lunedì 18 febbraio 2013

FIDARSI È UN BENE, NON FIDARSI È UN DOVERE!




FIDARSI È UN BENE, 
NON FIDARSI 
È UN DOVERE!
(DI QUESTI VERTICI C.R.I.)






L’incontro (tra OO.SS. e C.R.I.) avvenuto il 15 febbraio u.s., ha prodotto l’ennesima pantomima da parte di questa Amministrazione, che pare proprio non conosca vergogna.

Il Direttore Generale, che si comporta sempre più spesso come Alice nel Paese delle Meraviglie, ci ha “sorpreso” quando candidamente (ma anche con una bella dose di faccia tosta) ci ha confessato che, sia lei sia il “nuovo” presidente, sono estranei all’approvazione del famigerato Decreto “ammazza lavoratori” della C.R.I.

Proprio perché confessato così candidamente, abbiamo voluto rassicurare (non vorremmo che si avessero dei sensi di colpa) queste “care” persone, che tanto hanno fatto per i lavoratori della C.R.I., sollevandoli da ogni responsabilità e convincendoli del fatto che il Decreto è stato fortemente voluto dai Lavoratori e dalle OO.SS.!!
 
Ma le sorprese non sono finite qui; altrettanto candidamente la C.R.I. si è detta disposta ad un’ipotesi di “collaborazione” tra le parti sociali e gli attuali Vertici con lo scopo dichiarato di tentare di modificare lo stesso Decreto al fine di renderlo più “garantista” per tutti i lavoratori.
 
Ora, dato che noi non ci chiamiamo Alice e non abbiamo più l’età per continuare a credere alle favole, ci risulta veramente difficile sopportare (e ci fa imbestialire non poco), che questi signori pensino di continuare a prendere in giro i Lavoratori senza fornire una risposta adeguata.
 
Lo sconforto (e la rabbia) ha raggiunto l’apice quando, dalla quasi maggioranza del tavolo, è arrivato un sostanziale appoggio a questa iniziativa; senza voler entrare in polemica con nessuno e senza voler censurare le iniziative altrui ci chiediamo (e chiediamo) come si possa ancora pensare di “collaborare” con questi signori?
 
Tanto per rinfrescarci la memoria, ci teniamo a porre alcune (ma significative) domande che dovrebbero mettere in allarme, coloro i quali pensano di trovarsi di fronte persone leali e sincere:

- chi è stato che ha tentato di far passare sottobanco l’unico Verbale prodotto da questa Amministrazione (durante il nubifragio del 20/10/2011), con il solo scopo di far approvare il primo Decreto?

- chi è che arringava la folla proponendo la privatizzazione e la “razionalizzazione” del personale Dipendente durante l’Assemblea del 16/07/2011 alla presenza di oltre 350 Commissari Regionali, Provinciali e Locali?

- chi è che ha pronunciato la frase….. «Serve una Riforma strutturale che traghetti la C.R.I. alla privatizzazione»?

- chi è che ha definito i Lavoratori come “infedeli”, “marchettari”, “sfruttatori” e ha dichiarato che la C.R.I. è stata, fino ad oggi, uno “stipendificio”?

- chi è che ha riferito che il giornalista (Fabio Pavesi) del “Il Sole 24ORE” non diceva cose sbagliate nel famigerato articolo del 05/02/2013?

- chi è che non si è mai espresso pubblicamente contro questo Decreto e che abbia concretamente preteso e messo in atto ogni utile provvedimento per assicurare un vero futuro lavorativo ai circa 4000 Dipendenti della C.R.I.?

Potremmo scrivere un libro su quello che hanno fatto e detto questi Vertici durante questi 5 anni, ma siamo pienamente convinti che i Lavoratori conoscano la verità su quali fossero le reali intenzioni di chi adesso si professa propenso al dialogo e alla collaborazione.

Confidiamo che anche le altre parti sociali si ricordino e valutino attentamente con chi abbiamo a che fare e si comportino di conseguenza.

Per parte nostra, riteniamo un “suicidio politico”, pensare soltanto di dover collaborare con chi ha progettato, condiviso e sollecitato l’approvazione di un Decreto che porterà (se non si interviene per tempo) alla perdita di circa 4000 posti di lavoro.

Giunti a questo punto, crediamo che l’unico vero interlocutore possa, e debba essere, il nuovo Esecutivo insieme ai reggenti dei nuovi Dicasteri che ancora sovraintendono alla C.R.I.; ogni altra iniziativa arrecherebbe, secondo noi, un’offesa ai Lavoratori che proprio per colpa di questi Vertici, stanno rischiando seriamente di ingrandire l’impressionante numero di disoccupati nel nostro Paese.

Non siamo mai stati, non siamo e mai saremo la stampella di questa Amministrazione che irresponsabilmente (ma coscientemente) ha sempre negato che il “vero” obiettivo di questo Commissariamento potesse portare allo smantellamento dell’Ente Pubblico C.R.I.

Noi continueremo a vigilare affinché nessuno si presti a manovre poco chiare ribadendo, nelle sedi opportune, le nostre proposte di modifica al Decreto (peraltro già presentate alla 12ª Commissione Igiene e Sanità e visionabili sul sito del Senato), fermo restando il nostro impegno affinché tutto l’impianto del Decreto venga riposto nella sede che più gli si addice….. la spazzatura!


  






  

martedì 12 febbraio 2013

PER CHI PARTEGGIA LA CORTE DEI CONTI ?

  

PER CHI 
PARTEGGIA 
LA CORTE DEI CONTI ?




A prima vista il titolo potrebbe sembrare irriverente e fuori luogo, ma leggendo attentamente l’ultima Relazione sulla gestione finanziaria dell’Associazione Croce Rossa Italiana per l’esercizio 2011 (ma anche quella per gli esercizi dal 2005 al 2010), il contenuto appare quantomeno discutibile.
La relazione, copiosa e articolata, presenta alcuni aspetti pochi chiari laddove l’azione del relatore si concentra sulla questione delle convenzioni (in particolar modo quelle definite “in perdita”) stipulate dalla C.R.I. con altri soggetti pubblici.
Si sostiene che la causa principale della “diseconomicità” di tali convenzioni è da imputare “all’alto costo del personale rispetto a quello delle strutture privatistiche”.
Quanto riportato è alquanto inquietante, ma andiamo per gradi; al punto 2.1 della relazione 2012 (dove si parla del personale civile Dipendente), si riporta puntualmente a quale disciplina, legislativa e contrattuale, sono legati i Lavoratori della C.R.I. e cioè il Decreto Legislativo 165/2001 e il C.C.N.L. del comparto Enti Pubblici non Economici.
Tale innegabile realtà, da valore (o dovrebbe darne) e riconoscimento a due Leggi dello Stato a cui tutti (compresa la stessa Corte) sono tenuti al rispetto e osservanza. Come mai allora si protende per i contratti delle strutture privatistiche rispetto a quelli pubblici?
Non è la sola domanda che ci siamo posti; nel fare una affermazione così perentoria, ci saremmo aspettati maggiori dettagli a supporto di questa fantasiosa teoria: quali sono le strutture privatistiche che hanno costi del personale più bassi rispetto alla C.R.I.? Quale disciplina legislativa e contrattuale applicano queste fantomatiche “strutture privatistiche”? Quali sono i parametri che si sono usati per affermare (con granitica convinzione) che il privato è meglio del pubblico?
Non vorremmo che tale convinzione nascesse dal fatto che molte “strutture privatistiche” fanno uso indiscriminato del lavoro nero (come è ampiamente documentato), in spregio ai contratti e alle Leggi dello Stato; non solo.
Non di rado i lavoratori impiegati in queste “strutture privatistiche”, sono sottopagati, soggetti a orari di lavoro massacranti e senza nessun controllo in ossequio al T.U. sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 81/08).
Se è questo il termine di paragone a cui si fa riferimento, avremmo volentieri fatto a meno delle Relazioni, risparmiando (questa volta sì), denaro pubblico.
Ma la cosa che più ci preoccupa è che valutazioni di questo tenore, vengano fatte da uomini dello Stato che lavorano per un Organo Costituzionale (che di certo non è una struttura privatistica), che dovrebbero curare (e controllare) gli interessi della cosa pubblica e non quelli di astratte entità privatistiche e che, quantomeno, dovrebbero limitarsi a esporre in maniera asettica quanto a loro richiesto senza offrire soluzioni di parte, soluzioni cui il solo Governo è deputato a trovare.
Per paradosso ci verrebbe da affermare, che meglio sarebbe affidare la contabilità dello Stato ad un gruppo di ragionieri di una ditta privata, in quanto i Magistrati della Corte dei Conti costano un occhio della testa! Chissà cosa ne penserebbero i Magistrati contabili di questa opzione…
Tanto per farsi un’idea di quanto guadagna un Magistrato contabile, riportiamo un articolo del 2007 del quotidiano online “l’Occidentale” (non è facile reperire notizie e conoscere con certezza gli stipendi dei dipendenti della Corte dei Conti): «…La Corte dei Conti ha a ruolo quasi 550 consiglieri. L'ultimo della scala gerarchica guadagna seimila euro lordi al mese, il primo quasi 20. Poi ci sono le indennità e i fringe benefits (benefici accessori). Spesa globale, dipendenti inclusi, almeno 130 miliardi di rimpiante lire ogni anno».
Ma torniamo alla C.R.I.; al punto 3.1 della Relazione 2012 si afferma che «…anche nel 2011 è proseguita la nuova politica di gestione delle convenzioni trasporto 118 ed il trasporto infermi, mirante a diminuire il numero di convenzioni in perdita ed a stipulare atti convenzionali in equilibrio economico o con saldo attivo». Stravagante analisi, in quanto sono proprio le convenzioni per il trasporto 118 (vedere ad esempio quella del Lazio tra C.R.I. e A.R.E.S.) che, sempre secondo quanto riportato dalla Relazione, hanno causato il più alto disequilibrio economico tale da compromettere seriamente la parità di bilancio di tutta la C.R.I.! E poi come si può affermare che la stipula di una convenzione tra due entità (in questo caso due entità pubbliche) porti ad un “saldo attivo” quando si offrono servizi sanitari essenziali come il Pronto Soccorso? Ma la parità di Bilancio non vale per la C.R.I. o fa comodo solo quando si deve licenziare il proprio personale?
Poi però al punto 6, lettera C, si ha come un sussulto di pudore e coscienza affermando che: «…Viene peraltro osservato che la stipula di convenzioni non economiche (leggasi in perdita) può essere determinata dalla esigenza di soddisfare bisogni di collettività o di persone in stato di vulnerabilità in linea con i principi dell’Associazione e i compiti espressamente previsti dallo Statuto dell’Ente (errato dell’Associazione!)».
A quanto pare si hanno poche idee, ma ben confuse…. Ci dovrebbero spiegare qual è il limite tra l’esigenza di soddisfare i bisogni della collettività (e quindi soprassedere alle passività di Bilancio) e quando i bisogni dei cittadini-utenti possono essere calpestati in favore di freddi calcoli finanziari e di tornaconti economici.
Questo non ce lo spiegano (o non vogliono spiegarcelo); ma quando si vuole, si sa essere chiari, sintetici e incisivi.
Ad esempio, prendiamo il punto 4 della Relazione 2012 dove si parla della riforma; riportiamo fedelmente; «…Il relativo Decreto legislativo di riordino dell’Associazione italiana (e dell’Ente Pubblico aggiungiamo noi) della Croce rossa è stato finalmente adottato il 19 ottobre 2012 con il n. 178».
Cosa si intende affermare con finalmente? Finalmente per chi o per che cosa? (certamente non per i lavoratori della C.R.I.). Perché ci si è spinti a fornire un giudizio così di parte, quando ci si poteva limitare ad una presa d’atto e scrivere che il Decreto è stato semplicemente adottato il 19 ottobre 2012?
Quando si formulano giudizi così importanti (come per i giudizi di cause civili e/o penali), le parole pesano sulle valutazioni finali e non vengono mai messe lì per caso….. La Relazione 2011 ha influito non poco sul percorso e sull’approvazione del Decreto di “riordino” della C.R.I.; basti leggere le innumerevoli sedute delle varie Commissione di Camera e Senato per rendersene agevolmente conto.
La spinta propulsiva data dalla Relazione 2011 in direzione della privatizzazione della C.R.I., non può essere smentita da nessuno; le valutazioni di ordine politico (in sede di Commissioni) hanno ritenuto dirimenti le osservazioni della Corte dei Conti e anche quelle del Commissario Straordinario che, inspiegabilmente, coincidono.
A titolo di esempio basta dare attenta lettura alla pag. 52 della Relazione 2011 (ma anche a pag. 24 di quella del 2012) e al Rendiconto Consolidato del 2007 (pag. 6) a firma del Commissario Rocca (dove si parla della situazione economica negativa del Regionale C.R.I. Lazio), per rendersi conto che le parole utilizzate sono assolutamente identiche!
Ma siamo sicuri che siano state lette con la dovuta perizia e attenzione? Osservatori più attenti, alcuni Senatori della 12ª Commissione permanente (Igiene e Sanità), hanno anche loro evidenziato quanto da noi rinvenuto affermando che «il referto della Corte dei conti (depositato il 28/11/2011) riproduce in larga parte le considerazioni di cui alla nota presentata in sede d’audizione del Commissario Rocca (...)».
Questa importante osservazione è inserita nell’intervento del Senatore Cosentino (PD) che (nel resoconto stenografico n. 16 - 301ª seduta del 18/01/2012) tende a “censurare” quanto descritto dai suoi colleghi tanto da dichiarare che…. «Già questo passaggio e` un po’ improprio. Vorrei ricordare, infatti, che la Corte dei conti e` un organo giurisdizionale e non e` un apparato dipendente dal Governo. Occorrerebbe quindi avere un certo rispetto istituzionale. Noi possiamo anche non essere d’accordo con quanto rileva la Corte dei conti ma non siamo giudici di Cassazione delle decisioni di quell’organismo. Sarei quindi più cauto nell’affermare se il referto della Corte riproduce o meno le considerazioni del commissario Rocca o se – come si dichiara in seguito – «si prende atto in modo abbastanza asettico ed avalutativo dei risultati gestionali». Mentre, cioè, riferiamo correttamente della relazione Corte dei conti, sarebbe opportuno non intervenire con un nostro giudizio di merito sulla giustezza o completezza della stessa. Inoltre, nella parte finale delle considerazioni si dichiara: «La mancanza di una motivazione sul punto rende comunque arduo attribuire alla Corte un giudizio che per essere veramente tale avrebbe richiesto un adeguato supporto motivazionale». La mia proposta, in sintesi, e` di eliminare la parte delle considerazioni».
Cosa pensare? Che qualcosa di anomalo c’è stato, ma meglio non dirlo? Rimaniamo certamente perplessi.
Come rimaniamo perplessi quando nelle Relazioni, non si tiene conto (o non ce se ne avvede) di quanto riportato in alcuni Rendiconti Generali Consolidati della C.R.I. (non ultimo il tanto sbandierato 2011).
A pagina 2 della nota integrativa del Rendiconto 2011 viene riportato quanto segue: «Inoltre, in ottemperanza alla delibera n. 231 del 10.07.2007 del Consiglio Direttivo Nazionale, le Unità territoriali hanno avuto disposizione, con circolare n. 62723 del 16/09/2010 a firma del Direttore Generale, di iscrivere tra le poste delle uscite rimborsi per il Comitato Centrale riferiti alle spese di personale civile a tempo indeterminato utilizzato in convenzione, per €. 14.467.255,55, del personale militare per €. 9.530.111,49 e rimborsi per le spese relative alle polizze assicurative dei mezzi in dotazione, per € 7.571.900,00».
Ci siamo chiesti: come mai non si è pensato di verificare da dove arrivassero i proventi delle Unità territoriali da destinare al rimborso per il Comitato Centrale per l’utilizzo di personale civile a tempo indeterminato nelle convenzioni?
Come mai non si è chiesto (come facciamo noi da anni), come fosse possibile che alle Unità territoriali corresse l’obbligo di rimborsare il personale civile a tempo indeterminato quando questi è già retribuito dal Comitato Centrale attraverso il finanziamento che riceve dello Stato?
Come mai non si è verificato in quale capitolo di bilancio sono confluiti tali rimborsi e per quale finalità sono state utilizzate queste “ nuove entrate”?
Noi siamo più che convinti che le Unità territoriali per far fronte a questo “balzello”, sono state “costrette” a caricare i costi del personale civile di ruolo sulle Convenzioni facendo, naturalmente, lievitare gli accordi economici tra i due contraenti.
Questo artificio contabile (che abbiamo sempre contestato e bollato come illegittimo), ha causato, da un lato, la perdita di innumerevoli convenzioni con conseguente perdita di posti di lavoro (esclusivamente personale precario) mentre, dall’altro, ha permesso, a più soggetti, di affermare la diseconomicità delle stesse convenzioni per l’alto costo del personale utilizzato, arrivando a perorare la causa per la privatizzazione della C.R.I. (convergente con il “vero” mandato governativo fissato per il Commissario Rocca).
Coincidenze? Fatalità? O progetto preordinato e pianificato nei minimi particolari?
Le ultime vicende legate all’elezione a Presidente C.R.I. dell’ex Commissario Rocca, farebbero protendere per quest’ultima ipotesi.
Siamo portati a pensare che questo progetto preordinato non possa non essere stato attuato senza l’avallo (più o meno palese) delle più alte cariche dello Stato, di alcuni Organi Istituzionali, Ministri, Deputati, Senatori. giornalisti (l’artico del “Il Sole 24ORE” del 5 febbraio scorso ne è la prova) e eminenze grigie che avevano il solo scopo di creare un cuneo nel mondo del Pubblico Impiego, disfarsi di quasi 4000 lavoratori e “appropriarsi” dell’ingente patrimonio immobiliare della C.R.I.
Ne è stata riprova, l’ultimo atto del precedente Governo Berlusconi che, mentre si apprestava a salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni e decretare la fine del proprio Esecutivo, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, On. Gianni Letta (fratello di uno dei due nuovi Vice Presidenti C.R.I.), si apprestava a presiedere e approvare la prima bozza di Decreto (poi in seguito bocciato), in un Consiglio dei Ministri praticamente deserto.
Questo è stato, forse, il più eclatante degli episodi (ma altri ne sono seguiti) che hanno costellato il percorso del Decreto di privatizzazione e che ci hanno convinti a considerare la possibilità di un vera e propria “congiura” nei confronti della C.R.I. e, soprattutto, nei confronti dei suoi lavoratori.
Come abbiamo già evidenziato (e per tornare al tema principale), le due Relazioni hanno avuto un duplice scopo; il primo, con la prima Relazione, è stato quello di far leva sulle Commissioni, sulla Conferenza Stato-Regioni e sul Governo affinché ci si convincesse della bontà del progetto di privatizzazione della C.R.I. Il secondo (con la seconda Relazione per buona parte speculare alla prima), è stato quello di esaltare l’operato di questa gestione Commissariale che prontamente è stato utilizzato a fini propagandistici ed elettorali interni alla C.R.I.
Siamo sicuri che saremo tacciati come “cultori del sospetto” o “dietrologi”; ma, senza entrare a fondo nelle Relazioni della Corte dei Conti, abbiamo cercato di offrire una lettura differente e circostanziata che permettesse di comprendere le dinamiche che hanno portato all’approvazione del Decreto di privatizzazione della C.R.I.
Molto altro ci sarebbe da dire e da osservare: per esempio quali siano stati i criteri di scelta per l’individuazione, per la C.R.I., di alcuni contabili invece che di altri; oppure analizzare le discrasie tra quello che prevede il D.lgs. 66/2010 e il Decreto legislativo n. 178 del 28 settembre 2012, in merito alle problematiche degli appartenenti al Corpo Militare C.R.I.; la scarsa attenzione riservata alla parte che riguarda il patrimonio immobiliare della C.R.I.; o ancora, l’inesistente accenno allo scandaloso periodo di Commissariamento (quasi 5 anni), che inizialmente doveva occuparsi, prevalentemente, delle questioni di Bilancio (da risolversi in un anno ma poi sappiamo tutti come è andata a finire), aumentando esponenzialmente il compenso (denaro pubblico) per il Commissario Governativo.
Insomma, ci sembra evidente che il taglio dato alle Relazioni sia improntato, in massima parte, ad evidenziare la necessità di una “ristrutturazione” della C.R.I. che passasse necessariamente attraverso l’abbandono dello status giuridico pubblico in favore di uno privatistico, senza preoccuparsi minimamente (se non in qualche enunciazione di principio peraltro già prevista dallo stesso Decreto), dei risvolti occupazionali che, a breve, avranno conseguenze drammatiche.
Invitiamo i lavoratori a riflettere su quanto abbiamo riportato e a fare delle valutazioni apportando, laddove possibile, altre utili osservazioni a questa vicenda dai contorni pochi chiari.
Invitiamo, altresì, i lavoratori a tornare ad essere parte attiva di un percorso di lotta che possa cambiare il corso di questo Decreto, senza abbandonarsi a facili scoraggiamenti.
Con la determinazione si può salvaguardare il futuro del nostro lavoro….. dobbiamo solo continuare a crederci.


Roma, 12 febbraio 2012

                                                                        U.S.B. Pubblico Impiego C.R.I.                                                                                    
                                                                                     Massimiliano Gesmini