo sfinimento arrivando anche allo spergiuro (come ha evidenziato il Consiglio di Stato nella Sentenza n. 2141 del 20/03/2012).
Tutte queste ostilità a cosa hanno portato? A buttare soldi pubblici in inutili, quanto dannosi, contenziosi.
Ma non ci si è limitati a questo. Il Capitano, a seguito di queste Sentenze, ha visto soddisfatte anche le sue pretese economiche ottenendo dalla C.R.I. le retribuzioni per anni di mancati richiami, pur rimanendo tranquillamente seduto nella poltrona della sua casa.
Ma anche qui, l’ineffabile Amministrazione della C.R.I., cosa combina? Che sbaglia i conti (non gliene va proprio bene una!) ed è costretta a subire un’altra umiliazione vedendosi imposto un Commissario ad acta (la Dott.ssa Raffaela Moscarella) con Deliberazione n. 1 del 09/08/2013 emanata dal C.d.S.
Tanto per rendere l’idea, un Commissario ad acta costa bei quattrini (oltre alle spese processuali) e sono sempre e solo soldi dei contribuenti (cioè nostri).
Il paradosso è che la C.R.I. non ottempera alle Sentenze passate in giudicato, e i ricorrenti, per ottenere giustizia sono costretti a farsi nominare un Commissario ad acta.
Ma come, la nostra “Direttora” viene nominata per fare il Commissario ad acta all’Ospedale di Tagliacozzo (non ci interessa se abbia accettato o meno) e noi ne facciamo venire uno dall’esterno?? Non sarebbe stato meglio ottemperare alle Sentenze senza buttare soldi dei contribuenti?
Viene quasi da pensare ad una persecuzione orchestrata ai danni del Martinez; perché tanto accanimento per una persona che nemmeno si conosce? Quali sono i motivi che spingono il signor R. a non richiamare il Capitano Martinez? Che sia una sorta di “razzismo” regionale ai danni del Militare palermitano (avrebbe avuto più fortuna se fosse stato laziale o abruzzese)? Oppure il Martinez è a conoscenza di qualcosa di importante, tanto da costringere la C.R.I. a tenerlo lontano dalle sue sedi?
Di certo un’ulteriore brutta storia che rivela che gli sprechi son ben altri e non quelli che la stampa, le Istituzioni e la stessa C.R.I. vogliono farci credere. Le stesse cause degli incentivi e delle stabilizzazioni, se trattate con oculatezza, avrebbero fatto risparmiare alle casse dello Stato una valanga di denaro.
Chi pagherà per tutto questo? Chi è il colpevole di questo scempio?
Noi un sospetto c’è l’abbiamo; vuoi vedere che è lo stesso manovratore che non ha messo a disposizione le carte per il signor R.?
Ai posteri l’ardua Sentenza……..